(60: "Giochiamo al signor Freezer e alla vecchia Petrovna?")
Quando quella sera tornarono a casa erano tutti felici, si sentivano leggeri come non era mai successo prima. In casa Fritzenwalden, per un motivo o per l'altro, c'erano sempre problemi, e quella era forse la prima volta che il periodo di pace durava tanto a lungo.
Stavolta, però, nessuno di loro fu colto da quei dubbi.
Dopo essersi rivestiti, Flor e Fede rimasero per un po' nella camera di lei.
"Ti sei divertita?" chiese lui con dolcezza.
"Scherzi? È stato fantastico!" rispose Flor allo stesso modo. "Però, sai... a volte mi manca quell'orco che imitavi una volta."
"Di' pure "quello che ero una volta"... ero un orco idiota, purtroppo." sospirò lui, lasciandosi cadere sul letto.
"Ti posso chiedere un favore enorme?" supplicò lei, con gli occhi da cerbiatta che gli piacevano tanto.
"Ma certo! Uno, due, anche tre, Flor... quanti ne vuoi!"
"Potresti rifare l'orco? Solo la voce minacciosa, ti prego!" supplicò lei. "Ti giuro che un po' mi manca!"
"Mmm... ti manca il duro e gelido signor Freezer?" la provocò lui, facendo una faccia indecifrabile.
"Oh, sì, mi manca!" gli rispose lei.
"A me manca la governante russa, invece!" le disse lui. "Io ti faccio l'orco minaccioso solo se tu fai lei..."
Flor scavò nell'armadio ed afferrò il suo travestimento da Petrovna, che non aveva mai gettato via.
A lui veniva da ridere, ma, per far contenta Flor, cercò di comporre la sua vecchia faccia minacciosa, cosa che non gli risultò semplice perché non ricordava neanche più come si facesse... era da un secolo che non si arrabbiava, non così, almeno, e non per una sciocchezza.
"Fai finta di non conoscermi e fammi una domanda imbarazzante! È l'unico modo in cui ti posso accontentare..."
"Chiarosky" disse Flor, cercando di non ridere. "Ehm... lei faccia bianca come fantasmovich... da dove venire lei, padronosky?"
"Badi a come parla, altrimenti guadagnerà la porta con la stessa velocità con cui è entrata in casa!" finse di minacciarla lui, ma nessuno dei due resistette e scoppiarono in una risata.
"Togliti quella maschera, ti prego! Non ce la faccio... non ce la posso fare!" le disse Fede, cercando di ricomporsi, ma senza successo.
"E io non sono più abituata a vederti con la faccia da orso!"
"Faccia... da... o-orso?" balbettò lui, non perché si fosse offeso, ma perché a pensarci rideva tanto da non riuscire a respirare.
"Come... oddio, come facciamo a smettere?" chiese Flor, che si massaggiava energicamente il petto per lo sforzo.
"Forse un modo ci sarebbe... ma sbrigati, altrimenti penso che finirò per tornare da dove sono venuto!" esclamò lui, che invece si sfregava le tempie le quali, anche se per un motivo non negativo, gli facevano un male del diavolo. Riuscì a stento ad indicarsi le labbra e Flor si girò verso di lui e premette le sue labbra contro quelle di lui. Entrambi si ripresero, e, un po' affannati, si lasciarono cadere sul letto.
"Fatine, questa è opera vostra, vero?" chiese Flor.
"Oh, sì, Flor" rispose la fata che di solito le parlava. "Ma l'amore e le imitazioni con risata ce li avete messi voi. Noi vi abbiamo solo fatto continuare a ridere fino a baciarvi!"
"Grazie, allora" intervenne Fede.
"Dovremmo scendere, forse" sussurrò Flor.
"Sì, lo so... ma è tanto bello stara qui, con te... a ricordare i terribili vecchi tempi!" le disse lui, accarezzandole il viso un po' umido di lacrime che stavolta non avevano nulla a che fare con il dolore.
"Non hai tutti i torti, sai?" gli disse lei. "Facciamo così: perché non fai due chiacchiere con i tuoi figli?"
"Ammesso che a loro faccia piacere!"
