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Nove.

Far pace dopo un grande lite è più bello.
-Publilio Siro


La primavera, quella stagione in cui i fiori sbocciano, diventando più belli e colorati, gli uccellini cominciano di nuovo a cantare e nell'aria si respira quel profumo di estate ancora lontana ma che cerca di raggiungerti. La primavera a Ronwood è arrivata in anticipo, la mattina di quel venticinque febbraio. Il sole splende alto, le farfalle volano di rosa in rosa, e la città sembra essersi svegliata in un vortice di colori accesi e vivaci.
Un po’ di bel tempo, dopo giorni di tempesta, sembra rallegrare i cittadini del piccolo paese, che si sono già svegliati mettendo nella loro quotidianità, un po’ di gioia, un po’ di sfumature, proprio come il cielo che oggi sembra darci uno dei suoi buongiorno migliori.

Dal canto mio, per omaggiare questo suo inaspettato regalo, sono già sveglia e pronta per affrontare un altro giorno alla Ronwood High School, sperando che sia migliore del precedente. Grazie ad Addison, nessuno ha osato fare riferimento alla visita che Nathan ha voluto farmi la settimana scorsa, a nuoto. E so che non dovrei pensarci neanche io, ma la mente molto spesso è bastarda e ti mette in testa pensieri non molto positivi.

Attacco la giacca sulla vita, voltandomi verso la finestra e notando Addison che si sta vestendo. È a petto nudo e sembra essere particolarmente in ritardo. Sorrido e mi appoggio al davanzale, fischiando per attirare la sua attenzione.

«Ehi vicino! Colazione da Daisy?» chiedo.

Lui si volta verso di me, affacciando il busto seminudo e annuendo appena. «Sì, mi vesto veloce e scendo. Oggi grande giorno per i Lion, sembra essere l’ultimo prima della partita.»

«Oh, sicuramente vincerete! Ti aspetto giù, Miller.» sussurro, acchiappando gli occhiali da sole e mettendoli sulla testa. Scendo di fretta le scale, dando un bacio in guancia a mio padre e mio fratello. «Isaac, fai colazione in pace, vado a mangiare fuori con Addison, quindi di conseguenza vado a scuola con lui.»

Mio padre sorride teneramente, guardandomi. «Oh, vedo che ti sei tolta dalla mente quel ragazzo, Nathan.» dice.

Isaac lo guarda confuso, facendo poi una smorfia. Fingo un sorriso e annuisco. «Non farti strani pensieri. Sì, la questione di Nathan è chiusa, ma Addison è il mezzo ragazzo di Mad, non potrei mai farle una cosa del genere!» esclamo, uscendo dalla porta.

Stamattina mi sento serena. Ho messo la maglietta dei Lion, legandola sopra la pancia, una gonna a quadri rossa e nera, la giacca uguale legata alla vita, e un paio di converse. Ho legato i capelli in una mezza coda, e messo un po’ di mascara e il rossetto rosa chiaro.

Mi appoggio davanti al cancelletto, aspettando Addison. Il ragazzo arriva dopo poco, con la giacca della sua squadra appoggiata sulle spalle. Mi sorride, aprendo la macchina.

«Direzione Daisy, dico bene?» chiede salendo.

«Sì!» esclamo aprendo il finestrino.

Lui ridacchia, annuendo. «Non mi aspettavo di vederti così, onestamente. Non dopo quella piccola discussione con Nathan.» dice serio, andando verso la tavola calda.

«Ho imparato a fregarmene, che stia con quelle della sua età, io sto bene così.» farfuglio, ondeggiando la testa a ritmo di musica.

«Ben detto! Anche io ho imparato a sorridere un po’ di più, nonostante Maddison non mi abbia neanche mandato il buongiorno.» sospira, parcheggiando.

Consumiamo la nostra colazione al bancone e corriamo subito a scuola, rischiando di arrivare in ritardo. Una volta lì, scendo con un sorriso enorme, lo stesso che si spegne alla vista di Nathan che scende insieme alla sorella, terribilmente cupo.

Mi avvicino alla mia amica, che vedendo Addison fa una smorfia, sbuffando. Il moro si avvicina al mio orecchio, appoggiandomi una mano sulla spalla. «Dicevi a proposito di fregarsene? Maledetti Coleman.» borbotta.

Sorrido incoraggiante e raggiungo la bionda, cercando di ignorare la presenza di Nathan sonounbadboybastardo Coleman.

«Non mi hai scritto, stamattina.» dice Addison serio, guardando la mia amica.

Lei lo fissa stizzita, alzando di poco un sopracciglio. «Sono già incasinata di mio. Non so se hai notato che mio fratello è qui perché il Professor Steel gli vuole parlare a proposito del mio andamento in scienze.» sbuffa, sorridendomi. «Buongiorno, Ginger.»

