Capitolo 8:Viaggio di ritorno
Passarono l'intero pomeriggio in albergo.
«É ora di tornare a Wilmington»esclamò Beth circa alle sette di sera.
«Rimaniamo ancora un po'. Vorrei stare un po' con te»protestò Gabe.
Beth fu irremovibile.«Nein. Das pfeife zu tun*. Altrimenti dovrei guidare per tutta la notte. E non ne avrei molta voglia, sai?»
Certo che si vedeva lontano un kilometro che aveva sangue tedesco nelle vene. Aveva una grande abilità di farsi ubbidire dalla gente. Per questo Gabe annuì, e cominciò a preparare la sua valigia.
Fu questione di pochi minuti, e si ritrovarono a lasciare la città.
Raggiunsero National Park dove c'era l'attracco dei traghetti per Liberty Island, dove era situata la Statua della Libertà, e quelli per raggiungere Jersey City dove poi avrebbero imbucato l'autostrada che li avrebbe riportati a casa.
Il viaggio per mare fu breve, meno di dieci minuti.
Percorsero Jersey City abbastanza velocemente. In meno di un'ora e mezza, si trovarono in autostrada.
Gabe sbuffò.
«Quando arriviamo? Wilmington sembra lontana anni luce».
Anni luce. Gli piaceva come espressione.
Beth sospirò.«Ora capisci perché ho deciso di partire così presto? Almeno così arriveremo a un'ora decente».
Gabe fissò fuori dal finestrino. Non si vedeva più un accidente, solo i fari delle auto che sfrecciavano al loro fianco.
«E se ci teletrasportassimo come all'andata?»
Beth scrollò le spalle.«Puoi farlo. L'importante è che non ci fai comparire in fondo alla Falda di Sant'Andrea».
Gabe arricciò il naso.«Grazie per la tua scarsa fiducia».
Sentì Beth ridacchiare al suo fianco, ma non si lasciò sconcentrare, e chiuse gli occhi.
"Wilmington. Wilmington. Wilmington" ripetè nella sua mente a mo' di litania.
Sentì il ronzio che ormai sapeva riconoscere, segno che i suoi poteri stavano funzionando.
Quando aprì gli occhi si ritrovò a osservare un paesaggio sconosciuto.
Erano davvero tornati a Wilmington?
«Dove siamo?»domandò spaesato.
Beth si sporse per un attimo dal finestrino, per leggere un cartello stradale poco più avanti. Per fortuna non c'era nessuno nell'altra cordia e fu un vero miracolo che non perse il controllo della vettura. Durante quel momento Gabe trattenne il fiato. Certo erano già entrambi morti ma non aveva la più pallida idea di come avrebbe reagito i loro corpi se coinvolti in un incidente.
«Wilmington»dichiarò riprendendo il suo posto alla guida.
Gabe riprese a respirare normalmente saggiando bene la parola pronunciata dalla ragazza.
Sul serio erano arrivati a destinazione senza problemi? Quasi non vi credeva.
Se la ricordava un po' diversa. Forse erano comparsi in una zona della città che non conosceva. In fondo non aveva avuto il tempo e la voglia di visitarla tutta.
«Ma non la città giusta»aggiunse Beth, la lasciando l'Angelo di sasso. Addio sogni di gloria, benvenuta realtà.
«Cosa?» domandò perplesso.
Quante Wilmington esistevano?
«Sfortunatamente ce n'è uno a pochi kilometri da Filadelfia».
Quindi erano un po' più a nord rispetto la loro meta.
«Ah. Quindi ci siamo teletrasportati in quello sbagliato?»
"Bel colpo Gabriele" pensò amareggiato il ragazzo.
«Ci hai teletrasportato nel luogo sbagliato»lo corresse Beth, ritornando a fissare la strada. «Hai calcolato male la distanza»disse con un sorriso dolce, cercando di tirargli su il morale in un modo o nell'altro.
Perfetto. Allora non era poi così impossibile ritrovarsi dentro un vulcano o in mezzo all'oceano dopo aver utilizzato i suoi nuovi poteri.
«Quanto manca?»
«Mmm…facendo bene i calcoli ci vorrà quasi tutta la notte».
Gabe strabuzzò gli occhi.
«Stai scherzando?»
