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98: Tormenti

Fede aveva visto raramente la sua governante piangere, ma ogni volta che accadeva, gli si spezzava il cuore. Lei era una donna forte, tutta d'un pezzo: era stata la sua colonna, fin da quando era bambino, e vederla così lo straziava terribilmente. Era più fragile di una foglia d'autunno, in quel momento, la sua povera Greta. Allora le lasciò le mani e circondò il suo corpo con le braccia, facendole posare il viso sul suo petto. La donna respirava forte, agitata, e piangeva contro la sua camicia, mentre Flor, da dietro, le accarezzava delicatamente i capelli e la schiena, come avrebbe fatto una figlia.
"Non fare così, Greta! Anche se avevi un presentimento, non potevi saperlo... non essere dura con te stessa, capito?"
"Perdonare, Mein Kind, per favore." supplicava la povera donna.
"Non ti devi scusare." le disse lui con tenerezza, accarezzandole la schiena. "Chi dovrebbe vergognarsi èla mia..." Ma si fermò: non poteva sconvolgerla in quel modo, con quella rivelazione, in quel momento. Greta non lo meritava.
"Chi, Mein Her?" gli chiese Greta, cercando in tutti i modi di ricomporsi.
"No, nessuno" balbettò lui in risposta.
"Dire a tua Greta, Mein Liebe" disse la donna, essendosi ripresa del tutto.
"Non è nulla, Greta, non preoccuparti" le disse Flor in tono rassicurante. Nicolas era dietro la porta e aveva ascoltato tutto.
"Povero... povero fratellino!" pensava.
Sapevache se suo fratello voleva indagare sull'incidente di suo padre, era perché gli era stata messa una pulce nell'orecchio. Doveva aiutarlo, ma non poteva ancora intervenire. In che modo avrebbe potuto essergli d'aiuto, poi? Non sapeva dove sbattere la testa, quindi corse al piano superiore, a cercare Bella... ma non dovette andare lontano, perché la trovò in corridoio, a poca distanza da lui.
"Nico! Che ti succede? Hai una faccia bianca che fa spavento!" esclamò, tesa.
"Vieni" le disse semplicemente Nico, e i due si diressero in camera di lui. Bella si mise a sedere sul letto e lui la raggiunse.
"Adesso mi vuoi dire cosa ti succede?" chiese Bella, guardandolo preoccupata.
"Vedi... ho sentito Flor e Fede che parlavano con Greta... dell'incidente di mio padre. Fede voleva riaprire il caso" rispose rapidamente Nicolas. "Ho visto Greta parecchio scossa e Fede e Flor che la consolavano, ma io conosco bene mio fratello: si tiene tutto dentro per non farci stare male e io..."
"Nico, amore mio!" Bella gli cinse le spalle. "Va' a parlare con lui, poverino... è da tempo che fa i giochi di prestigio, con il suo cuore e con voi, per proteggervi, e credimi: sarebbe davvero felice di sfogarsi un po' . È per questo che Flor lo aiuta, lo ascolta... come io ascolto te. Te lo dico da sorella e da compagna: non c'è nulla di meglio che vedere la persona che ami sorridere, anche solo ascoltando quello che l'affligge."
"Tu credi?"
"Scherzi? Io ne sono più che certa! Va' da tuo fratello... ma prima voglio un bacio!" Nicolas rimase sorpreso: di relazioni ne aveva avute, ma nessuna era come quella, nessuna delle ragazze che aveva conosciuto era così tenera e al contempo così forte, intrigante e unica.
Posò dolcemente le labbra su quelle della ragazza, che avevano il sapore dolce del miele, e lei gli accarezzò il viso. Era lei quella protettiva, perché praticamente aveva finito per fare come suo fratello, crescere così in fretta da chiedersi se fosse mai stata piccola.
Quando Nico si fu staccato dal bacio, Bella lo esortò nuovamente ad andare a parlare un po' con suo fratello e Nico, convinto, andò a cercarlo. Lui era solo, nella playroom, con la sua palla di neve tra le mani. Probabilmente Greta era rimasta con Flor e lui aveva dovuto allontanarsi, perché stava male.
"Nico!" esclamò Fede, colto di sorpresa.
"Oh... Fede... ti va di parlare un po' di quello che ti fa stare così?" chiese Nicolas, sedendosi accanto al fratello e appoggiandogli una mano sulla spalla.
