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89: Floricienta: la Fata dei Bambini

Durante la notte, Emma raggiunse Flor.
"Ehi, Flor! Flor, eccomi!"
"Oh, meno male, meno male! Vieni!" disse Flor sottovoce.
La ragazzina entrò in punta di piedi e, avvicinandosi a Flor, saltellò per raggiungere la sua altezza e disse: "Io lo faccio, ma tu stai attenta! Sei una mamma per me e se ti accadesse qualcosa io..."
"Amore, tranquilla, andrà tutto bene." cercò di tranquillizzarla Flor.
La piccola chiuse gli occhi, più per abitudine che per necessità, e immaginò Flor invisibile allo specchio... quest'ultima sentì tutto il suo corpo scosso dai brividi e quando la terra smise di tremare, afferrò uno specchio e se lo puntò sul volto, ma non vide nulla.
"Grandioso!" esclamò elettrizzata.
"Attenta, se ti fai prendere dall'euforia si sveglia tutta la casa!" esclamò Emma, che aveva capito che Flor stava per battere le mani.
"Oh, è vero, me l'ero dimenticato questo dettaglio!" disse Flor, cauta. "Bene... io vado e torno. Tu torna a letto, tesoro, e non ti preoccupare... a proposito: come faccio a farmi vedere da chi ho bisogno?"
"Ti basta immaginare di mostrarti a chi vuoi e indicarlo con un dito..." rispose Emma.
"Bene. Sai, l'ho scoperto da poco e ho ancora un po' di difficoltà." spiegò Flor. "Ma tu perché non hai usato questo trucco con quel... con tuo padre, amore mio?"
"Perché bisogna evitare di lasciarsi prendere dalle emozioni, e quando c'era lui in giro io entravo nel panico." rispose tristemente la ragazza.
"Oh, tesoro mio, mi dispiace..." disse Flor, accarezzandole dolcemente il viso come avrebbe fatto una mamma.
"Non preoccuparti, Flor. Ora però ti conviene andare, sai, per essere sicura di arrivare in tempo." sussurrò Emma.
Flor sorrise e le schioccò un bacio sulla fronte, poi si diresse silenziosamente verso l'uscita, stringendo forte le chiavi di casa Fritzenwalden e tastandosi di tanto in tanto la tasca della giacca che aveva preso a Fede, nella quale teneva la noce che le aveva lasciato la sua mamma.
Il calore di quella giacca la rassicurava, il metallo freddo delle chiavi di casa la faceva sentire forte e la noce che le scorreva tra le dita ogni volta che si sfiorava la tasca le faceva sentire vicina la sua mamma. Camminò lentamente, per la gravidanza, ma riuscì a raggiungere l'istituto senza troppi intoppi.
Margarita venne in suo soccorso quando arrivò al cancello, ovviamente chiuso, e le illuminò un punto della strada che dava su una botola segreta.
Flor, vedendo quel passaggio, si accarezzò il ventre e, premendo leggermente il piede sulla grata, fece scattare l'apertura della botola. Vi si calò giù lentamente, poi salì una stretta scalinata e raggiunse la parte interna dell'edificio. Si soffermò a guardare le stanze: sembravano tutte molto belle, ben curate... di certo i bambini che aveva visto Fede non potevano trovarsi là... quindi la ragazza si fermò per un istante a riflettere. Guardandosi intorno adocchiò una scaletta stretta e polverosa e vi si arrampicò.
Una volta giunta in cima, vide una piccola camera spoglia e piena di polvere. Lì, raggomitolata sul pavimento e coperta solo da un lenzuolo tutto strappato, c'era una bambina che abbracciava una lavagnetta.
Flor si chinò su di lei e le diede un leggero bacio sulla fronte. La piccola, che non riusciva a dormire, aprì lentamente gli occhi, ma non vide nessuno. Flor ricordò solo in quel momento cosa le aveva detto Emma, immaginò che la bimba potesse vederla e la piccola sorrise nel vedere, per la prima volta dopo tanto tempo, una donna che le sorrideva con sincera dolcezza. Afferrò la lavagnetta e scrisse: "Sei Floricienta, la Fata dei Bambini?"
"Sì, amore mio, e sono venuta a salvare te e il tuo fratellino" rispose Flor.
Agostina si avvicinò al fratello e gli scosse delicatamente un braccio. Flor fece in modo che anche lui la vedesse e gli si avvicinò.
"Non aver paura" disse, vedendo che lui faceva l'atto di urlare. "Conosco l'uomo del parco e sono venuta ad aiutarvi, ma voi dovete promettermi di seguirmi e non fare rumore."
Santiago la guardò un istante negli occhi, ma Agostina, fiduciosa, lo tirò per la manica della maglietta fatta di stracci sudici. Santiago, convinto, disse: "Okay, ma come usciamo di qui, signorina? Tu lo sai?"
"Ma certo! Ora vi porto ad una botola segreta: usciremo da lì" sussurrò Flor.
I due bambini la seguirono: erano scalzi, perché le scarpe le avevano solo quando erano in uscita, giusto perché a chi guardava non sorgessero dubbi sul fatto che tutti i bambini venivano curati, ma non avevano altro.
Una volta giunti a destinazione, si calarono tutti e tre nella botola, poi Flor prese per mano entrambi i bambini, raggiunse casa sua un po' più rapidamente e li fece entrare dalla porta di servizio, affinché passassero inosservati. L'incantesimo si ruppe giusto in tempo: Flor portò i due in bagno e preparò loro la vasca perché potessero rinfrescarsi e soprattutto lavare le ferite. I bambini, rifocillati da quel bagno, furono vestiti con gli abiti vecchi di Roberta e Thomas e Flor li portò in cucina.
"Avete mai provato il latte con il cacao, bambini?"
"No, signorina" rispose Santiago. "Ce lo faceva la mamma, ma dopo che lei se n'è andata, ecco..."
"Bene... allora ve lo preparerò io." disse piano Flor, riempiendo un pentolino con del latte e mettendolo sul fuoco.
"La casa è tua, signorina?" chiese Santiago.
"Beh... è dell'uomo del parco, in realtà, ma sono sicura che lui non vi sbatterà per strada. Vi ha conosciuti e si è affezionato moltissimo a voi." gli rispose Flor, stando attenta al fuoco.
Anche se stavolta sapeva che Fede aveva un cuore d'oro, però, sapeva che non avrebbe dovuto scoprire che i bambini erano lì, perché le streghe dell'orfanotrofio avrebbero potuto prendersela con lui.
Una volta pronto il latte, Flor vi versò dentro un po' di cacao amaro e lo mescolò fino a quando quello non si sciolse del tutto. Santiago lo prese tra le mani, ringraziandola, e bevve senza troppi complimenti. Agostina, invece, rimase a guardare il liquido nel bicchiere, come per chiedersi se poteva berlo veramente.
"Piccolina, lo puoi bere, è per te!" le disse comprensiva Flor, posando le mani sulle sue spalle. Se Robertina le aveva fatto tenerezza, quella bimba le aveva letteralmente spezzato il cuore.
Una volta finito il latte, i bambini si alzarono e cercarono di allungarsi per darle un bacio sulla guancia, ma lei era piuttosto alta per loro, specie per Agostina. Flor, capendo, si chinò su di loro e li abbracciò.
"Possiamo dormire insieme a te, signorina?" chiese Santiago.
"Ma sì" rispose Flor, dolcemente. In fondo nel suo letto entravano due persone e loro, con i corpicini fragili che si ritrovavano, se messi insieme ne formavano una.
Fu piacevole dormire insieme, specie per la piccola Ago, che in quelle calde braccia sentiva il calore della mamma.
Come colto da un presentimento, quella notte Fede andò a vedere se fosse tutto a posto nella camera di Flor.
La ragazza, come al solito, aveva dimenticato di chiudere la porta, forse perché era troppo stanca, e, accostandosi al letto, il giovane vide una testolina con due treccine ai lati e un corpicino gracile stretto tra le braccia della sua Flor.
Alle sue spalle c'era un ragazzino solo un filo più robusto della bimba con le treccine.
"Ti prego, dimmi che non è quello che penso." disse tra sé, avvicinandosi ancora un po' al letto, ma guardando meglio capì che era proprio come pensava e che Flor aveva agito come in passato dato che non credeva più nella giustizia dei tribunali, non dopo quello che aveva passato.
"Non importa... in qualche modo ne verremo fuori." disse tra sé. Rimboccò amorevolmente le coperte a tutti e tre e fece per andarsene, ma proprio in quel momento Flor spalancò gli occhi.
"Oh..." sussurrò agitata. "Don Freezer!"
"Piano, attenta a non svegliarli" disse piano lui.
"Te l'avrei detto... giuro!"
"Flor... io quei bambini volevo adottarli" disse sottovoce Fede. "Matias ha detto che la padrona dell'istituto era strana, che non voleva che venissero adottati... volevo dirlo al giudice... e..."
Flor trattenne il respiro. "Se tu avessi voluto farlo, è chiaro..." aggiunse lui.
"No, è che... io alla nostra giustizia non ci credo più" disse Flor, triste.
"Il problema è che loro si rivolgeranno a quella e se scoprono che Agostina e Santiago sono qui, ci faranno arrestare e se li porteranno via di nuovo." disse lui, teso.
"Quindi che facciamo?" chiese Flor. "Non vorrai mandarli via come con Robertina, voglio sperare!"
"Non voglio farlo!" la rassicurò lui, ma non ebbe il tempo di aggiungere altro perché proprio in quel momento qualcuno accorse nella stanza. Era Greta: in vestaglia, affannata e con gli occhi sbarrati.
"Floricienta... Her... Her Federica! Her poliziotta folere parlare con padrone di casa" disse affannata.
"Ecco, appunto" disse tra i denti Fede.
"Oddio, e adesso?" chiese Flor, tesa.
"Adesso... prendi i bambini e andate in soffitta! Chiudetevi dentro e non uscite per nessun motivo al mondo!" esclamò lui, risoluto.
Flor prese in braccio Agostina e Greta si occupò di Santiago.
"Ci penso io a loro! Andate, andate, andate!"
E detto questo, mentre le due donne si recavano in soffitta il più velocemente possibile, Fede si recò al pianterreno.

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