«Assolutamente no».
Dal suo tono dedusse che quella era l'amara verità. Poggiò la testa sul cuscinetto del sedile, e chiuse gli occhi. Certo che come Angelo dai poteri strambi valeva meno di una cicca.
Se fosse stata Beth l'Angelo li avrebbe senz'altro teletrasportati in un batter di ciglia nel luogo giusto.
Peccato che non era così.
La fissò di sottecchi. Sembrava concentrata nella guida, le mani strette sul volante e l'espressione vigile e concentrata.
Sentì il senso di colpa attagliargli le viscere.
Non poteva ronfare allegramente mentre lei si faceva in quattro a rimanere sveglia ed evitare di coinvorgerli in un incidente.
«Raccontami dell'Inferno»se ne uscí all'improvviso.
Beth alla guida ridacchiò.«Non lo vuoi sapere sul serio Gabe».
Gabriele alzò gli occhi al cielo.«Senti, non voglio dormire. Non con te che guiderai per tutta la notte. Per cui mi sembrava un'ottima idea stare sveglio sapendo qualcosa in più sulla tua relatà, non credi?»
Sentì un sospiro da parte della ragazza, e percepí tutta la sua indecisione.
«Bé, se mi vuoi sentire ronfare per tutto il viaggio fai pure. La mia era solo un'idea»aggiunse. Sapeva che era retorico, e che Beth gli avrebbe senz'altro risposto…
«E sia Angioletto ricattatore»acconsentì Beth.
"Bingo"pensò Gabe. Da quel che sapeva di lei, non gli avrebbe mai risposto negativamente. Aveva fatto leva sul suo bisogno di confrontarsi con lui. Sentiva che in parte volesse coinvorgerlo nella sua esistenza, e con quelle parole le aveva dato questa possibilità.
Beth assunse un cipiglio didattico.«Non so se lo sai, ma la struttura dell'Inferno non è così diversa da quella dantesca. È diviso in cerchi: il Limbo, il girone dei Lussuriosi, dei Golosi, degli Avari e Prodighi, degli Iracondi e Accidiosi, degli Eretici, dei Violenti, dei Fraudolenti chiamato anche Malebolge e per finire dei Traditori».
Fece una pausa.«Ognuno è governato da un Originario: Asmodeus, Baal, Moloch, Samael, Akibeel, Azazel, io, Dagon e per finire i traditori sono sotto il diretto controllo di Luci. Ad aiutarci a controllare le anime dannate abbiamo una schiera di Demoni Comuni».
«Come Jake?»la interruppe Gabe.
Beth annuì.
«Come ha fatto a diventare un Demone?»domandò curioso lui, pur immaginandoselo.
«Jake è precipitato nel mio girone quando ancora era sotto il controllo di Belial. Se deco essere sincera è parecchio confusa la dinamica dei fatti. Me l'ha raccontata a grandi linee Azazel. Fatto sta che Jake è riuscito a eludere la guardia di un Demone e l'ha attaccato. Az mi ha anche raccontato che urlava cose senza senso, del tipo:"devo tornare da lei", insomma cose così, senza un filo logico. Il Demone guardiano ha provato a fermarlo e Jake l'ha ucciso. Sfortunatamente è entrato in contatto con il sangue demoniaco che l'ha trasformato in quello che è tutt'ora».
Gabe rimase in silenzio. Non si aspettava altro da uno come Jake.
Ma più che la storia, gli era seccato un po' come aveva pronunciato il nome Azazel o Az cone l'aveva nominato lei.
«E chi è Azazel?»gli scappò involontariamente.
Beth ci mise un po' a rispondere. «È un…amico»minimizzò infine.
«Non pensavo che i Demoni avessero degli amici».
«Diciamo che io e Azazel abbiamo molto in comune»liquidò il discorso Beth.
"In comune quanto?" si ritrovò a pensare Gabe, osservando il profilo di Beth accarezzato dalla luce lunare, trasformando i suoi capelli biondi in una sorta d'aureola. No. Se aveva qualcosa in comune con quel Demone, adesso era scomparsa. Doveva essere scomparsa.
Beth ruppe il silenzio che era sceso gravoso tra i due.
«Le anime vengono prelevate da Demoni che credo conoscerai, le Succubus».
