(69: L'albero magico [parte 1])
"NO, NO, NO!"
Flor si svegliò di soprassalto.
Un incubo l'aveva fatta agitare così tanto che era caduta dal letto.
"Ehi! Tesoro mio, che ci fai lì?" chiese Fede, scavalcando il letto e chinandosi sulla giovane.
"Ho... ho avuto un incubo, Fede... il mio albero... volevano... tagliarlo..."
"Come sarebbe?"
"C'era un tizio con la motosega, che... che cercava di tagliare l'albero!"
"Tranquilla, amore mio, tranquilla... nessuno taglierà il tuo... aspetta..."
Fede le afferrò la mano destra.
"Come ti sei tagliata?" chiese.
"Non lo so... non... ahi!" sussurrò lei premendosi l'altra mano sulla bocca.
Fede spalancò la finestra: le radici dell'albero si erano estese: circondavano la casa e sembravano volerla abbracciare, ma avevano alzato leggermente il pavimento. Sul tronco si era creata una piccola spaccatura, come un'incisione, e Fede non ci mise molto a fare due più due.
"Chi è stato?" chiese Flor a voce alta mentre lui si poneva la stessa domanda, ma senza osare proferirla.
"Per questo ti sei tagliata..."
Si sporse dalla finestra e posò dolcemente la mano sul taglio.
"Va tutto bene, albero magico."
Flor rimase lì, incantata a guardare il suo principe che aveva preso ad accarezzare quel tronco come se fosse stata proprio lei. E lui non sentiva sotto le dita la resina del tronco, ma la pelle candida di Flor... erano davvero collegati. La spaccatura nel tronco si restrinse e così pure la ferita sulla mano di Flor.
"Il mio albero ti riconosce" disse Flor, "e ti vuole bene, amore mio..."
Lui sorrise, ma poi gli parve di notare qualcosa.
"Ha formato una scritta con le radici!"
"Come? In che senso?"
"Vieni..." E detto questo la prese per mano e la portò in giardino. Lì, nei pressi della porta, sembrava che le radici si fossero piegate a formare delle lettere.
"Pericolo!" esclamò Flor.
"Ha scritto "pericolo"!" ripeté Fede.
"Ma perché, alberello? Cosa stai cercando di dirci?" chiese Flor.
Fede non fece lo stesso. Rimase lì, in silenzio, a guardare quelle radici, e sentì che qualcosa gli si era spezzato nel petto. Flor era legata all'albero e se gli fosse successo qualcosa lei ne avrebbe fatto le spese e lui avrebbe sofferto il doppio: tutti avrebbero sofferto il doppio. Quell'albero li proteggeva: era da lì che aveva avuto origine il Cristallo che troneggiava sul tetto della loro casa da un po' di tempo... era da lì che il Cristallo si rigenerava ogni volta che la strega ne distruggeva o contaminava un frammento... era grazie all'albero che molti di loro, tra cui lui, erano vivi. I suoi bellissimi occhi azzurri erano stati coperti da un velo di malinconia. Flor se ne accorse, gli cinse le spalle con un braccio e gli disse: "Per questo mia madre mi ha mandata qui: sapeva che ti saresti preso cura di me."
Fede continuò a rimanere in silenzio: le fece appoggiare il viso sul suo petto e prese ad accarezzarle le guance umide di pianto. Lei aveva pianto nel sonno.
"Fede... se qualcuno dovesse provare ad abbattere il mio albero tu mi aiuterai, vero?"
"Quest'albero è molto caro anche a me."
Continuò ad accarezzarle il volto e lei si rilassò, rassicurata dal suo calore.
"Ho tanta paura..." sussurrò, ma ora la sua voce non era più incrinata.
"Ti prometto che se qualcuno proverà a sfiorare il tuo alberello magico se la vedrà con me" la rassicurò, e lei sapeva benissimo che lui era sincero.
In quel momento i due furono riscossi da un rumore di passi.
Franco, Emma e Bella erano appena tornati. Emma indossava gli occhiali da Sole: aveva ripreso a vedere, ma la sua vista era sempre più sfocata.
"Ragazzi, che bello!" esclamò Flor, raggiungendoli e abbracciandoli.
"Allora, come stai, signorina?" chiese con dolcezza Fede, stringendo le mani di Emma.
"Bene... io... sto bene... però... l-le posso dire una cosa...?" balbettò Emma con tono incerto.
Lui capì subito che la ragazza avrebbe voluto parlargli in privato, per non spaventare Flor.
"Certo, tesoro, vieni." rispose prendendola per mano, dato che la sua vista non era più la stessa e lei non c'era abituata.
Arrivarono al lato opposto del giardino: le radici dell'albero lo coprivano tutto.
"Ecco, io... ho un brutto presentimento che riguarda l'albero." balbettò Emma.
"Hai avuto un incubo, tesoro?"
