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Capitolo 1:Discussione con il Demone

Quella notte non riuscì a dormire tranquillamente. Appena entrava nello stato dormi-veglia si svegliava pochi minuti dopo.

Tutti i pensieri correvano a Beth. Ai suoi occhi, al suo sorriso.

Ancora non riusciva a credere che l'Originario, cioè uno dei capi dei Cerchi infernali, più potente, avesse fatto breccia nel suo cuore così intensamente. Né che un Demone così spietato e assetato di sangue come Lilith potesse rivelarsi la ragazza più adorabile e fantastica del mondo.

Quello che era successo in quei mesi, avevano parecchio cambiato la sua esistenza.

Lilith, o per meglio dire Beth, gli aveva aperto gli occhi su nuovi obiettivi che poteva raggiungere, gli aveva fatto scoprire nuove realtà su se stesso e su quello che sarebbe potuto diventare. Insomma, un Demone, una creatura volta alla distruzione e alla morte, gli stava ridando piano piano la vita, o meglio, gli stava facendo accettare la realtà che a lungo aveva negato con tutte le sue forze.

Si girò sul fianco.

Era così che si sentiva la gente innamorata? Perché in cuor suo, ormai, sapeva di essere perdutamente innamorato di lei.

Si sentiva come lui, prossima a cadere da un'altezza vertiginosa e non risalire più?

Forse l'amore era questo. Un susseguirsi di sentimenti che trascinano verso un turbine a stento controllabile e domabile. Uno sgambetto beffardo del destino, o un'ancora di salvezza dall'eterna solitudine.

Davvero l'amore poteva essere un sentimento così potente da fargli quasi perdere la testa?

Mugugnò, girandosi sul fianco sinistro. Che pensieri pessimistici. L'amore vero e puro non poteva essere una cosa negativa.

Ripresosi dai suoi pensieri, gettò un'occhiata alla sveglia.

7:00 lampeggiava. Era troppo presto per l'entrata a scuola, eppure troppo tardi per rimettersi a dormire.

Si alzò a fatica dal letto, trascinandosi pesantemente in bagno. Lì, si gettò acqua gelida sul viso, rabbrividendo.

Era veramente fredda. Come la pelle di tutti i Demoni. Come quella di Beth. Scacciò quel pensiero. In cuor suo sapeva che, malgrado il suo aspetto somigliasse ancora a quello degli Originari, non era più una di loro.

Uscí dal bagno con l'aspetto di uno zombie, e per questo optò per una colazione abbondante in grado di dargli abbastanza energia per la giornata, e facilmente preparabile anche con gli occhi chiusi. Tirò fuori dal frigo una bottiglia di latte, che versò in un pentolino per scaldarlo un po'. Nell'attesa recuperò la sua tazza raffigurante il suo segno zodiacale stilizzato, il Cancro, nel quale ci versò alcune spatolate di cacao in polvere e il latte non appena fu pronto.

Annabel lo raggiunse poco dopo ebbe finito la tazza di latte e cominciato a divorare una dolcissima croissant al cioccolato, visibilmente stanca. Stranamente non era di ritorno dalla sua corsa mattutina. Doveva essere successo qualcosa di grave da impedire ad Ann di sfogare nello sport il suo stress.

Urgevano chiarimenti in merito.

E ovviamente parló prima di mettere in moto il cervello.

«Ti sei svegliata dalla parte sbagliata del letto Ann?»

La ragazza gli rifilò un'occhiataccia, ma non gli rispose. Tirò fuori dal frigo una bottiglia di aranciata, in silenzio.

Gabe si diede dello stupido. Accidenti. Non voleva dire ciò che aveva detto, ma le parole gli erano sfuggite di bocca e non era riuscito a fermarle in tempo. Non voleva che la sua migliore amica rimanesse in collera con lui.

«Senti Ann. Mi spiace. Non volevo prenderti in giro»le disse, cercando di rimediare al danno che aveva fatto.

Sentì i penetranti occhi marroni di Annabel puntati addosso.

«È solo che in questi mesi ci siamo allontanati. Litighiamo di continuo. Non riconosco piú il rapporto che c'era tra noi. Possiamo tornare come un tempo? Amici?»

L'espressione della ragazza era indecifrabile, e per un attimo temette di ricevere una risposta negativa.

Come aveva fatto a non accorgersi del suo cambiamento? Riusciva sempre a cogliere quello che le passava per la testa. Invece quel momento il suo viso era simile a un foglio bianco, senza alcuna presenza di indizi che gli facessero cogliere i suoi pensieri.

Inaspettatamente Annabel gli si avvicinò e lo strinse forte.

«Scuse accettate, stupido Angelo insensibile»rispose lei, con il viso nascosto contro il suo petto.

