Trentuno
"La prima volta che ci siamo frequentati non eravamo in grado di amarci. Eravamo come due persone che hanno tra le mani lo strumento che amano ma non lo sanno suonare. Poi abbiamo imparato"
-Fabio Volo
«Sophie, tesoro, aspetta!» dice mio fratello ridendo come un matto. Sono letteralmente arrampicata alla sua schiena e mi lascio scortare a casa di Nathan con la risata irrefrenabile. Ethan, dietro di noi, sta reggendo i nostri zaini e ci sta guardando male, lamentandosi di non essere il nostro porta bagagli personale. Ryan, invece, sta facendo il consigliere personale di Addison, che è leggermente pallido a causa della situazione. È in ansia al pensiero di conoscere Ahlam, ed è questo il motivo principale per cui non abbiamo ancora suonato alla porta. Max e Denis sono terribilmente assonnati, e in effetti li capisco, considerando che sono le quattro e mezza del mattino. Siamo pronti per partire a New York, o per lo meno, quasi tutti. Il nostro amico dai capelli super rosa ha portato dietro i libri dicendo che studierà nei ritagli di tempo che passeremo in hotel. Non può rischiare di non passare l'anno, altrimenti tanti cari saluti a Yale. Dal canto mio, sono decisa al cento per cento di volermi godere appieno questa breve vacanza. Con l'assenza di mio padre in casa da ieri mattina, mi sento davvero più tranquilla e libera.
Do un bacio sulla guancia a mio fratello e mi sporgo di poco per suonare il campanello, rimanendo ancora attaccata alla sua schiena a mo' di Koala. Ho un fratello comodo, tanto vale sfruttarlo. Ahlam ci apre, guardandoci accigliato e grattandosi il capo. Beh, in effetti non è un modo tipico di presentarsi a casa di altre persone. Ma loro, più che altro, sono come una seconda famiglia, per cui non mi faccio alcun problema. «Buongiorno.» dice con voce ancora impastata dal sonno.
Sporgo la guancia, facendomela baciare dall'uomo che sorride dolcemente. «Buongiorno, Al!» esclamo, per poi appendermi al collo di mio fratello.
«Sì, adesso vuoi scendere che mi è partita la schiena?» borbotta Isaac, rimettendomi giù e facendo ridacchiare Ahlam, che sposta il suo sguardo sul mio vicino di casa.
«Ragazzo, non sono un fantasma!» dice sorpreso, invitandolo ad entrare.
«Battuta pessimaaaa!» urla Nathan dalla cucina, scoppiando poi a ridere.
Sorrido enormemente e corro verso la stanza, con un allegria fuori dal normale. «Caffèèèèè!» urlo, saltandogli addosso e stampandogli un bacio sulle labbra.
Sorride, inclinando il capo verso destra. «Buongiorno, Muffin. Energica già di mattina?» chiede divertito, facendo un cenno a Isaac. «Buongiorno anche a te, crostata alla marmellata.» aggiunge ridendo.
«Non so se definirti coglione o stronzo, posso dire che sei un stronzone?» fa spallucce, sedendosi sul divano.
Maddison scoppia a ridere, per poi dare un bacio ad Addison che sembra assolutamente intimorito da Ahlam. «Stronzone, mi piace. Da l'idea di uno stronzo coglione o uno stronzo grande.» afferma la bionda pizzicando la guancia di Denis, che ha tutta l'aria di voler stare comodamente sul suo materasso.
«Faccio la colazione!» esclamo, scendendo dalle braccia di Nathan e raggiungendo la cucina. «Ryan? Che fai lì impalato?» chiedo alzando un sopracciglio.
Ryan fa spallucce, ridendo leggermente. «Sto cercando di capire se Max si è reso conto che siamo tutti dentro, perché si sta guardando intorno con aria confusa.» ammette con nonchalance.
«Non farlo entrare è da stronzi.» dice Addison a bassa voce.
«O da stronzoni.» lo corregge Ethan, guardando Nathan che alza il dito medio.
Ahlam ci guarda perplesso per poi scuotere la testa. «Non lo meritate un amico come lui. Povero Max. Qualcuno lo prenda, no?» dice sconvolto.
«Puttaaaaaaaanaaa!» urla Nathan, beccandosi occhiate perplesse dal padre.
«Ah, ma siete dentro? Siete tutti dei figli di puttana, meno Sophie e Isaac che la mamma non ce l'hanno più. In quel caso, vostro padre è uno stronzo.» dice entrando e chiudendo la porta.
Spacco le uova per i pancake e nel frattempo alzo lo sguardo verso il mio amico. «Stronzo? Stronzone! E sono pure d'accordo.» replico divertita.
Ahlam mi guarda male, scuotendo la testa. «Ehi, va bene che ti amo ma quello è pur sempre tuo padre.» mi rimprovera.
Nathan sbuffa, buttandosi sul divano. «Tutti amiamo Sophie, è amabile. Ma solo io posso farlo sul serio, se no vi taglio le palle.» dice facendo spallucce.
«Nathan, modera un po' i termini!» replica Ahlam autoritario, mentre Maddison se la ride. «Non ridere tu, perché parli peggio di lui e non va bene. Sei una signorina.»
«Seeeeee, signorina! Io sono una camionista ungherese che rutta alla radio per camionisti, padre.» ridacchia.
«Finezza portami via.» risponde il fratello, facendo una smorfia.
«Sono cresciuta con te, che sei uno schifoso. Non lamentarti.» gli punta il dito contro, per poi sedersi sul tavolo.
«Touchè.» replica lui, facendo spallucce.
Ethan ride, balzando poi in piedi. «Ma ci pensate? Stiamo andando a New Yoooork!» dice a voce alta, al punto che Isaac gli tira un pugno.
«Oh, sono le quattro e mezza! Che cazzo urli idiota?» sbraita.
Nathan ruota gli occhi, sbuffando. «Qualcuno mi dà una tazza di caffè di cinquanta mila litri? Non sono pronto per reggere queste merde tutto il weekend.» si lamenta.
