14. Ritrovarsi è sempre un piacere
Callàis è in piedi davanti a me, alto e snello, con la fiamma della lampada che crea giochi di luci e ombre sui suoi lineamenti sottili e raffinati. Restiamo a fissarci, senza sapere bene che fare poiché nessuno dei due si immaginava di trovare qualcun altro in biblioteca a quest'ora di notte.
Sento su di me lo sguardo di Rohkeus, indagatore e minuzioso come sempre. Come sempre! A ben vedere lo conosco solo da pochi giorni.
Il mezzelfo si erge al mio fianco, la mano destra sulla spada sguainata, guardando alternativamente me e il ragazzo che mi fronteggia, non sapendo come interpretare la situazione. In realtà neanche io so come interpretarla.
— Che fai qui? Chi è lui? — domanda Callàis, indicando il mio compagno con il mento. Il movimento della testa gli sposta dal viso i capelli, che rilucono al chiarore della fiamma, mostrando così per un attimo i suoi freddi occhi turchesi.
— E tu, invece? Che fai qui? — chiede a sua volta Rohkeus, con la sua parlata spezzata e sospettosa.
— Mezzelfo, qui le domande le faccio io — risponde Callàis, al che io lo guardo sorpresa, chiedendomi come faccia a sapere cosa sia un mezzelfo quando io, fino a pochi giorni fa, ne ignoravo completamente l'esistenza.
— Dove lo hai trovato, Lympha? — mi chiede la ninfa, parlando di Rohkeus come se fosse un cucciolo smarrito. — E dove eri finita? I tuoi genitori sono disperati.
Gli occhi pieni di lacrime di mia madre mi riempiono la mente. Vorrei correre da lei, consolarla, abbracciarla forte e prometterle che non me ne andrò più, ed è un desiderio strano per me perché ho sempre odiato le dimostrazioni d'affetto. Ma non posso: non ho ancora trovato Alveus e fino ad allora non posso tornare a casa. Voglio che gli altri mi vedano vittoriosa e non macchiata irrimediabilmente dal mio peccato, soprattutto dopo aver sentito le parole della madre del mio promesso sposo, che probabilmente rispecchiano i pensieri di tutto il villaggio.
— Non devi dirle che mi hai vista. Non devi dirlo a nessuno — intimo a Callàis, decisa. Lui mi fissa scettico, sollevando un sopracciglio.
— Perché no?
— Perché no.
— Credi che riuscirai a rispondere almeno a una delle mie domande? — ribatte, irritato. — Dove sei stata? Perché sei tornata? Chi è lui? Perché vai in giro con un lupo? Spiegami cosa sta succedendo, per tutti i fiumi! Qui al villaggio sono tutti impazziti.
— Datti una calmata, Callàis. — Faccio un respiro profondo, cercando di mettere ordine nella mia mente. — Va bene, ti basti sapere che sto cercando di riportare Alveus a casa.
Callàis sbuffa, accennando un sorrisino che di piacevole non ha nulla. Lo fisso, aspettando una spiegazione.
— Sembri Iris, con il suo desiderio nichilistico di aiutare il mondo.
Era tanto che nessuno mi paragonava più a mia sorella, ma questa vorrei che fosse vero: se solo fossi stata un po' più simile a Iris ora non sarei in questa situazione. Questo pensiero così assurdo mi fa rabbrividire e per un attimo io stessa stento a riconoscermi.
— Dov'è? E come pensi di salvarlo? Anzi, prima rispondi a questa domanda: perché è scomparso?
I suoi occhi taglienti mi pungono la pelle, mentre io mi ritrovo a boccheggiare senza sapere cosa ribattere. Le mie labbra si rifiutano di ammettere la mia colpa.
— Per salvarlo dobbiamo trovare una cosa — dico infine, decidendo di rispondere a un'altra domanda. — Una scintilla d'acqua, tu sai cos'è?
Improvvisamente mi rendo conto che Callàis è la persona migliore che poteva capitarci; può aiutarci, camminare per le vie del villaggio senza suscitare sospetto, e non devo temere che diffonda la notizia del mio ritorno perché tanto, qualunque cosa dica, nessuno gli crederebbe. E soprattutto non me ne importa niente del suo giudizio. Tutto sta nel convincerlo a collaborare.
— Facciamo un patto: se tu ci aiuterai risponderò alle tue domande — decido infine. Beh, ad alcune delle domande.
Lui mi squadra attentamente, valutando i pro e i contro della mia proposta.
