81: Una normale giornata tremenda in casa Fritzenwalden
Flor stava sistemando il letto quando il Conte fece il suo ingresso.
"Buongiorno, principessa!" la salutò, con quella faccia da don Giovanni che a Flor faceva una rabbia tremenda.
"Chi si rivede! Il Conte Minimo!" lo apostrofò lei, seccata. Solo una persona poteva chiamarla "principessa" e di certo non era lui!
"Cosa stai facendo?"
"Non si vede? Ti sto preparando il letto!"
"Non sei la futura moglie di Fritzenwalden, tu?"
"Sì... e se lo vuoi sapere, lui il suo letto se lo fa da solo!"
Flor aveva già capito dove il Conte voleva andare a parare.
"Ma guarda... un po' strano, vero?"
"Strano è che tu abbia tante ochette che ti girano attorno e che nessuno ti abbia ancora cambiato i connotati!"
"Posso chiederti che ti ho fatto?" le domandò il Conte. In fondo gli dispiaceva per quello che era accaduto con l'albero.
"Beh, non sopporto che tratti così il mio Freezer e che ti permetti di sgridare sua sorella, che con te non c'entra proprio niente!"
"Ah, è per quella bambina!"
"Quella "bambina" è molto più matura di qualcuno che conosco!"
Flor aveva finito di sistemare il letto e fece l'atto di uscire dalla stanza quando Massimo la prese per un braccio.
"Di' un po', principessa: a te e al tuo uomo non piacerebbe fare... uno scambio di coppia?" le sussurrò all'orecchio, con il suo tono seducente.
"Che cosa?" Flor lo guardò in tralice.
"Ma dai: non mi dirai che non sai cosa significa, principessa! Siamo grandi... andiamo, dopo il principe azzurro prova a fare... due chiacchiere con il povero conte senza casa!"
"Flor!" Fede entrò in quel momento: il Conte teneva ancora le mani sul braccio di Flor e lei aveva un'espressione sconvolta.
"Lasciami! LASCIAMI!" gridò Flor.
"Senti, lasciala andare, perché un conto è che tu resti qui e un conto è che ci resti con la faccia integra!"
"Dai... tu sei così pacato e tranquillo, Fritzenwalden!"
"Proponimi di nuovo lo scambio di coppia e non avrai bisogno che te lo dia il mio Fede un pugno!"
"Ma guarda! È dura, la principessina!"
"Io ti..."
Fede l'attirò a sé, e, sentendo le sue braccia avvolgerle la vita, Flor si calmò.
"E tu lasciala stare!" disse Fede. Il Conte lasciò il braccio della ragazza.
Flor e Fede lo lasciarono nella sua stanza e si diressero al pianterreno.
"Ah, caro ragazzo..." sospirò il Capo Supremo, osservando la scena. "Forse avrei dovuto dirti che tu e il Conte siete legati e che l'unico modo per risvegliare in lui la versione migliore di se stesso è vedere quello che sei capace di fare tu per la tua famiglia e per la persona che ami... tu sei l'unico che può destarlo, ma non da dentro il corpo..."
Nel frattempo Maya aveva raggiunto Emma, che era di nuovo in difficoltà perché le si stava annebbiando di nuovo la vista.
"Ehi, tesoro... che dici, andiamo a tavola? Si è fatta ora di pranzo." le disse gentilmente Maya.
"Sì... ma mi dici dove sono le posate?"
"Ma perché ti sei fissata con questa cosa che vuoi apparecchiare tu la tavola? Oggi è il mio turno!"
"Tutta da sola, la devi apparecchiare?"
"Tu non ti devi preoccupare, amore mio! Siamo così tanti che il prossimo turno mi toccherà tra un mese!" esclamò Maya, ridendo. "Però ti faccio vedere dov'è posizionata la tavola, così quando ti si abbassa la vista non rischi d'inciampare."
"Oh, grazie! Ma... posso farti una domanda?"
"Quante ne vuoi, tesoro."
"Perché mi stai aiutando?"
"Perché tu sei sincera e perché è la prima volta che vedo i miei fratelli così felici. Tua sorella ama moltissimo Nico e questo mi rende felice. Le ragazze di cui si era innamorato prima di conoscere lei hanno sempre finito col fargli del male, ma lei ha fatto di tutto per proteggerlo... e tu, poi, hai reso molto felice l'altro gemello: Franco... non l'avevo mai visto così... e lui si è innamorato spesso, ma... oh mio Dio, forse ho fatto una gaffe!"
"No, Maya... mi ha già raccontato tutto quello che è successo prima che c'incontrassimo."