«Tu ci ami, Nat.» Isaac si mette vicino a lui, baciandolo sulla guancia ripetutamente.
«Non mi piace la crostata alla marmellata, amico.» risponde divertito.
«Stronzone.» risponde guardandolo male.
Li guardo entrambi e scuoto la testa. Beh, non posso dire che il mio gruppo di amici è molto normale. Ma quanti disagi dovremmo affrontare a New York? Rido solo a pensarci. Sono dei comici. Disagiati, ma comici.
Una volta finita la nostra amata colazione, ognuno di noi controlla se ha tutto pronto per la partenza. Credo di aver controllato circa diciassette volte lo zaino, storcendo il labbro più volte, con l'ansia a mille di aver dimenticato qualcosa. Maddison si sta ancora truccando, Nathan è intento a sistemare la sua macchina fotografica e il resto della troupe, invece, cerca invano di ricordare mentalmente se hanno messo tutto il necessario. Ethan si avvicina con fare furtivo, appoggiando il mento alla mia spalla e facendo una lieve smorfia. Lo guardo sottecchi, confusa, prima di infilare di nuovo le mani dentro la borsa.
«Non credi che dovremmo portare del cibo per il viaggio? Sono pur sempre sette ore in macchina, tesoro.» sussurra.
Spalanco gli occhi. «Ecco cosa dimenticavo! Il thermos con il caffè di Nathan!» esclamo battendomi una mano in fronte.
Ethan ruota gli occhi, alzando un sopracciglio e incrociando le braccia. «Certo, sempre al tuo ragazzo pensi, ovvio. Vai a prendere il thermos e anche qualche pacco di patatine. Non vorrai farci morire di fame.» dice contrariato.
Scoppio a ridere, scuotendo la testa. «Ho già pensato per il cibo. Insalata di riso. Comoda, fresca, e facilmente consumabile in macchina. Papà mi aveva insegnato la ricetta anni fa.» faccio l'occhiolino.
«Ma tu sei da sposare! Peccato che io sono Isaac, Ryan, Denis e Max. Quindi il buon cibo ve lo mangiate voi, io mi devo accontentare di un panino scadente comprato in autogrill.» borbotta.
Arriccio il naso, guardandolo poi male. «Vi pare? Sosteremo nel mare più vicino all'ora di pranzo e mangeremo tutti insieme. Inoltre, ho dato qualche porzione ad Isaac nel caso vi venisse fame durante il viaggio.» spiego, mettendo lo zaino in spalla.
Nathan si volta, sorridendomi. «Hai finito di controllare per la milionesima volta la tua borsa?» chiede tirando un sospiro di sollievo.
Faccio una smorfia, sospirando. «Temo ancora di aver dimenticato qualcosa, cristo.» borbotto, notando Ahlam che ridacchia divertito.
Maddison scende alla velocità della luce, con i suoi biondi capelli legati in uno chignon disordinato. «Dovrei portare un costume, secondo voi?» chiede accigliata.
Addison annuisce. «Sì! In hotel hanno la piscina coperta e non. Se poi hai voglia di farti un bagno?»
«Giusto. Metto il costume e possiamo andare!» esclama correndo di nuovo di sopra.
Suo fratello ruota gli occhi, sbuffando rumorosamente. «Per le sei dovevamo essere in macchina, Maddison. Sono le sette meno un quarto. Muovi il culo per piacere?» sbraita.
Scoppio a ridere, facendo spallucce. «Se apri la macchina cominciamo a mettere le cose nel portabagagli.» dico andando verso la porta d'ingresso.
«Sì, molto meglio, così risparmiamo tempo.» sussurra.
Ahlam sospira. «Ragazzi fate attenzione per strada, non correte e divertitevi. Fatemi sapere una volta che sarete arrivati a New York.» dice con dolcezza.
«Sicuro, capo!» rispondo.
Il sole è già cocente e il caldo umido sta cominciando a diventare asfissiante. Ho la testa appoggiata sul sedile, l'espressione stremata e un'immensa voglia di gettarmi in acqua gelate. Maddison e il suo fidanzato, dietro, stanno dormendo da quando siamo partiti. Sono di ottima compagnia, considerando che secondo loro la parte più divertente della vacanza sarebbe dovuto essere il viaggio. Insomma, loro e la coerenza non vanno di pari passo. Agito una mano verso il viso, sperando che ciò possa servirmi per avere un minimo d'aria. Sposto lo sguardo verso Nathan, che sta guidando concentrato e canticchia a bassa voce "Bohemian Rhapsody" dei Queen, fischiettando ogni tanto. «Metti l'aria condizionata più forte? Mi sto sciogliendo.» mi lamento, sbuffando rumorosamente.
Mi guarda sottecchi e ridacchia, scuotendo appena la testa. «È al massimo. Come fai a sentire caldo?» chiede confuso, suonando il clacson verso Isaac che ci ha sorpassati.
Ruoto gli occhi, vedendo che ha aumentato la velocità. «Stai facendo una corsa con mio fratello, per caso? Non voglio morire per la stupidità di due cognati.» borbotto puntandogli il dito contro. «E comunque, ho fame. Quando si pranza?» chiedo.
«Il mare dista ancora cinque chilometri.» risponde con nonchalance.
Annuisco. «Quanti sono?» chiedo.
«Cinquemila metri.» spiega.
Spalanco gli occhi. «Cosaaa? Ma sono tanti! Io ho fame adesso, come faccio? Morirò!» esclamo indignata.
Scoppia a ridere, scuotendo la testa. «Ti ho preso i muffin. Sono nella borsa dietro.» dice sorridendo appena.
«Ti amo.» dico battendo le mani. «Dov'è lo zaino?» chiedo entusiasta.
«Dietro, se ti sporgi di poco ci arrivi.» dice dolcemente.