— Va bene. Seguitemi — afferma infine, guidandoci verso un gruppo di sedie in legno disposte intorno a un tavolo dalle gambe intagliate in voluttuose onde. Deposita la lanterna tra di noi, rischiarando così un grosso tomo lasciato aperto a metà che probabilmente stava consultando prima del nostro arrivo.
A pensarci, è da un sacco di tempo che non ci parliamo, probabilmente l'ultimo vero discorso risale a prima del mio patto con il demone. Mi rendo conto in questo momento che alla fine anch'io sono diventata come tutti gli altri del villaggio e che, di punto in bianco, gli ho voltato le spalle lasciandolo, in fin dei conti, solo.
Rohkeus si accomoda accanto a me, con Gordost che lo segue come un'ombra. Un'ombra nera e guardinga.
— Perché lui è qui? — chiede Callàis, riferendosi al mio compagno di viaggio. — Ninfe e mezzelfi non hanno rapporti da ormai quattrocento primavere.
— Come fai a sapere così tante cose sui mezzelfi? — chiedo, sorpresa. La ninfa mi guarda, mentre una luce maliziosa gli si accende negli occhi e un brivido mi attraversa la schiena.
— Sai, mentre tu eri impegnata a diventare perfetta agli occhi del villaggio, io ho passato molto tempo qui, in biblioteca. Non so se te lo ricordi, era quel periodo in cui eri diventata improvvisamente altezzosa e saccente, assolutamente decisa a evitarmi a tutti i costi per paura che la mia vicinanza potesse infettare il tuo nuovo potere magico piovuto dal cielo.
Non posso non notare l'acredine nella sua voce, come una rabbia repressa a lungo. Per la prima volta mi ritrovo a pensare che forse Callàis si sia sentito tradito e che non mi abbia mai perdonato per questo. Il suo sguardo è così tagliente che devo distogliere gli occhi.
— E perché ninfe e mezzelfi hanno smesso di parlarsi? — chiedo, tentando di riportare il discorso su un terreno più sicuro.
— Per qualcosa che hanno fatto i mezzelfi, lotte per il potere interne alla loro comunità: un principe diseredato ha ucciso il legittimo successore al trono con conseguente guerra civile, o qualcosa del genere.
A queste parole sento Rohkeus sobbalzare al mio fianco, non so dire se sorpreso o spaventato, ma quando mi volto a guardarlo il suo volto ha già ripreso la sua maschera di imperturbabilità. Mi chiedo se ne sappia qualcosa, di questa storia.
— Comunque sia, le ninfe dell'epoca hanno trovato deprecabile il comportamento dei mezzelfi e, per mantenere intatta la propria purezza morale, hanno deciso di tagliare tutti i ponti con quel popolo — continua a raccontare Callàis. — Che poi, a voler essere sinceri, l'ho sempre trovato un comportamento ipocrita. Davvero vogliono farmi credere che le ninfe abbiano solo pensieri puri e che nessuno di noi abbia mai compiuto azioni crudeli? Ridicolo. La differenza è che le ninfe lo fanno in modo più subdolo; noi non uccidiamo, non spargiamo sangue e non apriamo ferite visibili. Concordi, Lympha?
Le sue parole cominciano a farmi paura, soprattutto perché non ho idea di dove voglia andare a parare. Lui non dovrebbe sapere cosa ho fatto, giusto? Giusto?
— Non capisco di cosa stai parlando — rispondo, ostentando una sicurezza che non provo.
— No? Eppure tu dovresti saperlo bene. Toglimi una curiosità: ti è mai piaciuto per davvero Alveus?
— Cosa...
— Non fare finta di non capire, l'aria da sciocca non ti si addice. Lo sappiamo tutti che Iris è innamorata di Alveus da quando era bambina. L'unico motivo per cui hai deciso di fidanzarti con lui e poi sposarlo è vendicarti di lei, come sempre.
Il mio cuore si ferma nel petto, lasciandomi sospesa in un limbo di orrore e incredulità. Iris è innamorata di Alveus. È vero, in realtà l'ho sempre saputo, anche se né lei né nessun altro me lo ha mai detto: è sempre stato evidente da tutti quei piccoli avvenimenti quotidiani che da soli non vogliono dire niente, ma che messi insieme non possono essere fraintesi.
