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95: Il contratto magico

In quel preciso istante, Maya li raggiunse di corsa, avendo riconosciuto la voce di suo fratello, seguita a ruota dagli altri fratelli, Roberta, Dominick, Matias e Greta.
"CIAO FEDE!"
"Ehi, sorellina! Come sei diventata bella! Sai che soddisfazione ha avuto la mamma, che ti può vedere quando vuole senza doversi preoccupare di dove si trova?"
E detto questo il capofamiglia prese in braccio la sorellina, stringendosela al petto come il più prezioso dei tesori. La frangetta le era finita davanti agli occhi e lui l'aveva spostata per poi toccare il suo viso, sentirne sotto le dita ogni centimetro, come per essere certo che anche lei fosse lì, proprio come aveva fatto con la sua amata Flor.
"Her Federica! Che bello te vedere!" esclamò Greta, abbracciandolo da dietro e piangendo di gioia sulla sua spalla.
"Togli questo "signor" di mezzo, Greta, ti prego!" disse lui, conciliante. "Sei come la mamma che non ho più, e lo sai... come stai, eh? Si sono comportati bene questi diavoletti?"
"Il diavoletto sono io!" esclamò Maya.
"È un modo di dire, amore mio! Lo sai che sei tu il mio diavoletto di diritto, ma trovare un soprannome a ognuno di voi mi risulta un po' difficile... e poi non vorrai negare che siete tutti un po' vivaci, no?"
"E va bene!" esclamò Maya, facendo la finta offesa.
"Eddai, non mi fare quella faccia arrabbiata perché io mi sono esercitato per anni su quella e ti batto quando vuoi!" esclamò Fede, immedesimandosi nel buon vecchio signor Freezer e dando alla sorellina una dimostrazione pratica della sua abilità nel fingere di arrabbiarsi con uno sguardo fulminante.
"Ti viene ancora bene la parte del ghiacciolo impossibile da scongelare!" esclamò Flor. "Ma sei così bello ora che il ghiaccio si è sciolto veramente!"
"Non so se tenerti il broncio o mangiarti di baci per quello che hai detto!"
"È un complimento. Decidi tu, tesoro."
"Decido io? Va bene!" disse lui, e Maya gli fece l'occhiolino, sciogliendo l'abbraccio e spingendo leggermente Flor, in modo che gli cadesse tra le braccia. Lui sorrise, le cinse la vita, elettrizzato, e la strinse forte a sé, premendo dolcemente le labbra su quelle di lei.
"Come stai, amico mio?" chiese Matias.
"Non sono mai stato così felice, e anche se so che da domani dovrò tornare a far finta di essere un ghiacciolo, lo farò con gioia, perché siamo tutti insieme, finalmente!" rispose sorridendo il giovane, per poi battere una mano sulla spalla del suo amico avvocato.
"Finalmente, Fede!" esclamò Franco, e lui e il fratello batterono il pugno in segno di saluto.
Quando erano piccoli lo facevano spesso e in tutti i casi Fede voleva che Franco sapesse che quel Fede che a lui era mancato, quello che suonava la chitarra, che si faceva volere bene, che sapeva divertirsi e godersi le piccole cose. Era tornato, anche se fingeva di essere un Freezer congelato.
"Ciao Fede!" aggiunse Nico sorridendo e imitando il gesto del suo gemello.
"Sono così felice di vedervi, ragazzi!"
"Anche noi, Fede!" disse Martin, allegro. "Stavamo per subire un trauma da distacco coatto!"
"Quanto mi è mancato il mio piccolo Freud!"
Martin lo abbracciò e Thomas li lasciò fare, perché lui e Fede si erano già salutati quando lui era appena arrivato.
"Dobbiamo fare una festa" propose Flor con un sorriso. "Per il ritorno del principe azzur... del nostro capobanda!"
"Addirittura?" chiese lui, commosso.
"Sì, dai! Domani torneremo a fare i seri, promesso!" esclamò Flor, cercando di convincere il suo compagno.