Mi volto verso i sedili posteriori, sporgendomi per acciuffare lo zaino usato come cuscino da Addison. Lo tiro leggermente, mentre il ragazzo fa una smorfia. Se non lo sveglio, possono darmi il Nobel. Sento uno schiaffetto sulla natica sinistra, così ruoto gli occhi. «Nathan, la smetti di schiaffeggiarmi il culo?» mormoro scocciata.
Lo sento ridere. «Tanto è mio.» replica soddisfatto.
Tiro il muffin dallo zaino e mi risiedo tranquilla, alzando un sopracciglio. «Fino a prova contraria, è sistemato sotto la mia schiena. Quindi, in teoria dovrebbe appartenere a me.» puntualizzo muovendo l'indice a mo' di professoressa.
Ruota gli occhi, sbuffando. «Tanto ho ragione io.» risponde. Logico, Nathan.
Chiudo gli occhi, gettando via un profondo respiro. «Appena arrivo in Hotel mi farò una doccia gelata. Sto soffocando.» mi lamento.
Il ragazzo allunga una mano verso la mia coscia, appoggiandola lì e dandole dei piccoli schiaffetti. «Mi sa che farò così anche io.» dice fischiettando allegramente.
Cinque chilometri. Avete idea di cosa significhi doverle fare rinchiusi in una macchina, con il caldo allucinante? Bene, spero di no. Comunque, i due innamorati si sono svegliati dieci minuti prima di arrivare in spiaggia, lamentandosi per la stanchezza a causa del viaggio. Nathan li ha guardati malissimo, ma non ha contrattaccato alle loro lamentele, decidendo di limitarsi a delle semplici e simpatiche occhiate torve. Scendo dall'auto, stiracchiandomi e facendo un enorme sbadiglio. Mi guardo intorno, cercando Nathan con lo sguardo che prima era dietro di me e adesso è praticamente sparito. Secondo me utilizza la smaterializzazione, non c'è altra spiegazione logica. Faccio spallucce e cammino verso la spiaggia, godendomi la brezza marina. Sento qualcuno che mi abbraccia da dietro, così sobbalzo di colpo, rilassandomi dopo aver sentito le labbra morbide del mio ragazzo che si posano sulla mia guancia. «Stavi scappando da me?» sussurra al mio orecchio.
Sorrido enormemente e scuoto la testa, continuando a camminare con lui attaccato ai miei fianchi. «No, sei tu che sei sparito.» arriccio il naso in una smorfia dolce.
Lo sento ridacchiare, per poi stringermi ancora di più. «Muffin, ti amo da morire.» sussurra, stampandomi un altro bacio in guancia.
Mi volto, baciandolo sulle labbra. «Anche io.» dico sorridendo ad un centimetro da lui.
«Ehi, voi! Vi muovete che abbiamo fame e avete la borsa frigo con il cibo?» urla Ryan.
Nathan chiude gli occhi, respirando a fondo. «Vaffanculo!» risponde a tono, per poi ridere.
Scuoto la testa e riprendo il passo, sedendomi poi sul telo una volta arrivata. «Quanto dista ancora New York?» chiedo aprendo la borsa frigo per prendere il riso.
«Arriveremo per le quattro, le ultime due ore.» dice Isaac passandomi i piatti in plastica.
Ethan sorride beffardo, sfilando con un'abilità pazzesca il cellulare di Isaac e il portafogli dalla tasca. Aggrotto la fronte, mentre noto che il ragazzo si porta un dito davanti al naso intimandomi a stare zitta. «Dio, sono così stanca!» esclamo, facendo finta di non notare Ethan e le sue stranezze.
Denis sospira, lanciando un po' di sabbia a Max che lo guarda malissimo. «Hai rotto il cazzooo!» urla, facendolo scoppiare a ridere.
«Abbiamo intenzione di uscire?» chiede poi il greco, notando anche lui che Ethan sta tramando qualcosa.
Isaac fa spallucce, passandosi una mano tra i capelli. «Beh, prima facciamo una doccia e... Ethan che cazzo fai?» chiede allarmato, notando che l'ha preso in braccio.
«Ti lancio in acquaaaa!» esclama, gettandolo di peso dentro il mare. «Addio.» aggiunge, agitando la mano e facendoci scoppiare a ridere.
«Io ti ammazzo, troglodita spasticooo!» urla indemoniato mio fratello, inzuppato da capo a piedi, mentre annaspa per uscire dall'acqua.
«Tanto non mi prendi.» dice con voce da bambino, cominciando a correre insabbiando erroneamente Nathan.
«Ehi, attento con quei piedi da mammut!» esclama il moro contrariato, togliendo la sabbia dalla maglia e sussurrando maledizioni contro Ethan.
Addison sorride verso la sua ragazza, che scuote la testa decisamente contrariata. «Addison no, non lo fare!» strilla, mentre lui l'ha già presa in braccio. «Perché metto tutto nella borsa?» urla, mentre viene lanciata di peso nell'acqua. Il suo fidanzato ride, lanciandosi poi dopo di lei.
«Divertiti, è estate!» esclama divertito, mentre lei cerca invano di affondarlo.
Max, prima che possa farlo Denis o Ryan, si toglie le scarpe e si tuffa correndo, mentre Ryan cerca di sfuggire a Denis che sembra essersi accanito contro di lui. Cadono tutti e due in acqua, ridendo come dei ritardati. Faccio spallucce, sistemando le cose nel piatto. «Io mangio.» dico con nonchalance.
Nathan scuote la testa, ridendo. «Ti piacerebbe!» esclama, prendendomi di peso.
Lo prendo a pugni nella schiena, imprecando. «Nathan, no! Per favore ho le scarpe!» esclamo.
Il ragazzo me le sfila, lanciandoli dietro di noi. «Adesso non più. Buona nuotata!» dice tirandomi dentro l'acqua, mentre i miei amici si schizzano a vicenda ed Ethan rischia di affogare per mano di mio fratello.
Striscio verso la riva, tirandolo dal piede e ridendo come una cretina quando noto che mi è rimasta solo la scarpa in mano. Lui indietreggia, scuotendo la testa e sorridendo come un'idiota. «Non mi avrai mai!» esclama divertito.