"Non ti devi preoccupare, sto bene" ribatté il giovane, ma Nico lo conosceva bene. Nel suo silenzio aveva osservato tutti i suoi fratelli: il pestifero Thomas, il timido e fragile Martin, la finta dura Maya, il bello e sensibile Franco, e infine il suo imperturbabile fratello maggiore, dall'espressione impenetrabile, che però diceva tante cose senza pronunciare una parola. Conosceva tutti anche lui, ma solo ora aveva capito come parlare con i suoi ragazzi senza doverci discutere...
"Ti sei sempre occupato egregiamente di noi, Fede. Lascia che ti aiutiamo..."
"Ho fatto un sogno" rispose Fede, "un sogno che ha fatto anche Agostina e..."
Fede si guardava intorno. Doveva dirlo a Nico o l'avrebbe scombussolato con una rivelaziode importante come quella?
"Coraggio, fratellino" insisteva Nico.
"Vedi... io ho paura che la strega abbia un ruolo chiave in quello che è successo a papà e voglio capire se è veramente così."
Quelle parole gli vennero fuori tutte d'un fiato. Non credeva fosse così facile. Si era sempre tenuto tutto dentro e ora si era lasciato andare così facilmente da non riuscire a crederci.
Nicolas cambiò espressione. Suo padre, precipitato da un elicottero, forse per colpa di una strega priva di cuore. Una strega che aveva vissuto con loro, fianco a fianco.
"Ti rendi conto che io l'ho fatta vivere qui... insieme a voialtri? È una cosa terribile! Ho tenuto in casa una donna che potrebbe... potrebbe anche..."
"Ho capito, ma tu che ne potevi sapere? Quella è più scaltra della volpe di Pinocchio, e tu e Flor lo sapete bene, lo sapete meglio di chiunque di noi..."
Nico strinse forte la mano del fratello e gli rivolse un sorriso affettuoso. I suoi occhi erano rivolti al viso stanco e tirato del povero Fede.
"Fede, quando farai la denuncia voglio esserci anch'io" disse risoluto. "Lascia che ti stia vicino, per una volta. Non caricarti di tutto da solo."
"Oh, Nico!" esclamò il giovane. "Sei un ragazzo d'oro! Non perdere mai questa sensibilità che ti @caratterizza. Non perderla mai! Me lo prometti?"
"Te lo prometto" rispose risoluto Nico per poi stringere in un abbraccio il fratello, come per sigillare quel patto.
Quella notte sembrava che nessuno dei fratelli Fritzenwalden riuscisse a dormire. Nico aveva deciso di parlare con Franco, ma Maya, Martin e Thomas non sapevano nulla, eppure sembrava che sentissero quello che stava succedendo.
Maya, dal canto suo, non sapendo che altro fare, scese silenziosamente in salotto. Si soffermò sul quadro di sua madre e rimase lì, immobile, a fissarlo.
"Cosa sta succedendo, mamma?" chiese. "Aiutami a capire... sono nervosa e non so perché... ti prego, dammi un segno."
Maria non avrebbe voluto che la sua "principessina vivace" fosse triste. Forse fu questo il motivo che la spinse a mandarle l'unica persona in grado di tranquillizzarla davvero: il suo angelo.
Infatti Matias era lì, accanto alla porta, e la guardava da un po' di tempo.
"Ehi! Che ci fai lì, piccola Chopin?"
Era da quando la ragazza aveva ripreso a studiare pianoforte che lui la chiamava in quel modo.
La ragazza batté una mano sul divano, per lasciargli intendere di sederle vicino. Lui le si avvicinò lentamente.
"Che ti prende? Sei nervosa per domani o hai un po' d'insonnia?"
"Penso entrambe le cose" rispose @Maya passandosi una mano sulla fronte. "Sno pensando ai miei genitori, sai? E... e non so perché, ma sento la presenza di entrambi... specialmente del mio papà... come se lui volesse dirmi qualcosa, ma è impossibile. In fondo mio padre è..."
"In fondo tuo padre è sempre con te ed è fiero della donna che sei diventata." la interruppe immediatamente l'avvocato.
"Poi vedo Fede così preoccupato..." si confidò Maya. "Sai com'è lui: non vuole farci soffrire e non dice niente."
"Credimi: ho imparato a conoscervi tutti in questi anni, Maya. Ascolta: ti va di uscire un po' di qua dato che nessuno dei due riesce a dormire?"
"Magari, ma..."