"Sì..." rispose la ragazza. "Una specie..."
La ragazza gli spiegò che aveva sentito una risata, il suono di una motosega e, quando aveva recuperato la vista, aveva intravisto il volto di un uomo del quale aveva riconosciuto solo gli occhi.
Erano di un blu intenso, come il cielo.
"Massimo..." sussurrò Fede. Il Conte aveva l'anima lacerata dal modo in cui trattava le donne: illudendole e usandole solo per il piacere di farlo. Non era una cattiva persona, ma il fatto che non avesse valori in quel senso lo rendeva facile al controllo della strega.
"Chi è Massimo?" chiese Emma.
"Massimo è un Conte... un uomo che, non volendo, mi ha fatto recuperare la vita quando l'ho spinto per salvare la sua."
Emma si passò una mano sulla fronte: le era stato detto da Flor che Fede aveva salvato la vita di un uomo, ma non sapeva si trattasse di un Conte... una persona che tra l'altro, forse, lei già conosceva o di cui aveva sentito parlare.
"Aspetta..." sussurrò. "Io quest'uomo lo conosco, di nome, almeno..."
"Come fai a conoscerlo?" chiese lui.
"Mia madre... mia madre tradiva mio padre con un Conte... un certo Massimo."
Si sbottonò la manica della camicetta e gli mostrò il polso.
"Oh santo cielo: chi è stato?" chiese Fede, vedendo una cicatrice ancora nitida sulla sua pelle.
"Mio padre... lui mi aveva fatta sequestrare. Per rieducarmi, diceva... e quando ha scoperto che la mamma lo tradiva è venuto e mi ha... beh, ecco, mi ha..." sussurrò lei, e qualche lacrima le rigò il viso.
"Ehi, ehi... va tutto bene." le disse Fede, prendendole il viso tra le mani e accarezzandole delicatamente le guance.
Il contatto con le sue mani calde e delicate la fece rilassare. "Vorrei che foste tu e Flor i miei genitori, anche se siete così giovani" gli disse piano.
"Non è necessario essere genitori e figli per stare bene insieme, eh?" la rassicurò Fede.
"Non mi lascerete da sola, vero?" chiese la ragazza.
"No... non dopo quello che mi hai mostrato" le rispose Fede.
In quel preciso istante dietro di loro comparve la strega, che, senza farsi notare, tracciò un cerchio sulla schiena del giovane e scomparve.
"Fede! Ehi, che ti prende?" chiese lei con voce tremante.
"Non... non lo so... non..." balbettò il giovane. Gli girava la testa e pochi secondi dopo crollò in mezzo all'erba. Le radici dell'albero lo circondarono, come per volerlo proteggere.
"AIUTO! VENITE QUI, PRESTO!" gridò Emma, disperata.
Franco la raggiunse di corsa.
"Oh mio Dio, che è successo?"
"Non lo so... gli ho detto una cosa..."
"Quello che hai raccontato a me?"
"Sì, quello. E poi lui... è caduto a terra."
"Aspetta un attimo" le disse Franco. "Fede! Fede, ehi, sono io!" Le radici dell'albero di Flor fecero girare il giovane sul fianco e, avvicinandosi, Franco vide che suo fratello aveva un'incisione dietro la spalla sinistra. "È stata la strega... avevi ragione..."
"Su che cosa?" domandò Emma.
"Siamo in pericolo, tesoro." rispose il gemello, chinandosi verso suo fratello.
La ragazza si avvicinò ed entrambi provarono a tirare su il povero Fede, ma non ne ebbero bisogno, perché furono i rami dell'albero ad allungarsi fin lì, sollevarlo da terra e fargli raggiungere il letto attraverso la finestra.
"Com'è possibile?" si chiese Franco, che ancora non si era abituato a quelle stranezze.
In quel preciso istante arrivò il Conte seguito da un gruppo di taglialegna.
"Ma allora è vero quello che diceva quella donna. L'albero è diventato enorme e ha persino inclinato la casa!" esclamò.
Dietro di lui c'era la strega.
"Buttate giù quest'albero! Potrebbe essere pericoloso per gli abitanti della villa!"
Emma si voltò verso Franco e, con i suoi occhi affaticati, lo guardò come a chiedere: "Che facciamo adesso?"
"Vieni. Vieni con me" sussurrò Franco prendendola per mano. Rientrarono in casa e andarono a cercare Sofia. Se anche lei era una strega, forse sarebbe riuscita a togliere quell'incisione che teneva bloccato Fede.
Nel frattempo Flor aveva attraversato il giardino perché un rumore di motori fin troppo familiare aveva attirato la sua attenzione. Stava per raggiungere l'albero quando un dolore atroce al petto la fece crollare a terra. Da lì si voltò di scatto e vide degli uomini che armeggiavano con una motosega vicino al suo albero.
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