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74: Una vecchia conoscenza... al vostro servizio!

"No... non portarla via, ti prego... no..."
Un uomo teneva per un braccio la piccola Emma, che lo seguiva a testa china, terrorizzata.
"No! No, lasciala stare!"
"Vieni, stupida fattucchiera!" urlò l'uomo tirando per un braccio la ragazza, che si era voltata verso Flor e faceva l'atto di guardarla nonostante i suoi occhi fossero ormai distrutti.
"Non voglio..."
L'uomo le assestò un manrovescio, facendola sussultare, ma la ragazza non emise un verso: ormai c'era abituata.
"Vieni, ho detto! Riuscirò a raddrizzarti, parola mia!" esclamò l'uomo, stringendole il braccio così forte da rischiare di riaprirle il taglio al polso.
"No, no... ti prego, lasciala stare!"
"Flor! Flor, ehi!" Fede la riscosse, portandola ad aprire gli occhi. "Che hai, tesoro?"
"Ti prego: dimmi che nessuno ci porterà via i ragazzi, ti prego!" supplicò lei.
"Nessuno porterà via i ragazzi, tesoro" la rassicurò lui, stringendola a sé. Il cuore della ragazza batteva a mille.
"Oh mio Dio, è stato orribile" disse a mezza voce Flor, tra i singhiozzi.
"Ne vuoi parlare?" chiese lui spostando una ciocca di capelli dalla fronte di Flor.
"Io... io..." balbettò lei, poi s'immobilizzò. I tuoni scuotevano forte i vetri delle finestre, ma Flor riuscì a riconoscere qualcuno che piangeva.
"Fede... c'è qualcuno lì fuori." disse.
Anche lui tese l'orecchio, agitato, poi spalancò la finestra e si sporse in avanti.
"Ma che... che ci fa lei qui, sotto la pioggia?"
"Chi hai visto, don Freezer?"
"Ti ricordi di Amalia? È sotto l'albero e sembra che stia male."
"Oddio, se sta male andiamo a prenderla" esclamò Flor, e senza star troppo a pensarci i due corsero al pianterreno e raggiunsero il giardino. Lì c'era proprio la povera Amalia: la cameriera di casa Fritzenwalden che per la dolcezza e la memoria a breve termine ricordava un po' la simpatica Dory di: "Alla Ricerca di Nemo".
"Aspettami qui, ti prego" disse gentilmente lui, quando furono sulla soglia. "Vado a prenderla io, non voglio che tu prenda freddo."
"Ma... sei sicuro?"
"Sì. Ti prego, Flor..."
"Va bene, allora io... magari le preparo una camomilla, mi sembra scossa" disse Flor, dirigendosi in cucina.
Fede si avvicinò alla donna, coperta di stracci fradici, e le toccò dolcemente la spalla.
"Oh mio Dio... chi sei? Aiuto!" esclamò la poveretta, scossa.
"Ehi, ehi, calma... non ti ricordi di me? Sono il padrone rompiscatole, il signor Fritzenwalden."
"Oh... mi scusi, io... io non l'avevo riconosciuta..."
"Non importa, tranquilla. Aspetta, mettiti questa."
Si sfilò la giacca e la posò sulle spalle della donna, che stava praticamente cogelando.
"Non posso... sono coperta di fango, gliela sporcherò tutta" disse esitante.
"A quello ci pensiamo più tardi. Intanto entra a scaldarti, che se resti qui ancora un po' ti verrà una polmonite. Vieni, stai tranquilla." le disse Fede, conciliante, e la poveretta si decise finalmente a seguirlo.
Lui si sentiva mortificato, perché a causa del vecchio Freezer e della memoria piuttosto scarsa di Amalia, si erano diverse volte scontrati.
Lei, dal canto suo, non era lì per caso. Il suo attuale datore di lavoro stava facendo qualcosa di terribile e lei sentiva di dovere molto al signor Fritzenwalden. In fondo, escludendo i suoi momenti di "sclero" era stato il padrone più buono che aveva avuto, se vogliamo metterla in questi termini.