Allungo l'altra mano, sfilandole l'altra scarpa e lanciandola lontana dalla riva, centrando proprio la nostra postazione. Lo tiro per le caviglie, mentre cerca invano di aggrapparsi al terreno ridendo come un cretino. Lo butto dentro e gli affondo la testa sotto l'acqua, scoppiando a ridere. «Chi è che non ti avrà mai, bastardo?» chiedo, mentre si dimena.
Riemerge e mi guarda. «Corri.» dice serio, facendomi decisamente andare in ansia.
Nuoto velocemente notando che, vista la sua altezza, riesce a starmi dietro senza alcun problema. Mi trascina per la caviglia e fa voltare verso di sé, guardandomi serissimo, avvicinandosi lentamente. È molto sexy. Sarà per i ciuffi bagnati che gli ricadono sul viso, o per quell'espressione da togliere il fiato. Si avvicina ancora, pronto a darmi un bacio. I nostri nasi si toccano e... mi sputa l'acqua, lo stronzo! Per poi, ovviamente, scoppiare a ridere. Fregata Sophie, letteralmente presa per il culo. Lo guardo male e gli schizzo l'acqua, mentre è ancora in preda alla ridarella. Ho un fidanzato decisamente stronzo.
New York City.
Non credo di aver visto una città più bella di questa. Ho il naso schiacciato contro il finestrino, che ammiro gli enormi palazzi con aria meravigliata. Maddison indica strade totalmente a caso, scattando foto, mentre il suo ragazzo sorride dolcemente guardandola senza staccarle gli occhi di dosso. Mi volto verso Nathan, allungando una mano verso di lui, sorridendo appena. Mi sento libera. Finalmente mi sento senza quelle stupide catene ai polsi.
Fermiamo la macchina davanti ad un palazzo altissimo, interamente fatto di vetro. Nathan ci invita a scendere, così lo faccio percorrendo il palazzo con lo sguardo, con la bocca semiaperta.
«Avete prenotato al...» dico meravigliata
«Al Langham, sì. Ti piace?» dice sorridendomi appena e circondando il mio collo con il suo braccio.
Lo guardo sconvolta, annuendo. «Ma quanto vi è costato?» chiedo.
Fa spallucce. «Non importa. Entra.» dice prendendo le mie cose.
Credetemi, è assolutamente imbarazzante girare in un hotel di lusso con i vestiti pieni zuppi d'acqua. Mi guardo intorno, decisamente a disagio, e stringo la mano di Nathan, nascondendomi dietro la sua spalla. Il ragazzo si appoggia al bancone della hall, schiarendosi la voce. L'uomo si avvicina, forzando un sorriso e guardandoci da capo a piedi. «Sì?» chiede.
«Abbiamo prenotato una camera, qualche settimana fa.» dice Nathan, cercando di non ridere.
«Nome?» domanda sistemandosi la giacca scura sulle spalle.
«Nathan Drew Coleman.» risponde, sorridendo appena.
Aggrotto la fronte, guardandolo confusa. «Da quanto tempo ti chiami Drew?» chiedo, mentre l'uomo sta cercando probabilmente la nostra chiave.
«Da quando sono nato, Muffin.» ridacchia, facendo poi un cenno all'uomo.
«Stanza milleduecento sessanta, ultimo piano.» dice congedandoci.
Nathan mi prende per mano, facendo un cenno ai ragazzi. «Ci vediamo su. Mad tu sei con Addison, Ryan, Ethan e Isaac siete insieme, Denis e Max sono in un'altra stanza.» dice sorridendo appena e tirandomi dal braccio.
«Ma non li aspettiamo?» chiedo confusa, entrando nell'ascensore in vetro.
«No. Voglio andare a farmi la doccia.» replica ridacchiando, appoggiandosi alla parete del saliscendi.
Scuoto la testa, contrariata. «Sei perfido.» borbotto ridacchiando.
Lui ridacchia, facendo spallucce. «Da morire.» risponde divertito.
Incrocio le braccia, fissandolo con un sopracciglio alzato, mentre lui in tutta tranquillità si mette a fare uno di quei giochini ritardati con il telefono. «Più tardi andiamo in piscina.» dico mangiucchiando il labbro.
Scoppia a ridere, muovendo l'indice come segno di negazione. «No, più tardi vai in piscina. Io dopo che torneremo in stanza non mi muoverò più da lì, signorina. Sono sette ore che guido, mi sento un tantino esaurito.» replica mandandomi un bacio.
Ruoto gli occhi, sbuffando leggermente. «Vecchio.» borbotto.
Si volta di scatto e si avvicina lentamente, guardandomi in modo inquietante. «Però questo vecchio ti piace da morire.» dice baciandomi di colpo, mettendo una mano tra i miei capelli. Sfioro leggermente la sua lingua, facendo aderire la schiena nel vetro freddo. Sono sicura che chiunque stia passeggiando per i corridoi, ci vede dentro l'ascensore che ci baciamo in modo molto... passionale? Sì, la passione la sento eccome. Devo dire che visto da questo punto di vista è un po' imbarazzante, ma non ho intenzione di staccarmi da lui. I suoi baci non mi bastano mai. Gli mordo leggermente il labbro, facendolo ridacchiare appena. «Cosa sei, un vampiro?» sussurra ad un centimetro dalle mie labbra.
Fosse per me, il collo te lo morderei davvero.
Scuoto la testa, cercando di scacciare il pensiero idiota, poi sospiro. «Hai delle labbra da mordere.» rispondo con il suo stesso tono. Amica, stai parlando sul serio? Labbra da mordere? Non credi che sia un tantino inquietante? Spalanco gli occhi, schiarendomi la voce. «Cioè hai... delle labbra, ecco.»
Alza un sopracciglio, confuso. «Lo so, Sophie. Anche tu hai delle labbra... è normale?» borbotta stranito.
Era meglio che stavi zitta, Sophie.