Gabe annuì. Non le aveva mai viste, ma suo fratello e Raphael gli parlavano spesso di loro.
«Infine vengono divise in base alla loro colpa. Il compito spetta a Minosse che attorciglia attorno all'anima, corporea nell'Inferno per sentire meglio le punizioni a loro inflitte, la sua coda tanto quanto dovrà scendere di cerchio quest'ultima»continuò.
«Deve esserci molta confusione. Insomma con tutta la gente che è morta non dev'essere facile anche controllarle»commentò Gabe.
Beth scosse la testa.«Non è così Gabe. Le anime presenti o sono appena arrivate e cominciano a scontare la loro condanna, o sono coloro che hanno capito il loro sbaglio e che sono pronti ad essere giudicati il giorno del Giudizio Universale». Fece una pausa. «Chi invece continua a credere di essere stato nel giusto, finisce nella Fossa».
«La Fossa?»domandò Gabe confuso.
«Si trova tra il Settimo e l'Ottavo cerchio. È un'immensa voragine, sul cui fondo brucia il Fuoco Infernale, quello che noi Demoni Superiori sappiamo evocare. Le anime vengono private della coscienzà di sè e della volontà trasformandosi in Senz'Anima, e spinte solo dagli ordini dei Demoni lì guardiani vengono costrette a scendere la ripida scalinata a chiocciola. Giunti in fondo vengono gettate nelle fiamme. Nessuno sa cosa veramente accade a quelle anime. E in più, è lì che Luci manda i Demoni che vengono uccisi dagli Angeli».
Gabe trattenne il fiato. Davvero l'Inferno era colpevole di simili cose?
Beth si morse il labbro.«Non avrei dovuto raccontarti queste cose Gabe. Ti vedo turbato».
«Non è come credi. Sto benone».
"Bugiardo"gli disse una vocina interiore.
«A volte mi dimentico che tu sei un Angelo, e che per te alcuni aspetti di noi Demoni di sono insoliti o tremendi».
«Tu non sei come loro»si lasciò scappare Gabe.
Beth distolse lo sguardo per un momento dalla strada.
«Sei la ragazza che amo»aggiunse l'Angelo sempre più convinto. Perchè davvero credeva a tali parole.
Lei sorrise timidamente riportando la sua attenzione sul setacciato.
«Adesso tocca a te Gabe. Parlami del Paradiso».
«Non è complicato come l'Inferno, ad essere sincero. È diviso in cerchi posti attorno alla Terra, eppure lontani come se fossero un universo a sé stante parallelo ad essa, e sono amministrati a loro volta dagli Arcangeli: Raphael il secondo cielo, Uriel il terzo, Michael mio fratello il quarto, il quinto da Raziel, il sesto da Takiel, il settimo da Cassiel».
«E il primo?»
«In teoria dovrebbe essere in mano a un certo Arcangelo con il mio stesso nome. Ma quando lui è morto nessuno ha preso il suo posto».
«E come è morto?»
«Chi?»
«Gabriele, l'Arcangelo intendo».
«Credo ucciso da un Demone»rispose dubbioso.«Ma non saprei dirti quale»aggiunse.
Beth rimase in silenzio.
«Non sono mai stati sfiorati dall'idea che potresti essere tu il suo successore?»
«Non è così. Ci hanno pensato»mormorò.«Hanno creduto fortemente che potessi essere io. Insomma io sono morto nel suo stesso istante, erano sicuri che fossi io colui che doveva prendere il suo posto».
«Poi che è successo?»
Sospirò.«Non manifestai i poteri di un Arcangelo»confessò.
Non se la sentí di rivelarle che lo avevano sottoposto al Fuoco Celeete, nè che aveva rischiato di perdere la mano destra per tale procedura se non fosse intervenuto Raphael. Anche il Paradiso aveva le sue ombre e le sue ingiustizie. Questa per lui era una delle tante.
«E quali sarebbero? Personalmente nei rari casi in cui ho combattuto contro di loro, usavano solo le loro armi angeliche impregnate di Fuoco Celeste».
«Capacità di teletrasporto, telepatia, capacità illusorie, in comune con voi Originari e altri poteri secondari. E in più sono a contatto diretto con il Fuoco Celeste. Se quest'ultimo, malauguratamente, dovesse spegnersi i loro poteri scomparirebbero e il Paradiso potrebbe trovarsi vulnerabile a qualsiasi attacco».