"Ma non è mica quello il problema! Non credevo di meritarmelo, tutto qui!" le spiegò lui. "Ho scoperto che le feste mi fanno piacere, a patto che non ci si debba ubriacare per forza!"
"In questo sono come te!" rispose Flor ridendo. "E voi: se mi fate ubriacare quando faremo una festa, vi rivolto a calci!" aggiunse rivolta alle ragazze.
"Va bene, va bene, tranquilla... e poi, Flor, ricordati che tu devi allattare, quando i piccoli Freezer e le piccole Floricientas nasceranno!" aggiunse Reina, avvicinandosi al gruppetto. "Sono così felice di rivederti, Fede!"
"Anch'io lo sono, e non sono mai stato tanto sincero in tutta la mia vita... né nella prima, vita, né nella seconda..."
"Bene! Allora... AI POSTI DI @COMBATTIMENTO!" esclamò Flor, e in quattro e quattr'otto era tutto pronto per la piccola festa. Nel frattempo anche tutti gli altri erano corsi a salutare il "capobanda", come diceva Flor.
"Amore mio, che fai?" chiese Franco, mentre Emma intrecciava dei in una ghirlanda.
"La sto facendo per Flor, questa!" rispose la ragazza. "A Fede, invece, ho preso questa!" E tirò fuori un involto di carta. "Purtroppo la sua tuta da scherma l'ha presa mio padre..."
"Quando?" chiese Franco.
"Gliel'ha portata la stre... la signora che ce l'ha con voi." spiegò Emma. "Non so perché, ma l'ultima volta che ho visto papà ce l'aveva addosso... cioè, prima che venisse qui... e allora mi sono procurata il materiale e gliene ho fatta una io... credi che vada bene?"
"Non sapevo che ci sapessi fare!" disse Franco. "È proprio bella..."
"Per mio padre dovevo occuparmi di queste cose... anche lui era uno schermidore, solo che con la spada i tagli li faceva a me!"
"Davvero? Se vuoi chiedo a mio fratello d'insegnarti, così ti puoi difendere." rispose sorridendo Franco.
"Lui è avvantaggiato, però. Mio padre, dico, perché vede dove va la spada" gli rispose Emma. "Sai cosa vorrei imparare? A suonare la chitarra."
"In questo ti posso aiutare anch'io..."
"Che bello! Però... però magari ci pensiamo più tardi, se ti va. Ora prepariamo l'accoglienza a tuo fratello, che se la merita tanto!" esclamò Emma.
"Benissimo! Vieni, dobbiamo installare le casse e preparare una pista da ballo improvvisata, così possiamo scatenarci" disse Franco prendendola per mano e conducendola al centro del salone. Con dello scotch che Emma aveva applicato al pavimento sotto la guida di Franco, delinearono i contorni della pista e nel frattempo lui aveva installato le casse dell'impianto stereo.
"Sei sicuro... che a lui farà piacere?"

"A mio fratello, dici?"
"Sì."
"Sicurissimo! Io sono un po' un disastro nel ballo, ma mio fratello è un asso!" esclamò Franco, sorridendo al ricordo di un Fede un po' più piccolo che gl'insegnava a ballare... o almeno ci provava. "Poi i nostri genitori sono venuti a mancare e lui ha rinunciato ai suoi sogni... alla musica, al volo in elicottero... ad una festa lui non c'è mai stato perché non ha fatto in tempo."
"Lo so. Me l'ha raccontato" disse lei, accarezzando il viso del suo ragazzo. "Ahi... certo che ti è cresciuta un bel po', la barba."
"Oh, sì, è vero, me l'ero completamente dimenticato." le disse ridendo Franco.
"Hai detto che sei un po' impacciato, è così?" chiese la ragazza sorridendogli.
"Sì, l'ho detto, e non lo nego" rispose Franco. "Perché, tu puoi aiutarmi in qualche modo a rimediare?"
"Andiamo al centro della pista." disse risoluta la ragazza, e Franco, contento di vederla sorridere, ve la condusse. "Adesso io mi metterò di fronte a te... non ti muovere, altrimenti mi disoriento e finiamo domani mattina."
