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Cinque.

"Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno."
-Mark Twain

La doccia, quel posto così intimo e sacro che ogni essere umano utilizza per riflettere su quanto accaduto nel corso della propria vita. Stare seduti sul pavimento, a farsi scorrere l'acqua gelata sul corpo e sentire come una sorta di rinascita che parte dallo stomaco. A cosa sto pensando? Non lo so. A tutto e a niente. Onestamente, per quanto strano possa sembrare (o magari pare strano solo a me), sto pensando a Nathan. Non mi ha scritto, oggi. Il che mi ha fatto storcere il naso, anche se me lo aspettavo, comunque. In ogni caso, posso benissimo rimanere in doccia a fissare le piastrelle rosa cipria, un colore scontato e terribilmente palloso. L’ha scelto mia madre, è vero, ma non posso negare che di gusti non se ne intendeva proprio.

Rimango ancora seduta, godendomi l'acqua calda e sprofondando dentro la vasca. Sento bussare e ruoto gli occhi, sospirando.

«Sì?» dico con voce soffocata per via della musica sul cellulare. Adele, Skyfall. Canzoni allegre, vero?

«Tesoro è quasi pronto.» mi avvisa mio padre dalla porta. «Vestiti bene perché non siamo da soli.»

Sbuffo. Sono sicura al cento per cento, che di sotto ci sono quelle serpi bastarde che dicono di essere le sorelle di mio padre. No, non le chiamo zie, neanche se mi pagassero milioni. Ma del perché, ve ne parlerò più avanti.

Metto una mano nella vasca, per uscire senza rischiare di scivolare. Dovete sapere che sono piuttosto imbranata. Sospiro e avvolgo il mio corpo nell’accappatoio, asciugando i capelli con un asciugamano. Esco fuori dal bagno, portandomi dietro il telefono, che sta suonando “Radio Ga Ga” dei Queen. Menomale che quella canzone è finita, davvero. Mi stavo deprimendo da sola.

Entro nella stanza, lasciando impronte dei piedi bagnati sul pavimento. Mi chiudo dentro, aprendo l'armadio e tirando fuori una canottiera del Quidditch, ovviamente Grifondoro, e un paio di leggins neri. Metto un paio di calze e sciolgo i nodi ai capelli, asciugandoli meglio e scendendo in salotto con aria assorta.

«Allora, famiglia, chi è l'ospite oggi?» dico ironica, alzando lo sguardo verso il tavolo e notando Nathan. Spalanco la bocca, guardandolo confusa. «Caffè?» chiedo sorpresa.

«Tesoro, non credo sia ora di berlo. Sicura di star bene?» mi chiede mio padre, spostando la sedia per farmi sedere.

«Che?» domando confusa, scuotendo la testa e guardando Nathan che ride. «Ah, ehm, lascia stare.» borbotto, sedendomi.

Mio padre sospira, guardandomi. «Amore, so che ti sei appena seduta, ma potresti portare i bicchieri? Li ho dimenticati.» sussurra. Annuisco, alzandomi e notando che Isaac lo fa insieme a me.

«Ti aiuto.» si schiarisce la voce, andando verso la cucina. Sospiro e lo seguo, chiudendo la porta.

Mi appoggio su di essa, fissandolo. «Perché lui è qui?» sussurro a denti stretti, indicando il salotto.

«La cosa ti dispiace?» chiede, alzando un sopracciglio.

Lo indico a caso, facendo il gesto di strozzarlo. «No, ma la cosa mi è molto strana. Prima non lo conoscevi neanche!» dico a bassa voce.

«Siamo amici.» dice beffardo.

Scoppio a ridere, scuotendo la testa e aprendo lo sportello per prendere i bicchieri. «E da quando, scusa?»

«Da quando ieri notte, tornando a casa, l’ho visto percorrere il nostro giardino. Dopo io e te dobbiamo parlare.» dice serio.

Spalanco gli occhi, facendo cadere un bicchiere che si frantuma. Mi volto, ridendo come una pazza e scuotendo la testa. «Stai insinuando che…» lui mi blocca con un gesto della mano, facendo una smorfia.

«Non sto facendo alcuna teoria, non fin quando mi esporrai la tua versione dei fatti. Perché quella che Nathan mi ha detto ieri sera, è stata poco soddisfacente.» sussurra.

Rido sarcastica. «E cosa ti aspettavi? Che la tua sorellina diventasse di colpo badgirl e si facesse il ragazzo della porta accanto? Cristo, Isaac. Ti dirò tutto, ma magari non ora, visto che ci stanno aspettando di là.» gli passo i bicchieri, inginocchiandomi per raccogliere i cocci di vetro.

Lui annuisce, andando in salotto. Raccolgo tutto, nevosa, tagliandomi l'indice e imprecando a bassa voce. Torno in salotto, con il dito leggermente sanguinante, e mi siedo senza fiatare.

Nathan guarda la mia mano, spalancando gli occhi. «Sanguini.» sussurra, mangiando una patata al forno.

«Non è niente.» dico secca, girando la forchetta sul piatto. Mio padre sospira, appoggiando una mano sulla mia.