Sì, molto meglio.
«Lascia perdere.» sussurro imbarazzata.
Annuisce, stranito. «Oookay.» ridacchia appena, girandosi verso le porte che si sono appena aperte. «Oh, siamo già arrivati?» chiede stranito. Menomale, direi, stavo già facendo figure di merda. Mi schiarisco la voce e lo seguo in assoluto silenzio, guardandomi intorno per il corridoio. Nathan armeggia con la chiave, cercandola in tasca. «Giuro di averla messa qui.» sussurra a denti stretti.
Ruoto gli occhi e incrocio le braccia, scuotendo la testa. «Hai già perso la chiave, Caffè? Questo è grave.» dico ridacchiando.
Mi guarda male e la tira fuori dalla tasca, agitandola davanti ai miei occhi. «Trovata, miss Coleman.» borbotta divertito. Sorrido leggermente. Miss Coleman, davvero? Infila la chiave nella serratura e apre la porta, indicando la stanza. «Tadaaaaaaaan questa è la nostra sui...wow!» esclama guardandosi intorno.
Scoppio a ridere, entrando dietro di lui e chiudendo la porta. La camera è enorme, arredata in bianco e nero. C'è un letto matrimoniale, un armadio gigante, una televisione di fronte al letto e un bagno davvero grande. Spalanco gli occhi, sorpresa. C'è un enorme vetrata che percorre il lato sinistro, fino ad arrivare dietro il letto stesso, e mostra tutta New York dall'alto. Mi avvicino al vetro, poggiandoci la mano.
«È meravigliosa.» sussurro. Nathan mi raggiunge, abbracciandomi da dietro e dandomi un bacio sulla guancia.
«Ed è nostra, per questi tre giorni, Muffin.» dice cingendomi la vita. Mi giro verso di lui e gli do un bacio sulle labbra, per poi gettarmi sul letto morbido e profumato.
«Potrei morirci, qui.» dico sospirando e chiudendo gli occhi.
Lo sento ridacchiare. «Magari no, che dici? Vado a farmi la doccia, non crollare che dobbiamo uscire.» mi punta il dito contro, scomparendo verso il bagno.
«Ehi, ma io volevo le coccole!» esclamo indignata, mettendomi a pancia sotto e prendendo il telefono.
Mezz'ora dopo, il fruscio dell'acqua si blocca, segno che Nathan ha finito. Rivolgo il mio sguardo verso la porta e poco dopo lo vedo uscire a petto nudo, i capelli gocciolanti e un asciugamano attaccato alla vita. Osservo una gocciolina percorrere il suo petto, con la bocca semiaperta.
«Muffin sei morta?» chiede confuso, ridacchiando.
«No, ma tu sei figo.» ammetto passandomi la lingua tra le labbra.
Aggrotta la fronte, ridacchiando imbarazzato. «Sì, perché non entri in doccia? Così prima usciamo e prima torniamo casa.» replica passandosi una mano tra i capelli. Dio, smettila.
Annuisco decisamente in trance e mi alzo, prendendo il mio intimo dentro il borsone. «Sì, vado.» borbotto.
Mi guarda confuso, annuendo. «Ehm... d'accordo.» sussurra.
Entro in doccia, lasciando scivolare i vestiti ed entrando dentro il box. Mi lascio scivolare l'acqua addosso, passandomi una mano sul viso e sospirando pesantemente. Mi lavo velocemente e avvolgo l'accappatoio in corpo, sciogliendo i nodi ai capelli, per poi coprirli con un asciugamano. Prendo il fondotinta e lo stendo uniformemente, agitando le mani verso il viso per via del caldo insostenibile. Sento bussare, così rivolgo il viso verso la porta, sospirando.
«Sììì?» esclamo, per poi prendere l'eyeliner.
«Mi fai entrare?» chiede Nathan dall'altro lato.
«No, sono in accappatoio.» mormoro, mettendo l'eyeliner nella palpebra sinistra.
«Oh, che scandalo! Muovi il culo, non ti tolgo l'accappatoio con l'inganno, voglio solo lavarmi i denti e uscire il prima possibile.» mormora sbuffando.
Arriccio il naso e allungo la mano verso la porta, girando la chiave. Nathan alza un sopracciglio, guardandomi. Ha una canottiera bianca, dei jeans strappati, stretti e chiari e una cintura di cuoio. I suoi capelli sono ancora bagnati ed è praticamente a piedi nudi. Sorride beffardo e si avvicina al lavandino, prendendo lo spazzolino.
«Lasciami un po' di spazio nel lavandino che devo guardarmi allo specchio.» mormoro cominciando a truccarmi di nuovo.
«Sì, capo. Esci nuda?» dice aprendo il rubinetto.
Scoppio a ridere, scuotendo la testa. «No! Devi consigliarmi cosa mettere, lo sai vero?» chiedo sorridendo con aria totalmente innocente.
Ruota gli occhi, facendo una smorfia. «Povero me.» borbotta.
Faccio la linguaccia e metto il mascara, mentre Nathan mi guarda sottecchi e spazzola i denti. Finisco con gli occhi e passo alle labbra, riempiendoli con un rossetto rosso fuoco. «Ti aspetto di là.» replico, sgambettando verso la stanza.
Chiude il rubinetto e mi raggiunge, osservandomi mentre apro la valigia. Tiro fuori un top abbastanza trasparente, nero, notando che mi guarda male. Scoppia a ridere, tornando poi serio. «Non ci provare.» borbotta assottigliando lo sguardo.
Faccio una smorfia e glielo lancio addosso, ridendo. «Psicopatico.» mormoro.
«Assassino.» sorride in modo inquietante, facendomi indietreggiare.
«Okay, amico, io scherzavo, rilassati.» alzo le mani in segno di resa, tirando fuori una gonna di jeans nera, sopra il ginocchio, strappata. «Quuuesta?» chiedo speranzosa.
«Solo se stai attaccata al mio culo.» professa facendo spallucce.