Franco rimase fermo ed Emma gli si posizionò di fronte, cercò le sue mani e le trovò. Risalì con la sinistra il suo braccio destro e raggiunse la spalla per poi dirgli: "Mettimi la mano destra all'altezza della vita, adesso... ecco, così! Io non ne so molto, ma con i balli di coppia ci so fare abbastanza bene, a quanto mi dice mia sorella."
Quando furono in posizione, per scherzo Emma impostò una voce da uomo e disse: "A questo giro puoi fare tu la donna."
"Oh santo cielo, mi è caduta la pochette!" esclamò Franco, imitando una voce incredibilmente stridula che fece scoppiare a ridere la ragazza che aveva di fronte.
Emma iniziò a fare dei passi a destra e a sinistra e Franco, seppure in modo leggermente maldestro, riuscì a seguirla correttamente, non lesinando qualche scontro di troppo tra le loro scarpe. Lei, invece, sembrava farlo da sempre. Era leggera, delicata, nonostante in quel momento stesse facendo lei l'uomo. Faceva scorrere le sue dita sottili sul collo e sulla spalla di Franco, sentendone la vibrazione che procedeva allo stesso ritmo del suo respiro. Le piaceva un sacco il contatto con la sua pelle calda e morbida. La rassicurava e la faceva sentire importante... felice.
Franco chiuse gli occhi, lasciando che fosse la ragazza a guidarlo. Sentiva il suo calore attraverso il tessuto della maglietta che teneva stretto tra le dita come gli aveva detto lei. La sentiva vicina, e mentre i loro corpi si univano in un movimento elegante, Franco lasciò che la vicinanza della ragazza lo portasse a provare un senso di pace che non provava da un'infinità di tempo. Pur avendo sentito sotto le dita la pelle di una buona quantità di ragazze, si chiedeva se ci fossero molte persone con la pelle così morbida, calda e accogliente, e, come se tutto gli fosse nuovo, continuava ad accarezzare la sua mano fragile, calda e morbida come quella di una bambina... la sua bambina.
Flor era entrata per cercarli, ma nel vederli così, tanto vicini, si ritirò in fretta. Anche Fede era lì, le stava dando una mano a decorare la casa in modo semplice, ma efficace. Lui considerava quella festa un'occasione per godere della vicinanza della sua famiglia, quindi voleva dare una mano, fare in modo che tutto andasse per il meglio, almeno per quel giorno, perché dal giorno dopo, sicuramente, la strega avrebbe ripreso a controllare la casa tramite quella marionetta di Bonilla...
"Li hai visti?"
"Sì, Fede... e sono così carini!"
"Sembra proprio che quell'angelo abbia preso posto nel cuore di mio fratello."
"Oh, sì... eccome! E a te fa piacere?"
"Finché nessuno dei due soffre, a me fa piacere che si vogliano tanto bene... e quella ragazza è molto buona, si fa voler bene, e altrettanto Franco... sono simili... ma anche un po' diversi."
"Che vuoi dire con "simili ma diversi", Fede?" chiese Flor, curiosa, mentre Fede guardava il soffitto, pensando probabilmente a quei due ragazzi.
"Lui è molto estroverso e magari l'aiuterà a sbloccarsi dopo tutto quello che le è successo." rispose lui. "E lei è molto riflessiva, al contrario di mio fratello, che è impulsivo, a volte."
"È vero! In un certo senso gli ha salvato la vita, un po' di tempo fa..."
"Spero che i nostri ragazzi siano felici."
A quelle parole Flor ebbe un sussulto.
"Che...?" chiese, sorpresa. "Hai detto: "I nostri ragazzi"! Tesoro mio, l'hai detto davvero? Davvero davvero?"
"Sì, Flor! Tu sei la donna della mia vita e i miei fratelli e gli altri sono i nostri ragazzi. Solo se lo vuoi tu, però, sia chiaro. Non voglio obbligarti a immergerti in quest'avventura, se non vuoi..."
"E invece io lo voglio!" ribatté Flor.
"Ne sei sicura, Flor? Sicura sicura?"
Flor rise. Era così tenero, il suo principe!
"Sicura quant'è vero che ti amo da quando ci siamo incontrati nel mio primo sogno... prima della festa a casa tua."
"Cosa? Non me l'avevi mai detto, Flor. Davvero mi hai sognato?" chiese, un po' sorpreso, il giovane, mentre si arrampicava sull'albero per appendere un cartellone con la scritta: "La Famiglia dell'Amore". Una sua idea...
"Vedi, proprio prima della festa ho sognato di essere Cenerentola. E poi è successo che sono caduta da una scalinata e nel sogno @c'eri tu, ma all'epoca non lo sapevo."
"Wow! Allora era proprio destino, eh?"
"Ragazzi, dentro è tutto pronto!" disse Reina, rivolgendo loro un sorriso un po' imbarazzato. "Oh... perdonatemi..."
"Tutto bene, tranquilla" rispose Flor.
"Beh, sarà il caso che andiamo dentro."
E detto questo, Fede prese per mano la ragazza che gli aveva sconvolto la vita facendogli ricordare com'era sognare e insieme si diressero dentro casa.
Intanto Franco ed Emma erano ancora vicini... molto vicini... Emma sentiva il respiro leggero di Franco sul volto, il cuore di lui batteva a mille sotto le sue dita fresche e leggere, e Franco, dal canto suo, si era avvicinato a lei, come per vederla, o forse sentirla, meglio. Aveva fatto scontrare le loro guance e le teneva il mento quasi sulla spalla. Fu questo a permettergli di vedere quel nano del suo fratellino nascosto dietro la porta, che li stava fissando, incantato. Thomas rivelò la sua presenza proprio in quell'istante, perché gli andò la saliva di traverso.
"Oh... Thomas, che ci fai lì?"
Emma si girò di scatto, molto sorpresa.
"Brutto nanetto spione! Che ci facevi là dietro?" chiese adirato Franco.
"Eddai, calmati... Tommy, così non vale, sai? Lo sai che se non parli per me stai facendo l'arte del fantasmino dispettoso!" Thomas scoppiò a ridere: non capitava spesso che le ragazze dei gemelli gli piacessero, ma lei era simpatica.
"Scusa, ma eravate troppo teneri!" si giustificò Thomas. "Volevo vedere il bacetto!"
La ragazza si girò e gli andò incontro, schivando il grosso tavolo.
"Oh, ma guarda! Piccolo birbante che non sei altro!" esclamò sollevandolo tra le braccia e facendogli il solletico.
"Aaah! Ah, no, basta!" supplicò Thomas. "È peggio della corte dei marziani, il solletico, ehi!"
"La... cosa?" domandò confusa Emma.
"La corte dei marziani, quella che ti giudica per mandarti al patibolo, ecco!"
"Ah... quella si chiama "corte marziale", Thomas!" lo corresse lei, ridendo.
"Che carini che siete!" intervenne Flor, sorridendo.
"Ragazzi, ma che...? Da dov'è uscito?"
Franco fissava un foglio che sembrava fluttuare nell'aria. Tese la mano per afferrarlo, ma quello parve cambiare direzione e scese giù, fino a fermarsi tra le mani di Flor.
"Ma che...? Questo è..." balbettò lei, rigirandosi il documento tra le mani.
"Che cos'è, Flor?" chiese Emma. "Qualcosa di grave?"
"Il mio contratto!" esclamò Flor, al settimo cielo.
"Che contratto? Di che parli?"
"Ti ricordi quando me ne volevo andare, Franco?" chiese Flor. "Tuo fratello, che è un inguaribile romantico, mi ha firmato un contratto prematrimoniale che abbiamo inventato... un giuramento. Io gli ho detto che cosa scrivere e lui ha scritto tutto, con tanto di firma e..."
"Da dov'è uscito quello?" chiese Fede, raggiungendo Flor e guardando il foglio da sopra la sua spalla. "Credevo che... che fosse..."