Beth annuì.«Ho sentito che gli Arcangeli ne sono i Custodi».
«Esatto. Ma non solo. Il Fuoco Celeste è l'essenza stessa del Paradiso. E se si dovesse spegnere sarebbe la fine di tutto»disse Gabe scuro in volto.
«Non potrebbero ricrearlo?»
Gabe scosse la testa.«Anni fa, questo mi ha raccontato Uriel, esisteva un Arcangelo in grado di creare il Fuoco Celeste. Ma malauguratamente durante la prima Apocalisse, quella in cui Lucifero e i suoi compagni sono tutti esiliati dal Paradiso, morì. Credo per mano di Dagon».
Beth rimase di nuovo in silenzio. Qualcosa in quella storia le sembrava famigliare, ma non sapeva esattamente cosa. Preferí tenere per sè i suoi dubbi per non far preoccupare di piú l'Angelo.
«Luci intende riappropriarsi del Paradiso prima o poi. È una sorta di ossessione per lui»si lasciò scappare invece.
Gabe la fissò stralunato.«Cosa?»
Beth annuì.«Già. Ma non ha ancora riacquistato al massimo i suoi poteri. Ci vorrà ancora un bel po' credo. Per cui, state attenti a qualsiasi mossa facciano i miei simili». Non sapeva perché accidenti l'avesse detto, ma le era sembrato la cosa giusta da fare.
Gabe la fissò per un attimo in silenzio.
Se era vero ciò che diceva, allora erano veramente nei guai.
Rimasero per un po' in silenzio, persi nei loro pensieri. Gabe continuó a rimuginare sulle parole pronunciate da Beth.
Se erano veritiere il Paradiso era in pericolo. Doveva avvisare Michael di questo fatto. Ma come farlo senza nominare Beth? Non voleva metterla in pericolo per una cosa che si sarebbe potuta concretizzare a conti fatti anche dopo un secolo.
"Magari se ci fossero movimenti sospetti da parte del nemico che possono metterci in allarme glielo riferiró" concluse infine.
E pensando al Paradiso gli ritornó in mente un ricordo di dieci anni prima, lo stesso che gli aveva fatto compagnia la notte prima.
«Senti Beth, posso...farti una domanda?»
Beth lo fissò un po' preoccupata, visto il tono serio del ragazzo.
«Ma certo. Puoi chiedermi qualsiasi cosa».
La sincerità delle sue parole lo fece vacillare per un istante, ma la curiosità era troppa.
«Dieci anni fa Raphael si scontrò con un Originario...»cominciò lui senza però sapere come continuare.
«E vorresti sapere chi era, non è vero?»
Gabe annuì.
«Il fatto è che prima che accadesse lo avevo sognato, solo che all'inizio non mi avevano creduto. E dopo essere siccesso nessuno mi ha mai rivelato l'identità di quel Demone».
Beth accostò sul ciglio della carreggiata senza però spegnere il motore e si voltò verso di lui. Aveva un'epsressione di puro senso di colpa.
«Quel Demone Gabe ero io»dichiarò lasciando il ragazzo raggelato.
«Ero in missione. Il mio compito era giudare un gruppo dei miei che aveva il compito di infiltrarsi tra le linee degli umani e indurli al peccato, cosicchè dopo la loro morte le loro anime ci appartenessero. Era un compito semplice, finchè non è arrivato Raphael. Avere come rivlae un Arcangelo non è roba da poco, così mi sono avvicinata a lui e l'ho ingannato. Per colpa mia ho sporcato le sue mani di sangue di centinaia d'innocenti».
«Che cos'hai fatto?»
«Gabe se te lo dirò mi odierai».
«Non accadrà. Ma devo sapere la verità».
Beth tirò su cin il naso e continuò:«Mi sono fatta aiutare a nascondere una bomba sotto l'ospedale che era la base di Raphael».
Ecco spiegato il conto alla rovescia e l'esplosione distruttiva.
«Perchè Beth?»