Aggrotto la fronte. «Okay, promemoria: stare attaccata al culo di Nathan.» dico ironica, poggiandola sul letto. «Che ci abbino sopra?» domando perplessa.
Ridacchia. «Un dolcevita lungo fino ai piedi.» stende le lunghe gambe sul letto.
Alzo un sopracciglio, sbuffando. «Sono seria.» scuoto il capo.
Allunga il collo verso la valigia, indicando un capo rosso. «Quello, quello, quello!» esclama entusiasta.
«Ho capitooo, calmati!» urlo, tirando fuori il crop top. Lo fisso perplessa, è a barca, intrecciato sul davanti, che arriva poco più sotto del seno. «Sei sicuro?» domando.
«Perché mi chiedi consiglio allora? Poi metti le adidas bianche e la cintura nera, quella con le due G color oro.» fa l'occhiolino.
«D'accordo capo, vado a vestirmi. Tu mettiti le scarpe.» ordino, entrando di nuovo in bagno. Mi vesto velocemente, sistemando i capelli in uno chignon ordinato e mettendoci una fascia da pin-up rossa. Mi spruzzo il profumo, ed esco, notando che ha finito di allacciare le sue adidas.
«Quanto sei figa.» dice guardandomi sognante.
Sorrido e gli mando un bacio, prendendo l'enorme borsa rossa e infilandoci dentro il necessario, compreso il portafogli, il telefono e le sigarette di Nathan. Apro la porta della stanza per uscire, mentre il mio ragazzo sta ancora procrastinando davanti allo specchio sistemandosi i capelli. Scuoto la testa e volto il capo verso l'esterno, rimanendo pietrificata. Di fronte alla nostra porta, precisamente appoggiati al muro accanto alla stanza di Denis e Max, ci sono loro due che si stanno baciando. Sì, proprio così. Avete letto e capito benissimo. Max sta incastrando le mani nei ricci scuri di Denis, che non sembra per niente dispiaciuto del loro contatto e sembra volerne ancora di più. Da qui posso vedere le lingue che giocano, si cercano disperatamente e si uniscono come un perfetto pezzo mancante di un puzzle. Indietreggio, con gli occhi sbarrati, chiudendo la porta e tornando dentro. Non ho nulla contro gli omosessuali, la mia amicizia con Max ne è la prova, ma mai mi sarei aspettata che Denis Doukas potesse provare attrazione per il genere maschile. Sarà bisex? Oppure solo gay? E tutte quelle ragazze che si faceva durante l'anno scolastico, allora? Sono decisamente confusa. Li shippo già, per carità, ma sono sicura che saprebbero darmi una spiegazione logica per aver compiuto tale gesto.
Nathan mi fissa confuso, schiarendosi la voce. «Muffin, perché sei tornata dentro come un cadavere?» chiede.
«Aiuto. Lì fuori ci sono Den e Max e... si stanno baciando.» bisbiglio decisamente allarmata? Stupita? Non lo so neanche io come mi sento.
Nathan spalanca la bocca, raggiungendo la porta in punta di piedi e affacciandosi il capo. Rientra tipo razzo, decisamente sconvolto. «Oh, cazzo. Allarme rosso. Denis gay. Ripeto: Denis gay.» dice velocemente.
Lo guardo male. «Ssssh! Vuoi forse farlo sapere a tutta New York?» lo rimprovero.
Apre la bocca per parlare, poi scuote la testa. «Ma perché ci stiamo preoccupando? È gay, e allora? Io lo sapevo! Cioè, lo immaginavo, ma non è questo il punto. Secondo me gli piacciono anche le donne, per cui buon per lui, doppio sess...»
«Nathan!» lo richiamo, contrariata.
«Ho detto solo la verità! E in ogni caso, tu non dirgli nulla. Se vorrà parlartene sarà lui a farlo. Adesso usciamo dalla stanza, disinvolti, e raggiungiamo gli altri.» spiega tranquillo.
«E se non avessero ancora finito?» chiedo mordicchiando il labbro.
Mi guarda sconvolto. «Stringerei loro la mano, perché non è un bacio ma un apnea! Muoviti.» scuote il capo, divertito.
Sospiro e gli prendo la mano, incerta. E se me lo raccontasse? Cosa dovrei dirgli? Io vi ho visti? Mio Dio, che imbarazzo. Guardo Nathan che come se nulla fosse alza la mano verso i miei amici, che fortunatamente erano staccati. Denis è sconvolto, ma ricambia senza alcun problema, mentre Max è serissimo. Ridacchio e faccio spallucce. Chi lo sa, magari potrebbe nascere una nuova coppia, nel nostro gruppo. Sarebbe assolutamente magnifico.
Quando arriviamo nell'atrio, noto di come Mad e Addison stanno, come sempre aggiungerei, discutendo. Ryan, invece, annuisce disinteressato al lungo monologo di Ethan e Isaac lo sta decisamente prendendo per il culo.
«Perché usciamo con loro?» domanda Nathan perplesso.
«Perché noi siamo peggio.» ammetto facendo spallucce.
Mi guarda male, poi sospira. «Severa ma giusta, in effetti.» sussurra, scuotendo la testa.
Rientriamo a casa alle due. Siamo decisamente stanchi, con i piedi doloranti e un mal di testa davvero allucinante. Ci salutiamo nell'atrio, ridendo ancora per la figuraccia fatta da Addison in un pub, per poi cominciare a ritirarci ognuno nelle proprie camere. Quando entriamo nella nostra, mi butto letteralmente nel letto, a pancia sotto, mentre Nathan chiude la porta e toglie le scarpe. Mi alzo a fatica e raggiungo a tentoni il bagno, spogliandomi con fare stanco e mettendo un pantaloncino di tuta e una canottiera bianca. «Amico, non puoi fare così, però!» urla Nathan dalla stanza, facendomi aggrottare la fronte. Torno di là e lo vedo senza maglia, con dei pantaloncini dell'adidas.
«Ma sei normale?» chiedo, gettandomi sul letto.
