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83: I consigli della signora Fritzenwalden

"Che cosa vuoi dire, Reina?"
"Intanto chiederò aiuto a nonna Nilda. Anche lei ha dei poteri, sai? Può insegnarmi a non farmi soggiogare, e questo è fondamentale per quello che ho intenzione di fare... ma mia madre dovrà credere di poter ancora sfruttare questa carta: di poter sfruttare me..."
"No, per favore: potrebbe essere pericoloso!" sussurrò Flor.
"È il minimo, dopo tutto quello che tu e Fede avete passato" ribatté Reina. "Lasciati aiutare, Flor!"
Nel frattempo, anche Fede stava cercando di fare qualcosa per Flor.
"Amico, che stai cercando?" chiese Matias, vedendolo pensieroso.
"Il recapito di Eduardo, il padre di Flor."
"Per quella cosa che mi hai detto ieri, vero?"
"Sì, per quello... povera piccola: se l'avessi vista!"
"Non c'è bisogno: conoscendo la strega, se a Flor non è venuto un infarto per quello che le ha detto, è un miracolo!"
"Devo fare qualcosa, per farla star bene! Magari Eduardo e Alberto potranno aiutarla... Alberto è già qui, ma Eduardo devo trovarlo!"
"Ti aiuto io, tranquillo. Tanto, passando tanti anni al servizio del buon vecchio don Freezer, sono diventato un detective." Al sentire il nome "Don Freezer", Fede sbiancò. "Scusa, mi dispiace, tedesco..."
"No, è... è un riflesso condizionato. Mi ci devo abituare, perché ormai è una cosa che dico anch'io molto spesso quando parlo del mio passato. Quanti guai mi hai fatto combinare, don Freezer!" sospirò Fede, ricordando di aver visto una caricatura che gli aveva fatto Nicolas quando era ancora un uomo duro, oberato di responsabilità. Lui aveva una faccia da orco e trascinava una ragazza ammanettata... l'aveva vista di recente e Nicolas si era preoccupato, ma vedendo quel vecchio disegno Fede era scoppiato a ridere di gusto e gli aveva detto: "Ci potresti fare un cartone animato! "Mio fratello: il poliziotto cattivo"!"
Qualcuno batté delicatamente alla porta riscuotendo il giovane dai suoi pensieri e Matias andò ad aprire.
"Permesso?" disse gentilmente Reina.
"Ah... vieni, entra pure." disse l'avvocato, solidale, facendosi da parte per farla passare. Sapeva che se fosse stata ancora Delfina avrebbe fatto i salti di gioia, ma per Reina, i piani della strega erano un colpo al cuore.
"Ragazzi, io forse so cosa possiamo fare per Flor, ma prima di mettere al corrente la famiglia, dovete dirmi se siete disposti ad aiutarmi." disse la ragazza, mettendosi a sedere accanto a Fede.
"Cosa vuoi fare?" le chiese lui, prendendole la mano poiché la vedeva tesa.
"Dobbiamo far credere a mia madre che l'ha avuta vinta... so che ti costa, ma dobbiamo fingere... mamma cercherà di far litigare te e Flor, e tu devi cercare di far finta che il Fede duro e gelido sia tornato e che sia più arrabbiato che mai... tu e Flor dovrete fingere di litigare, di non sopportarvi l'un l''altra... e io dovrò far finta che quella serpe in seno di Delfina sia ancora viva dentro di me..."
Reina aveva le lacrime agli occhi per quello che stava dicendo: dovevano tornare alle origini, anche se solo per finta.
Fede la guardò interrogativo: "Sei sicura? A noi le bugie non hanno mai portato nulla di buono e quella più a rischio sei tu... tua madre tornerà a confidarti tutti i suoi piani e se scopre che sei una spia non le importerà che sei sua figlia, te la farà pagare!"
