Capitolo 11:Liquido misterioso
Gabe si svegliò, stranamente, a un'ora decente la mattina seguente, dopo aver passato una lunga nottata in bianco a dare risposta alle domande che gli martellavano in testa dalla sera prima. Come un automa si trascinò fino in bagno per sciacquarsi il viso. Riflesso nello specchio ritrovò un viso con profonde occhiaie bluastre, segno inequivocabile di una notte insonne, e le palpebre pesanti. Se non avesse bevuto un caffè non avrebbe avuto idea di come sarebbe rimasto sveglio a scuola.
Scuola. Dopo tutto ciò che era successo doveva pure andare a scuola! Ma cos'aveva fatto di male quando ancora era in vita per meritare ciò?
Quando ciabattando mise piede in cucina, si fermò nel vano della porta, sorpreso di trovare James sveglio e pimpante ai fornelli.
«Sai cucinare?»gli domandò incuriosito.
James si voltò.«Buongiorno. Eh già. è una passione che ho da quando sono bambino. Mia madre vorrebbe che diventassi uno chef».
«E tu non vuoi?»domandò Gabe sedendosi a tavola.
«Non so ancora cosa fare della mia vita Gabe»gli rispose James poggiando il piatto sul tavolo.
Il profumo di bacon l'avvolse completamente. Lo stomaco brontolò davanti a quel piatto pieno di prelibatezze, dalle uova al tegamino al pane appena sfornato. Gabriele spazzolò via tutto in pochi secondi, come un aspirapolvere impazzito.
«Non ho mai visto nessuno mangiare a questa velocità. Potresti partecipare allo show dei record. Vinceresti di sicuro»disse James con un sorriso divertito.
«Tu dici? Ma non hai ancora visto nulla. Annabel è più veloce di me».
«Davvero? Vorrei tanto vederla all'opera».
La porta della stanza di Annabel si aprì in quel momento.
«Non dovrai attendere molto»annunciò Gabe.
Ma il loro desiderio andò in fumo. Annabel era già vestita per andare a scuola.
«Siete ancora così?»domandò stupita.
Che c'era di strano? James indossava i jeans e la maglietta del giorno precedente, mentre Gabe era in pantaloncini e la maglietta del pigiama.
«Mmm…si, perché?»
«È tardi».
«Ma che dici? Sono ancora le sette e mezza. Abbiamo ancora mezz'ora».
Annabel gli mostrò il suo orologio.«In realtà manca dieci alle otto».
«Cosa?»domandò Gabriele schizzando verso la sua stanza per vestirsi, maledicendo la batteria del suo orologio da polso completamente andata.
A tempo di record erano già fuori casa, e pronti a correre all'impazzata a scuola. Per fortuna non dovettero portate molto, solo un paio di quaderni e qualche foglio per James, dato che avevano tutti i libri che servivano a scuola negli armadietti.
Alla fine arrivarono che i ragazzi non erano ancora entrati.
«Non è possibile. Dovrò essere a lezione con Lei»brontolò Gabriele mentre prendeva dell'armadietto il libro e il blocco a spirale di biologia.
«Di che ti lamenti? Almeno tu potresti difenderti se ti attaccasse»gli ricordò James.«E poi non mi sembra una stupida. Non colpirà in pubblico».
«James, gli Originari sono capaci di fermare il tempo».
«Chi sono gli Originari? Non li hai menzionati ieri».
Gabe si guardò attorno.«È un po' complicato da spiegare. Sappi solo che sono quegli Arcangeli che hanno seguito Lucifero e che ora sono i padroni degli otto cerchi infernali. Lilith è una di loro. È la padrona del Settimo Cerchio, quello dei violenti».
«Otto?»domandò James confuso.«Non erano nove? E poi Lilith non è...ecco, la prima vera moglie di Adamo che è stata cacciata via dall'Eden, e da cui si sono generati tutti i Demoni? Perchè se non è così, non ci capisco piú niente»
«L'ultimo è governato da Lucifero in persona. E, eh no, non è quella a cui ti riferisci. È un'altra Lilith, però posso dirti che forse ha preso da lei il suo nome. Anche se non ne sono molto sicuro. Il passato di questo Demone alberga nell'oscurità. Forse Mike e gli altri Arcangeli sanno, ma non ho mai chiesto loro nulla a riguardo»spiegò Gabe pazientemente.
«Ora devo andare. Ci vediamo dopo a educazione fisica»aggiunse poi salutandolo con un cenno della mano e prendendo il corridoio che portava all'aula di biologia, una delle poche che si erano salvate al rogo, e troppo piccola per contenere tutti gli studenti anche solo di un anno accademico. Per questo motivo li avevano divisi in gruppi completamente allestiti a caso. E Gabe aveva avuto la sfortuna di non trovarsi con James ma con Lilith. Quando la sera prima era arrivata l'e-mail dalla scuola per avvertirlo, si era rallegrato, un pochino, nel constatare che almeno non sarebbe stato nella stessa aula con Jake. Già era un'impresa dover condividere con lui lo stesso pianeta, figurasi uno spazio angusto come una classe. Sarebbe letteralmente impazzito.
Quando raggiunse l'aula tutti i posti erano occupati. Tutti tranne uno.
Trattenne il respiro. Quello libero si trovava proprio accanto a Lilith.
«Prego Cortés si sieda. Stiamo aspettando solo lei per iniziare»lo invitò il prof di biologia, un uomo basso e corpulento con la testa quasi calva, sulla sessantina.
Gabe ubbidì sbrigandosi a sedersi.
«Bene ragazzi. Oggi parleremo di…»
Gabe non ascoltò neppure. Non riusciva a tranquillizzarsi seduto di fianco al suo peggiore nemico.