«Tesoro, devo parlarti.» dice serio, ruoto gli occhi e annuisco, facendo una smorfia. «Stanotte non hai dormito.»

«Come sempre.» sussurro.

Lui annuisce, passandosi una mano in faccia. «Esatto, come sempre. C'è qualcosa che vuoi dirmi?» chiede. Nathan mi guarda intensamente, nonostante stia fissando il piatto, sento il suo sguardo addosso.

«No.» dico muovendo il piede freneticamente. Nathan si schiarisce la voce, cercando di soffocare il gesto bevendo un bicchiere d'acqua e sorridendo imbarazzato a mio padre.

«Pensa che ieri ero arrivato al punto di pensare che ci fosse un ragazzo nella tua stanza.» mio padre ride, io rimango seria. Alzo lo sguardo, senza alcuna emozione.

«Ti ho mai fatto una cosa del genere, papà?» sputo acida, girando ancora la forchetta sul piatto.

Lui scuote la testa, sorridendo. «E confido che non mi deluderai.» dice dolcemente. Nathan deglutisce, lo guardo per un po’, spostando poi lo sguardo su Isaac che sta soffocando una risata.

«Già, come sempre, no?» lo guardo fredda, posando la forchetta. Lui mi guarda confuso, inghiottendo il pezzo di carne.

«Cioè?» sorride.

«Cioè la figlia perfetta, quella che non delude mai il suo papà. Sai che c'è? Basta. Io ho finito.» mi alzo, allontanando il piatto e correndo di sopra.

Non ho ancora ben chiaro il motivo per cui abbia reagito così. Oggi mi sento strana, tutto mi sembra strano. Sarà per via dei pensieri che mi accompagnano da questa mattina o perché ogni tanto anche io ho il diritto di starmene incazzata, per motivi che non conosco.

Mi getto sul letto, schiacciando la faccia sul cuscino e sospirando. Sento aprire la porta della camera e ruoto gli occhi. «Non voglio parlare con nessuno.» pronuncio con voce soffocata, dondolando i piedi.

Sento quella persona avvicinarsi, posare qualcosa sul comodino e sedersi sul pavimento. «D'accordo, allora staremo in silenzio.»

Mi alzo di scatto, vedendo Nathan che mi sorride e che siede comodamente a terra. Ha una fissazione per i pavimenti, secondo me. «Il signor padre ha deciso di essere clemente?» faccio una smorfia.

«In realtà, è stato lui a dirmi di venire qui. Secondo lui, essendo il fratello di Maddison, posso renderti più facile la cosa.» fa spallucce. «Che succede?» mi guarda intensamente, prendendomi la mano.

Scuoto il capo, mordendo il labbro. «Non lo so, Nat. Non lo so davvero.» sussurro, guardando il pavimento.

«Ti ho portato il cibo.» indica il comodino, con un sorriso. «Nel caso volessi mangiare con me.» alzo lo sguardo, vedendo due piatti ancora pieni. Sorrido.

«Perché le fai?» domando a bassa voce, soffocando l'imbarazzo. «Perché fai tutte queste cose per me?» continuo, notando la sua espressione confusa.

Sorride di colpo, facendo spallucce. «Perché voglio farlo, tesoro. Niente di strano dietro, giuro.» alza le mani in segno di resa.

«Non penso ci sia qualcosa di strano, no. Ma non lo so, ci sono molte ragazze là fuori. Potresti passare il tempo con loro, anziché stare con una complessata come me.» dichiaro fredda, gettandomi nel letto.

«Io voglio aiutarti, Sophie.» dice serio, accarezzandomi la mano.

«In cosa?» chiedo, guardandolo. Lui chiude per un attimo gli occhi, sorridendo.

«A non fare gli stessi errori che ho fatto io alla tua età.» spiega.

«E perché non Maddison?» domando curiosa, alzandomi ancora.

«Perché lei sa le conseguenze che avrà, facendoli. Li ha vissuti con me. Tu no.» si gratta sotto l'occhio, facendo spallucce.

Annusico, mangiando un po’ di carne. «Grazie, per il cibo.» borbotto con la bocca piena. Lui sorride, mangiucchiando il suo.

«Dopo facciamo un salto da Daisy?» domanda, osservandomi.

«Forse, sì. Devo vedere se posso.» farfuglio, girando la forchetta sul piatto. Lui mi guarda accigliato, mangiando una patata.

«Hai da fare?» chiede.

«Se te lo dico prometti di non arrabbiarti?» chiudo un occhio, sorridendo colpevole.

Lui annuisce, preoccupato. «Prometto.»

«Devo… ecco, vedermi con Ryan. Oh, ma non dobbiamo fare niente di che, solo studiare latino. Lui è bravo, mi aiuterà e io gli darò una mano con la fisica e il francese.» borbotto, evitando il suo sguardo, sentendomi avvampare.

Lui si irrigidisce di colpo, annuendo con freddezza. «D'accordo.» emozioni zero. Mordo il labbro.

«Staremo pochissimo, poi se vuoi ti aspetto lì e prendiamo un frappè insieme.» lo guardo dispiaciuta, lui mi fissa in un modo molto strano e serio.