"E poi ieri ti ho guardata mentre tenevi stretto Martin, ho visto che sei in grado di fare una cosa che solo Fede e Flor riescono a fare: calmarlo. Sei davvero una cara ragazza... ah, e, dettaglio più importante: ci somigliamo molto, io e te. Anche tu hai potuto contare solo su tua sorella, perché i tuoi genitori non c'erano..."
"Mia sorella è un mito... e lei e tuo fratello possono capirsi, solo che io ero una sola, voi siete in cinque."
"È vero... dai, adesso andiamo" disse Maya.
Stavano scendendo le scale quando qualcuno gridò.
"Non fare male a pampini, signore!"
"Ma quella è... Greta..." balbettò Emma. "Andiamo, presto!"
E in effetti in giardino c'era Greta, che cercava di far da scudo a Thomas, Roberta e Dominick... e dall'altra parte c'era un uomo con una pistola in mano.
"Smettila e dimmi dov'è mia figlia!"
Emma si strinse al braccio di Maya.
"Che ti prende? Lo conosci?"
"È... è mio padre, Maya..."
"Che? Rientra, sbrigati!" esclamò la piccola Fritzenwalden.
"No... farà del male a Greta e ai bambini: devo andare con lui o non vi lascerà in pace!"
"No! Va' dentro, ti dico" ripeté Maya stringendola a sé. "Andrà tutto bene."
Flor e Fede intanto erano scesi al piano di sotto.
"Mi dispiace, Flor... mi dispiace davvero per prima..."
"No, tesoro, non ti devi preoccupare... io penso che al Conte Minimo farà bene stare un po' qui con noi, sai?"
"Perché?"
"Beh, perché... vedendo quanto tu ci metta impegno nel mandare avanti la casa e la famiglia, imparerà qualcosa anche lui..."
"Sei incredibile, Flor!" esclamò Fede scompigliandole i capelli.
In quel preciso istante qualcuno sparò un colpo in aria.
"Andiamo a vedere!" esclamò Flor.
"No... ci vado io! Se quel tipo è armato io non voglio che ti metta in pericolo."
"Signore! Signor Fritzenwalden!"
"Oh mio Dio, Amalia: che è successo?"
"Il signor Francisco è qui e vuole che la signorina Emma vada con lui!"
E infatti in quel preciso istante comparvero Emma e Maya. Emma era in lacrime, disperata.
"Oh mio Dio!" esclamò Fede. "Tesoro, vieni, va tutto bene."
"Quel mostro sta minacciando i bambini" singhiozzò Emma, disperata.
"Amalia, portala via, ti prego!" le disse Fede. "Andate in soffitta e non muovetevi di lì per nessun motivo!"
"È sicuro, signore?"
"Vai, fa' presto!" le disse piano Fede posandole una mano sulla spalla. "Andrà tutto bene, fidati di me."
"Fede... io che faccio?" chiese Maya.
"Portami delle corde, piccola!"
"Corde?" ripeté lei.
"Sì... farò una sorpresa a quell'animale... lui usa le mani con le donne? E io gliele lego, le mani!"
Amalia prese per mano Emma e la portò in soffitta di corsa, mentre Maya prese delle corde e le portò al fratello.
"Fammi venire con te, fratellino!"
"No... non sopporterei che ti accadesse qualcosa, amore mio!"
"E io non sopporterei di perdere te..."
"Tu non ti preoccupare, diavoletto! Ti prego, va' di sopra con Flor, chiudetevi in una stanza qualsiasi e non uscite per nessun motivo al mondo."
E detto questo, si mutò in fantasma e si diresse in giardino. I bambini erano intorno ad una terrorizzata governante.
"No... questo è troppo, animale!" disse tra i denti il Freezer. Non visto, scaraventò a terra l'uomo che gli aveva quasi strappato la vita per sempre e gli tolse la pistola di mano. Lui tentò di difendersi, ma non sentiva il contatto del corpo di Fede né lo vedeva.
"Andate dentro, presto!" disse piano ai ragazzi e alla povera Greta, che nonostante si sforzasse di non darlo a vedere ai bambini, era terrorizzata da quello che sarebbe potuto succedere e aveva paura per il capofamiglia.
Lui la guardò con tenerezza, come per dire: "Va tutto bene."
Tutti e quattro rientrarono barcollando e nel frattempo Fede tornò normale e si avvicinò al viso di Francisco.
"Mi hai quasi ucciso... hai riempito di botte quell'anima innocente di tua figlia, che l'unico sbaglio che ha fatto è stato nascere con un dono... ma oggi hai toccato il fondo. La mia Greta e i miei ragazzi non li devi toccare, perché io questa te la spacco in testa!"
E gli mostrò la pistola.
"Come mai sono legato?" domandò l'uomo.
"Eh no... non meriti di saperlo! Ora ti dico solo una cosa: te ne devi andare subito o ti giuro che ti mando in prigione!" esclamò Fede, stringendo così for.te la pistola da farsi sbiancare le nocche delle dita.
