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Capitolo 16:Halloween

Fino alla fine della settimana, dopo il giorno in cui Gabriele l'aveva salvata dalla morte, non fece altro che passare le sue giornate rinchiusa nell'ombra del suo appartamento.
Si sentiva stanca e spossata, come una che aveva combattuto incessantemente per giorni e giorni. E la cosa la insospettiva non poco. Cosa le era successo?
Ma non era solo quello il suo turbamento.
Il giorno dopo il salvataggio di Gabriele, era uscita di casa per cacciare. Sangue non ce n'era a casa, per cui se non voleva morire di fame-faccenda che aveva sfiorato solo il giorno prima-doveva assolutamente procurarselo, pur sentendosi ancora provata, e stranamente senza lo stimolo di fame.
L'occhio le cadde su un ragazzino sui dodici anni di ritorno da scuola. Lo seguì, cercando di non destare sospetti camminando con passo svelto e disinvolto. La fortuna fu dalla sua, quando lo vide tagliare deciso per il parco.
Il luogo giusto dove poter agire, nessun testimone avrebbe assistito a nulla, dato che a quell'ora non c'era anima viva, ed era un luogo abbastanza isolato.
Non ci mise molto a raggiungerlo e farlo cadere rovinosamente a terra.
Lilith tirò fuori il cutter, e lo brandì sopra la gola del ragazzino, che aveva perso colore alle guance e la fissava con sguardo atterrito.
La sua mano di fronte al terrore del ragazzino tremò.
No, non poteva farlo!, pensò sentendosi meschina e crudele.
Grosse lacrime le annebbiarono la vista. L'aveva fatto un'infinità di volte, e quella non era una delle sue vittime più influenti. Eppure in quel momento non riuscì a calare il colpo.
«Scusami»mormorò senza motivo al ragazzino, lasciandolo libero.
Dopo che Lilith accuratamente cancellò il suo volto dalla sua memoria per evitare problemi, questi sgattaiolò via lasciandola a terra, in ginocchio con le mani poggiate sulle cosce a singhiozzare come una bambina. Cosa le era successo?
Perché tutto ad un tratto uccidere le creava un misto di repulsione e disgusto?
Passarono i giorni, eppure non sentiva ancora i crampi alla fame, né si sentiva sul punto di morire.
L'occhio le cadde sull'invito alla festa di Halloween.
Ecco l'occasione per parlare a quattrocchi con il presunto responsabile della sua nuova condizione: Gabriele.

Per tutto il resto della settimana, Gabe sentì il cuore battere a mille.
Perché Lilith non era ancora tornata? Stava forse ancora male? Non era arrivato in tempo per salvarla veramente? Questo pensava in preda all'angoscia.
Tutto preso da questi turbini di pensieri, quasi si sorprese che fosse già arrivato il giorno di Halloween. Pur essendo una festa pagana, conosciuta con il nome di Samhain, era molto apprezzata dai ragazzi, e Gabe non faceva di certo eccezione, anche se ne aveva un po'timore. In quanto Angelo poteva captare le anime che lasciavano l'aldilà, grazie al velo che divideva il regno dei morti da quello dei vivi che si assottigliava solo per quel giorno, per rivedere i loro cari e il mondo. E a volte quelle anime non erano certi amorevoli. Aveva sentito parlare da Michael di anime che riuscivano a uscire dall'inferno, e che ammazzavano umani o per vendetta o per semplice gusto di farlo.
"Pazzi"pensò, mentre si preparava per la festa, notando che mancava la sua camicia all'appello a fianco a ciò che avrebbe indossato alla festa di quella sera, ricordandosi subito dopo che era ancora stesa. Il suo travestimento avrebbe perso tutta la sua magia senza Quella camicia. Quando uscì dalla sua stanza per raggiungere lo stendibiancheria appostato accanto alla portafinestra in soggiorno che dava sul terrazzino, gettò un'occhiata fugace in quella dell'amica, trovandola davanti alla specchiera intenta a truccarsi.
«Sei sicura Ann di non voler venire? Sarà un'occasione unica e divertente».
Annabel smise per un attimo di passarsi l'eyeliner.
«Ti ripeto per la centesima volta che oggi è il compleanno di Rebecca, e lei si aspetta che partecipi alla sua festa. Chiaro?»
Gabe alzò le mani in segno di resa.«Va bene, non ti scaldare».
Finalmente dopo giorni di mutismo era tornata a parlargli. Di quella stupida festa di compleanno tra ragazze.
«Come sto?»chiese la ragazza piroettando su se stessa. Indossava un abito color crema senza spalline, dal corpetto stretto in vita e la gonna lunga al ginocchio a balze.
Gabe la squadrò con occhio critico.
«Se ti sei fatta assumere da un circo come clown vai benissimo».
Gli occhi erano contornati da una tonnellata di ombretto nero, le ciglia lunghissime erano appesantite dall'eyeshine e le labbra erano più rosse di una fragola.
Annabel mise su il broncio.
«Non sei divertente Gabe. E neanche utile».
Gabe sorrise malizioso.
«Sei tu che mi hai chiesto il parere».
«Allora ricordami di non chiedertene più». Detto questo Annabel prese i tacchi poggiati sulla sedia lì vicino e la giacca, e si chiuse di botto la porta alle spalle.
Gabriele rimase sorpreso. Poi scrollò le spalle rinunciando a capirla, ormai di routine. Recuperò la camicia dai panni stesi e tornò ad occuparsi del suo travestimento.
Dopo che si fu sistemato si contemplò allo specchio. Si, aveva fatto proprio un ottimo lavoro, constatò con soddisfazione. Quella sera avrebbe fatto faville.
Gettò un'occhiata all'orologio, sbrigandosi a chiudere la porta di casa e inforcando la bici.
Era in ritardo cosmico.

La festa si svolgeva a casa di una ragazza di cui non ricordava il nome, poco distante dal lungomare che dal suo appartamento. Fortuna per lui che aveva deciso di andarci in bici, che all'arrivo alla meta, parcheggiò la sua bici accanto alle moto cromate, dei suoi compagni e altri ragazzi della scuola,  scintillanti alla luce dei lampioni.
Dalla casa, più che altro un'immensa villa a due piani con un immenso giardino sul retro, proveniva una musica assordante.
I suoi compagni erano già tutti lì, a ballare, bere, divertirsi travestiti nei modi più disparati. Facendosi largo tra la folla, non poté fare a meno di scorgere un paio di zombie, un licantropo, uno Spiderman, due fantasmi muniti addirittura di catene vere, e un'infinità di altri costumi.
I primi che lo notarono rimasero a bocca aperta.
E come dar loro torto.
Aveva deciso di materializzare le sue candide ali da Angelo, spacciandole per un'opera artigianale ben riuscita. Indossando una camicia azzurra e pantaloni bianchi completava il quadro.
«Ehi amico. Sei venuto a fare conquiste?»
La voce di James si fece largo tra la folla imbambolata, subito seguita dal suo proprietario.
«Sei un pericolo pubblico tanto quanto Lilith»continuò con un largo sorriso divertito.
Gabe sorrise sarcastico.«Te invece? Hai deciso di terrorizzare la gente?»
L'amico si era travestito da vampiro:smoking nero su camicia bianca, mantello nero, addirittura occhiaie, dentiera e sangue finto.
«Io? Certamente. Non ho molte occasioni per succhiare il sangue della gente»dichiarò nascondendosi dietro il mantello e dileguandosi tra i ragazzi teatralmente.
Gabriele scoppiò a ridere. James ebbe il potere di cancellare dalla sua mente il litigio con Annabel.
Poi una brezza leggera gli solleticò i peli delle braccia lasciate scoperte dalle maniche arrotolate della camicia, e gli scompigliò i riccioli corvini. La gente che ballava intorno a lui si pietrificò, come statue in marmo, come se il tempo intorno a lui si fosse improvvisamente fermato.
E rimase solo con Lei.

Lo scorse da lontano, circondato da ragazzi che lo fissavano con curiosità e gelosia. Constatò con un sorriso che aveva materializzato le sue piumate ali bianche, che aveva sempre trovato affascinanti, tanto quanto le sue nere che aveva pensato anch'essa di materializzare.
Sperava davvero con tutto il cuore d'incontrarlo, dato che doveva parlargli con una certa urgenza.
Così con un battito di ciglia e un leggero battito d'ali fermò il tempo.
Per tutti tranne che per Lui.

Gabe si guardò attorno sconcertato e con una crescente paura nel cuore.
Tutto intorno a lui si era fermato, perfino il vento fuori dalla villa adesso taceva.
E fu allora che incrociò gli occhi con quelli vermigli di Lilith.
Anche lei aveva materializzato le ali, rendendola ai suoi occhi ancora più bella. Indossava maglietta nera con un cuore ferito da rovi, una minigonna nera su anfibi neri.
«Sei stata tu?»trovò la forza di chiedere.
Lilith si limitò ad annuire seria.
«Perché l'hai fatto? Per finire ciò che hai interrotto l'altro giorno?» Voleva sembrare calmo, ma dentro di sé aveva una paura irrefrenabile. Non sarebbe mai riuscito a sconfiggerla.
Ma contro ogni aspettativa, Lilith gli mostrò i palmi delle mani in segno di pace.
«Non sono qui per quello che pensi Gabriele».
Cosa? Aveva sentito bene? L'aveva chiamato con il suo vero nome anziché con il nomignolo che gli aveva affibbiato quasi un mese prima?
«Non ti credo Demone. Cerca di essere più convincente. Vieni qui, fermi il tempo, per cosa se non sbarazzarti di me in assenza di testimoni?»
Lilith lasciò che finisse di sfogarsi prima di parlare.
«Volevo solo…ringraziarti». Quest'ultima parola fu quasi un sussurro che Gabe sentì perfettamente, sorprendendolo non poco.
Da quando Lilith ringraziava qualcuno?
Da quando aveva capito, era un Demone orgoglioso che preferiva mostrarsi irraggiungibile e invulnerabile.
«Per cosa?»domandò ancora stupito.
«Per avermi salvato la vita qualche giorno fa».
Gabe arrossì.«Ho fatto solo ciò che ritenevo giusto»rispose determinato e in leggero imbarazzo. Erano anni che qualcuno non lo ringraziava per averlo aiutato.
«Donandomi il tuo sangue. Nessuno avrebbe mai compiuto un gesto così nobile nei miei confronti»disse Lilith fissandolo intensamente negli occhi.«Sai chi mi voleva uccidere?»
Era una domanda retorica, lo sapeva, eppure scosse lo stesso la testa con veemenza.
«Jake»mormorò lapidaria Lilith chiudendo la mano sinistra a pugno.
«Tuo cugino?»
Lilith sorrise divertita. Niente sarcasmo o malizia in quel sorriso, solo sincero divertimento.
«Non è mio cugino. È solo un Demone comune, un sottoposto. Chiamalo come preferisci».
«E ora dov'è?»
«A casa a scontare la punizione che merita». Nel suo sguardo scorse un barlume di odio risentito, che però passò in fretta.
«Perché ti voleva uccidere?»
«All'Inferno, vige la regola del più forte. Gli Originari sono i Capi dei cerchi infernali, ma possono essere spodestati dai Demoni comuni quando vengono assassinati da quest'ultimi. E Jake è da tempo che vuole mettere le mani sul mio Cerchio. Eppure sa perfettamente che lo tengo ancora nella mia schiera solo per i suoi servigi e nient'altro». Rimase in silenzio per un istante.
«Anzi, ora che ci penso, ancora non riesco a crederci che questa sia l'unica motivazione per cui non l'abbia già buttato a calci nella Fossa»mormorò tra sé e sé, bloccandosi subito dopo per paura di essersi fatta scappare troppo.
Gabe si grattò la testa confuso.«Allora avevo ragione, sei un Originario. Ma non erano tutti maschi?»
Lilith strinse il labbro inferiore.«Io sono un caso complicato Gabriele, di cui in questo momento non ho voglia di parlare».
«Gabe»la interruppe il ragazzo.
Lilith lo fissò senza capire.
«Gli amici mi chiamano Gabe»precisò mentre un leggero rossore si propagava sulle goti pallide, che però passò in fretta.
«E tu mi consideri un'amica?»
«Forse. Se ti facessi conoscere un po'meglio»rispose Gabriele, arrossendo nuovamente subito dopo, realizzando solo in quel momento quello che aveva appena detto.
Lilith sorrise misteriosa.«Si vedrà…Gabe»disse avvicinandosi e fermandosi a un soffio da lui. Gabe la sovrastava di una spanna, eppure mancavano solo pochi centimetri tra i loro visi.
«Ora non ci resta che tornare»continuò, schioccando le dita.
L'incanto finì e il mondo intorno riprese nuovamente vita. La musica ritornò a rimbombare in ogni dove della casa, e i ragazzi intorno a lui cominciarono a scatenarsi e continuare il loro svago.
Gabe rimase per un attimo stordito. Si era forse inventato tutto? Cercò con lo sguardo Lilith,per convincere se stesso che non si era trattato di un sogno.
E infine la scorse oltre la calca di ragazzi, al lato opposto della stanza.  Era al tavolo del buffet con in mano un bicchiere vuoto, intenta a riempirlo di aranciata vera e non sangue, scoprì con un sospiro di sollievo. Quando incrociò per la seconda volta in tutta la serata i suoi straordinari occhi, la vide sorridergli. Finalmente un sorriso vero, il più bello del mondo, privo delle ombre che aveva imparato a conoscere, e pieno di dolcezza, innaturale per un Demone. Un sorriso che nei suoi sogni aveva sempre colorato il suo viso delicato.
«Eccoti qui. Ti sei messo in posa per farti fare una scultura?»lo prese in giro la voce di James.
Gabe si voltò verso l'amico, trovandolo con sorpresa a braccetto di una rossa. Rebecca. La ragazza indossava un vestito corto azzurro tappezzato dalle quattro figure delle carte, facendola sembrare la figlia del Cappellaio Matto di Alice nel Paese delle Meraviglie.
«Non facevi la festa di compleanno?»domandò stupito Gabe nel trovandosela davanti.
Rebecca scosse la testa.
«Non so chi te l'abbia detto, ma io sono nata l'uno Maggio. Ci vuole ancora un po' tempo prima che arrivi».
Per Gabe fu come ricevere un pugno allo stomaco. Ma allora, Annabel dov'era?
«Ti senti bene Gabe?»domandò preoccupata Rebecca.«Sei pallido».
«Si. Assolutamente si»mentì«con il vostro permesso»disse congedandosi. Incrociò gli occhi di Lilith e vide dipingersi sul suo viso una smorfia di sincera preoccupazione, da cui Gabe cercò in tutti i modi di fuggire. I suoi problemi erano i suoi problemi, e non voleva condividere il suo fallimento come amico con nessuno.
Zigzagò tra i ragazzi, urtando parecchie spalle. Sentì vagamente alcune imprecazioni che gli venivano rivolte, a cui non fece molto caso, e alla fine riuscì a raggiungere l'uscita. Afferrò la giacca dall'appendiabiti nell'ingresso e uscì nel freddo notturno. Smaterializzò le ali all'ombra del palazzo accanto dopo aver constatato di essere solo per non essere beccato. E corse, incurante di aver abbandonato la sua amata bicicletta di fronte alla casa della sua compagna. Forse il giorno dopo sarebbe andato a recuperarla. In quel momento era il male minore, tutto concentrato a fuggire dai suoi pensieri, ma quelli prepotentemente ghermivano senza pietà la sua mente.
Prese vie a caso, senza meta precisa, e le sue gambe lo condussero sul lungo mare. L'oceano di fronte a lui altro non era che uno specchio scuro su cui si rifletteva bella e ieratica la luna piena.
Ammaliato da tanta bellezza si fermò a contemplarlo poggiandosi con i gomiti al parapetto. Il tocco gelido di una mano sulla sua spalla lo fece sussultare.
«Gabe?»
Il ragazzo si voltò stupito, ma si riprese in fretta.
Era Lilith, le spalle avvolte nel suo chiodo e senza traccia delle ali. L'aveva seguito fin lì, e ora gli stava di fronte, incurante della brezza salmastra fresca che faceva venire la pelle d'oca.
Si strofinò l'occhio prima che una lacrima scivolasse giù per la gote. Odiava sembrare debole di fronte agli altri, ma soprattutto davanti a lei.«Come mai qui? Non sei rimasta a divertirti?»
Quando sentì la risposta quasi si sorprese. Davvero si trattava della stessa ragazza che l'aveva quasi ucciso qualche sera prima?
«Sei andato via con un viso sconvolto. Volevo assicurarmi che stessi bene».
Gabe sentì il suo cuore sciogliersi a quelle parole.
«Mi fa piacere che ti sia preoccupata per me. Sto benone, sul serio»mentì con scarso successo, abbozzando un sorriso insicuro.
Lilith inclinò la testa di lato.«Sicuro?»
Non gli aveva creduto. Quegli occhi lo catturarono e lo inghiottirono nella loro profondità. In quel momento sentì che lei era l'unica persona di cui poteva fidarsi, e che poteva davvero capirlo.
Per questo scosse la testa.«Sono preoccupato per Annabel. Mi aveva detto che sarebbe andata a una festa di compleanno di una sua amica. E poi che succede? Mi ritrovo faccia a faccia con questa ragazza e scopro che è pure nata a Maggio». Si prese la testa fra le mani.«Cos'ho sbagliato? Da quando siamo venuti qui il nostro rapporto è cambiato. Litighiamo in continuazione e ora tra noi ci si mettono in mezzo anche le menzogne».
Lilith si morse il labbro. Non era mai stata una ragazza sensibile e capace a consolare la gente quando era ancora viva, e men che meno quando il suo cuore era traboccante di odio. Però, in quel momento, non poteva starsene lì a guardare mentre lui aveva quell'aria così afflitta. Il Suo sangue l'aveva cambiata. L'aveva resa di nuovo…umana.
«Gabe»iniziò, ma si bloccò quando lui a sorpresa l'abbracciò con foga. Si irrigidì al suo tocco. Erano anni che non riceveva una dimostrazione d'affetto, forse perché non ne aveva cercati e non le importavano. Sentì qualcosa sciogliersi all'altezza del cuore. Si rilassò, e con tocco leggero e delicato gli accarezzò la schiena per rassicurarlo. Alla fine Gabe si scostò da lei dopo pochissimo tempo, distogliendo per un attimo lo sguardo, mentre un leggero rossore si propagava sulle sue goti pallide picchiettate di efelidi.
«Ora sto meglio»disse Gabe strofinandosi gli occhi per eliminare le prime e uniche lacrime che gli uscirono, sorridendole grato.
«Per qualsiasi cosa Gabe…»cominciò Lilith indecisa su che dire esattamente. Lui la guardò incuriosito.«Sai chi cercare»concluse frettolosamente regalandogli un caldo sorriso.
Gabe sorrise, un sorriso grato e di liberazione, prendendole la mano tra le sue e stringendola delicatamente.«Grazie».

Il corpo della sua vittima, una ragazzino anonimo della New Hannover High School, cadde a terra in un lago di sangue. Aveva mentito a Gabe sulle sue vere intenzioni. Savannah ed Emily avevano davvero organizzato una festa, ma a casa di una ragazza che lei non conosceva molto. Quanto a Rebecca era stata assente per qualche giorno con l'influenza, per cui Gabe non avrebbe potuto nutrire sospetti.
Annabel si sbrigò a riempire una bottiglia con il liquido vermiglio che piano piano stava imbrattando il pavimento intorno a sé. A operazione finita pulì la lama di un cutter, che aveva comprato a pochi spiccioli in una tabaccheria vicino, con un panno che si era portata per poi gettarlo nella pattumiera. Sentì una sorta di disgusto e repulsione attorcigliarle i visceri, che ricacciò subito indietro. Stava andando contro la sua natura angelica, ne era consapevole. Eppure tutto sbiadiva, persino l'orrore di un assassino, di fronte alla possibile morte di Jake.
Aveva raccolto abbastanza sangue che gli sarebbe bastato per alcuni giorni.
Per tutto il tragitto verso l'appartamento dei due Demoni, la sua mente era un continuo infierire contro quella viscida serpe di Lilith, che senza alcuna pietà aveva punito il suo Jake incatenandolo al muro della dispensa e lasciandolo senza sangue fino a tempo indeterminato. Non era la prima volta che ci andava. La prima volta che l'aveva visto, il cuore aveva perso un battito. E si era ripromessa che ogni volta che poteva gli avrebbe portato un po' di sangue. Il solo pensiero di perderlo gli riempiva il cuore di angoscia.
"Dico, lo vuol far morire di fame?" pensò per la centesima volta con rabbia infinita Annabel mentre saliva le scale del condominio dove alloggiavano i due Demoni.
Per fortuna sua Lilith non c'era. Era uscita per andare a quella stupida festa di Halloween organizzata da una compagna di corso di Gabriele. Chissà forse i due si erano trovati faccia a faccia e avevano chiuso i conti una volta per tutte. Non le importava chi dei due avesse avuto la meglio, anche se per lei e Jake sarebbe andato meglio Gabe. Ormai non le importava più di lui. Non aveva voluto amarla, e questo bastava.
Giunta davanti alla porta tirò fuori dalla tasca una chiave d'argento che infilò senza indugi nella toppa. Prima che gli eventi crollassero Jake le aveva procurato una chiave.
«Per qualsiasi evenienza»le aveva detto.
Non appena sentì il tic della serratura aprì con uno schianto la porta che avrebbe potuto spaventare anche l'eroe più coraggioso, ed entrò come una furia nell'appartamento. Fece una smorfia di disappunto di fronte a tutto il nero che predominava lì dentro.
Entrò nella stanza dove era certa che avrebbe trovato il suo Jake.
Infatti eccolo lì, incatenato ai polsi contro il muro con la testa che gli ciondolava in avanti e il corpo completamente abbandonato quasi privo di forze.
Annabel si lasciò cadere in ginocchio davanti al Demone. Da vicino notò il pallore del viso cinereo e gli occhi cerchiati da un alone bluastro. Delicatamente gli prese il viso tra le mani accarezzando le sue goti fredde, rese ruvide da un accenno di barba.
«Jake. Amore sono io, Annabel. Ti prego apri gli occhi»lo chiamò con una nota quasi di supplica nella voce. Non aveva ancora rivelato al Demone i sentimenti che provava per lui. Ma in quel momento non importava farglielo sapere. L'unica cosa che voleva era fargli sentire la sua vicinanza, soprattutto in quel momento.
Inizialmente il corpo di Jake rimase inerte sotto il suo tocco, facendole pensare con angoscia il peggio, ma alla fine sentì un leggero spasmo sotto il tocco delle sue dita, e finalmente Jake aprì gli occhi. Erano vitrei, spenti, ma che si colorarono non appena la misero a fuoco.
«Annabel, cosa…»biascicò lui, ma subito Ann gli premette un dito sulle labbra.
«Non parlare ti prego. Ti indebolirai inutilmente. Ti ho portato del sangue»lo interruppe lei.
«Ann, se scopre che mi nutro, mi ucciderà»gemette debolmente il Demone terrorizzato.
Doveva essere impazzito per credere una cosa del genere, pensò Annabel con una punta d'ira repressa nei confronti di Lilith.
Annabel gli prese il mento e lo costrinse a fissarla negli occhi.«Non devi dargliela vinta così, capito? Non tutto è perduto. Riusciremo a liberarci di lei. Ma ora non devi mollare. Sono stata chiara?»
Jake annuì debolmente.
«Adesso bevi»disse Ann con tono autoritario, avvicinando la bottiglia alla bocca di Jake aiutandolo dolcemente a berne il contenuto.
«Credo che basti per qualche giorno»gli sussurrò con affetto.«Quella maledetta quanto pensa di tenerti ancora incatenato così come un animale?»
«Finché ne avrà voglia»mormorò Jake appena appena  più lucido di prima.
«Spero smetta il prima possibile. Non ce la faccio più a starti così tanto tempo lontana».
Il bacio che gli diede fu intinso di passione e una muta promessa. Sarebbero andati avanti a qualsiasi costo, e Jake lo ricambiò con altrettanta foga. In qualche modo quel bacio parve cancellare per un momento la realtà, facendoli scivolare in un mondo tutto loro. Un bacio che entrambi aspettavano da tempo. Un bacio che legò i loro cuori. E Annabel vide sbiadire da se stessa l'attrazione che provava per Gabriele così fragile e mai corrisposto,  l'esatto contrario dell'amore che provava per Jake, che ricambiava quel sentimento.
«Ora devi andare»le sussurrò Jake staccandosi a malincuore.«Se ti trova qui è finita».
«Non voglio abbandonarti. Non adesso»gemette Annabel in lacrime.
«Non morirò, perché mi hai dato la forza necessaria per andare avanti Ann. E quando mi libererà architetteremo un nuovo piano per liberarci di lei…»
«…per sempre»terminò lei con un sorriso e poggiando la testa sulla spalla di Jake per un attimo.
Poi alla fine rapida si affrettò a uscire dall'appartamento. Non passarono che pochi minuti che Jake sentì nuovamente la serratura scattare.
Jake sentì il cuore andare a mille. Non poteva essere di nuovo Annabel. Come per dare una risposta alle sue domande ecco apparire per un attimo il volto inespressivo di Lilith per constatare le sue condizioni.
Jake la fissò con odio, per poi riabbandonarsi alle catene.
Quando sarebbe finita quella tortura?

Gabe si trascinò lentamente fino al letto, buttandovisi di peso.
Dopo la sua discussione con Lilith si erano lasciati con la promessa di rivedersi a scuola. Ancora non riusciva a capacitarsi di aver parlato sul serio con il stesso Demone che non avrebbe tentennato a ucciderlo dopo avergli risparmiato la vita(chissà perché)quasi una settimana prima.
Incrociò le braccia dietro la testa, pensieroso contando le macchioline di umido sul soffitto per distrarsi.
Eppure la sua mente tornava sempre a lei, solo da lei.
Stava diventando il suo chiodo fisso, il primo da cinquecentoquarantadue anni.
Sentì la porta di casa aprirsi per poi chiudersi silenziosamente.
Il volto di Annabel fece capolino dalla fessura della porta, forse per constatare la sua assenza. Non appena lo vide, però, sul volto della ragazza si disegnò un'espressione sorpresa, nel trovarlo ancora sveglio, o già a casa.
«La festa è già finita?»gli domandò stupita.
Gabe alzò le spalle.«Non mi andava di rimanere ancora»rispose.
«E Lilith?»
Gabe sentì il cuore accelerare.«Non l'ho vista»mentì.
Annabel era sul punto di dire qualcosa, ma alla fine fece spallucce e si chiuse  dietro di sé la porta.
Gabe riportò lo sguardo al soffitto, ma vedeva solo lei.
Lilith.



Angolino autrice:
Ciaooo a tutti :D
Eccomi con un nuevo cap ^^
Spero di non andare troppo veloce con gli avvenimenti e spero che la storia vi stia piacendo finora *-*
A presto!
FreDrachen

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