Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 4 - Il canto dell'Abominio

Ostuni afferrò al volo il palmare lanciatogli da Trisac e lo cacciò in tasca senza guardarlo.
- Mi raccomando - disse il vecchio, lanciandogli uno sguardo d'intesa prima di volgersi per seguire Kiloro e nipote che già si erano avventurate verso i piani superiori. 
Ostuni li guardò scomparire all'interno di un palazzo, poi si volse e rimodellò il fucile facendolo diventare così un modello semi automatico, molto più compatto e forse più adatto a spazi così limitati. 
- Bene, caro ragazzo, ora è il momento di assolvere al nostro contratto – disse a se stesso, lanciando le due gravitosfere in alto.
Le due sfere si fermarono a mezz'aria, iniziando a ruotare sempre più veloci attorno a lui fino a scomparire del tutto ma proiettando un vorticante bagliore azzurro da cui si materializzò un'icona di caricamento.
"Mappatura della zona in corso..."
La creatura gridò, anche se era impossibile dedurre in che direzione si trovasse era chiaro che era ormai vicinissima.
Ostuni digitò qualcosa sul suo smartwatch e le nanomacchine della sua divisa ne irrigidirono i polimeri metallici rendendola così la robusta armatura leggera, divenuta famosa insieme al nome della Legio Terrestria di cui, un tempo non lontano, aveva fatto parte.
Era pronto, non serviva altro che attendere un ultimo grido per capire, in anticipo rispetto ai sensori delle gravitosfere, la posizione del nemico.
Il grido non arrivò, sembrava che la creatura si fosse arrestata da qualche parte, probabilmente qualche piano sopra la sua testa.
- Avresti dovuto risparmiare questo abominio, vecchio mio- si disse, - così saresti stato sicuro di attirarlo qui. E se fosse andato direttamente dagli altri, o peggio,se li avesse incontrati mentre stavano scappando? Aveva ragione Kaisenlof, sono ancora un pivello.
Frustrato da quell'idea sparò un paio di colpi di fronte a se, sperando che quel suono potesse in qualche modo attirare l'essere verso di lui. I colpi rimbalzarono nell'oscurità, in un punto in cui doveva esserci solo il vuoto dato che era al centro della via che aveva percorso con Petrangola  solo pochi minuti prima.
- Non era sopra o sotto di noi, ragazzo mio, era davanti a noi – sussurrò, indietreggiando di un passo.
La creatura gridò, spalancando una bocca piena di denti, muffa e funghi dalla bioluminescenza rossastra. L'essere mosse un paio di passi nella sua direzione, era lento, pur non avendo alcuna escrescenza esterna. Camminava su arti articolati simili a quelli degli insetti, o forse di crostacei; otto per la precisione anche se un paio sembravano essersi spezzati tempo addietro così come sembravano spezzate anche due delle sei braccia dell'essere, tutte provviste di apparati taglienti simili ad un incrocio tra mani prensili e chele. Ostuni pensò che sembrava stanco, indebolito, infettato da funghi e muffa internamente e così in profondità da sopravvivere in un calvario di sofferenze immani.
Era decisamente più grande dell'abominio che avevano ritrovato a terra, almeno di due o tre volte, tanto immenso che a fatica il cono di luce della sua torcia riusciva ad illuminarne per intero l'interno della bocca.
Le sue strutture oculari invece erano particolarmente singolari, aveva una serie di occhi piccoli e neri che ne puntinavano il cranio anche se l'uniformità del colore e la poca brillantezza di questi organi gli fece pensare che si trattasse di un tipo di sensore diverso dal tipico occhio terrestre, un organo sensoriale adatto ad un ambiente di pura tenebra in cui la vista diventa inutile.

L'abominio si avvicinò al corpo del suo simile e prese a passarvi sopra il muso come a volerlo annusare per poi spingerlo o esortarlo ad alzarsi ma senza successo. Dopo un paio di tentativi sollevò il cranio, spalancò la bocca e lanciò un lungo grido acuto, un grido di dolore, un dolore che sarebbe suonato straziante se ad emetterlo non fosse stata una creatura tanto orribile. L'icona di caricamento si arrestò nel momento esatto in cui la creatura spiccò il primo balzo e mentre un segnale acustico avvertiva Ostuni del termine della mappatura della zona, questi evitava agilmente il grande essere che si schiantava a terra volgendosi sfruttando la stessa propulsione iniziale usata per il balzo. Nel campo olografico comparve una mappatura di tutta la colonia nel raggio di trecento metri, una sorta di visione tridimensionale ed esemplificata che gli permetteva di intravedere l'interno degli edifici, i condotti sotterranei o superiori con un semplice movimento del capo. Ostuni cercò il resto della spedizione, un'icona ne segnalava la presenza qualche decina di metri più in alto, alle sue spalle, una posizione abbastanza sicura da permettergli di difendersi agevolmente. Il soldato sollevò il fucile, scaricandolo in direzione dell'essere senza però riuscire a rallentarne la carica. I proiettili rimbalzavano sul suo carapace come caramelle e la bassa carica esplosiva di molte delle munizioni che aveva portato con se a causa delle spore erano completamente inutili contro un'essere del genere. 

