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Capitolo 7:Demoni all'opera

Come il giorno precedente, alzarsi dal letto fu un vero e proprio supplizio. La mente e i muscoli urlavano vendetta ripensando al tormento che aveva dovuto sopportare il giorno prima. Sentiva dentro di sé una tale angoscia al solo pensiero, che si trasformò in un incubo davanti alla tv.
«Ieri sera è stata rinvenuta la salma di un ragazzo in un vicolo del centro. I segni sul suo corpo sono uguali a quelli delle altre vittime. Wilmington sta piombando nel caos più assoluto»gracchiò la voce del giornalista.
Il cuore di Gabe perse un battito. Era il ragazzo che la sera prima gli aveva consegnato la pizza.
«Proprio un bel pasticcio»sentì dire alle sue spalle.
Si voltò. Era Annabel, avvolta in un accappatoio bianco a fiori, con i capelli sgocciolanti, che teneva le braccia conserte.
«Non abbiamo più tempo da perdere. Dobbiamo scoprire cosa c'è dietro tutto questo»dichiarò Gabe.
«Il cosa lo sappiamo. Il problema è chi».
Già. Dovevano scovare quei Demoni al più presto.
«Idee?»
Annabel gli gettò un'occhiataccia.«Da quando senti i miei pareri Gabriele Cortés?»
Ahia. Quando chiamava qualcuno per nome e cognome, in questo caso lui, significava che era incavolata nera, ed era meglio non contraddirla.
«Ce l'hai ancora per ieri?»sbuffò esasperato.
«Tu che dici?»gli rinfacciò acida.
Gabe si alzò dal divano scuotendo la testa.«Sei incredibile. Pensi alla tua reputazione quando gente innocente è sterminata da quei Demoni. E poi l'hai detto anche tu. Quando torneremo in Paradiso non le vedrai più».
«Sai che è orribile sentirsi rivoltate contro le proprie parole?»esplose Annabel furente.
«L'hai voluto tu Ann».
Annabel non gli rispose e raggiunse come una furia in camera sua, sbattendogli la porta in faccia.
Gabe rimase immobile per un istante, ancora stupito dalla reazione della compagna. Non si aspettava tanta avversione da parte sua. L'aveva semplicemente messa di fronte alla verità, che lei aveva voluto tanto sottolineare il giorno prima.
Ma a questo avrebbe pensato più tardi. Era già in ritardo, e la prof di letteratura non sarebbe stata per niente magnanima.

Quando raggiunse la scuola, però, il suo rammarico nei confronti di Ann non si era ancora deciso ad attenuarsi.
«Gabe».
Quella voce irritante. Ecco. Ora stava veramente per esplodere. Avrebbe preferito incatenarsi a un'ancora e gettarsi nelle profondità dell'Oceano Atlantico, piuttosto che rimanere in compagnia di quella ragazza.
Savannah gli si avvicinò, mordicchiandosi il labbro sensualmente.
«Ieri non hai avuto modo di conoscermi meglio»disse con fare ammiccante.
«Meglio così»replicò gelidamente Gabe sulla difensiva.
Savannah non demorse e gli si avvicinò di più.«Potresti cambiare idea quando ti avrò fatto raggiungere livelli d'eccitazione inestimabili».
Gabe strabuzzò gli occhi spiazzato. Cosa? Aveva sentito bene? Quella ragazza era proprio pervertita, pensò.
«Non ci penso nemmeno a stare con una come te. Intesi?»ribatté quasi disgustato.
«Ma…» provò a ribattere, la ragazza, ma quando vide gli occhi di Gabe emettere un bagliore azzurrino si bloccò.
"Adesso mi lascerai in pace, Savannah" le sussurrò con il pensiero.
Savannah batté il piede a terra, come una bambina viziata.«No!»
Gabe entrò nel panico più assoluto. I suoi poteri non avevano funzionato?
«Io ti avrò. Puoi starne certo».
E lo baciò sulle labbra con forza come volesse penetrargli nel corpo, fondersi con la sua anima. Che orrore!
Qualcuno fortunatamente accorse in suo aiuto, e con violenza allontanò la ragazza da lui.
«Datti una calmata Savannah».
Ringraziato il Cielo. Era James.
«E tu che vuoi secchione?»gli domandò Savannah infuriata.
«Lascia in pace il mio amico. O spargerò la voce su Facebook di cos'hai fatto in terza».
Savannah gli lanciò un'ultima occhiata velenifera, ma si affrettò a entrare a scuola.
«Grazie James»disse Gabe visibilmente sollevato.
«Figurati. A che servono gli amici se non nel momento del bisogno?»
Gabe ancora scosso si avviò verso l'entrata della scuola.
«Perché Savannah ti stava baciando? Pensavo ti piacesse Lilith»volle sapere James incuriosito.
Gabe arrossì.«Non ne ho la più pallida idea. Credo che voleva…ehm…portarmi a letto».
«Cosa?».Gli occhi di James lo fissarono stralunati.«Stai scherzando? Savannah è una svampita, ma non così tanto».
«Sembra che tu non la conosca fino in fondo»concluse Gabe con una scrollata di spalle.
«Non pensarci amico. Conserva piuttosto le energie per l'ora di letteratura».

Lilith e Jake avevano osservato l'intera scena da dietro un albero.
Scoppiarono a ridere non appena James e Gabriele si furono allontanati, seguiti da sguardi incuriositi di un gruppo di ragazzi seduti lì vicino a fumare, e altri di scherno per la pessima figura che l'imbranato aveva fatto. Quella Savannah era stata più utile del previsto. Aveva una mente debole e superficiale, per questo erano riusciti semplicemente a farla piombare in una sorta di trance, e a aizzarla contro il novellino.
«È stata un'idea fantastica».
«Quando capirai che le mie idee sono tutte fantastiche Jake? Ma non preoccuparti. Questo non era nulla a confronto di ciò che ho in mente». Scostò lo sguardo per un attimo dal portone poggiandolo sulla Fiat Panda verde acqua appena arrivata, da cui discese la prof di letteratura.
«Credimi»disse gettando poi uno sguardo luciferino a Gabriele ancora shockato da ciò che era successo, che scomparve poco dopo dalla sua vista tra la calca di ragazzi. Porse a Jake un oggetto luccicante, e il Demone capì.
«Il meglio deve ancora venire».

Ora di letteratura.
La prof non era ancora arrivata.
Gabe si sedette come il giorno prima accanto a Lilith, intenta a scribacchiare sul suo quaderno a spirale.
«Che fai?»domandò alla compagna di banco, per fare un po' di conversazione.
Lilith gli rivolse un sorriso sghembo.
«Nulla che ti riguardi, Angioletto».
«È una poesia»lesse Gabe, ignorando il sarcasmo della ragazza.«L'hai inventata tu?»
Lilith lo fissò per un istante e iniziò a recitare a memoria:
« Giovane, ero tutto un uragano tenebroso  qua e là attraversato da brillanti soli,  poi tuoni e piogge hanno devastato tutto  e il mio giardino non ha che qualche frutto rosso…*»
Notando la sua espressione dubbiosa aggiunse con un sorriso quasi amichevole:«È"Il Nemico"di Baudelaire se ti interessa».
«Non mi piace molto Baudelaire a essere sincero»si giustificò Gabe.
Lilith lo fissò di sottecchi.«Ho notato».
«è un poeta depresso. Non tratta di argomenti…comedire…felici, non so se mi spiego».
«La vita non è altro che un susseguirsi di dolore e rabbia, di rancore e odio» ribatté la compagna fissandolo intensamente negli occhi.
«Io non la penso affatto così»affermò deciso Gabe.
Lilith sorrise, un sorriso carico di oscuri presagi.«Forse perché Angioletto non sei ancora cresciuto. Credi che il mondo sia tutto rose e fiori, dico bene? Bé, ti sbagli. Gioia e felicità sono vere e proprie illusioni».
Prima che Gabe potesse ribattere, la prof entrò in aula con espressione adirata.
«Cortés!»sbraitò.
Gabe la fissò sorpreso. Che aveva combinato ora?
«Le pare il modo di comportarsi?»
«Come…non capisco…»balbettò sorpreso.
La prof estrasse un cutterino dalla tasca.
«Qualcuno ha rigato la mia auto nuova con questo cutter, e legga le iniziali del proprietario».
G.C.
Gabriele Cortés.
«Ha qualcosa da dire a sua discolpa?» lo accusò.
«Non è mio quel cutter. Non ne ho mai posseduto uno» si difese Gabe.
«Mente»si intromise Emily.«L'abbiamo visto io e Savannah. Dopo la discussione con la mia amica, come un pazzo si è accanito sulla carrozzeria della vostra auto. È stato lui, siamo sicure».
Savannah al suo fianco annuì decisa. Gabe era sempre più confuso. Non era vero ciò che dicevano.
«Ma cosa dite svampite. Non è stato lui»s'intromise Kevin in sua difesa.
"Grazie Kevin"pensò Gabe sollevato.
«Ero a fumare fuori con i miei amici e abbiamo visto Gabriele e James entrare a scuola. Pochi minuti dopo è arrivata la prof»aggiunse convintissimo.
«Cosa ti sei fumato Turner? Marijuana? Oppio?»lo beffeggiò Savannah con tono provocante.
«Ripetilo se hai il coraggio sgualdr...»
«Non voglio certi commenti in aula Turner»lo rimproverò la prof.
Fu il caos.
I ragazzi si alzarono dai propri banchi, e  cominciarono a tirarsi frecciatine, spintonarsi e a insultarsi tra loro.
Gabe osservò Lilith. Sembrava divertita dalla scena. Il suo volto parve quasi deformarsi rivelando in fondo ai suoi occhi amaranto tendenti in quel momento al rosso una ostentata cattiveria, che come arrivò scomparve in un baleno.
«Credi che adesso intervenire sia da ficcanaso?»le domandò Gabe sarcasticamente, intuendo già la risposta. Cominciava a capire un poco, solo un pochino, la misteriosa ragazza che gli stava seduto a fianco.
Lilith sorrise.«Esattamente. Lasciali sfogare mio caro Angioletto. Lascia che manifestino la loro vera indole».
«Basta così!»tuonò la voce della prof. «Sedetevi subito, altrimenti vi mando tutti dal Signor Harber».
Al sentir il nome del preside, scattarono tutti come dei fulmini ai propri banchi.
«Peccato che sia già tutto finito». La voce di Lilith era appena un sussurro, come pensasse tra sé e sé.
Gabe fissò la sua compagna di banco stralunato. Aveva sentito bene ciò che aveva detto?
La campanella fu accolta come un'ancora di salvezza. Quell'ora, per fortuna era volata in un baleno.
I ragazzi schizzarono fuori prima di essere fermati dalla prof. E Gabe non fece eccezione. Si attardò solo per posare la relazione di Baudelaire sulla cattedra, e sparì tra la calca di ragazzi.

*Il nemico di Baudelaire



Angolino dell'autrice:

Ahah hola a tutti XD
In questo capitolo abbiamo trovato un povero Gabriele a cui ne combinano di tutti i colori,ma non pensate che sia finita qui...eh eh ;)
Ringrazio tutti voi che seguite la storia :D
Mi rendete taaaanto felisissima *-*
Bacioniiii ♥♥♥

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