Ryan ci raggiunge con un balzo, prendendomi per mano e facendomi fare una giravolta. «Chi è la ragazza più bella di tutto il liceo?» dice stampandomi un bacio sulla guancia. Nathan stringe i pugni, guardandolo male.

Ruoto gli occhi e sorrido, scuotendo la testa. «Aver sotterrato l'ascia di guerra, non significa per forza dovermi deliziare con le tue inutili lusinghe, Walker. Ma devo dirti che mi hai sorpresa.» sorrido, scompigliandogli i capelli.

«Oggi giornata intensa per i Lion, ma non mancherò al tuo corso di ballo.» si inchina, facendomi ridere.

«Certo che no, non sia mai che Ryan Walker si perda delle ragazze che ballano, per carità.» dico ironica, lanciando un’occhiata a Nathan che sembra essere leggermente nervoso.

«Entriamo?» dice Maddison, guardando il fratello. Lui annuisce, non togliendomi gli occhi di dosso.

«Se non ti dispiace, Mad, io entro con Addison e Ryan. Ci vediamo ad inglese, d'accordo? Buona fortuna con il professore, poi mi racconterai tutto.» le mando un bacio e prendo a braccetto i due ragazzi, raggiungendo la scuola e sentendo lo sguardo di Nathan bruciarmi addosso.

Mi fermo al mio armadietto, parlando con Max riguardo la partita di domani. Nathan e Maddison stanno percorrendo il corridoio, insieme, e noto con immenso fastidio che Cassie sta già facendo la gattamorta. Digito la combinazione, distratta, mentre Maddison si appoggia al suo con evidente stanchezza.

«Avevo ragione o no?» borbotta la mora guardando il fratello.

Lui annuisce, lanciandomi mezza occhiata. «Ciò non ti dà il diritto di picchiare chi ti pare, Maddison. Ringrazia che sono venuto io anziché la mamma, altrimenti una punizione non te l'avrebbe tolta nessuno.» dice serio.

Io e Max ci guardiamo, non parlando. Chud si avvicina con un mezzo sorriso, salutando i presenti, sentendosi a disagio per via di Nathan che lo sta fulminando con lo sguardo. «Maddy hai visto Addison?» chiede a bassa voce.

La bionda lo guarda malissimo e gli punta il dito contro. «Aver dato un mezzo bacio al tuo migliore amico, non mi dà il diritto di sapere ogni suo cazzo di spostamento! Muovi il culo e vai a cercarlo, d'accordo?» ringhia

Il riccio alza le mani in segno di resa, scuotendo la testa. «Scusami, era solo una domanda.» borbotta confuso.

Ruoto gli occhi, chiudendo l'armadietto con un tonfo. «Abbiamo inglese insieme, sarà già in aula, oppure da qualche parte con Ryan.» sussurro, sorridendo al ragazzo.

Lui sorride, dandomi un bacio sulla guancia. «Grazie, Weasley.» saluta Max con un cenno del capo e si allontana.

Il ragazzo sospira, guardando in fondo il corridoio. «Io ho calculus, che palle essere un senior. Ci vediamo a mensa, okay?» mi dà un bacio, scompiglia i capelli a Maddison e si allontana anche lui. Così rimaniamo io, la mia migliore amica, e suo fratello.

Mordo il labbro, guardandomi intorno. «Credo di andare in aula, a dopo Mad.» borbotto. Nathan alza un sopracciglio, schiarendosi la voce.

«Aula vuota.» borbotta, camminando alla ricerca di un’aula. Rimango al mio posto, osservandolo con le braccia conserte. «Ti devo parlare, Sophie.» continua serio, schiarendosi la voce.

«Biologia.» sussurro, trascinando i piedi verso la classe.

Quando entriamo, vedo Cassie e Vicky parlare tra di loro, la mora si tocca i capelli con aria superiore, ridendo come una gallina. Si volta e ci guarda, curiosa.

«Nathan Coleman, il badboy di Ronwood.» dice con fare sensuale.

«Cassie, puoi per favore uscire un secondo?» dico a denti stretti, muovendo la gamba freneticamente.

Lei sorride falsamente, alzandosi. «Certamente.» dice avvicinandosi pericolosamente a Nathan e sfiorando un punto non molto casto. Lui indietreggia, spalancando gli occhi. «Questo è per ricordarti che puoi fare a meno delle santarelline.» dice uscendo e sculettando come solo lei sa fare.

«Cristo, che schifo.» dico sedendomi sul banco, osservando il moro. «Fai in fretta, sono molto impegnata.» continuo fredda.

Lui sospira, sedendosi in un banco davanti a me. «Si può sapere che cazzo ti ho fatto che mi tratti così? Sono due giorni che ti scrivo e visualizzi, stamattina neanche mi stai calcolando, quando prima praticamente mi saltavi addosso. Se solo tu parlassi, io avrei un motivo valido per poterti chiedere scusa!» esclama, disperato.