Annabel era leggermente più bassa di lui ma non tanto come Beth, e per fortuna le poteva ancora poggiare il mento sulla testa.

Beth.

Ecco che di nuovo si affacciava nei suoi pensieri. Quel giorno l'avrebbe rivista. Ma adesso doveva occuparsi del suo rapporto con la sua migliore amica.

C'era ironia nel tono di voce della ragazza, e per questo sentì un peso allentare in sul cuore. Significava che poteva contare su di lei, qualsiasi cosa succedesse.

Per questo lo prese per un buon segno.

Non come possibile tradimento alle sue spalle.

Infatti, non si accorse dello strano sorriso che attraversò le labbra di Ann per un attimo, sparendo in un baleno.

«E ora andiamo»disse staccandosi e riacquistando un atteggiamento marziale e gelido che aveva assunto in quei giorni nei suoi confronti, prima delle sue scuse.

Per Gabe fu come ricevere una pugnalata, intuendo con amarezza che nulla sarebbe tornato come prima.

E per un attimo si chiese come fosse riuscita a cambiare così velocemente senza che lui se ne rendesse conto.

Avrebbe riavuto la sua migliore amica d'un tempo?

Seppur si fosse alzato presto quella mattina, riuscì ad arrivare a scuola in ritardo. I ragazzi stavano già entrando nelle aule delle loro rispettive prime lezioni.

Annabel alla fine si era presa un motorino nero ed era riuscita a sfrecciare tra un auto e l'altra, infischiandosene dei cartelli stradali.

Invece Gabe era rimasto imbottigliato nel traffico.

Maledizione, aveva pensato.

Non gli bruciava il fatto di arrivare in ritardo per la prima lezione, ma di non vedere Beth. Sfrecciò tra i ragazzi, cercandola con lo sguardo. Alla fine riconobbe la fluente coda bionda ormai famigliare.

Tirò un sospiro di sollievo. Non sapeva in che condizioni sarebbe arrivato a fine giornata se non l'avesse incrociata almeno una volta.

Mentre si avvicinava, la vide corrucciare la fronte davanti all'armadietto e rimirare la bottiglia alla luce del Sole che penetrava dalle finestre.

Il ragazzo fece un sorriso a trentadue denti mentre le si avvicinò.

«Gabe...»fece per dire Beth, quando il ragazzo la prese per un polso, l'appoggiò delicatamente contro l'armadietto alle sue spalle e la baciò con trasporto.

«Ti amo Beth»le sussurrò non appena si fu staccato dalle sue labbra, pentendosene. Ne sentiva già la mancanza. Beth stava diventando per lui una droga, a cui però non voleva rinunciare.

Lei si divincolò giocosa.

«Da quando sei così Gabriele?»

Gabe la riacchiappò.«Da quando sono pazzo di te».

«Menti Angioletto. Il primo giorno non lo sei stato»ribatté Beth, assumendo un finto broncio.

«Solo perché mi hai fatto insultare da Thomas, facendomi fare la figura dell'idiota nel resto della giornata. Lo sai, niente bacetti alle ragazze dispettose»ribatté, con la mente a quel primo giorno di scuola.

Beth fece il labbruccio.«Non sapevo che voi Angeli foste così permalosetti»lo prese in giro, sventolandogli poi la bottiglia sotto il naso.

«Un tuo regalino immagino».

Gabe sorrise sornione.

«Un mio giochetto di teletrasporto d'oggetti».

Beth aggrottò la fronte confusa.

«Mi stai dicendo che l'hai teletrasportata qui?»

«Esatto. Come ti ho promesso, mi sono sottratto il sangue. E poi, un po' provato e non avendo voglia di portarla in cartella e insospettire cosí Annabel, ho provato a fare questo esperimento. Ha funzionato, per fortuna. Bé, con te la prima volta, seppur inconsciamente, c'ero riuscito. Volevo essere certo di non essere impazzito».

Beth sorrise. «Gabe, non so cosa pensi di te stesso, ma sei pazzo. Completamente matto da legare»scherzó.

Gabe mise su il broncio.«A cosa devo tutti questi complimenti che aumentano veramente moltissimo l'autostima di un persona?»

Beth si alzó in punta di piedi per scoccargli un bacio.

«É la verità Gabriele. Solo un pazzo potrebbe innamorarsi di una come me». L'abbracciò forte.«Per me é troppo l'amore che provi. Cosa farei senza di te Gabe? Nulla, non sarei nulla»continuó sull'orlo delle lacrime.

Gabe la strinsé a sé. «Non dire queste cose Beth. Tu meriti di essere amata».

«Sono una creatura orribile»ribatté lei tristemente.

«Non é vero. Sei la ragazza di cui mi sono innamorato. Un tempo forse avrei pensato come te. Ma non adesso. Sei cambiata, e in meglio».