Il Conte li raggiunse in quel momento.
"Che è successo Fe... oh santo cielo!"
"Ah, maledetto! Si è infilato in casa tua, ragazzo?" chiese Francisco, rivolto a Fede.
"Massimo, entra!" disse piano Fede.
Il Conte, però, era paralizzato. Da un lato era impaurito, dall'altro aveva l'impressione di dover fare qualcosa. In fondo quell'uomo gli aveva salvato la vita, gli aveva dato una casa... e in quel momento era in pericolo!
"MASSIMO, PER L'AMOR DEL CIELO, VA' DENTRO!"
Stavolta non era un rimprovero: Fede aveva scelto di gridare per riscuoterlo.
Il Conte, esitante, rientrò in casa.
"Slegami, lo voglio ammazzare!" urlò Francisco.
"Proprio per questo non ti slego, razza di mostro! Non l'ho buttato a terra per salvarlo da un'auto e vederlo finire con una pallottola nel cranio, capito?"
"Chi te l'ha fatto fare, ragazzo?"
"NON TOCCHI IL MIO FREEZER!" urlò Flor, che era all'entrata.
"Tesoro, ti prego, no!" esclamò Fede.
"NON PROVI A TOCCARLO, MOSTRO!"
"Piccola, non ti avvicinare!" ripeté lui. "Ti prego... ti scongiuro..."
"Ci tieni tanto a quella donna, vero?" disse Francisco, ammiccando.
"Non provare a pensare a quello che stai pensando, capito? Flor, non ti avvicinare... non ti avvicinare!"
Non fu lei ad avvicinarsi, ma Franco.
"Va' con lei, Fede! A questo signore ci devo pensare io!" esclamò Franco.
"No, non ti mettere in mezzo, Franco!"
"Se l'è presa con la mia ragazza, che tra parentesi da un momento all'altro si giocherà gli occhi per colpa della strega con cui lui se la intende!" gridò Franco.
"Tu... tu lo sapevi..." balbettò Fede.
"Li ho visti anch'io, Fede!"
Franco si avvicinò e il fratello si mise prontamente in mezzo. "Se vuoi aiutarmi, va' a chiamare la polizia!" lo riprese, colto dal panico. "Non voglio che qualcuno rischi di finire come me!"
Franco capì l'antifona e gli posò una mano sulla spalla. "Non finirò in nessun modo..." disse. Aprì l'involucro della pistola e rovesciò tutti i proiettili a terra. Francisco guardava, impotente.
"Te ne devi andare... altrimenti ti farò passare il resto della tua vita a vedere il sole a scacchi, te lo giuro!"
"Bene... ma ho un messaggio da parte di Marialaura: o tu e quella donna vi lasciate o ci rivedremo molto presto..."
"Io ti..."
"Franco, fermati!" lo bloccò il fratello. "E tu di' a quella strega che ti rende tanto felice che se prova ad avvicinarsi alla mia famiglia farà un volo oltre il cancello come l'altra volta!"
Dentro casa, la piccola Emma era con Bella e Amalia, che tentavano di calmarla.
"Sorellina, vieni qui, non piangere!" disse Bella, prendendo in braccio la ragazza.
"Mi vuole portare via! Ha minacciato i bambini e questo non posso permetterlo! Devo andare con lui, Bella!"
"Ce ne andremo tutt'e due... io non ti lascio da sola con quell'animale!" disse risoluta Bella.
"Da qui non se ne va nessuno!" disse Flor. "Ci sta pensando il mio Freezer a quella bestia di tuo padre!"
"Sta mettendo a rischio la sua vita per colpa mia, Flor!" singhiozzò Emma.
Flor, che aveva saputo da Reina quello che c'era tra Francisco e la strega, iniziò a tormentarsi le mani.
"No, amore mio! Non è colpa di nessuno se tuo padre è quello che è." sospirò.
Quando finalmente anche Fede raggiunse gli altri in soffitta, la piccola riconobbe i contorni del suo viso e gli corse incontro.
"Scusami, Fede, mi dispiace tanto!"
"Ehi, tranquilla..." le disse lui, prendendola in braccio e dandole un bacio sulla fronte. "Non ti devi scusare di niente... non è colpa tua se tuo padre è... quello che è..."
La piccola pianse più forte e lui se la strinse forte al petto. Mentalmente era cresciuto così in fretta che quella ragazzina sembrava figlia sua per davvero. Era stato severo per un pezzo, ma se c'era una cosa che non aveva mai fatto era stata met'tere le mani addosso ai ragazzi. Flor si avvicinò a loro.
"Su, amore mio, calmati... è andato via e adesso andrà tutto bene, sei con noi" cercò di calmarla.