Però era strano. Lilith non l'aveva neppure guardato quando si era avvicinato al banco per sedersi, né gli aveva ancora scoccato uno dei suoi soliti sorrisi beffardi.
Si mise a fissarla di sottecchi. Solo allora notò il pallore pronunciato della pelle diafana, i sottili tremori delle mani e il respiro affannato. Sembrava stesse male.
A metà lezione il prof si avvicinò al loro banco.
Gabe sussultò colto in fragrante. Non sapeva neanche di cosa stesse trattando la lezione.
Ma il prof non era lì per lui.
«Meyer, si sente bene?»
Lilith fissò negli occhi il prof dall'espressione sinceramente preoccupata.
Gabe a sua volta si voltò verso di lei. Era una sua impressione o i suoi occhi erano più spenti del solito?
La ragazza scosse la testa debolmente.
«Vorrebbe uscire un momento?»
Senza rispondere Lilith si alzò e uscì dall'aula con passo incerto e barcollante.
Quando finì la lezione la ragazza non si ripresentò in aula. Gabe schizzò fuori dall'aula, filando dritto dritto al suo armadietto. Stranamente trovò James a fissare intensamente l'interno del suo. Non appena Gabe gli fu vicino, si girò con espressione dubbiosa.
«Cos'è questa? Non l'ho messa io».
Gabe osservò la bottiglia, contenente liquido rosso, che James aveva estratto dal caos del suo armadietto e che ora reggeva tra due dita.
«James una bottiglia non può essersi materializzata magicamente nel tuo armadietto»fece notare Gabe con una nota di sarcasmo.
«Voi creature sovrannaturali ne sareste capaci?»
Gabe ci pensò su, tornando improvvisamente serio.«Credo che solo quelli più dotati possano farlo, come gli Arcangeli. Non sono sicuro però sugli Originari».
James la fece oscillare a pochi centimetri dal viso, con fare quasi ipnotico.
«Chissà cosa contiene».
«Dalla a me. Se si tratta di qualche trucchetto demoniaco, saprei come difendermi».
James ubbidì. Gabe l'afferrò con mano tremante, ma non ebbe il tempo di stapparla ritrovandosi il prof di educazione fisica a pochi centimetri da loro, con espressione severa dipinta sul viso.
«Evans! Cortés! In palestra a riscaldarvi, subito!»
I due ragazzi si guardarono bene dal disubbidire, e raggiunsero in un nanosecondo lo spogliatoio, e sempre a tempo di record si cambiarono
«Odio la ginnastica»bofonchiò James allacciandosi le scarpe poggiando il piede sulla panca di legno.
La mente di Gabe non era però a metabolizzare le lamentele dell'amico. Stava rimirando la bottiglia dal contenuto misterioso che nella fretta aveva infilato nella tasca della felpa verde che indossava.
A chi apparteneva veramente?
Un violento giramento di testa la fece piegare in due.
Si tenne la testa tra le mani, come per contenere tutto il dolore che le attraversava le membra.
Non prese neanche in considerazione quell'insulso Angelo che la fissava con apprensione.
Ma che c'aveva tanto da preoccuparsi?pensò seccata. Manco fossero amici.
«Si sente bene Meyer?». La voce del prof arrivò ovattata alle sue orecchie.
Lilith sapeva perfettamente che non era un comune malessere.
Sangue. Doveva nutrirsi.
Se quell'idiota di Jake ci avesse messo poco a procurarselo si sarebbe nutrita anche quella mattina stessa.
E invece quell'incapace era arrivato in ritardo.
A passi insicuri uscì dall'aula per raggiungere il prima possibile l'armadietto dove Jake le aveva detto di aver messo la bottiglia.
A fatica formulò la combinazione del lucchetto. Tentò un paio di volte, maledicendo debolmente l'inventore di quella dannata trappola metallica.
Quando, finalmente, riuscì ad aprirlo per poco non sveni.
La bottiglia…non c'era.
E adesso? Non aveva tempo a trovare quel…dummkopf* di Jake.
Doveva trovare del sangue al più presto.
Prese dei corridoi a caso. Quando la campanella suonò per annunciare la fine della lezione, si fiondò velocemente nei bagni della femmine, e rinchiudendosi in uno di essi.
Non poteva e non voleva farsi vedere da nessuno in quello stato, e attaccare qualcuno in pubblico era fuori discussione. La missione non era ancora finita.
E non aveva neppure la forza di fermare il tempo, pensò seccata.
Imprecò più volte una serie di improperi nei confronti di quel…inept**.
Ah, ma l'avrebbe pagata cara la sua negligenza.
Se fosse sopravvissuta. Fu in quel momento che una paura profonda iniziò a serpeggiare nel suo animo.
Morire privata dal sangue significava finire direttamente nella Fossa, nell'oblio eterno.
Quando fu sicura che la maggior parte dei ragazzi fosse andata nelle loro aule, uscì nel corridoio. Quasi presa dalla disperazione, si aggrappò alla debole speranza che qualcuno fosse in ritardo per la lezione. Una vittima senza testimoni non sarebbe stato un grave danno.
Un'altra fitta alla testa, però, le mozzò il fiato.
Si accasciò a terra in preda al dolore puro.
I contorni sfumarono, i colori cominciarono a sbiadire, la vista si offuscò, e il mondo si tinse di nero…
*trad dal tedesco:imbecille
**trad dal tedesco:inetto
Angolino dell'autrice:
Hola a tutti XD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto :)
Ringrazio chi sta seguendo questa storia :D
E vi invito,sempre se ve la sentite,di dire la vostra :) anche per sapere se la story vi sta piacendo fino ad adesso :3
Baciiii!!
FreDrachen
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