«Ho detto d'accordo, non ti preoccupare.» finge un sorriso.

Lo guardo incerta, sospirando subito dopo e chiudendo gli occhi. «Vuoi venire con me?» sussurro.

«Sì.» risponde, senza pensarci, mangiucchiando il labbro ed evitando il mio sguardo.

Annusico, ridacchiando. «Oh, d'accordo. Sicuro di non annoiarti con la fisica e roba varia?» domando incerta.

«Sicurissimo.» taglia corto.

Annuisco di nuovo. «Afferrato. Però mi fai ridere, sai? Parli tanto di primo bacio e non mi fai stare da sola con un ragazzo…» ridacchio.

Lui alza lo sguardo, serio. «Non con Ryan. Lui non mi piace.» sbuffa.

«Non piace neanche a me, in realtà. Ma devo vederlo per un po’, almeno il tempo di recuperare i voti.» sussurro. Lui mi guarda infastidito, annuendo. Ruoto gli occhi. «Oh, non guardarmi così! Non l’ho scelto io, ma la mia indole da secchiona. Poi non sono stupida, lo vedo sempre in posti affollati, come la mensa o Daisy.» sbuffo.

«Promettilo.» dice stringendo le labbra.

«Lo prometto.» rispondo sorpresa. «Ma che ti prende, oggi?» ruoto gli occhi.

Fa spallucce, facendo un mezzo sorriso nervoso. «Nulla, bambina. Mi preoccupo per te.» borbotta.

Sorrido, gettandomi di nuovo sul letto e fissando il soffitto. «Eppure mi sarebbe piaciuto.» sussurro.

Lui si appoggia la schiena sul letto, rimanendo ancora seduto sul pavimento, dandomi le spalle. «Che cosa?» chiede.

«Stare con te, da Daisy. Senza Ryan.» borbotto, facendo una smorfia. «Tutto è più bello senza Ryan.»

Lui sorride e ride allo stesso tempo, prendendomi la mano e dandogli un bacio. Mi ritraggo subito, arrossendo. Anche lui sembra stranito dal gesto, infatti si alza di scatto e sospira, evitando di guardarmi. «Vado a casa a cambiarmi, a che ora ti passo a prendere?» dice pensieroso.

«Sedici.» dico stranita. Lui annuisce, uscendo dalla stanza di colpo.

Mi metto nel letto, sospirando. Perché si è allontanato di colpo? Cosa l’ha spinto ad andare via?

Mi alzo dal letto esattamente mezz'ora prima che arrivi Nathan, mettendo un paio di Jeans e una felpa. Nulla di particolare o impegnativo. Lego i capelli in una coda, scendendo di fretta le scale e ascoltando una registrazione di Maddison, dove mi racconta in breve cosa si era detta con Denis dopo aver saputo della sua situazione. In poche parole, anche lei ha deciso di prendere le distanze, solo per fargli capire che sta sbagliando, e che lei non è d'accordo con questa sua scelta.

Sento il clacson di Nathan, così acchiappo le chiavi e saluto mio fratello, uscendo di casa. Mio padre è a lavoro, torna verso le otto di sera.
Percorro il vialetto, con lo zaino di Grifondoro in spalla. Lui mi apre lo sportello dall'interno, sorridendo.

«Senti, ma se piantassi in asso Ryan? Almeno per oggi.» mi prega, mettendo in moto.

«Non è educato, caffè!» rido, osservando il telefono e leggendo un messaggio di Maddison.

«Ti aiuto io con il latino, ero bravissimo al college.» borbotta, svoltando verso Daisy.

Sorrido senza rispondere, prendendo il telefono per via di un messaggio.

“Scusa, ma oggi non posso. Problemi a casa. Facciamo domani in mensa?” è Ryan.

“Nessun problema.” rispondo.

Poso il telefono in tasca e guardo Nathan. «Ho perso il mio prof di latino. Adesso che si fa?» ruoto gli occhi.
Lui sorride, prendendo una via a destra. «Caffè, Daisy è di là.» sbuffo.

«Infatti stiamo andando da me. Così studiamo latino.» fa spallucce.

Spalanco gli occhi, sbiancando. «M-ma tua madre e M-ad non sono in casa.» deglutisco.

«Lo so, ti verrà più facile concentrarti.» si volta e mi guarda, per poi ruotare gli occhi. «Muffin non voglio fare nulla, lo giuro. Solo studiare.» sorride teneramente.

Arriviamo a casa dopo poco, lui entra, osservando me davanti la porta. «Vuoi rimanere qui?» ride.

«Sì. Cioè, no, no. Sto entrando.» sorrido timidamente, chiudendo la porta dietro le spalle.

Mi fa cenno di sederci sul divano e lo seguo in silenzio. Lui toglie il giubbotto, rimanendo con una t-shirt bianca a maniche corte. «Allora, cosa non ti è chiaro?» chiede.

«Tutto. A partire dalle declinazioni.» sbuffo. Il latino l’ho scelto al secondo anno, non l'avessi mai fatto. Una materia difficilissima.