Schivò l'abominio una seconda volta rischiando di venire travolto dallo sciame di detriti che questi fece cadere distruggendo la facciata di uno dei pilastri.
- Così non va bene - disse Ostuni, cercando di rimodulare il proprio fucile per potervi caricare calibri maggiori.
L'essere si tolse i detriti di dosso, neppure l'antica roccia delle profondità sembrava in grado di scalfire quello spesso carapace alieno ed i suoi movimenti non erano affatto quelli di un animale ferito, stanco o indebolito, era solo un essere cauto, prudente anche di fronte ad un nemico che era meno di un decimo delle sue dimensioni.
Di nuovo l'abominio gridò di rabbia e di nuovo Ostuni lo scansò di lato ma stavolta non provò a rispondere, continuando a rimodulare il fucile si lanciò in una bassa apertura che conduceva ad un lungo e stretto corridoio sotterraneo che, almeno secondo i suoi piani, avrebbe dovuto rallentare l'inseguitore dandogli il tempo di elaborare una diversa strategia.

Corse come non aveva mai corso, cercando di controllare il terrore come aveva imparato a fare sul campo di battaglia, come aveva fatto quella volta sulle Alpi, quando i predoni nei dintorni di Cetra li avevano accerchiati ed avevano dovuto vendere cara la pelle fino all'ultimo per poter uscire da quella situazione. Si addentrava sempre di più tra gli edifici in un crescendo lento e costante della biomassa attorno. Nonostante tutto però l'abominio non aveva avuto difficoltà ad inseguirlo, la sua gigantesca mole e le sue zampe articolare si dimostrarono incredibilmente adatte nell'infilarsi in quel condotto permettendogli di muoversi rapido a discapito dello spazio angusto.
Ostuni cercò di allontanarlo sparando un paio di volte con il fucile rimodulato ma neanche quei colpi sembravano sortire alcun effetto sul duro carapace dell'essere.
Superò uno slargo e si allontanò verso nord, mettendo ancora più spazio tra di lui e il resto della spedizione, che oramai era a più di trecento metri di distanza, fu felice che gli altri fossero al sicuro, soprattutto per Petrangola.
Ora che loro erano veramente al sicuro, lontano da lui e dall'abominio, Ostuni sentì di potersi scatenare al meglio e frugando dentro la propria tracolla leggera estrasse una delle mine a basso potenziale che aveva preparato, la armò e la lasciò cadere all'ingresso di un secondo slargo proseguendo senza rallentare.
Ebbe appena il tempo di volgersi per osservare i risultati dell'esplosione che vide l'icona rossa dell'abominio saltare oltre la mina rallentando appena.
- È anche intelligente - si disse, proseguendo la sua ritirata su per una rapida scalinata.

Era arrivato in una grande sala, una specie di piazza circolare sormontata da un'alta cupola ellittica intagliata di statue e dominata da una sorta di fontana al centro, ingombra di muffa e grossi funghi azzurrognoli. Era chiaro che qui l'effetto dei gas del lago era quasi nullo, più avanti avrebbe trovato un'infestazione sempre più massiccia finché non avrebbe dovuto rallentare tanto da rimanere incastrato tra biomassa e Abominio. Aveva bisogno di trovare una soluzione e in fretta, aveva bisogno di un campo di battaglia in cui sperimentare abbastanza da trovare le armi giuste per sconfiggere la creatura.
Si guardò velocemente attorno, la proiezione tridimensionale delle gravitosfere gli mostravano un mucchio di corridoi, aperture, camere e stanze di vario tipo e di varia dimensione. Alla fine scelse e superò lo spiazzo sotterraneo balzando oltre la fontana, scivolando tra muffa e funghi ignorando l'infetto che prese ad urlarvi dall'interno.
Prima che riuscisse a fiondarsi nel corridoio scelto, Ostuni percepì la creatura uscire dall'antro alle sue spalle con una forza ed una furia immensa distruggendo la fontana ed il cadavere in esso contenuto per poi lanciare un grido di soddisfazione e riprendere l'inseguimento.
Stavolta Ostuni imboccò delle scale in discesa, oramai il resto della spedizione era uscita dal raggio d'azione e  l'unica creatura rimasta in tutto il circondario era il furioso abominio che non gli dava tregua. Sempre più veloce, sempre più vicino, come se il muoversi in quegli angusti spazi chiusi fosse un vantaggio più che un effettivo impedimento.
- Dopotutto giochi in casa, bestione maledetto - mormorò, cercando di immaginare una maniera per rallentare quell'inseguimento.
Non aveva tempo per riflettere, nonostante avesse sfruttato ben due cariche di nanomacchine per alleviare la fatica il suo corpo si avvicinava al limite.
- Possiamo farcela, ragazzo mio, cerca di ragionare - si disse, - cerca di ragionare. Hai tutte le armi che ti servono per far crollare questa maledetta colonia su se stessa.
Senza guardare portò la mano alla tracolla e afferrò il tubo metallico di una bomba, stavolta segnata di azzurro.
- Questa dovrebbe bastare – disse, ruotando le due estremità dell'ordigno per lanciarselo alle spalle.
La creatura rallentò, fermandosi di colpo ancora prima che la bomba producesse il rumore del suo terzo rimbalzo e si mise a debita distanza.
- Non solo intelligente, ma maledettamente intelligente, ragazzo mio - disse Ostuni, mentre l'esplosione faceva collassare il soffitto del corridoio, separandoli.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro