18
Faccio un'altro passo in avanti, per accertarmi che sia lei.
Non ci sono dubbi.
Zake si mette dietro di lei e la aiuta a tirare mentre lei, sorride soddisfatta.
Con gli occhi sgranati faccio un passo indietro.
-oh mio dio...-
Faccio un altro passo indietro.
Prendo fuori dalla tasca della felpa il telefono e scatto una foto.
Torno dalle ragazze.
-emh..ragazze..io...dovrei andare.-
Dico balbettando.
-come mai?-
Domanda Emily con voce antipatica.
-sono fatti miei.-
Rispondo acida.
Senza aspettare altre risposte, me ne vado velocemente.
Prendo di nuovo il telefono e lo sblocco.
Vado nella rubrica e cerco il numero di Mark.
Clicco su "chiama" e aspetto che risponda.
Passa qualche secondo.
-Emma, Grazie a Dio hai chiam..-
-Mark stai zitto e ascoltami. Devi dire ad Annie di venire a casa mia...-
-siamo ancora a casa tua. C'è anche Dylan-
Appena sento il nome di Dylan, mi blocco.
-caccialo via!-
Dico velocemente
-cosa? Non posso dirgli "Ehi amico. Ti voglio bene ma ora vattene via"...-
-preferisci che arrivi a casa e ci parli io?-
Gli domando minacciosa.
-emh...troverò un modo gentile per dirglielo.-
Detto questo chiude la chiamata.
Riposo il telefono nella tasca e continuo a camminare verso la mia moto.
Monto in sella e, velocemente, parto.
In meno di dieci minuti sono fuori casa mia.
Come una furia, parcheggio la moto e mi precipito verso la porta di casa.
Metto una mano sul bottone del campanello e con l'altra tiro fuori dalla tasca, il telefono. Lo sblocco e cerco nella galleria, la foto che ho fatto poco fa a Holland e Zake.
La porta si apre e sbuca Annie con gli occhi gonfi di pianto.
Entro in casa come una furia.
-Emma...perfavore...fammi spiegare...-
Dice iniziando di nuovo a piangere.
-No. Ora mi ascolti.-
Le dò il telefono mostrandole la foto.
Guarda lo schermo con gli occhi spalancati.
-ora vediamo un pò! Io, ti avevo detto che non lo avrei usato, ho provato a diventare sua amica e sono perfino andata in ospedale, ma non ho meritato la tua fiducia.
Quella zoccola, che tu odi vorrei precisare, ha tradito Dylan, però...sai qual'è la cosa straordinaria? Di lei ti sei fidata.-
Dico tutto d'un fiato guardandola con sguardo infuocato.
-Emma, io mi fido di te!-
Urla esasperata lanciando il telefono sul divano e portandosi poi le mani tra i capelli.
-anche io mi fido....fidavo, di te.-
Rispondo sentendo gli occhi bruciare per le lacrime che vorrebbero uscire.
-No Emma. Io mi fido di te! Non mi fido di quella che sei diventata. Dopo quello che ti ha fatto Luke, sei impazzita. Io mi fido di quell'Emma che non pensava in modo esagerato al modo in cui si veste. Io mi fido di quell'Emma che passava le giornate sui libri, che non dava molta confidenza ai ragazzi e che amava-
Dice velocemente guardandomi dritta negli occhi.
-e chi ti dice che io non ami nessuno? Chi te lo dice Annie?-
Sputo arrabbiata.
Mi squadra per qualche secondo.
-ti sei innamorata di...-
Sta per dire il nome di qualcuno, e scommetto che quel qualcuno sia Dylan, ma viene interrotta dalla vista di qualcosa.
Ha lo sguardo sulle scale.
Mi volto lentamente e lo vedo.
-ciao-
Dico imbarazzata sperando che non abbia sentito quello che ha detto Annie su di me.
-ciao-
Risponde con voce roca.
Alle sue spalle sbuca Mark col fiatone.
-ti avevo detto...di rimanere..di là-
Dice Mark.
-L'hai detto ma non l'ho fatto. Vuoi continuare questa conversazione?-
Domanda voltandosi verso il mio amico.
Mark abbassa lo sguardo per poi rialzarlo e portarlo su di me.
Sembra preoccupato.
Il silenzio piomba sulla stanza.
-Emh..forse è meglio che io vada.-
Dice Dylan.
Mentre scende dalle scale tira fuori il telefono e compone un numero.
Poco dopo però riabbassa il cellulare e sbuffa.
-non è che mi potete prestare un'attimo il telefono? Devo chiamare Holland per dirle che sto tornando a casa ma non ho la ricarica sulla cellulare-
Dice riponendo il telefono nella tasca dei pantaloni.
-Le rendi il gioco troppo facile.-
Borbotta Annie dietro di me.
Sorrido.
-cosa?-
Domanda Dylan a Annie non capendo quello che ha detto.
-ah! Fattelo dire da Emma.-
Dice lei indicandomi.
Il ragazzo posa il suo sguardo su di me.
Sento il cuore battere forte e le guancie bruciare.
-emh...for...forse è meglio che ne parliamo un'altro g...giorno.-
Dico balbettando.
Dylan sorride divertito.
-o..okay!-
Dice imitandomi
-bastardo-
Rispondo a denti stretti.
-Mi ci impegno.-
Dice con aria da sbruffone.
Si dirige verso la porta.
-io vado allora. Ci si vede-
Annuncia prima di uscire ed essere salutato.
-e ora torniamo a noi...-
Dico minacciosa portando lo sguardo su Annie.
-Emma io mi sono sempre fidata di te. Credimi. La mia non era mancanza di fiducia. Io volevo solo che Dylan non soffrisse, perciò gli ho detto di stare lontano da te.-
Dice avvicinandosi.
-e a me non hai pensato? Non hai pensato che magari anche io possa soffrire? Capisci che sono un essere umano?-
-Emma io stavo difendendo Dylan da quello che sei diventata, non da quello che sei.-
Risponde alzando un pò la voce.
Rimango ferma a fissarla.
Il silenzio piomba di nuovo sulla stanza per qualche secondo.
-vattene.-
Dico decisa.
-Emma as...-
-no. Devi lasciarmi il tempo per pensare.-
Abbassa lo sguardo delusa.
-ok...ci vediamo a scuola-
Dice con un tono di voce triste.
-Mark, vieni con me?-
Domanda al ragazzo che ha assistito a tutto dalle scale.
Il ragazzo annuisce e raggiunge la ragazza.
-ci vediamo a Scuola Em-Em.-
Dice sorridendo come per sdrammatizzare.
Faccio segno di no con la testa. Non è il momento di sorridere.
Annuisce ed esce da casa.
Rimango per qualche istante immobile a fissare la porta, mentre le parole di Annie si ripetono nella mia testa.
Da quello che sei diventata, non da quello che sei.
Volevo solo che Dylan non soffrisse.
Dopo quello che ti ha fatto Luke sei impazzita.
Luke, il ragazzo che mi ha rovinato l'esistenza.
Se ora sono così è tutta colpa sua.
Sospiro pesantemente e mi passo una mano sulla faccia come per svegliarmi.
Salgo le scale e vado verso il bagno.
Mi strucco velocemente e faccio pipì.
Mi è venuto il ciclo! MERDA! Tutto oggi! Tutto. Oggi! Come diamine è possibile?
Tiro lo scarico e metto l'assorbente.
La vita delle ragazze fa davvero schifo...
Mi lavo le mani ed esco dal bagno.
Vado in camera mia e infilo il pigiama.
Mi metto al calduccio sotto le coperte, ma quando sto per chiudere gli occhi sento un rumore.
Sbarro gli occhi e mi siedo velocemente.
Guardo l'orologio. Sono le 21.00.
Non credo che un ladro sia così stupido da venire a quest'ora...
Magari è un maniaco sessuale. Ti ha spiato e ora che sei sola ne ha approfittato per entrare in casa.
Primo: ero in coma. Secondo: grazie per l'incoraggiamento.
Velocemente e silenziosamente mi alzo dal letto e vado verso la mia scrivania.
Prendo il libro di matematica, che è enorme, ed esco dalla camera.
Sulle punte dei piedi corro per il corridoio fino ad arrivare alle scale che scendo lentamente.
La luce della cucina è accesa ma non proviene alcun suono.
Velocemente entro nella cucina e mettendo il libro davanti al viso urlo:
-ladro di merda esci subito da casa mia o chiamo la polizia. Ti dò tre secondi.-
Sento una risatina fin troppo familiare.
Abbasso il libro è vedo mio padre con in mano un bicchiere d'acqua.
-ah quindi non eri un maniaco sessuale che mi ha spiato per diversi giorni aspettando che rimanessi sola anche se ero in coma-
Dico stupita.
-credo proprio di no.-
Dice ridendo.
-dov'è la mamma?-
La rabbia che provo nei loro confronti si fa sentire.
-è ancora a lavoro. Tornerà domani-
Dice con nonchalant.
Devo ammettere che con mio padre ho un rapporto migliore di quello che ho con mia madre.
Mio padre è più simpatico, mentre lei è molto più severa e rigida.
-ah figurati! Può anche non tornare mai più-
Borbotto arrabbiata.
-ascolta Em, io e la mamma ti vogliamo tanto bene, ma il lavoro non può aspettare...-
-quindi io sì?-
Domando arrabbiata
-credi che tra il lavoro, che tra qualche anno non avrai più perché andrai in pensione, e tua figlia, che un giorno non vedrai più perché si è stufata di stare con due genitori come voi, pensi che sia meglio il lavoro?-
Continuo urlando e avvicinandomi a lui.
Sbuffa annoiato.
-sbuffi? SBUFFI? ti giuro che tu non mi vedrai più. Il tempo che trovi una casa e me ne vado-
Gli urlo con rabbia.
-sì certo. Ti credo. Se ti serve qualcosa di soldi chiedi pure.-
Dice facendo spallucce.
-ti odio!-
Gli urlo prima di risalire in camera mia.
Per fortuna con lui avevi un rapporto migliore rispetto a quello che hai con tua madre.
"Migliore" è alquanto relativo.
Entro in camera mia e mi butto sul letto.
Non mi ha neanche chiesto come mi senta dopo che mi sono risvegliata dal coma.
Niente.
Esiste solo il lavoro.
Mi metto sotto le coperte e cerco di prendere sonno anche se è abbastanza difficile.
Dylan. Mio padre. Dylan. Annie. Dylan. Holland e Zake. Dylan. Il ciclo. Dylan.
Troppi problemi in un giorno solo.
Qualunque cosa pensi la mia testa lo riporta a Dylan. Il tema centrale dei miei pensieri è sempre, soltanto lui.
Sto impazzendo.
Non credo di amarlo, perché l'amore è una parola troppo grossa per quello che provo, ma credo che sia qualcosa che sta crescendo...e mi fa paura.
Dicono che una persona capisce di amare un'altra per delle cose semplici. Basta una parola, un tocco, una parola pronunciata in modo particolare, un modo di fare per farti innamorare. Basta che un'azione dell'altra persona ti faccia sentire a casa.
Io ho provato questa sensazione soltanto una volta e non è andata a finire bene.
Spero solo di non innamorarmi di questo ragazzo. So che mi farebbe soltanto molto male.
Angolo autrice.
Allora allora allora.
Il capitolo non mi soddisfa molto ma giuro che nei prossimi proverò a recuperare. Vi ma do un bacione grande grande!
Passate a leggere le storie di @unicorni1...sono davvero stupende, in particolare "Come in un sogno".
Anche "people fall in love in mysterious ways" di @Trislovefour che è stupenda.
Vi mando un bacione grande e tanti Pandacorni volanti (versione limitata)😚😚😚
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