Prendo il libro, poggiandolo sul tavolo in vetro. Lui lo fissa, corrucciato. «Ah, però! La seconda declinazione. La prima l’hai capita, vero?» mi guarda curioso.

«Sì, quella è semplice.» sussurro.

Lui sorride. «Ecco, stammi a sentire bene perché la seconda è un po’ diversa.» spiega, dando un’occhiata al libro.

«Spero di capirla.» borbotto, facendo una smorfia.

Lui sorride teneramente e mette le mani incrociate, schiarendosi la voce. «Allora, intanto partiamo dicendo che la seconda declinazione in latino è diversa dalla prima, perché troviamo non solo i sostantivi femminili e maschili, ma anche quelli neutri, che si comportano in modo diverso. Per cominciare, devi sapere che appartengono alla declinazione i sostantivi maschili e femminili, quelli che terminano al nominativo in - us. Per i neutri, invece, è diverso. Devi ricordare che terminano in - um al singolare e in - a al plurale. Molto spesso, però, generano difficoltà. Perché si confondono con i sostantivi al maschile, essendo di poca differenza. Una cosa importante, ci sono sostantivi maschili che finiscono in - er o in - ir, come magister o puer. In genere, apparte per il vocativo e nominativo, che conserva la desinenza originale, devi sapere che si comportano come - us. Tutto chiaro, fin qui?» dice serio.

Rimango bloccata. Ragazzi, vi giuro, non l’ho fatto di proposito. Ma è così bello che mi sono persa a guardarlo e non ho capito nulla. Ho sentito quello che mi ha detto, ma non l’ho capito proprio. «Io...credo di sì...» farfuglio.

Lui mi guarda con sfida, annuendo beffardo. «Declinami Lupus.»

«Ehm… come?» dico incerta, grattandomi il capo.

Lui mi guarda sconvolto, spalancando la bocca. «Te l’ho appena spiegato, Muffin. Sul serio?» scuote il capo.

«Sì, Ma non mi hai detto come declinare.» faccio una smorfia, guardandolo male.

Lui scoppia a ridere, scuotendo la testa. «Non ha senso dirtelo. Se avessi capito ciò che ti sto dicendo da tipo dieci minuti, lo avresti già declinato senza problemi.» dice con fare ovvio.

«Non credo di aver capito, allora.» sorrido imbarazzata.

Lui ruota gli occhi, sospirando. «Singolare: lupŭs, lupī, lupō, lupŭm, lupĕ, lupō. Plurale: lupī, lupōrum, lupīs, lupī, lupīs.» sospira. «Capito?» dice pazientemente.

«No.» mordo il labbro.

Lui sbuffa. «Muffin, ci sei? Mi ascolti?» muove la mano come per farsi notare così scoppio a ridere, nervosa. Lui annuisce. «D'accordo, facciamo una pausa.» dice, andando verso la cucina e tornando subito dopo con due bicchieri colmi di succo d'arancia.

«Odio il latino.» borbotto, guardando male il libro. Lui ride dolcemente.

«Tutto sta nel riuscire a capire le declinazioni. Anche perché come farai a tradurre la versione che ti hanno assegnato?» chiede. Sorrido maliziosa. «Non ci provare, non la traduco io per te.» faccio il labbruccio, congiungendo le mani, lui ruota gli occhi. «Oh, e va bene! Ma solo per stavolta.» sorrido contenta e mi fiondo su di lui, baciandolo a caso sul viso. Lui chiude un occhio, cercando di sfuggirmi, ma proprio in quel preciso istante, le mie labbra vanno a finire all'angolo delle sue.

Mi sposto, di fretta, schiarendomi la voce. «Non volevo, non l’ho fatto apposta…» borbotto, prendendo il succo d'arancia e bevendolo in un sorso. Lui mi fissa, senza battere ciglio, poi sorride e mi appoggia una mano sulla spalla.

«Può succedere, Muffin. È… è tutto okay, credo. Vado un secondo in bagno.» farfuglia confuso, alzandosi e salendo di sopra.

Prendo il libro aperto e me lo sbatto in testa, imprecando contro me stessa. «Sei una stupida, Sophie Cooper, una stupida.» dico a denti stretti, scuotendo il capo e sentendo le guance avvampare.

Lo sento arrivare dopo circa cinque minuti. Io ho già iniziato a tradurre la versione, per quel poco che avessi capito. Mordicchio la penna, concentrata, mentro lo vedo sedersi al mio fianco, osservandomi interessato. Dà un’occhiata al primo rigo della versione, guardando poi la mia. «Muffin, quello è vocativo, non Ablativo. Quindi metti “Oh, Cesare! Che Roma governavi, eccetera, eccetera.» dice muovendo la mano in modo strano.

Annuisco e cancello il rigo, sospirando. «Mi sta scoppiando il cervello.» mordicchio l’interno della mia guancia, nervosa. «Chi se ne frega di cosa faceva Cesare!» sbuffo.

Lui sorride teneramente, togliendomi la penna dalle mani e poggiandola sul tavolo. «Rilassati, pensa e rifletti, vedrai che ti verrà tutto chiaro. E poi, devo fartela io.» dice appoggiandosi sulla mia spalla e guardandomi, alzando gli occhi.