"Tu sei un cavaliere... ma io sono stata una strega, e in realtà sono una strega per davvero, quindi voglio mettere i miei poteri al servizio delle persone che hanno sofferto di più a causa mia... non me lo negare, ti prego! A me Flor non dà retta: forse puoi convincerla tu!"
"Ti prego, non puoi continuare a vivere di sensi di colpa!"
"Però... se ci pensi sulla cosa di fingere ha ragione... però metteremo al corrente i ragazzi, in modo che, se te la senti d'immergerti in questo gioco, sappiano che se dovessi sgridarli non lo farai volontariamente. Il Freezer ti ha portato molti guai... magari adesso è il caso che ritorni per fare qualcosa di buono. Lo dici sempre anche tu che per non farti venire il panico ricorri a lui, che è controllato come un robot."
"Questo sì, ma non voglio mettere in pericolo voialtri... l'ho già fatto mettendomi in casa quella... oh, perdonami Reina, perdonami!" disse Fede coprendosi la bocca con entrambe le mani.
"Dai, non dire così, Fede! Che ne potevi sapere di quanto fosse... devo dirlo, Reina, perdonami: una strega?"
"Tu, Flor, i bambini, mi avete messo in guardia un milione di volte, Matias" sospirò amareggiato lui.
"Sì, ma tu sei buono, amico. E poi noi pensavamo che la cara madrina-suocera fosse semplicemente antipatica, non che fosse una specie di mostro a tre teste!"
Maya fece capolino da dietro la porta.
"Non volevo, ma mi sono fermata perché vi ho sentiti... e..."
"Non fa niente" le disse gentilmente Fede. "Vieni, entra, tesoro."
La ragazza si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla.
"Lo so che dovrei fare la sorella minore e tutto il resto, ma non ti posso vedere così, lo sai? Anche se mi stai sorridendo, io lo so cosa ti porti dentro e so che non lo dirai a nessuno."
"Piccola, tu non ti devi fare carico di quello che mi succede, te l'ho detto." le disse lui, stringendole la mano.
"No, ma a modo tuo tu mi hai protetta e io non voglio che una strega ti faccia soffrire, o che faccia soffrire Flor... torna a fare il duro: io ti giuro che ti aiuterò..."
"Non posso... ti avevo promesso che non avrei più fatto quella parte... che non ti avrei più fatta soffrire."
Matias e Reina si scambiarono uno sguardo: i due fratelli si somigliavano, e anche parecchio.
"Ma stavolta io saprò che stai fingendo e che dietro la faccia di bronzo che tu eventualmente indosserai, ci sarà il mio Fede, quello che, il giorno che mamma se n'è andata, visto che avevo lo spettacolo con la scuola, mi ha fatto godere il momento ed è rimasto lì con me, per lei... quello che, la notte stessa, è rimasto accanto a me perché avevo gli incubi... quello che si manifestava ogni tanto, quando litigavamo e poi finivamo per abbracciarci..."
"Potrebbe essere pericoloso, tesoro." le disse lui. "La strega ti ha già messa in pericolo una volta, ha bruciato gli occhi a Emma, a momenti spaccava la testa a una delle sue figlie... non so cosa potrebbe inventarsi se facessimo questo gioco..."
"Lo vedi che sei buono?" disse la piccola Fritzenwalden, continuando a tenergli la mano sulla spalla. Lui si sforzava di sorridere, aggrappandosi all'affetto che la sua famiglia gli stava dimostrando, ma il dolore che provava era ugualmente insopportabile. "Ascolta questa: io sono una rockettara delusa dalla vita che passa le serate in quei locali con la musica spaccatimpani, mezza ubriaca e con il solo desiderio di dimenticare anche come mi chiamo... ecco qua: ci sei!" E la ragazza gli passò uno specchio. "Guarda bene questa faccia: è quella che devi fare quando la iena ci osserva! La faccia da re leone quando le iene cercano di toccare suo figlio!"
Lui cercò di mantenere quell'espressione, ma fece fatica visto che gli occhi dolci di sua sorella lo incantavano.