Lui accese un riscaldamento, prese una sedia e l'avvicinò alla fonte di calore.
"Dai, non restare lì ferma, vieni!" le disse gentilmente. "Non hai bisogno di un pass, entra!"
L'ex domestica di casa Fritzenwalden, esitante, fece qualche passo avanti e, vedendola agitata, Fede tornò indietro, le circondò le spalle con un braccio e disse: "Di che hai paura? Vieni, stai tranquilla! Ti giuro che non mordo... non più..."
"Il mio attuale datore di lavoro non vuole questo. Se sapesse che qualcuno è così gentile con me mi sgriderebbe..."
"Il tuo datore di lavoro qui non c'è... non ne saprà niente, te lo prometto..."
La donna era pallida, stanca, sembrava che un tornado l'avesse travolta e la divisa che indossava era tutta rattoppata e strappata in diversi punti.
"Ecco la camomilla" disse Flor, entrando con una tazza che mise tra le mani tremanti della donna.
Lei prese la tazza, ma le sue mani tremavano così tanto che quasi la fece cadere. Fede l'afferrò prontamente e la tirò su per aiutarla a bere.
"Su, bevi! Va tutto bene, tranquilla."
"Scu-scusi... signore..." balbettò lei.
"Non devi aver paura! Va tutto bene." le disse lui tranquillamente.
"Fede... non so se basterà, forse dovevo metterne due bustine invece di una" balbettò Flor.
"Fede? Da quando siete così... così... intimi?" balbettò Amalia.
"Stiamo insieme" spiegò rapidamente Flor. "Ma per chi lavori, per un gatto? Come ti sei ridotta così?"
Amalia sussultò a quelle parole: scene terribili le si ripresentarono davanti agli occhi. Neanche la memoria più difettosa del mondo avrebbe potuto cancellare il fatto che, dopo aver lasciato casa Fritzenwalden, lei avesse visto la personificazione del male.
"Forse è meglio non chiedere... non ancora, almeno: è troppo agitata." disse Fede. "Vuoi che ti prendiamo un cambio? Non puoi tenere quella roba tutta bagnata addosso..."
"Oh, grazie!" esclamò la poveretta, posando la tazza su un tavolino accanto a sé e facendo l'atto di abbracciarlo, ma poi si ritrasse di scatto. "Scusi... mi scusi tanto..."
"Ma dai, non è successo niente, non ti devi spaventare per qualsiasi cosa!"
Il suo tono era diverso da quello che lei ricordava: non era né deferente né arrabbiato... era gentile, premuroso.
"Lei è tanto buono, signore!"
"Mica tanto, cara... anch'io ti ho fatta piangere, a volte, e mi dispiace."
"Mi può credere se glielo dico: lei è molto buono... molto più di qualcuno che conosco io" disse Amalia, a metà tra il risentito e l'angosciato.
Flor tornò con degli abiti asciutti.
"Vieni, tesoro, vieni con me." le disse con dolcezza, aiutandola ad alzarsi. La portò nella sua stanza e l'aiutò a cambiarsi.
"Sono contenta che stiate insieme, sai?" disse a mezza voce Amalia. "Siete davvero una bellissima coppia."
"Oh, grazie!" esclamò Flor, allegra. "Hai visto che il mio Freezer è davvero una bella persona?"
"Sì... molto più del padrone che ho adesso, senza dubbio... non immagini come tratta sua moglie e le sue figlie!"
"Figlie?" chiese Flor, agitata.
La donna si rese conto di aver parlato troppo e si appiattì contro il muro.
"Ehi, ehi, non fa niente, non ho detto niente!" esclamò Flor, terrorizzata. Non credeva che l'avrebbe mai vista così.
In quel momento entrò Fede.
"Cos'è successo? State bene?" chiese.
"Io sì, ma lei non credo: mi ha parlato delle figlie del suo datore di lavoro e quando le ho ripetuto: "Figlie" si è spaventata... come se fosse un segreto."
"Un segreto..."