"Ci penso io a tuo fratello. Ora lui sa tutto e si fida di te e di me, quindi siamo a posto." le rispose lui.
E caso volle che Flor e Fede, che dopo l'incubo avevano capito che la strega voleva turbarli e avevano deciso di evitare di dormire insieme, si stessero dirigendo proprio in salotto. Avevano sentito tutto.
"Non c'è problema" rispose lui, facendoli voltare. "Amico, abbi cura di questo tenero diavoletto, d'accordo?"
"Certo! Allora ti devi coprire bene, tesoro, o prenderai freddo, a quest'ora" suggerì Matias.
Flor e Fede, intanto, si guardavano con desiderio. Avrebbero voluto abbracciarsi, respirare l'uno sulle labbra dell'altra, chiudere gli occhi e sfiorarsi fino all'alba, a prescindere da dove si trovassero, ma non potevano.
C'era il rischio che la strega li vedesse coccolarsi e scoprisse il gioco.
Allora, da brava sorella, Reina creò una barriera protettiva attorno a loro, augurandosi di cuore che bastasse. Fede cadde sulle ginocchia, improvvisamente.
Non ne poteva più. Aveva fatto il duro tutto il giorno, anche quando si era confidato con Nico, ma ora il peso del pensiero di aver ospitato in casa la donna che gli aveva tolto suo padre era diventato un macigno troppo pesante per lui.
"Oh santo cielo!" Flor gli si avvicinò preoccupata e s'inginocchiò di fronte a lui, afferrandogli entrambe le mani.
"L'ho tenuta... l'ho tenuta in casa..."
"Mi stai spaventando: di chi parli?" lo spronò a parlare Flor, accarezzandogli il dorso delle mani, con fare rassicurante.
"Di quella maledetta! Di quella strega senza cuore della mia madrina! Ho sgridato mia sorella quando le ha detto di togliersi i vestiti della mamma, le ho detto di non parlarle con il tono che aveva usato, ma lei aveva ragione! Lei aveva ragione su tutto, accidenti! Quel mostro è indegno di toccare le cose di mia madre, e io sono stato un completo idiota! L'ho fatta vivere qui, a contatto con i miei ragazzi, quando la sola cosa che avrei dovuto fare era proteggerli da lei e dalle sue manovre!"
"Ehi! Eddai, non fare così, ti prego!"
Lui aveva gli occhi lucidi, era scosso dai brividi e il maledetto senso di colpa tipico dei Fritzenwalden gli si era abbattuto addosso come una valanga. Flor non l'aveva mai visto così scosso.
"Ehi! Guardami, mio Freezer solo di soprannome... guardami negli occhi! Io, lo sai, ho sempre detto che la strega era cattiva, che maltrattava i bambini nel senso che li sgridava troppo, ma non avrei mai pensato di trovarmi di fronte un mostro capace di... di tante cose... orribili! Tu hai fatto quello che ritenevi giusto, e comunque i tuoi fratelli stanno bene, lei non ha potuto fare niente d'irreparabile a loro, capito?"
"Tu l'avresti capito!" disse lui, abbattuto.
"No, invece, perché lei mi si sarebbe presentata sulla porta come una povera mendicante in cerca d'aiuto, e io non mi sarei tirata indietro. Quell'arpia sa perfettamente dove fa più male e lì colpisce. Non devi sentirti colpevole!"
Flor si sdraiò sul divano e gli fece cenno di avvicinarsi. In qualche modo quella sera si sentiva pretetta.
"Vieni qui, coraggio" gli disse. "I tuoi figli senz'altro ti faranno star meglio, vieni."
Lui sedette vicino a lei, che si mise lentamente a sedere e si sistemò meglio.
Sollevò la maglietta e gli fece posare il viso sul suo ventre. "Angioletti, da bravi, fate qualcosa per tirare su il morale al vostro papà... essere buoni spesso porta anche ad essere tristi, ma alla fine ci si guadagna sempre."
"Sarete molto meglio di me, tutti voi."
"Non essere così duro con te stesso..."
Lui premette dolcemente le labbra sulla pelle candida del suo ventre e questa volta ebbe la sensazione che fosse una delle bambine a mandargli un segnale. I suoi occhi si chiusero: si sentiva bene e si sentiva decisamente tranquillo. La ragazza gli cinse le spalle, tenendolo vicino a sé, e sussurrò: "Sono certa che il vostro papà sarà molto, molto dolce quando verrete al mondo!"

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