Rivedo nella mia mente una serie di scene inequivocabili, ma che prima di adesso non avevo mai visto davvero: Iris preoccupata per il vestito da indossare per un pomeriggio da passare con Alveus, Iris che lo difendeva sempre, a spada tratta, da tutti gli insulti che da piccola gli lanciavo, e poi ancora Iris che piange disperata artigliandomi la pelle il giorno del matrimonio...
L'ho sempre saputo, ma non ci ho mai fatto davvero caso. Ma Callàis si sbaglia, io amo davvero Alveus. Oppure no?
— Tu menti.
— Su cosa?
— Io amo Alveus.
Callàis scoppia a ridere con quella sua risata fischiata, come di aria che filtra tra i denti, che ho sempre trovato inquietante.
— Davvero? Ho sempre pensato che di lui ti piaccia solo il fatto che ti venera come una regina, anzi, come una principessa — afferma, calcando così tanto la parola da farmi rabbrividire. — Credo che opporti a Iris sia talmente intrecciato al tuo essere che a volte lo fai senza nemmeno accorgertene.
È facile dire che odio Callàis, ma non è del tutto corretto. Ciò che davvero odio sono io stessa quando mi trovo in sua compagnia, perché con le sue parole affilate riesce sempre a mostrarmi la verità tagliente che si nasconde nei meandri della mia anima.
Può essere che, inconsapevolmente, io abbia voluto rendere mio Alveus solo per allontanarlo da mia sorella? Non lo so. Forse. È una cosa che avrei potuto fare davvero. Ma l'ho fatto?
— Io amo Alveus — ripeto, mettendoci tutta la convinzione di cui sono capace. — Ma in fondo, Callàis, tu cosa ne sai dell'amore? Nessuno ti ha mai voluto bene, persino tua madre prova orrore nel guardarti.
So che sono parole crudeli e taglienti, che vanno a rigirare il coltello in una piaga sempre aperta. I suoi occhi, nascosti dietro i capelli, si riducono a due fessure, mentre il legno del tavolo su cui sono poggiate le sue mani comincia a marcire in fretta. Rohkeus è pronto a scattare, il palmo sempre sull'elsa.
Però poi Callàis si rilassa, si pulisce le mani sporche di frammenti di legno putrefatto sui pantaloni e mi sorride. Una strana calma scende su di noi, come dopo la fine di un violento temporale.
— Touché. Sicuramente anche tu ricorderai com'è essere disprezzati da tutti, anche se sono passate tante primavere e ormai sei una beniamina della Comunità. O meglio lo eri, fino a qualche giorno fa. Ora tutti si chiedono cosa sia successo, se abbiano fatto bene a fidarsi di te o se sarebbe stato meglio non essere così impulsivi e non accoglierti a braccia aperte subito dopo la magica comparsa del tuo potere. La gente comincia a dubitare e diffondere voci, storie molto diverse l'una dall'altra e tutte assurde. Ma ora, Lympha adorata, raccontami la verità: cosa ne è stato del buon vecchio Alveus? — mi chiede con voce melliflua. So che devo dirglielo, perché questo è il patto, ma è davvero l'ultima cosa che vorrei fare.
— È stato rapito da un demone.
— Perché?
— Perché ai demoni non piace quando gli accordi non vengono rispettati. — Esito, prima di concludere: — Io non ho rispettato la mia parte dell'accordo, e lui ha preso Alveus.
— E ora ti senti colpevole e quindi vuoi riportarlo indietro?
— Voglio riportarlo indietro perché lo amo.
— E quindi lui dov'è?
— Nel suo regno, in un altro mondo. Per trovarlo mi serve una "scintilla d'acqua".
— Non ho idea di che cosa possa essere, ma qui in biblioteca di sicuro troveremo qualcosa.
— Non potresti chiedere alla vecchia Aranea? — chiedo esitante, sapendo di meritarmi l'occhiataccia che Rohkeus mi lancia nel sentirmi pronunciare queste parole dopo che mi sono opposta strenuamente a questo incontro non troppo tempo prima. La verità è che è la soluzione più veloce ed efficace e adesso che so che non devo essere io a parlarle acquista un ulteriore fascino.
— Potrei, ma credo che coordinare le ricerche per tre persone scomparse e calmare la Comunità in crisi siano attività che la tengono abbastanza impegnata.
— Tre?
— Pare che, dopo la sua scenata sulla Roccia, Iris sia scomparsa. Probabilmente è andata a sua volta a cercare Alveus, da sola e senza avvisare nessuno.
Rimango paralizzata.
— Complimenti, Lympha, finalmente sei riuscita a liberarti di lei.
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