«Ce l'avevo con Denis. Il bastardo mi ha passato... niente, niente. Hai sonno?» chiede sdraiandosi al mio fianco.
Scuoto la testa, stiracchiandomi. «Non molto. Guardiamo un film?» chiedo appoggiandomi alla sua spalla.
Annuisce, accendendo la televisione e andando su Netflix. «Quale mettiamo? Non "The Kissing Booth.", l'abbiamo visto settecento volte.» mi guarda male.
«The Last Summer!» esclamo.
Fa spallucce e lo fa partire, accoccolandosi al mio fianco. Sia ringraziata l'aria condizionata, altrimenti saremmo morti. Ci concentriamo sul film, ridacchiando ogni tanto per certe scene divertenti. Nathan mi prende la mano, intrecciandola alla sua e giocherellando con le dita. Il film sembra interessante, comunque. Cioè, preferisco di gran lunga The Kissing Booth, ma è davvero un bel film.
Alla fine, siamo riusciti a vederlo senza crollare. Mi stiracchio e sorrido, arricciando il naso. «Direi che è ora di andare a dormire, che dici?» chiedo sbadigliando.
Annuisce, stropicciandosi gli occhi. «Direi proprio di sì.» borbotta assonnato.
Mi avvicino a lui, sorridendo appena. «Buonanotte.» sussurro.
«Buonanotte.» risponde, baciandomi leggermente. Ricambio il bacio, sfiorando appena la sua lingua e incastrando una mano tra i suoi capelli. È come se il sonno fosse passato di colpo, ho solamente voglia di baciarlo senza smettere mai. Mi avvicino di più a lui, mordendogli il labbro, facendolo ridacchiare leggermente. «Non vale, così poi non voglio andare a dormire.» sussurra ad un centimetro da me, guardandomi negli occhi.
«E chi ti ha detto che io voglia andarci?» replico mordendo il labbro e sostenendo il suo sguardo. Nathan sospira, chiudendo gli occhi e baciandomi di nuovo, stavolta in modo più intenso. Poso le braccia intorno al suo collo, attaccandomi a lui e appoggiando una gamba sopra il suo fianco. Non so se è il suo respiro ad essere pesante o il mio, ma posso assicurarvi che in questa stanza comincia a fare un caldo tremendo. Le labbra di Nathan mi percorrono l'angolo delle labbra, poi la guancia e infine il collo. Chiudo gli occhi, sospirando rumorosamente e lasciandolo fare, sentendo le sue labbra umide che con dolcezza mi lasciano una scia di baci così sensuali da farmi girare la testa. Non mi preoccupa neanche il fatto che questa per me è la prima volta. Con lui tutto diventa più semplice. Anche qualcosa che per me può sembrare decisamente spaventosa, con Nathan al mio fianco smette di esserlo. Sento le sue dita percorrermi il braccio, partendo dalla mano e fermandosi alla spalla, facendo scivolare leggermente la spallina della canottiera. Alza lo sguardo, fissandolo nei miei occhi chiari, mentre la sua bocca si inclina in un leggero sorriso dolce.
«Muffin io... lo vuoi davvero?» chiede a bassa voce, dosando bene le parole con il fiato assolutamente corto.
Deglutisco, forse perché sono stata senza ossigeno per troppo tempo o magari perché pensandoci bene sto per compiere un passo davvero importante nella vita di una ragazza della mia età. Allungo una mano verso il suo viso, accarezzandogli la guancia accaldata, per poi annuire leggermente. «Non mi sono mai tirata indietro, Nathan. Non con te.» rispondo seria.
Vedo il suo sguardo decisamente diverso dal solito, mi sta guardando, come sempre, ma non è la stessa cosa. È come se non volesse far altro che morire con i suoi occhi fissi sui miei, come se il mio contatto visivo lo aiutasse a respirare. «Ti amo.» pronuncia con voce leggermente dolce, passandomi un pollice sul labbro inferiore.
Chiudo gli occhi, sperando che quel contatto continui all'infinito. Il suo tocco è sempre stato speciale per me, mi ha sempre suscitato delle emozioni contrastanti ma decisamente necessarie. Lui è una necessità, la mia. Le sue mani scivolano impercettibilmente verso la pancia, che viene sfiorata dalle sue dita in modo così delicato, che è come se una piccola piuma si fosse posata sul mio ventre e stesse ondeggiando a causa di un venticello leggero. Sospiro, muovendo disperatamente la mano in cerca di qualcosa a cui aggrapparmi, sentendo che con dolcezza viene accolta della sua, il mio porto sicuro. Con l'altra, sfila la canottiera, rimanendo poi fermo, probabilmente per guardarmi. Non ne ho idea, devo essere onesta. Ho gli occhi chiusi e il respiro pesante, probabilmente la causa del mio fiato è il cuore che sta accelerando in una corsa pazza.
«Sophie guardami, ti prego.» sussurra implorante.
Apro gli occhi, cercando di sostenere il suo sguardo senza alcun imbarazzo. Cosa che, devo essere sincera, non è molto semplice. «Perché quest'urgenza?» chiedo perplessa, tentando di non pensare di essere praticamente in reggiseno davanti a lui.
«Ho bisogno di avere la certezza che non sto sbagliando nulla.» ammette, per poi sospirare.
Sorrido leggermente, scuotendo la testa. «Sono qui, okay?» lo rassicuro, allungando una mano verso il suo viso e attirandolo verso di me. Lo bacio con dolcezza, poggiando le mani sulle sue guance, determinata ad esprimere il bisogno che ho di lui. Le sue mani armeggiano con il mio reggiseno, che viene poi slacciato con abilità. Mi sfiora il seno, sospirando e cominciando a lasciare una scia di baci lungo il mio corpo, fino ad arrivare alla pancia. Trattengo il fiato, sentendo le sue mani che piano piano abbassano i pantaloncini. Le sue dita accarezzano la mia intimità ancora coperta dall'intimo, l'altra mano, invece, gioca con il mio seno. Sospiro pesantemente e mi aggrappo alle lenzuola, inarcando la schiena. È una sensazione completamente nuova, ma mi trasporta in un vortice di emozioni che sembra essere infinito e vorticoso. Sento le sue dita esperte sfiorare dei punti molto delicati e sento i brividi che mi percorrono ogni singolo angolo del corpo. Mi alzo il busto di scatto, mordendo il labbro e trattenendo qualsiasi cosa che potrebbe risultare estremamente imbarazzante. Allungo una mano verso i suoi pantaloncini cercando di sfilarli, sentendo il suo respiro bloccarsi all'istante.