"Io sarò forte, te lo giuro su quello che vuoi" disse decisa Maya. "Tutti noi lo saremo... siamo una famiglia, e un carico da sei per una sola persona è come cercare di sollevare di peso l'Everest, ma se ognuno si prende un po' di preoccupazioni e c'imbarchiamo in quest'avventura sarà tutto più facile."
"Che vuoi dire?"
"Quello che vuole dire è di non farti carico di tutto come tuo solito, Fede."
E Thomas gli saltò in braccio allacciandogli le braccia al collo. "La storia della fotografia non era del tutto inventata. È vero che sei il mio mito, perché sei riuscito a crescere in pochissimo tempo e perché sei un buono."
"Ah, la mia piccola peste!" esclamò lui dando un colpetto sulla spalla del fratellino.
"Io non voglio che inizi ad avere incubi e ho paura che se tu e Flor vi separate li avrete tutti e due." mormorò Martin posandogli una mano sulla spalla.
"Piccolo Freud... sei così dolce!" gli disse Fede, contento.
"Flor ti vuole molto bene e tu ne vuoi molto a lei... avete sofferto così tanto... e nessuno lo sa meglio di me." disse Franco, ricordando che aveva dato in escandescenze quando aveva scoperto che Flor e Fede erano innamorati l'uno dell'altra. "E stavolta vi voglio aiutare."
"I nostri genitori te lo direbbero: tu meriti di essere felice, di star bene." aggiunse Nicolas. "Tu puoi parlare con loro... perché non provi a chiederglielo?"
Ma lui non ebbe bisogno di fare niente, perché sentì una mano fresca e delicata accarezzargli il viso, e voltandosi riconobbe sua madre.
"I tuoi fratelli non possono vedermi... non ancora, almeno."
Lui rimase lì, immobile, incantato, mentre le mani delicate di sua madre gli accarezzavano delicatamente il volto contratto per la prolungata tensione.
"Con tuo padre abbiamo pensato che forse è meglio che ai consigli ci pensi io... lui è un po' troppo collerico, a volte." disse Maria Fritzenwalden, con tenerezza. "Tu meriti di essere felice con la tua Flor, amore mio... hai patito fin troppo, mettendoti sempre in secondo piano... e questo è molto bello, ti fa onore, Fede, ma rischi di farti del male."
Un fascio di luce avvolse i ragazzi, e sentendosi sicuro che anche loro l'avessero visto, parlò. "Non so che altro fare... sono fatto così."
"Nessuno ti chiede di cambiare... stai tranquillo... ma lascia che Reina ti aiuti con il tuo piccolo problema... tu e Flor, insieme, siete una forza della natura, ma da soli finirete per crollare tutti e due... e poi avrete dei figli."
"Spero solo di non dimenticarmi questa chiacchierata come ho fatto con quella con papà" disse piano Fede. "Grazie, mamma."
"Mamma..." sussurrò Maya, e la signora Fritzenwalden si rivolse a lei. Fede le fece cenno di avvicinarsi a Maya, e la donna-fantasma lo fece. Scompigliò i capelli della ragazza e le stampò un bacio sulla guancia.
"Amore dolce... quanto sei diventata bella" sussurrò stringendola a sé. "Ma i tuoi occhi sono spenti, tristi... non va affatto bene... anche tu devi lasciar andare un po' di dolore... e l'uomo che ami t'i può aiutare a farlo..."
In quel momento Fede sperò con tutto se stesso che Maya potesse sentire quello che diceva sua madre, e sembrò che le sue preghiere fossero state ascoltate.
"Mamma..." sussurrò Maya, mentre delle lacrime le rigavano le guance candide.
"No, amore dolce... non piangere... oh, povera la mia principessina vivace!" esclamò asciugando le lacrime alla figlia, e la dolcezza della sua risata si diffuse nella stanza. "Mamma è qui... sempre... ma tu non mi potrai sempre vedere direttamente. Potrai vedermi in Flor o in uno qualunque dei tuoi fratelli. Se poi non ce la fai più..." E strizzò l'occhio a Fede.
"Se non ce la fai più, ti faccio parlare io con la mamma" disse lui, e la ragazza andò ad abbracciarlo.
"Fratellino, ti voglio tanto bene!" disse contro la sua spalla, e lui sentì le lacrime della ragazza bruciargli la pelle, quindi le cinse la vita con un braccio e le sfregò una mano sulla schiena, per tranquillizzarla... sapeva bene quello che la sua sorellina provava nonostante l'avesse provato al contrario.
"Oh, ma guarda! Il mio nanetto pestifero!" disse Maria, dando un pizzicotto affettuoso sulla guancia del piccolo Thomas, ancora attaccato al collo del fratello.
Thomas si voltò e vide nitidamente sua madre... questo lo fece piangere e Fede strinse a sé lui e Maya, che erano entrati in quella stanza per consolarlo e ora piangevano a dirotto.
"Martin, piccolino..." sussurrò Maria.
Martin prese a tremare... si voltò e sentì un vento fresco attraversarlo e un altrettanto fresco profumo di vaniglia, che non tardò a riconoscere, avvolgere il suo corpo. Non gli ci volle che un secondo a commuoversi nel sentire addosso quel soffio: apparteneva a lei, a sua madre!
"Non avrai più paura, tesoro... andrà tutto bene." disse Maria, abbracciando Martin, che poi si unì agli altri tre.
"Fede, l'ho sentita! Ho sentito la mamma!" sussurrò il ragazzo.
"Lo so... so che l'hai sentita, Martin!" disse con tenerezza Fede.
"Oh, i gemelli! Franco, abbi cura di Nico, che ha l'autostima costantemente sotto le scarpe! E tu, Nico, aiuta Franco a dominare la sua rabbia." disse dolcemente Maria, appoggiando le mani sulle spalle dei figli. Franco e Nico completarono il quadro, e quando entrò Flor, videro che accanto a lei c'era Maria. La videro tutti: era bellissima, luminosa, e sembrava di poterla toccare.
"Maria..." disse piano Flor, tendendo la mano verso la donna, che gliela strinse e l'avvolse in un caloroso abbraccio.
"Bambina mia... che bella che sei!" le disse. "Grazie... grazie, cara! Sai, io ti ho sentita quando mi hai promesso di prenderti cura dei miei ragazzi... e, con tutti gli annessi e connessi, te ne sei occupata egregiamente. Anche mio marito è contento, e ti assicuro che fino a non molto tempo fa... hai visto com'è diventato il mio Fede? Mio marito era tre volte peggio, e persino con lui, che è così tranquillo, riusciva a litigare!"
"Ti rinnovo la mia promessa." disse Flor. "Mi prenderò cura dei tuoi figli come se li avessi partoriti io stessa."
"So che lo farai, tesoro mio." disse Maria. "Ma lascia anche che tua sorella ti aiuti ad essere felice con il mio Fede... non permettere a nessuno di separarti da lui... so che vi amate e come l'ho detto a lui lo ripeto a te: da soli vi farete schiacciare dal peso degli eventi, ma insieme siete una forza straordinaria... amatevi, rimanete uniti!"
Questo convinse definitivamente Flor, che, anche se un po' dispiaciuta, sciolse l'abbraccio e si avvicinò al suo Freezer.
"Facciamo un tentativo, mio principe?" chiese, a pochi centimetri dal suo viso.
Lui tese le mani, le prese il volto con delicatezza e fece combaciare le loro labbra. Maria rise contenta e lentamente il suo corpo etereo si dissolse nel nulla, ma lasciò dietro di sé un calore speciale, quello che solo una mamma ti può dare... e nello specifico lo lasciò a Flor, perché i suoi figli potessero sentire la sua presenza attraverso la donna che, dopo di lei, li amava di più.

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