"Beh, l'ho rimesso a posto io." rispose Reina. "All'inizio l'avevo gettato io stessa nel cestino, però... però poi ho voluto recuperarlo dopo che Flor te l'aveva fatto vedere, arrabbiata com'era perché l'aveva trovato lì, e ad oggi mi sembra un gesto così... così dolce che non ho resistito: l'ho recuperato e l'ho fatto tornare integro. Come quando l'avete scritto... e..."
"Oh, sorellina mia, grazie!" esclamò orgogliosa Flor. "Ma perché me l'hai detto oggi?"
"Perché, anche se avete dovuto tribolare per arrivare dove siete, Fede la sua promessa l'ha sempre rispettata" rispose Reina.
"Oh, che dolce!" esclamò Emma, sognante. "Ti prego Flor, me lo leggi? Per favore, per favore, per favore..."
"Veramente è più giusto che te lo legga il mio principe! È stato lui a... a... erigerlo."
"Redigerlo" le disse lui, dandole un pizzicotto scherzoso sulla guancia. Flor lo guardò in tralice e lui scoppiò a ridere. "Dai, non te la prendere..."
"Il puntiglio non l'hai perso, eh?" gli disse lei, smettendo di fare l'offesa.
"Va bene, va bene! Tanto qui sopra io sono il Freezer antipatico e tu Floricienta, come ai vecchi tempi." le rispose lui, ridendo di gusto e spostandole i capelli dalla guancia.
"Fede, Fede... ti prego, me lo leggi?"
"E va bene, Emma" rispose lui, per poi rileggerle il foglietto. E mentre la sua voce calda e profonda faceva risuonare quelle parole nella stanza, alla presenza di tutta la famiglia appena sopraggiunta, Flor chiuse gli occhi, tornando con la mente a quel pomeriggio.
Reggendo il foglio con una sola mano, Fede prese ad accarezzarle il viso con quella libera, immergendosi con lei nel Fiume dei Ricordi.
"Però secondo me qualcosa dovremmo cambiarla, su questo foglietto." disse a mezza voce Flor. "Freezer antipatico, per esempio." E pronunciando quella parola fece il labbruccio.
"Davvero? E con cosa vorresti sostituire questo nomignolo affettuoso?"
"Per esempio con... Angelo del Parco, come ti chiama Agostina!" rispose lei.
"Dimmi cosa vuoi cambiare, ci penso io!" disse Reina formando dei cerchi su quel foglio. Le parole "Freezer antipatico" si cancellarono da sole, senza lasciare la minima traccia, e Flor passò una penna al giovane, che al posto di quelle parole scrisse: "L'Angelo del Parco", come aveva suggerito Flor.
"Bene. Floricienta però lo lasciamo, perché è troppo carino, vero?" disse lui tranquillo. "Però... questa cosa della strega vorrei togliella... era la vecchia te."
E le parole inerenti a Reina scomparvero. Al loro posto Fede scr@sse: "In questa vita e in tutte quelle che verranno, io amerò per sempre una donna speciale: Florencia, alias Floricienta, e se e quando lei lo vorrà ci sposeremo anche davanti agli altri."
"Questo va incorniciato!" propose Sofia, al settimo cielo.
"No!" esclamò Flor. "Non possiamo..."
"Perché no?" domandò Martin.
"La strega... e Bonilla... e quel Francisco..." prese a balbettare Flor.
"Invece lo incorniceremo, e loro lo vedranno come un semplice quadro di fiori!" rispose Reina. "Va' a prendere una cornice, Fran... ma che... che diavolo...?"
Non ci fu bisogno di applicare un Incantesimo Dissimulante al foglio, perché la cornice del quadro di Maria Fritzenwalden si allargò e il foglio ne fu assorbito. Loro lo vedevano nitidamente, ma quando Flor pensò che l'avrebbe visto anche qualche complice della strega, il foglio scomparve dalla sua vista.
"Oh... com'è possibile, fatine?" chiese Flor, sorpresa.
"Questo è il Sigillo del vostro amore" rispose la fatina che la proteggeva. "E, come il vostro amore, non si può distruggere. Reina ci ha provato, ma non è riuscita a strapparlo del tutto... molte cose che avete toccato voi due sono speciali, e questa ne è la prova... Maria proteggerà quel foglio per voi."

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