«Guardami.» sussurra, alzandomi il mento con due dita.
Fisso i miei occhi sui suoi, sentendo le gote andarmi in fiamme. È estremamente sexy con le pupille arrosate e il viso completamente rosso. Siamo in fiamme, entrambi. Sfilo i suoi pantaloncini, cercando di non guardare in nessun'altro posto se non dritta nelle sue iridi. Quello che non mi aspetto assolutamente, però, è che la sua mano scivola dentro il mio intimo, facendomi mozzare il fiato in gola. Sta muovendo le dita, devo dire che è abbastanza strano, ma non ci mette molto a diventare qualcosa di piacevole e afrodisiaco. Chiudo gli occhi, mordendo il labbro e cercando in ogni modo di aggrapparmi a qualcosa. È una sofferenza atroce. Sarà perché il suo modo di muovere le mani è esperto e delicato, sarà perché lo amo così tanto al punto che qualsiasi cosa faccia, finisce per non bastarmi mai. Mi sfila l'ultimo indumento che avevo in corpo, lasciandomi completamente nuda davanti a lui. Sospiro e passo un dito sul suo addome, mentre lui mi guarda con il fuoco tra le iridi verdi. Ci vogliamo entrambi, è inutile perdere ancora tempo. Avvicino le labbra al suo collo, passandoci la lingua e lasciando dei piccoli morsi. Nathan morde il labbro, sospirando e accarezzandomi la schiena, percorrendola leggermente con le dita.
«È un gioco sleale, piccolo Muffin.» dice osservando la mia mano che scende verso i suoi boxer.
Accenno un sorriso, guardandolo negli occhi. «In amore e in guerra tutto è lecito, amore. Me l'hai insegnato tu.» rispondo leggermente divertita.
Annuisce, ridacchiando. «Hai ragione, è colpa mia.» risponde mordendo il labbro quando la mia mano viene a contatto con la sua pelle oltre ai boxer. «Dio...» sussurra, gettando il capo all'indietro. Non ho idea cosa sto facendo, ma so che qualsiasi cosa sia, a lui piace da morire. Lo bacio, intrecciando le nostre lingue in modo passionale, sfilando poi con una lentezza disarmante i suoi boxer. Lui mi trasporta verso il cuscino, facendomi sdraiare, continuando a baciarmi. Allunga una mano verso il cassetto, tirando fuori un profilattico. Lo guardo perplessa, mentre lui scuote la testa.
«No, non lo pensare. È stato Denis.» borbotta, tirandolo fuori dalla bustina d'argento.
«Beh... grazie Denis?» mormoro, senza spostare lo sguardo dal suo viso. È imbarazzante. Si avvicina di nuovo a me, sorridendomi appena e accarezzandomi il viso con dolcezza.
«Sei bellissima.» dice baciandomi con una tenerezza mai usata prima. Inarco i fianchi di colpo, mentre i suoi movimenti lenti e dolci mi fanno leggermente strizzare le palpebre. Fa male, ma è un dolore assolutamente sopportabile. Mi aggrappo alla testiera del letto, abituandomi dopo qualche movimento alle sensazioni strane del momento prima. Lui allunga le mani verso le mie, intrecciandole e continuando a compiere delle spinte leggere. Sento il mio corpo completamente pervaso da sensazioni nuove e decisamente eccitanti. Questa notte cambierà molte cose tra di noi, renderà il nostro rapporto indistruttibile e legato da qualcosa che, anche se finirà, ci porteremo dentro per tutta la vita. Ansimo leggermente, inarcando la schiena e accompagnando i suoi movimenti adesso più intensi. Ci stiamo lasciando andare, entrambi, ed è un'esperienza davvero meravigliosa. Mi guarda negli occhi, sorridendo appena, ricevendo subito lo stesso gesto da parte mia. E quel contatto visivo, così vero e pieno d'amore, ci ha completamente abbandonati al piacere. Cerchiamo di regolarizzare il respiro, lui si appoggia al mio petto e io gioco con i suoi capelli leggermente sudati. Non c'è bisogno di parole in momenti come questi, abbiamo concesso alle nostre anime di avere una connessione unica, e questo significa che questa notte resterà dentro di noi per tutta la vita. Osservo il tetto, sorridendo appena e continuando a giocare con i suoi capelli, notando che il suo respiro si è fatto più pesante: segno che si è addormentato. Guardo il suo viso rilassato, appoggiato al mio petto, così bello da sembrare un disegno, un'opera d'arte disegnata da un artista con capacità eccezionali. Sorrido leggermente e gli bacio la fronte, mentre lui arriccia il naso. Qualsiasi cosa accada fra noi, Nathan rimarrà sempre quel sorriso spontaneo che mi spunterà quando mi verrà chiesto qual è il ricordo migliore che ho della mia adolescenza.
Spazio autrice!
Pare che finalmente sia successo! Cosa ne pensate? Il rapporto tra Nathan e Sophie cambierà o si rafforzerà?
Mi scuso se la scena non è descritta bene, ammetto di avere poca dimestichezza con certe tematiche. Spero che comunque il capitolo vi sia piaciuto. Vi aspettavate di Denis e Max? Io li shippo troppo. 😍 Ci leggiamo mercoledì! Ps. Non ho idea se avessero mille stanze in quell'Hotel, ho solo improvvisato. Scusatemi tanto! Ahah
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