In quel momento Fede si accorse di qualcosa che Flor non aveva ancora notato: Amalia aveva le braccia coperte di graffi. Avrebbe voluto chiederle a cosa fossero dovute tutte quelle escoreazioni, ma aveva l'impressione che la povera donna si sarebbe spaventata se l'avesse fatto.
"Stai un po' meglio, adesso?"
"Sì, signore... è che io... io sono venuta... perché... perché?" disse tra sé la donna.
La sua memoria, purtroppo, aveva ripreso a farle il solito scherzo.
"Ah, almeno qualcosa è rimasto invariato, eh?" le disse ironico Fede.
"Sì, però... oh, era così importante... perché non..." iniziò a sproloquiare la povera Amalia, poi il suo corpo fu scosso da un brivido. "Il mio padrone!"
"Cos'è successo al tuo padrone, cara?" chiese Flor, avvicinandosi a lei e posandole una mano sulla spalla.
"Lui... lui rivuole le sue figlie e verrà qua a prendersele con la forza..."
E si afferrò le braccia con vigore, conficcandovi le unghie.
"No, no, no, ferma, ti prego" le disse, preso dal panico, il giovane, frenandole le braccia. "Sei già piena di ferite, fermati, ti prego!"
"Chi è stato a farti quelle?" chiese Flor, terrorizzata.
"È stato lui... è stato lui..."
"Oh mio Dio... ma è orribile!" esclamò Flor.
"Va bene, va bene, calmati. Flor, ce l'hai l'armadietto dei medicinali qui dentro, vero?"
"Il... oh, sì!"
"Potresti prendere l'acqua ossigenata?"
"Certo... vado e vengo: tu sta' con lei intanto." disse tesa per poi dirigersi rapidamente all'armadietto delle medicine ed estrarre un flaconcino.
"Perfetto" le disse lui tranquillamente.
Le fece appoggiare le braccia sulla sedia e intanto, con delle garze improvvisate, Flor prese a comprimere i graffi.
"Da quanto tempo ce li hai, quelli?" le chiese gentilmente Flor.
"Due settimane. Non mi ha dato il permesso di disinfettarmeli" rispose lei in un soffio.
"Ma è umano, quel tipo? Per l'amor del cielo, è terribile!" saltò su Fede, mentre le fasciava le braccia.
"Vi prego, dovete stare attenti!" disse disperata Amalia. "Siete così buoni e se le ragazze sono qui con voi staranno bene di sicuro... vi prego, vi prego!"
"Sì, tranquilla... anzi: grazie." disse con tenerezza Flor. "Sei stata molto coraggiosa a venire qui, nonostante tutto... per stanotte fermati qui... tu non hai problemi, signor Freezer?"
"Ti pare che la rimando per strada in queste condizioni, poverina?" le chiese, con tono ovvio, l'ex Freezer.
"Ah, ma io ti amo, ti amo!" esclamò lei con gli occhi a cuoricino.
"Mettiti pure qui" propose Fede, indicando il letto.
"Sì, ma tu dove vai?" chiese Flor, che sapeva bene che lui non avrebbe chiesto a lei di spostarsi, da buon cavaliere.
"Io devo fare una cosa." rispose lui tranquillamente.
"Niente di pericoloso, spero!" esclamò, agitata, Flor.
"No, non ti preoccupare... niente di pericoloso!" rispose lui, premendo le sue labbra sulla guancia candida della sua ragazza. "Tu stai tranquilla... sei la mia carica, tesoro!"
Lei gli sorrise: lui era così spontaneo, così diverso... era il vero se stesso, e non aveva più bisogno di scolarsi qualche alcolico (senza saperlo, naturalmente), per essere così.
E la sua "particolare" esperienza non gli aveva lasciato solo questo. Era come se lui in qualche modo potesse sentire che qualcuno stava male o era angosciato, e in effetti trovò Bella in salotto, seduta sul divano, con il viso stretto tra le mani.
"Ehi... Bella, tesoro! Che è successo?" chiese mettendosi accanto a lei.
"Ha chiamato mio padre, Fede... vuole  la mia piccola!" disse con un filo di voce la ragazza.

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