Capitolo 22:Daemon Ritus
Le mani del Demone percorsero i fianchi dell'Angelo esperte, accarezzandone il profilo minuto. Non potevano permettersi di fare qualcosa d'avventato, lo sapevano. La natura sovrannaturale di Ann ancora legata al Paradiso sarebbe andata perduta per sempre. E questo non doveva assolutamente succedere, o tutto sarebbe andato perduto. Per cui si limitavano a qualche bacio e sobria carezza. Ma a loro questo bastava.
Annabel non aveva mai potuto pensare di arrivare a ritmi d'eccitazione così. Jake era un vero mago a riguardo. Erano stretti l'uno all'altro in un comodo letto dalle coperte rosse in una piccola stanza dalle pareti gialle.
«Annabel»sussurrò il demone al suo orecchio.«Ricordami perché siamo qui a rilassarci anziché piantare un coltello nel ventre di Lilith».
Annabel sbuffò spazientita.«Sei senza pazienza Jake. Ogni cosa a suo tempo».
Si trovavano in un albergo dimesso di periferia per evitare di essere scoperti da Gabe e Lilith.
Solo l'ora prima Jake aveva portato a compimento il Rito.
Il Daemon Ritus.
Quando Annabel gli comunicò la sua scelta qualche giorno prima, sul volto di Jake era apparso un sorriso.
«Non te ne pentirai Ann. Stare dal lato oscuro è molto meglio che sembrare buoni all'esterno e far soffrire la gente in silenzio»disse pensando indubbiamente a Gabriele e alla sua indifferenza di fronte ai sentimenti che Annabel provava per lui.
Già. Forse era per quello che aveva deciso di sottoporsi al Daemon Ritus. Un modo per farla pagare a chi l'aveva fatta soffrire,e stare finalmente con un ragazzo che l'amava e che la completava.
«Per prima cosa ci dobbiamo procurare del sangue umano» disse Jake con calma naturale e completamente assorbito dal suo compito.
Trovare una vittima non fu difficile. L'occhio cadde su un ragazzino di quindici anni dai capelli rossi che aveva perso l'ultimo autobus per il suo quartiere nella periferia della città. Di fronte a una ragazza dalla bellezza quasi divina non aveva avuto paura. Quella era arrivata,fredda e palpabile quando si ritrovò conficcato un pugnale nero all'altezza del cuore. Con mano esperta Jake gli tagliò i polsi, raccogliendone il sangue vermiglio in una fiala. Annabel al suo fianco, non provò alcuna emozione di fronte al corpo del ragazzino che piano piano scivolò a terra senza un lamento. L'aveva già fatto per tenere in vita Jake. E adesso per cambiare il suo destino.
«Ora che abbiamo il sangue dobbiamo raggiungere il cimitero».
Non era molto lontano dalla loro posizione. Era un luogo lugubre, rischiarato solo dai deboli raggi lunari e avvolto in una coltre di nebbia. Si respirava un'aria umida impregnata di morte.
Annabel rabbrividì mentre Jake tirava fuori dallo zaino che aveva in spalla un calice finemente elaborato nero con fregi rossi. Ci versò dentro il sangue del ragazzino, e lo porse alla ragazza.
Poi Jake alzò le mani al cielo.«Mio Signore Lucifero. Accogli la preghiera di questo tuo umile servo. Accogli questa sorella a lungo dispersa nelle tue ali di tenebra».
Guardò Annabel negli occhi.«Ora bevi il sangue».
Annabel ubbidì,e Jake recitò nuovamente la formula, questa volta in latino:«Domine Lucifer. Huius orationem servi tui,et humilis. Alter diu Sororem in alis tuis tenebrarum».
Il cielo sopra di loro pur essendo notte si scurì ancora di più fino a diventare nero pece. La scossa che l'attraversò subito dopo fu atroce. Sentì ogni fibra e cellula della sua essenza come se un fulmine l'avesse colpita in pieno, facendola ardere nel profondo.
"Devo resistere"continuò a pensare Ann,stringendo la mano a pugno violentemente. Poi come era iniziato, il dolore si era affievolito.
Ann si ritrovò a terra,quasi senza fiato. Jake le porse una mano per rialzarsi. La ragazza scandagliò il suo corpo e i suoi pensieri nella speranza di captare un cambiamento. Cosa che non avvenì. A parte il respiro affannato, non sentì alcun cambiamento in sé.
«Jake. Non mi sento diversa da prima. Hai sbagliato qualcosa nel rito?»
Jake sorrise sornione.«L'effetto non è immediato. Fossi stata umana mi sarebbe bastato morderti alla carotide. Lì si che sarebbe stata una trasformazione istantanea. Ma in quanto Angelo il processo avverrà lentamente. Più ti nutrirai di sangue più risveglierai la parte oscura che ho risvegliato nella tua anima».
Lentamente aveva detto Jake. Non voleva aspettare così tanto. Questo pensava stretta dal braccio gelido di Jake intorno alla sua spalla. Con l'altra mano il Demone le disegnava cerchi, lentamente, sulla pancia, provocandole un piacere immenso.
Quando sarebbe arrivato il giorno, si sarebbe vendicata su Gabriele.
Una strana sensazione gli avvolse la mente. Si strinse ancora di più a Jake, cercando di scacciare quella percezione, ma invano. Infine capì di cosa si trattava.
«Devo andare»disse alzandosi di botto.
Jake la fissò sorpreso.«Di già Ann? Volevo passare la notte qui con te».
Ann strinse le labbra.«Lo voglio anch'io Jake. È solo che...ho un presentimento».
«Che riguarda il Paradiso?» Sputò quest'ultima parola con disprezzo.
Annabel annuì. «Già. Mi stanno chiamando».
Nel suo appartamento Beth non riusciva a prendere sonno. Sulle sue labbra risentiva il tocco dolce di quelle di Gabe.
Seduta pigramente sul divano, con vicino una scatoletta di bustine e un bicchiere stracolmo di camomilla, era alla ricerca di un programma interessante aspettando che l'infuso facesse il suo lavoro. Si fermò istintivamente davanti un'edizione veloce di un telegiornale locale.
«Pochi minuti fa è stata nuovamente rinvenuta la salma di un ragazzo,morto nelle stesse circostanze delle vittime di quasi tre settimane fa, di nuovo senza un presunto colpevole».
Il bicchiere di vetro che reggeva si ruppe in mille pezzi sotto la sua stretta ferrea. Le schegge le ferirono il palmo, non se ne curò molto, dato che dopo pochi secondi i tagli si rimarginarono.
Jake aveva contravvenuto i suoi ordini. Un'altra volta.
Ah. Ma l'avrebbe punito. Carina e tenera fino a un certo punto. In lei scorreva pur sempre sangue di Originario, e la sua pazienza aveva superato il limite.
Aspettò con pazienza il rientro del suo sottoposto.
«Dove sei stato?»gli domandò con voce calma e glaciale, piena di sottintesi, non appena questi mise piede in soggiorno.
Jake rimase sorpreso di trovarla ancora sveglia, e non capì dove volesse andare a parare con il suo discorso.
«In giro»rispose vago. E per "in giro"indicava con Annabel.
«In giro a contravvenire ai miei ordini,giusto?» Beth si alzò dal divano e si avvicinò pericolosamente al caminetto, brandendo un attizzatoio che immerse nelle lingue vermiglie del fuoco scoppiettante.
Jake decise di giocare sporco.«Non capisco Mia...». Le parole gli morirono in gola.
Beth l'aveva colpito con la punta dell'attizzatoio al fianco. Si sentì lo sfrigolio del contatto seguito dall'odore di carne bruciata.
Jake collassò a terra in preda al dolore più puro. Perché quello che ardeva nel caminetto non era fuoco vero, bensì quello Infernale. Sembrava che ogni fibra della sua essenza fosse vittima di ogni piaga e malattia del mondo. Sul suo corpo sentì aprirsi ogni ferita, da taglio o arma da fuoco. Benché il suo corpo fosse ferito là dove l'aveva colpito l'attizzatoio, si sentiva spossato nel profondo. Perché era questo il modo di agire del Fuoco Infernale sulle sue vittime. Induceva alla follia i mal capitati, voleva sfinirli e renderli così deboli e vulnerabili.
«Avete ragione Mia Signora»mormorò debolmente in un attimo di lucidità. Si maledisse per questa sua debolezza, ma doveva continuare a vivere, per Annabel.«Abbiate pietà del vostro umile servo. Vi prego, ponete fine a questo supplizio».
Soltanto un Originario poteva modulare o annullare gli effetti del Fuoco Infernale, condividendone il potere. L'ira di Beth scemò pian piano, mentre lo fissava con disgusto. Il suo sottoposto le ricordava fin troppo Belial con la sua mellifluità.
Abbassò l'attizzatoio, che per tutto quel tempo non aveva fatto altro che ardere, e questo si spense, ponendo fine all'incanto del Fuoco.
Jake crollò a terra sfinito, tenendosi l'addome dolorante. L'effetto sarebbe ancora perdurato per un po'.
«Finora sono stata troppo clemente con te miserabile».
Sentì Jake trattenere il respiro spaventato, e questo provocò a Beth un intimo piacere nel vederlo così atterrito. Da quando l'aveva incontrato, non aveva fatto altro che provare odio nei suoi confronti, e davvero non vedeva l'ora di fargliela pagare per tutto ciò che aveva fatto, in primis la presunzione che aveva avuto, pensando di poterla eliminare.
«Ti darò un'ultima possibilità»convenne infine Beth.
«Ma prova a contravvenire anche a un solo minimo ordine, che non mi accontenterò della tua agonia. Esigerò anche la tua testa».
Gabe, sdraiato a pancia in su e con le braccia incrociate sotto la testa, non riusciva a prendere sonno.
Per questo sentì la porta di casa aprirsi e chiudersi con un cigolio seguito dal passo felpato di Annabel.
Decise di farle prendere un bello spavento.
«Ehilà Ann»la salutò aprendo all'improvviso la porta della sua camera.
Annabel sussultò. Gabe l'osservò meglio. Le sembrava diversa da prima, ma in un modo inspiegabile. Aveva profonde occhiaie bluastre sotto gli occhi come se avesse bevuto troppo,e un andatura quasi ferina. Gli ricordava in modo inquietante la Beth di qualche settimana prima.
«Cos'è? Le tue amiche ti hanno dato buca?»domandò scherzosamente ignorando i suoi brutti presentimenti, e seguendola in soggiorno.
La vecchia Ann ci avrebbe riso sopra. Stavolta invece scattò furiosa, gli occhi che dardeggiavano.
«Fatti gli affaracci tuoi Gabriele. Lasciami in pace»soffiò funerea.
Gabe rimase spiazzato dalla sua reazione.«Ann...»fece per dire ma un raggio di luce l'accecò per pochi secondi.
Quando a vista tornò a funzionare si ritrovò davanti Michael seduto comodamente sul divano.
«Scusate l'interruzione della vostra chiacchierata amichevole»disse con un sorriso.
Meno male,pensò Gabe. Almeno il senso dell'umorismo non aveva abbandonato il fratello.
«Mike,cos'è successo? Ci sono guai in Patria?»
Gli Arcangeli lasciavano di rado la custodia del Paradiso, se non per le occasioni importanti. Era così da quando, dieci anni prima, Raphael aveva rischiato di morire. Non era per vanto o manie d'importanza che lasciavano il lavoro a loro Angeli Comuni, bensì per garantire sempre una guida al Paradiso. Secoli prima avevano già perso un compagno, che non si era incarnato. Non potevano permettersi di subire altre perdite.
Michael scosse la testa.«Il guaio è capitato proprio qui Gabriele. Un Demone ha compiuto un rituale qui a Wilmington. Non sappiamo di cosa si tratti esattamente».
Annabel distolse lo sguardo e schermò accuratamente la mente,per non lasciar trasparire i suoi pensieri a Michael.
Gabe lo fissò confuso. Quando era avvenuto? Sicuramente era opera di Jake.
«Di cosa si é trattato?»
Michael si strinse le spalle.«Non abbiamo la certezza assoluta. Potrebbe trattarsi di qualsiasi cosa quando si tratta di quei demoni. Da un banalissimo rito satanico, al ben peggiore Daemon Ritus».
Gabe lo fissó sorpreso, mentre Annabel trattenne il fiato. Non potevano averla scoperta così presto.
«Quando é stato compiuto?»
«Neanche un'ora fa».
Era con Beth, e preso da lei non aveva fatto caso a ciò che capitava intorno.
«Non ho notato nulla di anomalo»disse sicuro.
Michael si girò verso Ann.
«Annabel?»
La ragazza alzò lo sguardo. Scosse vivamente la testa, lasciando subito dopo la stanza.
Michael la seguì con lo sguardo, finché lei non scomparve oltre l'uscio della sua camera.
«Ha qualcosa che non va? Mi sembra un po'sciupata…e strana, oserei dire»disse con preoccupazione. Conosceva Annabel da anni, e non l'aveva mai vista comportarsi a quel modo. Era sempre stata una ragazza solare e serena, per quanto potesse essere una persona senza ricordi. Il suo trapasso in Paradiso aveva lasciato un buco al posto dei suoi ricordi. Se non fosse stato per suo fratello, non sapeva se si fosse mai adattata alla sua nuova vita.
Gabe scrollò le spalle.«Già, non hai tutti i torti. Da quando siamo qui che il nostro rapporto si è degenerato. Ora è proprio letteralmente a pezzi, e non ho la più pallida idea di come ricucirlo».
Si scompigliò i capelli esasperato.«Non capirò mai la donne». Tutto a d'un tratto si zittì, come se avesse detto qualcosa di sbagliato.
Mike annuì con un moto di comprensione nei confronti del fratello. Infine lo squadrò con occhio critico.«Anche te sembri diverso. Qualcosa che non va?»
«In che senso?»domandò Gabe scegliendo con cura le parole.
«Sembri, come dire, più sereno di quando ci siamo visti l'ultima volta».
"Forse perché mi sono innamorato" pensò Gabe.
«Vuoi dirmi di cosa si tratta?»
Gabe trattenne il respiro. Non poteva di certo rivelargli che era innamorato di un Demone. Avrebbe dato sicuramente di matto e l'avrebbe obbligato ad abbandonare la sua vita lì a Wilmington.
«Nulla di importante. Non preoccuparti»mentì.
Michael lo fissò ancora un secondo dubbioso, prima di sparire in un lampo di luce.
Gabe sospirò. Odiava mentire al fratello, ma non poteva fare altrimenti.
Il suo amore per Beth, per ora, era ancora al sicuro.
Uriel era seduto alla sua scrivania, mentre stava consultando i rapporti delle truppe al lavoro sulla Terra. Le notizie che gli arrivavano negli ultimi tempi non erano rassicuranti. Nel mondo, gli araldi dell'Inferno, erano intenzionati a seminare dolore e odio, e appropriarsi di quante più anime possibili. E questo spiazzava i suoi, costretti a combattere allo stremo per proteggere gli uomini.
Un lampo di luce lo destò dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo dai fogli che stava leggendo con sempre più preoccupazione.
Si rabbuiò ancora di più, di fronte all'espressione di Michael adesso di fronte a lui, con in mano dei fogli.
«Scoperto qualcosa su quel Rito a Wilmington?»
Michael scosse vivamente la testa.«Nulla. Né Gabriele né Annabel sapevano qualcosa. Non so. Sono preoccupato».
«Per cosa? Per tuo fratello? É ancora inesperto, devi dargli un po' di tempo».
Mike cominciò a camminare nervosamente avanti e indietro.«Non lo nego questo. Però mi sembra sospetto che non abbia ancora avuto a che fare con i Demoni».
Uriel rimase sorpreso. «Davvero?»
Come se si aspettasse quella risposta, Mike prontamente gli passò i rapporti del fratello,E che aveva conservato mano a mano che arrivavano, nessuno escluso.
Uriel si soppesò lentamente, grattandosi il mento pensoso.«L'ultimo sembra un po' troppo vago. Come se…»cominciò bloccandosi subito dopo.
«Come cosa Uriel?»
Come poteva dirgli dei sospetti che provava su Gabriele? Gli avrebbe creduto?
Scosse la testa.«Nulla. Stavo pensando a voce alta, nulla più. Tienimi aggiornato su questa storia».
Michael annuì, lasciando la stanza.
Uriel sospirò, prendendo in mano i fogli che il compagno gli aveva lasciato. Sembrava che il giovane Angelo fosse intenzionato a mantenere segreto qualcosa.
"Cosa nascondi Gabriele?"
Angolino dell'autrice:
Traumatizzati eh da questo capitolo? XD
Già...un notevole colpo di scena per chiudere la prima storia della trilogia ^^.
Si vero, c'é ancora l'epilogo ^^" ma ci saranno tre personaggi nuovi ad attendervi :3
Ahah sempre che non vi abbia traumatizzato a vita (XD) vi aspetto nel prossimo e ultimo capitolo e poi via alla seconda storia :)
Baci!!
FreDrachen
P.s: ho bisogno di un vostro consiglio. Mentre stavo revisionando questo capitolo(w i voli pindarici credetemi ^^") mi è venuto in mente un nuovo pezzo che però se dovessi aggiungerlo dovrei farlo nel capitolo 8.
Voi lo vorreste?
Non so se metterlo, perchè legato ad esso ho scritto una one short che vorrei inserire nello Spin-off della saga :)
Pps: Altra e ultima notizia. Giovedì, penso mattina, pubblicherò l'intervista di Gabriele. Quindi se avete domande da proporgli, il termine ultimo è Mercoledì 8 Marzo 2017, così ho il tempo di trascriverle nel capitolo e rispondere :)
Grazie per l'attenzione ^^
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