"Io lo sento... a loro piace ascoltarti quando dai loro la buonanotte... e ti dirò di più: mia madre diceva che quando papà, cioè, Eduardo, le baciava il ventre, lui riusciva a sentirmi... non mi ha mai detto cosa sentisse, ma credo che fosse una cosa bella, perché quando papà ne parlava o ne sentiva parlare alla mamma era sempre incantato."
Fede rivolse un sorriso a Flor... sembrava che un'immagine gli fosse venuta davanti agli occhi.
"Anche i miei genitori lo dicevano sempre. Papà non capiva perché cambiasse qualcosa nella mamma, e lei gli spiegava che era il bambino di turno che gli mandava dei segnali... ma non ricordo esattamente che cosa fossero, quei segnali, e mi stupivo: perché mio padre era un tipo razionale... peggio di me, te l'assicuro!"
"Ma guarda! Allora eravamo predestinati per davvero!" disse Flor.
"Sembra di sì."
"Proviamo?" chiese Flor. "Dai, parla con loro... mi piace tanto quando ne parli, chissà come sarà vedere che ti rivolgi direttamente a loro..."
"D'accordo" disse lui.
"Ciao, piccoli! Vi presento il vostro papà!" disse Flor, sollevando la maglietta e toccandosi il ventre.
"Ciao, angioletti! Come va lì dentro?"
Flor gli prese una mano e se la portò sul ventre... in quel momento lui sentì un movimento: come se qualcuno di loro si stesse sistemando meglio... come se volesse allungare il collo e vederlo.
"Se sarete delle bambine vi dico da subito che sarò geloso. Molto geloso."
"Posso confermare!" intervenne Flor ridendo. Fede rimase lì a guardarla, incantato da quella risata dolce, ma che sapeva penetrarti nel cervello e nel cuore. Per questo gli sembrava di diventare matto: lui pensava a lei con il cuore e con la testa.
"Se invece sarete dei maschietti v'insegnerò a non essere quello che sono stato io nella mia prima vita!"
"Hai intenzione di raccontare ai nostri figli tutta la storia, signor Freezer(" gli chiese Flor sorridendo.
"Direi che è il caso. Ogni volta che tu o io abbiamo mentito l'uno all'altra o a qualche esterno, la cosa ci si è sempre ritorta contro. Credo sia meglio non nascondere nulla ai nostri figli."
"Lo sai? Forse hai ragione, amore mio" disse Flor, tranquilla.
"Mi raccomando: quando v'innamorerete non negatelo a voi stessi. Godetevelo, prima che qualcuno venga a rompervi le uova nel paniere... lasciatevi rompere gli schemi, piuttosto. E se non sentite più nulla per la ragazza o il ragazzo che vi piaceva prima, non perdete troppo tempo a rimuginarci sopra. Prendete la persona che amate e ditele tutto, vada come vada. L'amore non è una strada a senso unico e se l'avessi capito prima a quest'ora forse sareste già qui."
"Dai, non sei stato così male, nella tua prima vita... guarda come sono venuti su i ragazzi! È stata dura, ma avevi un macigno di dolore soffocato sulle spalle e non avevi nessuno che ti aiutasse a portarlo... è normale trasformarsi in un Freezer... si chiama istinto di sopravvivenza. Sapete, vostro padre è dovuto crescere velocemente... è stato costretto a farlo, per questo è diventato duro e adesso si sente in colpa... ma spero che voi saprete essere buoni e coraggiosi come lui... perché in realtà lui vigliacco non lo è mai stato, ma provato sì..."
Lui non riuscì a controllarsi: si chinò dolcemente su di lei e le baciò il ventre. Lei sentì il suo contatto e chiuse gli occhi, rilassata, mentre il respiro leggero dell'uomo che amava le accarezzava la pelle, in un'inconsapevole coccola... lui aveva provato davvero qualcosa... anzi: tante cose... anche se l'unica che sarebbe riuscito ad esprimere a parole se Flor gliel'avesse chiesto, era la sensazione di una manina delicata che gli toccava il volto, portandolo a rilassarsi. Flor non disse nulla, perché era troppo rilassata e felice mentre lui, attraverso lei, coccolava anche i bimbi.
Qualcosa, però, ruppe l'incanto.
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