«A quel tempo non m'importava nulla anzi. Mi beavo delle morti di innocenti e sai ho avuto un'intima soddisfazione nell'essere riuscita a ingannare un Arcangelo. Ma adesso è diverso. Non sarei più in grado di fare una cosa simile». Gli prese una mano e l'avvolse tra le proprie.«Tu mi hai cambiata in meglio Gabe. Mi hai fatto ritrovare la mia umanità».
A quelle parole Gabe sentì salire una sorta di commozione. Si sporse verso di lei e la baciò. Beth passò le dita tra i suoi riccioli e si fece più vicina a lui per approfondire il bacio.
Si staccarono solo quando entrambi si trovarono a corto di fiato. Il loro corpo umano di affaticava di più rispetto a quello ultraterreno. Se fossero stati nella loro forma originatia avrebbero potuto continuare a baciarsi all'infinito.
«So per certo che non sei più come allora»dichiarò Gabe passando un dito sulle labbra soffici di lei.«Tu amo Beth».
La ragazza gli sorrise, un sorriso dolcissimo che quasi fece sciogliere l'Angelo.
E solo dopo aver finito di scambiarsi sguardi dolci e melensi ripresero il viaggio.
Più volte Gabe cercò di cinvincete la ragazza a cedergli il posto guida ma lei fu irremovibile.
Wilmington apparve dopo qualche ora all'orizzonte punteggiata da una miriade di luci. Avevano messo meno tempo del previsto e per fortuna avrebbero avuto qualche ora per riposarsi prima di andare a scuola. Malgrado esistessero tutti i requisiti per saltarla Gabe non se la sentiva, per paura di dare troppi nell'occhio e attirare l'attenzione del fratello. No, meglio mantenere la facciata dello studente modello che si presentava alle lezioni.
«Lasciami pure dalla scuola»disse Gabe rompendo il silenzio. Aveva paira che Annabel potesse vederla e potesse farle del male. Si sentì un po' in colpa a nascondere qualcosa alla dua migliore amica ma era inevitabile. Non avrebbe capito fino in fondo il legame che aveva con Beth.
La ragazza annuì senza guardarlo.
Parcheggiò momentaneamente in seconda fila e si girò verso di lui.
«Ci si vede domani a scuola allora».
E notando l'espressione parecchio confusa di Gabe scoppió a ridere.
«Che ti prende? Sembra quasi che abbia detto una cosa come "la Terra è piatta"».
«Bè ecco...non pensavo che venissi a scuola domanj».
«Pensi che sia un conportamento povo demoniaco non bossare scuola?»
Gabe annuì incerto e Beth scosse la testa divertita.
«Solo perchè dentro di me scorre sangue di demone non signifiva che mi devo comportare come tale. Inoltre quando ero in vita non ne ho mai saltato uno. Perchè dovrei cominciare proprio adesso?»
La sua logica non faceva una grinza, per questo annuì nuovamente.
«Ok. Allora a domani».
Dopo che scese dall'auto ed ebbe recuperato la valigia Beth lo salutó con un cenno della mano prima di sgommare via.
Quando arrivò a casa erano le cinque del mattino. Già. Due ore le avrebbe dormite molto volentieri.
«Ciao Gabe»lo salutò freddamente la voce di Ann, non appena mise piede nell'appartamento.
Ma perchè era sveglia cosí presto?
Non dando voce a quella domanda Gabe le rivolse un cenno con la testa.
«Ann»la salutó anch'esso.
L'amica era seduta sul divano reggendo un bicchiere che a prima vista sembrava aranciata rossa, accanto un libro di cui malgrado sforzasse la vista non riuscì a capirne il titolo.
«Andrai a correre questa mattina?»
Lo disse come se avesse tutta la mattinata davanti.
Ann annuì sempre con quello sguardo indecifrabile che mise Gabe a disagio.«Come sempre. Perchè?»
«Mi potresti svegliare quando è più o meno l'ora di uscire?»
Ann annuì nuovamente.
«Grazie»disse semplicemente, per poi trascinarsi pesantemente in camera e chiudendosi la porta dietro di sé.
Si buttò sul letto, e non ebbe il tempo di formulare alcun pensiero che si addormentò profondamente.
*trad dal tedesco:No. Niente da fare.
Angolino autrice:
Buondì 😊
Eccomi qui con il capitolo 8 😍
Spero vi sia piaciuto😊
A presto 😘
FreDrachen
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro