Ciò che leggerete è frutto di un progetto nato assieme a JackMarcio!

Benché questa poesia sia il frutto della mia creatività lo stesso tema è stato affrontato da entrambi, e rivisitato con le nostre capacità. Vi invito pertanto a visitare anche il suo profilo (merita!) e leggere la seconda poesia incentrata sempre su questo tema ovvero un dipinto di Salvador Dalì.

Per comprendere più a fondo la poesia e il quadro occorre esaminare alcuni aspetti del 900 e in generale il significato dell'opera di Salvador.

Grazie per l'attenzione!
_

Tra cubi assurdi e
Parallele senza metro

vedo:

Opachi involucri morti
dai denti di vetro

riflettono il tempo
qual orologi senza vita, vuoti e rotti

come ossa molli distese sotto ad un cielo di lattice tetro.

Che dire, che fare?
Entro tanta desolazione un sol pensiero appare

Esso è muto, anch'esso vuoto
pallida immago del tempo remoto

O di quel che è, di quel che sarà
Qui poco conta cosa io vedo ormai.

Poca la vita, tanta la morte
molti dicono

Io dico, tanta la vita,
un sol attimo la morte

Ch'essa già fugge
pavida innanzi
a ciò che la vita stende
oltre il velo della compagna.

Un dì fuggì e furon ore
ma quando risi mi mancaron le parole
che il tempo non aveva nome, colore, odore

Neppure lui metro aveva
pareva esser inciampato
Forse sui bordi d'un foglio di carta
Il foglio di carta sul quale scrivo.

Certuni dicono
guardando il quadro
che il tempo è impietoso con coloro che ambiscono

non sente ragioni, è un calice amaro
che macchia le dita
d'un grumo dolce
impasta la bocca

per fondersi amaro nelle viscere.

Ma a che scopo domandarsi
porsi un limite, tentar di capire

Quando batte la lancetta i minuti, fugace batte le ore
Scappano i secondi come battiti d'ombre

Ma io quieto siedo
all'ombra d'un cipresso
vivo
non morto
Osservo compresso
tra le lancette del tempo avverso

un giorno ch'io vivo,
Un giorno da me vissuto
Un giorno divino
La promessa d'un giorno ambito.