«Grazie a te. Non di certo grazie a me».

Gabe alzò gli occhi al cielo. «Com'é che siamo arrivati a questo punto del discorso?»

«È cominciato tutto da quando ti ho dato del pazzo».

Un sorriso ricomparve sul volto di Beth. Un sorriso capace di scacciare via le nuvole da quanto era luminoso. Era davvero soddisfatto di esser riuscito a farlo ricomparire. Odiava vederla triste.

«E va bene, sono pazzo».

Si chinò per baciarla. «Sono pazzo. Ma non smetteró mai di amarti. Su questo ci puoi giurare»disse, poggiando la fronte sulla sua, abbassandosi per raggiungere l'altezza giusta.

«Sei diventata tutto il mio mondo Beth, la mia voglia di andare avanti. Tu sei l'acqua e io l'assetato. Tu sei il faro e io il povero naufrago lasciato in balia delle onde. Sei il mio sole che illumina tutto ció che mi sta attorno. Sei il cuore senza il quale non potrei vivere».

Beth ridacchió.«Da quando sei cosí bravo con le parole Gabe? Non pensavo avessi questa vena artistica».

Gabe si staccò un poco e si inchinò goffamente.«Sempre al tuo servizio».

Beth si morse il labbro per trattenere una risata.

«Mi spiace abbandonarti ma devo proprio andare. A dopo Gabe»lo salutó, facendo per andarsene. Ma Gabe la trattenne per una mano.

«Dove vai?»le domandó perplesso.

«Non so se tu sai che ora sia. Rischio di far tardi a chimica».

«É cosí tardi?»

Beth annuí sconsolata.«Il tempo scorre in fretta quando siamo insieme Gabe».

"Troppo in fretta"si ritrovò a pensare Gabriele stizzito.

«Hai ragione Gabe»concordó Beth, dopo avergli letto nel pensiero. Ormai non gli dava piú fastidio che la ragazza potesse leggergli nella mente.

«Dovrebbero inventare una macchina ferma-tempo»dichiarò Gabe deciso.

Beth fece spallucce.«Potrei pensarci io a fermare il tempo. Non é questo il problema».

Gabe s'illuminó.«Fallo ti prego»la scongiuró.

Lei scosse la testa.«Mi spiace Gabe, ma è troppo pericoloso. Jake e Annabel rimarrebbero immuni al potere, e ci scoprirebbero subito. Non voglio metterti in pericolo per poche ore di lontananza».

Gabe chinò il capo. «Hai ragione. Non ci avevo pensato»le rispose, accarezzandole delicatamente il dorso della mano.«Scusa»mormoró mortificato.

«Va bene. Scuse accettate. E ora che il problema é risolto, fila in classe».

Gabe batté i tacchi e si esibí in un saluto militare.«Sissignora».

Beth sorrise divertita, e si affrettò a raggiungere il laboratorio di chimica.

"Cos'ho io invece?" pensò Gabriele.

Tirò fuori l'orario delle lezioni. Aveva il cervello così nel pallone che non ricordava nulla. Scorse con il dito, fermandosi al giorno della settimana che gli serviva. Doveva sorbirsi una noiosissima ora di Filosofia.

Evviva. Non vedeva l'ora, pensó con falso entusiasmo.

No. Un momento. Non c'era assemblea in aula magna?

La risposta arrivò quando notò i suoi compagni entrare nell'immensa aula e sistemarsi nei posti in fondo.

Meno male. Così aveva una scusa per distrarsi dalla lontananza da Beth.

Si sedette a metà aula tra due ragazzi con cui condivideva la lezione di musica. Gente con cui aveva scambiato solo un timido ciao. E basta.

«Allora Angioletto, ti sei alzato dalla parte sbagliata del letto?»l'apostrofò la voce insolente di Jake.

Gabe si voltò di scatto. Jake sedeva comodamente alla sua sinistra, dove prima c'era il ragazzo al sassofono.

Ma questo era il minore dei problemi. Represse un moto di stizza. Era la stessa battuta che aveva fatto lui quella mattina ad Annabel. Odiava le persone che copiavano il suo sarcasmo.

«Non sono affari che ti riguardano»gli rispose aspro e con decisione.

Il sorriso si spense sul volto di Jake.

Ah! Colpito e affondato, pensó Gabe con soddisfazione.

«Stai scherzando con il fuoco Angelo»gli sibilò contro il Demone, per nulla soddisfatto della faccenda.

Voleva sentire trasudare dalle sue membra paura e terrore nei suoi confronti. Ma l'Angelo non era affatto intenzionato a cedere.

Gabe continuava a fissarlo con cipiglio deciso. Bé, se credeva che sarebbe andato a rintanarsi in un angolo terrorizzato, aveva senza ombra di dubbio sbagliato persona.

«Non ho paura di te. Non ne ho mai avuta. Lo sanno tutti che è sempre il bene alla fine a trionfare»ribatté l'Angelo, per nulla impressionato.

Jake a quelle parole sogghignò.«Non credo pennuto. Non questa volta».

Gettò lo sguardo alla vicepreside che tentava invano di far scendere il silenzio nell'aula per permettere al direttore di un college di procedere con la sua presentazione.

Gabe si mise sull'attenti, pronto ad agire se il Demone avesse cercato di compiere qualche danno, ma per sua fortuna non fece assolutamente niente.

«Non capisco cosa impedisca alla mia Signora di ucciderti in questo momento. Farti a pezzi, e ridurti ad uno schiavo»disse infine con gli occhi che scintillavano di odio, mentre si rivoltava verso di lui.

«Strano. È la stessa cosa che sto pensando di te Jake. Non capisco come faccia a portarsi dietro una nullità come te».

Erano parole dure. Ma che si addicevano benissimo alla situazione.

Jake chiuse la mano a pugno.

«Forza colpiscimi Demone. Sono sicuro che tu non abbia abbastanza coraggio a picchiarmi di fronte a tutti»lo stuzzicò Gabe.

Jake abbassò la mano, e si voltò dall'altra parte alterato.

Gabe sospirò soddisfatto.

Uno a zero per lui.

Certo, sapeva che Beth gli aveva proibito di fargli del male, ma vederlo sconfitto gli trasmetteva un intimo appagamento.

«Non è ancora finita Angelo»lo sentì mormorare piano, in modo che gli umani attorno a loro non potessero sentirlo, ma che Gabe percepí avendo un udito piú sviluppato. «Alla fine, nonostante tutto avrai ciò che ti spetta».

«Idem»gli rinfacciò sempre a bassa voce Gabe.«Spero che marcirai tra le Fiamme Infernali il prima possibile»aggiunse acido.

Jake sorrise sprezzante.«Non sono io quello che le dovrebbe temere».

La discussione con Jake gli mise addosso una strana inquietudine.

Dopo quell'ultima frase il Demone si era chiuso in una sorta di mutismo e l'aveva ignorato per il resto del tempo, stando a braccia incrociate contro il petto, e un sorriso soddisfatto sul viso, che Gabe avrebbe voluto tanto cancellargli.

Come Angelo doveva essere estraneo a sentimenti come odio e rabbia. Ma con Jake era diverso. Lo odiava dal più profondo del suo cuore.

Il suo cuore cantava ripensando alla sua fantasia di bruciarlo con il Fuoco Celeste, fonte di potere degli Arcangeli ed assolutamente letale per le creature corrotte come i Demoni, che poteva evocare.

Scosse con vigore la testa.

Stare con un Demone cambiato ma pur sempre una creatura delle tenebre, gli aveva instillato ancora di più nella mente pensieri macabri.

«Che seccatura di un Demone»concluse infine, decidendo di non pensare piú a Jake per il resto della giornata, e se poteva anche nei giorni a seguire, pur sapendo che quell'ultimo desiderio era un po' inverosimile da realizzare.

Non l'aveva ancora ucciso perchè sapeva che Beth non avrebbe approvato. Rimaneva pur sempre un suo simile. Subdolo, ma pur sempre un suo sottoposto.

Sperava solo che lo punisse violentemente. Tanto bastava.

Con amarezza non riuscí a incontrare Beth per il resto della giornata, e alla fine la scorse di sfuggita in compagnia di quell'odioso di Jake.

Non appena arrivó a casa, si cambió velocemente e si sedette sul divano armato di telecomando, patatine e cola. Insomma aveva in mente un pomeriggio di relax assoluto.

Fece per premere il dito sul tasto d'accensione, quando il cellulare vibrò, per indicare l'arrivo di un messaggio.

B.

Era così che aveva nominato Beth nella rubrica, per evitare i sospetti di Annabel.

"Che ne pensi di uscire stasera?"

Gettò un'occhiata all'orologio. Per stasera indicava tra due ore.

"Dove ci vediamo?"

La risposta arrivò pochissimo tempo dopo, come se Beth fosse attaccata all'apparecchio in attesa.

"Dalla scuola, come al solito".


Angolino dell'autrice:
Salve :)
Cosa ne pensate di questo nuovo capitolo?
Vi ha dato fastidio che sembri il continuo "diretto" del capitolo 22 del primo libro? ^^"
E altra domanda: secondo voi cos'ha in mente Beth? (Bè ad essere sincera questa domanda è un po' "complicata" da azzeccare XD ^^")
A presto :-*
FreDrachen

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