Scoppio a ridere, scuotendo la testa. «Ti sei già risposto da solo, Nathan. Non hai la più pallida idea del perché mi comporti così, e questo mi fa ancora più ribrezzo. Se ne fossi stato consapevole, avresti dimostrato che la cosa per te è importante. Invece mi fai del male senza rendertene conto, il che mi fa venire la nausea. Stammi bene, Nathan Coleman, te lo auguro.» pronuncio acida, alzandomi e lasciandolo in aula come un coglione. Lo merita, va bene così. Non ho bisogno di lui, né di essere capita.

La fine delle lezioni è sempre lieta, soprattutto quando la giornata si prospetta più pesante del solito. Prendo il borsone con il cambio e mi dirigo negli spogliatoi della palestra, sospirando. Mi metto un paio di leggins e un top sportivo, e aspetto i ragazzi per la mia prima lezione. Gli studenti in tutto sono sedici, otto ragazze e i loro accompagnatori per il ballo. Anche Mad e Addison sono venuti, Ryan con Cassie, Max con Tyler e tanti altri ragazzi che non ho mai visto prima.

La bionda appena vede arrivare Denis, trasalisce, io invece sembro essere tranquilla. Il ragazzo si avvicina, schiarendosi la voce, si mette al mio fianco e guarda i ragazzi.

«In questo periodo, come ben sapete, le cose fra me e le mie due migliori amiche non sono andate molto bene. Ciò nonostante, ho preparato un programma che vorrei far vedere a Sophie, per cui fate qualche giro della palestra per riscaldarvi.» dice accendendo lo stereo e facendo partire una canzone a caso. Ci mettiamo un angolo, sorrido al moro e gli prendo la mano, con dolcezza.

«Mettiamo da parte tutto, Den. Ne ho parlato con Maddison e penso che fare questa pagliacciata non servirà di certo a risolvere le cose. Noi siamo con te, ti aiuteremo.» sussurro abbracciandolo.

Lui sorride e mi scompiglia i capelli, chiamando Maddison. La ragazza corre verso di noi, saltando addosso al moro. «Il golden trio è tornato!» esclama, riempiendo di baci il nostro amico.

Sorrido e leggo il programma, annuendo. «Va benissimo, comunque. Iniziamo con le basi, anche se credo che per qualcuno ci vorrà più di un mese.» rido, guardando Ryan.

Due ore più tardi, la lezione si conclude. I ragazzi sono stati bravissimi, abbiamo studiato il passo base laterale. Per Addison è stato complicato, soprattutto perché Mad gli pestava i piedi di proposito e ho dovuto richiamarla più volte. Adesso stiamo uscendo dalla palestra, io non mi sono ancora cambiata, vado direttamente a casa a farmi una doccia e mettermi a studiare. Denis sta camminando con noi, ridendo a causa di una storiella che Max sta raccontando ad alta voce. Poi si ferma, bloccandomi per il polso.

«Hai parlato con Nathan riguardo il ballo?» mi chiede a bassa voce, osservando i due ragazzi che camminano davanti a noi. Maddison sta barcollando, mentre canta l’inno di Hogwarts ad alta voce, Max la segue a ruota. Completamente e totalmente stonati, ma divertenti.

Rido guardandoli e scuoto il capo. «Non credo che di questo passo andremo al ballo insieme. In ogni caso per quella sera troverò qualcuno con cui aprire le danze, magari mi tiro dietro Isaac.» faccio spallucce, cominciando di nuovo a camminare, ma più lentamente.

Lui annuisce, sospirando. «Sì, Nathan mi ha raccontato. Gli avevo detto se partecipa all'apertura delle danze, ma lui ha tirato fuori il piccolo litigio che avete avuto.» dice premendo il bottoncino della macchina, che si apre.

«Nessun dramma, nulla che non si possa risolvere.» faccio spallucce, prendendo posto sul sedile davanti.

Maddison e Max si mettono dietro, ridendo come dei pazzi. «Com'è che faceva? Dagli, dagli, senza sbagli! Fa che la pozione quagli!» canticchia Maddison ridendo. La guardo dallo specchietto retrovisore e scoppio a ridere, seguita da Denis. «Oh, dobbiamo festeggiare la nostra riappacificazione. Stasera siete tutti invitati da me. Mia madre è fuori per lavoro e dobbiamo assolutamente fare un pigiama party stile film americani anni novanta.» annuncia entusiasta.

«Ottima idea. Maratona Harry Potter, musica e tanto cibo spazzatura.» rispondo felice. «Mi mancavano questi tempi!» dico sognante, accendendo una sigaretta e abbassando il finestrino.

«A noi quattro!» esclama Denis mettendo in moto.

«Quattro?» chiede Max, confuso. Sorrido enormemente e annuisco.

«Il golden trio non lascia indietro i nuovi arrivati, Castillo. Ormai fai parte del gruppo disagiato.» gli mando un bacio, lui sorride felice.

«Ne sono onorato, Ginger.» si alza e mi dà un bacio in guancia, tornando poi al suo posto.

Appena arrivati da Maddison, la ragazza ci accoglie con la musica a tutto volume e in pantaloncini e top. Ha una crocchia disordinata e il viso completamente privo di trucco. A giudicare dall'atmosfera, la bionda è da sola in casa. Sorrido allegra e raggiungo il salotto, ballando come una pazza sulle note di “American Idiot” dei green day.

Io e Denis ci togliamo letteralmente le scarpe e cominciamo a ballare, saltellando e cantando come dei matti, muovendo la testa durante l'assolo di chitarra. Max ride come un pazzo, riprendendoci con il telefono, urlando “Io vi amo!” a ripetizione.
Mi volto verso l’arco in legno, bloccandomi. Nathan e lì davanti, con Jared e Abby. Il mio sorriso si spegne di colpo, guardo il moro negli occhi, venendo travolta da Denis che sta ancora saltellando, e che si arresta grazie all'impatto avvenuto con me. Maddison si accorge della nuova arrivata e spegne la musica di colpo, schiarendosi la voce e guardandomi sottecchi.

«Ciao, piccola Cooper!» dice Jared avvicinandosi a me e dandomi un bacio in guancia.

Sorrido debolmente e sospiro. «Ciao, J.» sussurro.

La bionda alza un sopracciglio, stizzita. «Potevi avvisarmi che avresti portato degli ospiti.» guarda male Nathan, appoggiandosi allo schienale del divano.

Il moro la osserva in silenzio, facendo spallucce. «Devo avvisarti se voglio portare qualcuno in casa mia?» fa una smorfia, avanzando verso la sorella e dandole un bacio in guancia. «Hai studiato?» chiede.

Denis mi abbraccia da dietro, salutando Nathan con un gesto del capo. «Studiamo dopo cena, amico. Tranquillo.»

Abby mi raggiunge in due passi, tendendo la mano verso di me. «Ciao, ehm…» si blocca. In effetti non sa ancora il mio nome, il che è comprensibile.

«Sophie, mi chiamo Sophie.» sussurro, staccandomi da Denis e sorridendo alla ragazza.

Jared guarda Nathan, schiarendosi la voce. «Direi che è meglio uscire, no? Così i ragazzi non verranno disturbati e potranno continuare la loro piccola festa in santa pace.» sorride, facendo spallucce.

«Potete restare, nessun problema.» dice Maddison scocciata. «Faremo qualcosa di più tranquillo.»

Max si illumina di colpo. «Tesoro, perché non canti?» dice guardandomi, entusiasta.

Faccio una smorfia contrariata, arricciando il naso. «Non ho la chitarra.»

«Ce l’ho io.» replica Nathan sorridendo appena. Lo guardo, annuendo freddamente. Maddison corre in stanza di Nathan a prenderla, mentre tutto il resto dei ragazzi si dispone a cerchio sul pavimento, usando dei cuscini per rendere più comoda la loro postazione.

Maddison ci raggiunce poco dopo, con la chitarra in mano e un sorriso a trentadue denti. «Amore, canta quella canzone di Lady Gaga e Bradley Cooper, fai venire i brividi.» dice passandomi lo strumento.

«Mi serve un volontario per la voce maschile.» dico guardando i presenti. Max si alza, mettendosi al mio fianco.

«Faccio pena, ma meglio di niente.» ride.

Lo guardo con un sorriso e inizio a suonare “Shallow”. Il mio amico inizia la sua strofa, non canta male, anzi. Suono la chitarra guardando Nathan, che non mi sta togliendo gli occhi di dosso.

Appena arriva il mio turno inizio a cantare, facendo prima un sospiro.

Tell me something, boy
Aren’t you tired tryin’ to fill that void?
Or do you need more?
Ain’t it hard keeping it so hardcore?

I’m falling
In all the good times I find myself longing for change
And in the bad times I fear myself

I’m off the deep end, watch as I dive in
I’ll never meet the ground
Crash through the surface, where they can’t hurt us
We’re far from the shallow now.

Canto, chiudendo gli occhi leggermente e sentendo una sensazione strana, faccio il pezzo in comune con Max, guardando appena il ragazzo e sorridendo, sfregando le corde della chitarra, mentre sento lo sguardo di tutti quanti addosso.

Finiamo di cantare, Jared si alza e applaude, seguito da Abby. Poso la chitarra, alzandomi e andando fuori, per sedermi in giardino e fumare una sigaretta.
Sento la porta aprirsi, osservo le gambe che si siedono al mio fianco, per poi alzare il suo sguardo e vedere il viso di Nathan.

«Mi mandi via a pugni o posso restare?» sussurra, accendendo una sigaretta.

«No, non voglio.» dico a bassa voce.

Lui alza un sopracciglio, annuendo. «Non vuoi?» domanda, gettando il fumo con uno sbuffo.

Annuisco anche io, appoggiandomi alla sua spalla. «Non voglio che tu vada via.» sussurro.

Lui mi dà un bacio sulla fronte, appoggiando poi la sua guancia sulla mia testa. «Non so neanche perché io abbia portato lei. Abby, intendo.» dice assorto, guardando un punto fisso.

«Ti piace?» chiedo, strizzando gli occhi.

Lui ridacchia, scuotendo la testa. «Non so neanche cosa vuol dire provare interesse per una ragazza. Tutte uguali, tutte noiosamente simili.»

Mi sposto dalla sua spalla, guardandolo divertita. «Ragazzo difficile, eh?» arriccio il naso, ridendo appena.

Lui mi guarda dolcemente, scuotendo la testa. «Mi sei mancata, Muffin.» sussurra.

«Anche tu, caffè.» gli dò un bacio in guancia, gettando la sigaretta a terra e spegnendola con un piede.

Nathan mi guarda curioso, fumando tranquillamente la sua. «Denis mi ha detto qualcosa a proposito di un ballo…» chiede, alzando un sopracciglio.

«Ah, sì! Beh, nel caso volessi ancora andare al ballo con me, sappi che devo insegnarti a ballare la bachata, perché dovremmo aprire le danze della gara che si farà. Li stiamo insegnando io e Denis, ma li giudicherà un giudice esterno. Spero non ci facciano fare brutta figura. Ovviamente noi siamo fuori gara, dobbiamo solo dare il via con un semplice balletto.» spiego velocemente, imbarazzata.

Lui ascolta attento, annuendo. «La mia insegnante sarai tu?» chiede sorridendo.

Arrossisco, facendo un cenno con la testa. «Ovviamente se ti va. Dovrei venire da te dopo aver dato lezioni ai miei compagni di classe, ma sì, in sostanza, sarò io. Naturalmente, in un mese non posso insegnarti chissà che, ma almeno le cose più facili sì. Abbiamo scelto la bachata perché non ha passi più complicati come la salsa o il tango.» dico.

Lui sorride enormemente. «Si vede che lo balli da tanto, ne parli come se fosse la tua vita. In ogni caso, ci sto. Se la mia insegnante sei tu, allora non posso che accettare. Quando mi darai la prima lezione?» dice gonfiando il petto, in modo idiota.

Scoppio a ridere e poi ritorno seria subito dopo. La bachata è un ballo molto… corpo a corpo. Saprò ballare senza imbarazzarmi come una stupida? «D-domani pomeriggio.» borbotto.

Lui annuisce, spegnendo la sigaretta e alzandosi. Mi porge la mano e mi tira su, abbracciandomi di colpo. «Sono contento di parlare di nuovo con te e anche del vostro riconcilio con Den.» sorride.

Affondo il capo nell’incavo del suo collo, sorridendo. «Sono contenta anche io.» dico staccandomi dall’abbraccio ed entrando dentro.

I ragazzi stanno parlando tra loro, Abby quando ci vede rientrare insieme, fa una smorfia che trasforma elegantemente in un sorriso.
Sento il telefono suonare, così lo tiro fuori dalla borsa, leggendo il nome di Ryan. Mi alzo curiosa, notando che Nathan sta cercando di capire, e vado di là, a rispondere.

«È successo qualcosa?» chiedo, sedendomi sul bancone della cucina.

«Domani mattina non ci vediamo, è sabato e quindi pensavo se potevamo incontrarci da Daisy per fare colazione tutti insieme. Almeno poi noi andiamo ad allenarci e voi vi preparate per la partita nel pomeriggio.»

«Grandioso! A domani, allora. Dormi bene e idratati, che vincere contro i Tiger sarà tosta.» dico allegra, staccando la chiamata e tornando dagli altri.

Abby è già andata via, siamo rimasti solo noi sei. Nathan è sdraiato sul divano, senza maglietta, con una mano penzolante con cui regge la sigaretta, e un braccio appoggiato alla fronte. Sta fumando fissando il soffitto, Jared è sul pavimento con il cellulare, Maddison sta litigando in cucina tramite telefonata con Addy, Max si sta scattando selfie a caso, Denis sta fissando il vuoto e io sono letteralmente sdraiata sul pavimento.

«Però…» dice Jared, pensieroso.

Nathan fa una smorfia, voltandosi verso di lui. «Però cosa? Odio quando non finite le frasi.» si lamenta, tornando a fissare il soffitto.

«Se mi avessero detto che avrei dovuto passare il mio venerdì sera con un tipo dai capelli rosa, una pazza sclerata che litiga con la gente, un greco montato e una ginger fuori di testa, non ci avrei mica creduto, sai?» ride. «E comunque, sei antipatico, Nathan.» aggiunge facendo la linguaccia.

«Crepa.» risponde lui acido.

Il ragazzo ride, lanciandomi poi una scarpa sulla pancia. Mi alzo brusca, guardandolo male. «Che problemi hai, J?» dico nervosa.

Nathan mi guarda con un sopracciglio alzato. «Eccola in azione, la macchina da guerra.» ridacchia.

«Mi annoiavo, ehi!» il biondo ride, facendo una smorfia.

Nathan si alza, dando una pacca sulla spalla a Denis che, a giudicare dal rumore, tutto è stato meno che leggera. Si mette accanto a me, sdraiandosi. «Perché sei distesa sul pavimento?» mi guarda, divertito.

«Ho caldo.» borbotto girandomi i pollici annoiata.

Max balza in piedi, ridendo. «What’s time is it?» urla, facendo sobbalzare Jared e Denis.

«It’s summer time!» canticchio, muovendo la testa.

Max ride. «Tu sì che sei da sposare.» batte i piedi.

«Sono tua moglie, no?» ridacchio.

Nathan appoggia la testa sulla mia spalla, fissando il soffitto. «Mi avete invitato al matrimonio, bastardi?» dice divertito.

«No, è stata una cosa intima.» ridacchio, passandomi una mano sui capelli.

Lui mi dà un bacio sulla guancia, che dura un bel po’, alzandosi. «Faccio qualcosa da mangiare, ho fame. Voi non avete fame?» chiede.

«Oh, sì. Portami il cibo.» dico mettendomi seduta.

Lui si gratta il torso nudo e annuisce. «Agli ordini, capa muffin.» ride, andando in cucina.

Cinque minuti dopo, arriva con un panino pieno zeppo di schifezze. Me lo passa, sorridendo appena. «Mangia, ti farà bene.» fa l’occhiolino, osservando Denis che fra poco praticamente crolla.

Jared ride, lanciando una scarpa al greco che, naturalmente, sobbalza. «Tu per me non sei normale.» sussurra, spalancando gli occhi a causa del tono di voce di Maddison, che sembra disumano.

Nathan guarda la porta della cucina, ruotando gli occhi. «Senti, tu lo conosci quello lì… è davvero un bastardo?» mi chiede, stringendo le labbra.

Sospiro. «Addison? Beh, siamo cresciuti insieme, è il mio vicino di casa da tipo una vita. Posso assicurarti che ci tiene alla tua sorellina, ma hanno un carattere forte entrambi e questo porta scintille.» spiego mordendo il panino.

Lui annuisce, sospirando. «Fate paura, quando crescete, sono serio.» dice pensieroso.

Jared sorride, guardandoci. «Però dev'essere bello. I primi amori, le prime cotte sbagliate. Ormai noi li abbiamo superati, ma loro sono ancora nel pieno di questi momenti e Dio, quanto vorrei tornare indietro! Io per esempio adoro le coppie dove lei è molto più piccola di lui e il ragazzo se la cresce! Le amo, davvero.»

Nathan mi guarda, facendo un mezzo sorriso, mentre io mi sento praticamente morire. «Sono difficili, però. Voglio dire, lui è grande, lei no.» sussurro.

Nathan scuote la testa. «Sono d'accordo con Jared. È meraviglioso. Sapere che per quella persona sei il suo primo amore in tutto e per tutto, ti rende felice. Poi, se permetti, tutto dipende dalla voglia che uno ha di lottare.» mi guarda intensamente.

Poso lo sguardo su di lui, interessata. «E tu lotteresti?» chiedo.

«Fino alla fine.» dice guardandomi in modo strano.

Max guarda Nathan, con espressione curiosa. «Quindi tu ti metteresti con una più piccola di te?» chiede.

Nathan fa spallucce. «Dipende.» risponde.

«Da cosa?» domanda Denis.

Lui ridacchia. «È un interrogatorio? In ogni caso, non so risponderti. Dipende da quanto quella persona è importante. Cristo, non scegli di chi innamorarti, ma devi contare se vale la pena lottare, se dall'altra parte c'è interesse.»

Maddison sbuca all'improvviso, sedendosi sul divano. «Poi becchi quella che ha il padre come quello di Sophie e ti complichi la vita fino alla morte.» fa una smorfia, sbuffando.

Nathan alza un sopracciglio. «Cos’ha Ian che non va?» chiede curioso, lanciandomi un’occhiata e appoggiando una mano sul mio ginocchio.

«Ian? Sarebbe capace di spedire la figlia in collegio in Svizzera, se le cose non vanno come dice lui. È molto all'antica sotto questo punto di vista. È geloso di sua figlia, il che ci sta.» dice.

«Se mi mettessi con uno più grande anche solo di tre anni, succederebbe il casino. Sarebbe come cercare la sofferenza con le mie stesse mani, uccidermi.» sussurro, guardando il pavimento.

Nathan mi guarda intensamente, sorridendo appena. «A volte vale la pena correre il rischio.» fa l’occhiolino.

Sospiro, passandomi una mano sul viso. «Sto già rischiando troppo, mi sa.» sussurro. Jared mi guarda, curioso.

«Stai rischiando perché sei qui con noi stasera o… insomma, piccola Cooper, che casino hai fatto? Qui c'è la squad pronta a difenderti.» mi manda un bacio.

Nathan lo guarda male, posando poi lo sguardo su di me. «Vuoi parlare, Muffin? C'è qualcosa che non va?» mi accarezza il viso.

Alzo gli occhi, sorridendo timidamente. «No, va tutto bene. Era solo un mio pensiero stupido.» dico alzandomi dal pavimento. «Dobbiamo studiare, ragazzi. Domani c'è la partita e non avremo il tempo neanche per respirare.» dico ai ragazzi, che si alzano scocciati.

La cosa brutta di andare in un liceo privato e il dover dar conto non solo allo sport, ma anche allo studio. Solitamente, nei licei pubblici, più sport fai e meno probabilità hai di rovinare l'anno. Da noi non funziona così. Se c'è una cosa che ci hanno sempre detto fin dall'inizio, è che dobbiamo imparare a dosare le due cose, senza trascurarle. La letteratura è una materia piuttosto semplice, se presa da un punto di vista meno impegnativo. È quando devi necessariamente capire il pensiero filosofico dietro lo scrittore in questione, che le acque cominciano ad agitarsi. Jared e Max stanno già dormendo, Denis e Maddison hanno appena finito, mentre a me resta solo questa dannata materia e questo dannato autore da capire fino in fondo. Herman Melville, l'autore del celebre libro Moby Dick, la balena bianca. Nathan mi sta facendo compagnia in silenzio, smanettando qualcosa sul pc con aria corrucciata. Mi chiedo cosa mai scrive in quel laptop, considerando che si immerge completamente in quello che fa, dimenticandosi di tutto il resto. A volte noto che mi guarda e poi scrive di nuovo, lo fa più e più volte, come se mi stesse facendo una sorta di ritratto.

Prendo un foglio dal quaderno, mettendo da parte l'autore e concentrandomi invece sul tema che ci hanno assegnato. Magari poi per il signor Melville mi verrà qualche idea.
L’argomento del tema è a stile libero, per cui gioco la carta a mio favore e decido di parlare di prigione. No, non la prigione intesa come luogo, ma vista in modo spirituale. Mi sono sentita imprigionata molte volte, un po’ da mio padre, altre da me stessa, altre ancora dalla società…
È un tema molto attuale, a mio parere. La gabbia mentale, ecco come lo intitolerò.
Comincio a scrivere a raffica, bloccandomi ogni tanto per far riposare la mano, guardando Nathan che invece non si è fermato neanche un secondo.
Finisco il mio tema, una pagina e mezzo. Meglio di nulla, considerando che è stato un argomento del tutto improvvisato.
Riprendo il librone di letteratura, leggendo come un’ossessa la biografia dell'autore, cercando di cogliere almeno un briciolo di ciò che devo fare.
Mordicchio la penna, corrucciata e disperata allo stesso tempo.

«Muffin.» Nathan mi chiama, ma nonostante ciò non tolgo gli occhi dal libro.

«Mh?» faccio un verso, cercando di non distogliere la concentrazione.

«Sei bellissima.» sussurra.

Ed ecco che la mia concentrazione tanto cara va a farsi fottere. Arrossisco di colpo, alzando lo sguardo e guardandolo con un sorriso. «Grazie.» borbotto, tornando sul libro.

Devo essere onesta, ci ho messo praticamente cinque minuti prima di concentrarmi di nuovo, ma almeno ci sono riuscita. Leggo per la milionesima volta rigo per rigo, soprattutto nella parte riguardante le opere, grattandomi la testa confusa e sbuffando di tanto in tanto. Sento la sedia di Nathan spostarsi, ma con tutto ciò continuo imperterrita nel mio compito.
Sento delle mani calde prendere il mio viso, che viene girato di colpo verso quello di Nathan. Lo guardo confusa, mentre lui sorride.

«Basta studiare.» sussurra, appoggiando le sue labbra alle mie.

Signori e signore, mi sta baciando. Sono praticamente sorpresa, ma non ho assolutamente intenzione di interrompere il contatto. Chiudo gli occhi, appoggiando le mie braccia attorno al suo collo, staccandomi poco dopo e sorridendo ad un centimetro da lui.

«E questo perché?» sussurro.

Lui mi guarda negli occhi, sfregando il suo naso contro il mio. «Ne avevo bisogno.» ammette guardandomi le labbra.

Sorrido, sbuffando subito dopo. «Devo studiare.» dico sbattendo la testa letteralmente contro il libro, lui sorride guardandomi.

«Studentessa modello.» dice facendo una smorfia. «Ryan ha ragione, sei la più bella del liceo.» sussurra, osservandomi.

Ridacchio, scuotendo la testa. «Ma che ti prende, stasera?» sussurro stranita.

Lui ridacchia, facendo spallucce. «Non lo so.» sospira. «Domani partita, eh? Denis mi ha chiesto di venire, quindi ci sarò anche io.» mordicchia il labbro per togliere le pellicine.

Annuisco, sorridendo. «Bene! Potrai vedere i Lion giocare, ma io non sarò con voi, in tribuna. Quelli che fanno sport hanno dei posti assegnati, inoltre se ben ricordi sarò con Jas, domani.» dico chiudendo il libro facendo il dito medio. Sì, al libro. C'è qualche problema? «Fanculo, io ci rinuncio.» sbuffo.

Nathan mi sta guardando serio, con la mascella serrata. «Ah, già. Beh, divertiti e ricordati i miei consigli.» morde il labbro nervosamente. Dio, quanto è sexy.

Mi alzo, raccogliendo le mie cose. «No che non ti darò retta. Sembravi mio padre, quel giorno e io non voglio passare il primo appuntamento vero con un ragazzo che mi piace da tre anni, evitando anche di guardarlo. So già che lo farò, a causa dei miei problemi disagiati, ma devo cercare di essere più me stessa. E posso assicurarti, che non sarà molto carino dover fingere praticamente di essere da sola.» ridacchio, dandogli un bacio all'angolo delle labbra, scansandomi subito, imbarazzata.

«Ti ho solo detto di farti desiderare! E poi scusa, dove vuole portarti dopo la partita?» fa una smorfia.

Faccio spallucce, alzando un sopracciglio. «Al cinema, credo? Che ne so…» borbotto confusa.

Lui scuote la testa freneticamente, alzandosi. «Al cinema? Non vorrai forse andarci. Sei ancora piccola, non hai ancora dato il primo vero bacio e non dovrai darlo di certo quella sera. Non vorrai rischiare di rovinare la serata, Muffin. Il cinema è troppo buio, tenebroso. Non fa per te. Torna a casa, resta con me.» farfuglia convinto.

Alzo un sopracciglio, stranita. «Caffè, ma che diavolo stai dicendo?» chiedo scoppiando a ridere.

Lui mi guarda stizzito, assumendo una posizione rigida. «Non mi piace Jason.» dice con voce da bambino capriccioso.

«Ma avevi detto di sì! E poi deve piacere a me, non a te.» dico beffarda.

Lui si mette a braccia conserte, facendo un sorriso sghembo. «Sei sicura che piaccia anche a te?»

Lo guardo facendo una smorfia strana, mista allo stupore e alla confusione. «Ma che diavolo…?» mi gratto il capo. «Mi stai facendo svalvolare il cervello! Dio, ma perché non vado a dormire?» sbuffo.

Lui ride, scuotendo la testa. «Non al cinema, per favore. Vai che ne so, al bowling. Anzi no, lì ci devi andare solo con me. Vai al mare… no, anche lì devi andarci solo con me. Vai ehm… da Daisy. Ma non sederti al tavolo dove siamo stati la scorsa notte quello è nostro...e...senti, vai a casa.» sbuffa.

Lo guardo ancora più confusa. «Tu sei pazzo.» borbotto. «Buonanotte, caffè.» scuoto la testa salendo di sopra.

Mi metto velocemente il pigiama e mi affaccio alla finestra, notando che sta uscendo con Jared. Chissà dove vanno a quest'ora, ma in fin dei conti è venerdì sera, credo sia normale. Faccio spallucce e mi metto a letto, scoppiando a ridere pensando a prima e spostando un po’ Maddison. Max e Denis stanno dormendo in altri due lettini messi per l'occasione, e vorrei essere al posto loro, così da non dovermi sorbire Maddison e i suoi calci per tutta la notte. Sospiro e chiudo gli occhi, calando tra le braccia di Morfeo.

-Spazio Autrice.

Buonsalve! Perché l'ho messo in anticipo? Perché dopo, naturalmente, ho da fare. In ogni caso, veniamo al dunque. Sophie sembra abbia perdonato Nathan, anche se, se fossi stata io, l'avrei preso a pugni. Ha fatto finalmente fatto pace con Denis e adesso sembra che le cose si siano un pochino aggiustate. Attenzione, sembra.
Mi sono resa conto che Jared ha un passione strana nel lanciare scarpe alla gente, insomma, è un disagio puro. In ogni caso, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Mi scuso se dovessero esserci errori sia sul testo che qui, ma sono in piedi dalle cinque del mattino e fare la correzione in questi casi non è il massimo. Ci leggiamo mercoledì, dove ci sarà la partita e l'appuntamento con Jason! Secondo voi andrà bene? A presto! ❤️

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