Mi irrigidisco, rimanendo ferma. «Ehm, se mi dici di rilassarmi potrei anche… addormentarmi.» sussurro, con voce strana.

«E io ti lascerei dormire, finirei la tua traduzione e poi ti guarderei. Mentre dormi, mentre tieni lontano per qualche minuto questo mondo bastardo da te.» sorride teneramente.

«Ah, ehm… io non…» farfuglio, senza continuare la frase. Lui continua a stare appoggiato al mio braccio, mangiucchiando un'unghia. «Perché hai il viso gelato?» chiedo, appoggiandogli una mano in guancia e ritraendola subito dopo essermi accorta del gesto.

«Ho dato una rinfrescata alla faccia.» sospira, chiudendo gli occhi.

Annuisco, senza rispondere, e mi appoggio allo schienale del divano. Lui tira fuori il telefono, sdraiandosi sulle mie gambe. Mi sorride, osservandomi dal basso. «Facciamo una foto insieme!» esclama, alzandosi di colpo.

Mi avvicino un po’, sorridendo. Lui scuote la testa, indicandomi la guancia. Sospiro e gli dò un bacio, mentre lui scatta. Mi sposto lentamente, in nostri visi sono vicini. Lo sento respirare in modo profondo, guardandomi tutto il viso. Poi, sorride e si appoggia di nuovo alle mie gambe, andando su Instagram. Io chiudo gli occhi per due secondi, accarezzando (senza rendermi conto), i capelli di Nathan. Infilando la mano fra quelle onde scure. Mi fermo di colpo, ritraendo la mano.

«Ehi! Mi stavo rilassando.» fa una smorfia, sorrido e glielo faccio di nuovo, notando che chiude gli occhi e sospira.

Alla fine, dopo aver tradotto la versione, Nathan si è addormentato con la testa sulle mie gambe. Me ne sono accorta grazie al suo respiro che è diventato più profondo di colpo ed al fatto che, una volta tolta la mano, non mi ha più chiesto di accarezzargli i capelli. In questo preciso istante, sono con il cellulare in mano, annoiata, a girare a caso sui social.

Nathan mormora qualcosa nel sonno, facendomi ridacchiare. Vorrei alzarmi, devo andare in bagno, ma sono rimasta bloccata qui. Sono sicura che tra poco la gamba mi va in cancrena.

Trasalisco di colpo, sentendo la porta d'ingresso aprirsi. La voce di Mary e Maddison, risuona per il piccolo corridoio, fin quando non le vedo spuntare in salotto. La bionda ci osserva curiosi, mentre la madre sembra solo vedere suo figlio che dorme beato.

«Povero Angelo, stanotte è rientrato a casa alle sette. Ci credo sia stanco.» dice posando le buste della spesa e accarezzando il figlio sul viso. Nathan fa una smorfia, spostandosi leggermente di poco.

Osservo il ragazzo, corrucciata, mentre noto che Maddison sta già camminando per tutta la stanza. «Mamma, io spero che tu stia scherzando. Tuo figlio torna a casa alle sette e non gli chiedi nemmeno dove diavolo è stato per tutta la notte?» domanda nervosa.

Mary si blocca, guardando la figlia con disappunto. «Ha ventidue anni, non posso controllarlo ogni santa volta. Mi fido di Nathan, tesoro. So che non mi deluderà.» sorride appena, guardandolo.

La bionda fa una risata sarcastica, scuotendo il capo. «Certo, com'è che hai detto l’ultima volta? Così, vero? Che ti fidavi. Devo ricordarti di come si è ridotto tuo figlio poco dopo? Vuoi che ti faccia il disegnino?» sputa acida.

«Non credo che lui sia quello di prima, okay? Lo vedo cambiato, Maddison. Ma se non siamo noi a fidarci di lui, non lo aiuteremo.» sussurra la madre, sospirando.

«Io mi fido, mamma. Ma non voglio rivivere ciò che ho vissuto poco prima che partisse per il college. Sai quanto possa essere difficile per lui rimettere piede a Ronwood.» borbotta preoccupata, guardandolo. «Non voglio rischiare di perdere di nuovo mio fratello, okay?»

Spalanco gli occhi, schiarendomi la voce. Sposto leggermente Nathan, alzandomi e facendo cenno alla ragazza di andare di sopra con me. Maddison prima mi guarda strana, poi mi raggiunge, entrando in camera e chiudendo la porta.

«È successo qualcosa?» chiede.

Sospiro e mi siedo sul letto, passandomi una mano in faccia. «Mad, quando ho dormito da te, sabato, sono uscita di notte con Nathan.» spiego, seria.

Lei alza un sopracciglio, facendo poi una smorfia strana. «Hai notato qualcosa di ambiguo?» domanda, accendendo una sigaretta e aprendo la finestra.

«No, siamo stati al bowling, da Daisy e poi a vedere l’alba.» sussurro seria. «Cioè, quello che sto cercando di dirti è che io e Nathan siamo più amici di quanto possa sembrare.»

«Ginger, se ti piace mio fratello è tutto okay. Anzi, saresti la cognata perfetta per me.» dice di fretta, pensierosa.

Spalanco gli occhi, scuotendo la testa freneticamente. «No, cioè, quello che voglio dirti in sostanza è che Nathan è stato da me, ieri notte.»

Lei si volta, sorridendo enormemente, come se avessi detto qualcosa di meraviglioso. «Quindi è stato tutta la notte da te? Sul serio?» esclama entusiasta.

«Mad…» sussurro.

Lei diventa seria di colpo, sussultando. «Come ho fatto a non fidarmi di lui? Oh, Nathan, mi dispiace tanto…» dice mordendo il labbro.

«Maddison.» ripeto, alzando leggermente la voce per farmi sentire.

«Dimmi, tesoro.» sorride.

Chiudo gli occhi, sospirando «È stato con me fino alle tre, Mad. Io non ho idea su cosa abbia fatto le quattro ore dopo. Non l’ho più visto.» dico seria. Lei mi guarda per un attimo, sconvolta, sedendosi di nuovo sul letto, scuotendo la testa freneticamente.

«No…» dice, continuando a scuotere il capo.

Le accarezzo i capelli, appoggiandomi alla sua spalla. «Non voglio chiederti cosa abbia fatto Nathan prima di andare in Canada. Ma se posso fare qualcosa io… beh, sì, insomma… dimmi pure.» sussurro.

Lei asciuga una lacrima, tirando su con il naso. «Spero solo che io stia pensando male. Andiamo da Daisy, ho bisogno di distrarmi.» scatta in piedi, asciugando gli occhi.

«D'accordo.» sospiro.

Daisy è meno affollato del solito, oggi. Scorgo con lo sguardo la testa rosa di Max e sorrido avviandomi verso il suo tavolo. Con lui, ci sono Vicky e Cassie, due cheerleaders e Chud e Addison, due giocatori di football. È una cosa molto strana, vederli seduti lì con lui.

Mi avvicino, mentre noto il ragazzo tremendamente a disagio in mezzo a quella gente. Lo tiro dal braccio, Maddison ha già preso posto e lanciato le sue occhiate velenose verso Addison, che sembra essere trasalito alla sua vista.

«Domanda: perché sono nel nostro tavolo?» indico i ragazzi di spalle, mettendomi poi a braccia conserte, in attesa di una spiegazione.

«Che ne so, tesoro. Sono venuti e mi hanno trovato qui da solo che vi aspettavo e hanno insistito per prendere posto con me.» ruota gli occhi, guardandosi intorno. «Senti, possiamo sopportarli, okay?» sbuffa.

«Sì, certo.» borbotto, tornando a sedermi al centro fra Max e Maddison. «Ciao, ragazzi.» sussurro.

Addison e Chud muovono il capo, mentre Cassie, mi guarda con aria beffarda. «Tesoro! Vorrei chiederti una cosa. Chi era il ragazzo che ieri stava alla festa con te? Sembra un tipetto interessante.» sorride falsamente.

Apro la bocca per rispondere, ma vengo preceduta da Maddison che sembra un fuoco. «È mio fratello, stupida gallina senza cervello. E vedi di starne alla larga o ti gonfio quel nasino del cazzo a suon di pugni.» dichiara scocciata.

Lei fa una smorfia indecifrabile e sorseggia il suo frappè con nonchalance. Max alza lo sguardo di colpo, spalancando la bocca e dandomi un pizzicotto sul gomito.

Lo guardo male, sbuffando. «Sei scemo? Mi hai fatto male! Ma cosa stai…» mi volto e rimango paralizzata. Nathan sta entrando, ridendo per qualcosa. Ha un cappellino di lana grigio sulla testa, che lascia scendere il ciuffo sulla fronte. Si è cambiato. Adesso ha un giubbotto di pelle nero, dei pantaloni con le bretelle abbassate, strappati, e una felpa grigia. Accanto a lui, un ragazzo alto, biondo e con degli occhi azzurri che ti lasciano mozzafiato. Vestito con camicia sbottonata e jeans scuri, semplici.

«Stai sbavando per il moro o per il biondo?» dice Max sorpreso, continuando a fissarli.

Rimango bloccata, scuotendo poi la testa. «Credo… per entrambi.» borbotto.

Max sorride beffardo, schiarendosi la gola e mettendosi le mani ai lati delle labbra, prendendo respiro. «Ehi! Perché non ci presenti il tuo amico?» urla. Nathan si volta di scatto, sorridendo non appena vede Max.

«Ehilà! Il mio gay preferito! Come stai, amico?» gli da un pacca sulla spalla, sorridendo enormemente. Maddison si volta verso il biondo, spalancando la bocca.

«J!» esclama, fiondandosi tra le sue braccia. La guardiamo straniti, meno che Max, che sembra indignato per qualcosa.

«Ah, ehm… lui è Jared, il mio migliore amico.» Nathan si schiarisce la voce. Il biondo si presenta, con un sorriso.

«Sophie, finalmente ti conosco. Quando ero in Canada, Maddy non faceva che parlare di te.» dice gentilmente. Vedo Maddison preoccupata, ma non proferisce parola. I due ragazzi prendono posto sulla nostra panchina, Nathan osserva i quattro nuovi arrivati con un sopracciglio alzato.

«Voi siete?» chiede, mangiando una patatina. Noto Jason che si avvicina di scatto, sorridendo.

«Niente muffin oggi, Weasley?» sussurra, pulendo il tavolo.

«No, Jas, oggi mi andava il salato.» dico mangiucchiando una patatina fritta. Lui annuisce.

«In ogni caso, te ne ho messi due parte. Poi te li porti a casa. Offro io.» fa l’occhiolino, andando poi in un'altro tavolo. Nathan fa una smorfia strana, avvicinandosi ancora di più a me.

«Prima che venissi interrotta da Jason, stavo dicendo che io sono Cassie, capitana delle cheerleader, profondamente innamorata del tuo bel visino.» risponde la mora beffarda, prendendo la ciliegina da sopra il frappè e mettendola in bocca con fare provocatorio.

«Ma se non mi conosci neanche.» dice il ragazzo alzando un sopracciglio, guardandola confuso.

«Ti ho visto alla festa, ieri sera. Devo dire che sei un tipetto interessante e davvero figo.» dice mordendosi il labbro.

«Adesso l’ammazzo.» sussurra Maddison stringendo i pugni da sotto il tavolo. Guardo la mora con disappunto e mangio le patatine in tutta tranquillità, anche se vorrei affogarle il viso dentro quel frappè.

«Ehm… grazie, Cassie. Ma almeno sai il mio nome?» chiede sconvolto, lanciandomi un’occhiata.

«Nathan Coleman. Da ieri non si fa che parlare di te, tra le ragazze. È un peccato che tu non frequenti il nostro liceo, lo sai?» appoggia il gomito sul tavolo, reggendosi il viso.

«Adesso l’ammazzo.» ripete Maddison, per almeno altre cinque volte di seguito.

«Ah, sono oggetto di discussione fra le ragazzine in piena crisi ormonale? Ho ventidue anni, Cassie, forse sarebbe meglio puntare su un tuo compagno di scuola.» pronuncia il moro, ruotando gli occhi.

Lei ridacchia, mentre Jared scoppia a ridere. «Tesoro, i ragazzini della mia età non sanno nulla di come rendere felice una ragazza. In tutti in sensi. Sono sicura che uscendo con te potrei trovare il paradiso. Domani ho casa libera, i miei non ci sono.» sussurra con fare provocatorio, toccando la mano di Nathan.

Spalanco gli occhi, facendo una smorfia schifata. Max trattiene una risata, mentre Nathan sembra scioccato. Prima che il moro potesse ribattere, Maddison si alza di poco, sporgendosi e gesticolando come una pazza. «Ti ammazzo!» borbotta, prendendola per i capelli. Cassie comincia ad urlare, Nathan cerca di staccare la sorella, mentre il resto dei presenti ride. «Non toccare, non pensare, non guardare e non fare nulla che possa collegarti a mio fratello! Brutta troia insaziabile!» urla.

Io mi ritrovo in mezzo tra Maddison che le sta dando a Cassie e Nathan che cerca di toglierla. Che vita interessante, eh?

Sguscio via da sotto il tavolo, riemergendo poco dopo e mettendomi in piedi. «Strappale tutti i capelli, Maddy!» esclamo. Nathan si volta, sconvolto.

«Cosa? Dovresti aiutarmi, Muffin!» esclama spalancando la bocca.

Scuoto il capo, divertita. «È la cosa più bella che abbia mai visto.» rido, osservando la scena con le braccia conserte.

Nathan sospira, guardando adirato verso la sorella. «Maddison Elizabeth Coleman, ho detto basta! Siediti!» la rimprovera, facendo sobbalzare la bionda. Lei lo guarda indifferente, per poi guardare Cassie soddisfatta.

Si siede, prendendo respiro. «Finiscila, Sophie. Sai cosa fare.» dice seria. Nathan si volta, facendo cadere letteralmente Jared sul pavimento, alzandosi per raggiungermi. Il biondo lo guarda malissimo e si rimette in piedi, imprecando.

Prendo il frappè della mora, con aria beffarda, lui scuote la testa freneticamente, avvicinandosi con cautela. «Sophie, no.» dice autoritario, facendo qualche passo verso di me. «Sophie, ferma.» ripete, con calma. Lo guardo con un sorriso da bastarda e inclino il bicchiere della mora. Lui osserva la bevanda al cioccolato scendere lentamente verso i suoi capelli, trattenendo il respiro. Poi, dopo circa due secondi, eccola bagnata in tutti i capelli e il viso. «Come non detto. Fanculo.» borbotta, sbuffando.

Cassie si alza, stringendo i pugni. «Me la pagherete, brutte bastarde!» dice minacciosa.

«Oh, d'accordo. Quando hai fatto avvisaci, ti raccomando. Ti aspettiamo a braccia aperte.» dico con cattiveria. «Adesso evapora. Sono talmente gentile che il frappè te lo offro io.» dico indicando la porta.

Lei mi guarda infervorata, prendendo poi per mano Vicky che sta cercando di non ridere. «Andiamo via! Mi hanno già umiliata abbastanza!» strilla, girando i tacchi e andandosene.

Nathan mi guarda ancora sconvolto, poi scoppia a ridere. «Siete state fantastiche, ma non fatelo più.» dice scuotendo il capo e sedendosi di nuovo. Jared mi dà il cinque, Max ride, Maddison è soddisfatta. Chud e Addison, invece, sembrano trovarsi nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Prendo uno straccio per pulire la panchina, visto che il danno l’ho fatto io e non voglio che Jason pulisca per me. Poi, mi siedo vicino ai due giocatori di football.

«Qualcuno doveva metterla a tacere, no?» faccio spallucce, prendendo una patatina fritta e mangiandola con nonchalance.

Nathan annuisce, guardando con una smorfia Chud che sembra essersi svegliato di colpo. «Allora, ehm, Sophie… sai già con chi andare al ballo?» chiede il giocatore di football con aria beffarda.

«No, perché?» chiedo, alzando un sopracciglio.

«Non vorrai mica andare da sola.» mi accarezza la spalla, mi scanso. Nathan sospira, guardandolo male.

«Vado con Maddison.» dico fulminandolo con lo sguardo.

«Oh, una coppia lesbo. Adoro.» proferisce Max con nonchalance.

«In realtà abbiamo deciso che a meno che, non sia uno con i capelli rossi che porta il nome di Rupert Grint ad invitarmi…» lascio la frase in sospeso per far continuare Maddison.

«O uno con i capelli biondi che porta il nome di Tom Felton ad invitare me…» continua.

«Andiamo insieme.» diciamo in coro.

Max ride. «Io mi sono lasciato con Kay, dovrò trovare un compagno. In ogni caso, mi aggrego a voi due.» sorride. Guardo Addison che sta guardando Mad con aria assorta. Quei due non li capisco proprio, perché non la invita se proprio ci tiene?

«Come mai ti sei lasciato con Kay?» chiede Nathan, senza togliere però lo sguardo da Chud che mi sta fissando in modo strano. Mi sento a disagio, aiuto.

«Era troppo opprimente, per i miei gusti. Voleva pure che togliessi il rosa! Ma è iconico, per me. Non cambio mica il mio colore di capelli!» esclama.

Nathan annuisce, facendo una lieve risata. «Sei unico e solo, Max.» scuote la testa, poi si volta a guardare di nuovo Chud.

Il biondo si avvicina a me, circondandomi le spalle con le sue braccia. «Possiamo andare insieme, al ballo. Io e te.» dice beffardo.

Spalanco gli occhi. Non mi aspettavo che Chud potesse provare una sorta di interesse per me, anche se so che il suo scopo è solo uno. Ragion per cui, dirò di no. Ma prima che abbia il piacere di rifiutare, vedo Nathan scattare in piedi di colpo.

«Andiamocene, ragazzi.» dice nervoso, prendendomi per mano.

Maddison, Max e Jared, si alzano senza dire nulla. Nathan mi porta fuori, prendendo respiro una volta uscito.

«Ho dimenticato di pagare. Aspettate qui. Offro io per tutti e prendo i tuoi muffin.» borbotta, rientrando.

Maddison si avvicina a me. «Hai visto come ha reagito?» sussurra.

«In che senso?» chiedo confusa. Lei ruota gli occhi, sbuffando.

«Lascia stare, poi ti spiego.» dice esasperata, raggiungendo Max e Jared nella macchina di Nathan.

Il moro esce di nuovo, reggendo il sacchetto contenente i miei muffin. Mi fa cenno di camminare e si mette la mano libera in tasca. «Maddison mi ha detto che al ballo si può portare anche una persona che non frequenta il liceo.» dice serio.

«Ah, sì. Per lo Spring Prom hanno messo questa regola. Visto che festeggiamo l'inizio della primavera e non qualcosa ricorrente alla scuola.» spiego, camminando lentamente per sincronizzare il passo con lui.

«Allora ci porterai me e non accetto un no come risposta.» fa l’occhiolino, raggiungendo la macchina.

Mi fermo, pensando a quello che mi ha detto e arrossendo di colpo. Non sono mai andata al ballo con un ragazzo, di solito ci sono sempre andata con Maddison o Denis. È una cosa strana e mi sento, come sempre, a disagio. Andare al ballo con lui, sarebbe bellissimo, magari è una di quelle volte in cui posso avere davvero la sensazione di vivere un vero ballo scolastico.

Raggiungo la macchina, sorridendo. Prima non volevo che il ballo arrivasse così presto, adesso lo sto aspettando con ansia. Sarà la mia serata.

-Spazio Autrice

Okay, di cose ne sono successe tante! Ma credetemi, il prossimo capitolo è ancora peggio! Secondo voi Nathan è geloso o è solo idiota? E soprattutto, cosa nasconde di così importante al punto di far reagire la sorella in quel modo? Per me entrambe le cose, ma lo amiamo così com'è. In ogni caso, ci vediamo mercoledì prossimo, sempre alle quindici. Come spiegato nella bacheca, oggi ho anticipato per vari motivi.

A presto! ❤️

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