"Ha minacciato i bambini... non lo posso sopportare..." sussurrò lei, stretta tra le braccia dei due.
Bella, che pure cercava di fare la dura perché la sua piccola non la vedesse piangere, alla fine crollò. Flor se ne accorse e le prese la mano, attirandola nell'abbraccio.
"Tesoro... sfogati, non ti fa bene tenere tutto dentro" le disse con dolcezza, mentre anche Amalia, che per un po' era rimasta in disparte, le stringeva la vita.
Rimasero così per un po', poi Emma gettò la testa all'indietro.
"Fatelo smettere..." disse con un filo di voce.
"Oh santo cielo, di nuovo!" esclamò Flor, guardando gli occhi opachi di Emma.
"Non vedo niente... non vedo niente!"
Si diressero tutti in bagno, verso un lavabo, e mentre Flor abbracciava da dietro la ragazza per calmarla, Bella aveva chiamato il medico e Fede le tamponava gli occhi.
"Non ci vedo... non ci vedo..."
Lui continuò imperterrito a tamponarle delicatamente gli occhi gonfi, mentre Flor l'abbracciava e le sussurrava parole d'incoraggiamento per calmarla.
"Allora? Come va?" chiese Bella.
Fede le fece un cenno negativo con la testa, per farle capire che non poteva rispondere ad alta voce.
Quando finalmente il medico arrivò a casa, la ragazza avvertiva un dolore così forte che la scuotevano veri e propri spasmi e nemmeno Flor e Fede riuscivano a calmarla.
Franco, che aveva sentito le grida, li raggiunse e si mise accanto ad Emma.
"Piccola, sono qui! Mi senti?"
"Franco... Franco..." sussurrò Emma, mentre lui le afferrava la mano e la stringeva forte.
"Andrà tutto bene, amore mio" le disse.
Intanto il medico le teneva aperti gli occhi, per osservarli meglio.
"Lo faccia smettere, la prego!" supplicò Emma.
"Dovrò farti dormire per fartelo passare, bambina mia!" le disse il medico e la ragazza accettò.
Il medico le fece bere un sedativo e Franco la portò a letto.
"Dottore... perché non è cambiato niente quando le abbiamo tamponato gli occhi?" chiese Fede.
"Purtroppo non possiamo fare più nulla, signor Fritzenwaldon."
"Che significa? Cosa le succede?" chiese Flor, nervosa.
Sembravano davvero due genitori preoccupati per la loro bambina.
"Mi dispiace... temo che quando si sveglierà, quella ragazzina non vedrà più niente..."
Al medico costò molto pronunciare quel verdetto, ma quello a cui costò di più ascoltarlo, forse, fu il povero Franco, che si era appostato dietro la porta e, quando sentì quelle parole, esclamò: "No! Non può essere vero, no!"
"Franco! Franco, aspetta!" provò a fermarlo Flor, ma inutilmente.
"Aspetta! Ci vado io" disse Fede. "Tu va' da Emma e Bella, intanto."
Flor si diresse nella camera di Emma. Lì c'era Bella, completamente sfinita.
"In fondo... le è andata bene."
"In che senso?"
"Insomma: a questo si sopravvive. Io che non riesco a leggere le posso insegnare il Braille, magari le procuro un ombrello che funga da bastone e poi... questo non le impedisce di cantare, che è quello che le piace di più."
"Sì, si sopravvive... è allo stress a cui siete sottoposte tutt'e due che non si sopravvive, se non vi sfogate un po'."
E detto questo, Flor abbracciò Bella, che scoppiò a piangere sul suo petto.
"La mia bambina non si meritava tutto questo... non si meritava dei genitori assenti, né che una vera fattucchiera le rovinasse gli occhi in quel modo!" disse tra i singhiozzi.
"È vero... ma lei sfogandosi si rafforza, amore mio... e vedrai che sarà forte anche stavolta. Anche lei cerca di proteggerti. Sei il suo mito, sai?"
"Sì, il suo mito, e non ho saputo proteggerla!"
In quel momento prese a suonare un telefono che i ragazzi avevano regalato a Flor per tenersi in contatto con lei.
"Oh mio Dio... non ci voleva!"
Flor lasciò la stanza e non ebbe neanche il tempo di rispondere che la strega parlò con una finta voce dolce: "Oh, piccolo cardo... hai visto cos'è successo alla povera, indifesa Emma?"
"Che cosa vuoi, strega?" domandò Flor.
"Voglio che tu ti allontani dal mio figlioccio, e che sia MIA FIGLIA a sposarsi con lui, che lo voglia o no!"
"Ancora?"
"Sì... e se non farai quello che ti dico, tutti quelli che ami finiranno molto male... magari come la piccola Emma... o peggio..."
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