(47: Sensi di colpa e chiarimenti)
Erano ancora abbracciate quando Flor inclinò la testa da un lato, chiuse gli occhi e crollò sul petto di sua sorella.
"FLOR! FLOR, TI PREGO, DI' QUALCOSA! TI SCONGIURO!" gridò Reina scuotendo la sorella per un braccio. "Il polso c'è ancora. Devo sbrigarmi. AIUTO, AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI, PER FAVORE!"
Mentre gridava aiuto, Reina notò che le lenzuola erano macchiate: Flor aveva un'emorragia. Di male in peggio, insomma!
Fede, Sofia e la dottoressa si fiondarono all'interno della stanza e la dottoressa si avvicinò alla ragazza che giaceva esanime.
"Flor! Flor! Piccola mia, ti prego, parlami!" disse Fede gettandosi in ginocchio accanto al letto e vedendo anche lui che la ragazza perdeva sangue, ma da un punto del ventre.
"Allontanatevi, per favore!" disse la dettoressa facendosi largo tra i membri del terzetto. "Ora l'unica cosa da fare è operarla e anche in fretta!"
Loro fecero un passo indietro e la dottoressa portò via Flor.
In quel momento Reina crollò a terra e scoppiò in lacrime.
"Tutto come allora... è tutto maledettamente identico a quei giorni! Ora lei è in quella sala operatoria e..."
Sofia si avvicinò alla sorella e cercò di rassicurarla.
"La pianti o no di buttarti addosso tutte queste colpe?" si sentì dire da una voce. "Sei mia sorella e se non rivango io il passato spiegami per quale assurdo motivo lo stai facendo tu!"
Infatti Flor, attraverso lo spirito, cercava di comunicare con i suoi cari.
"A-avete sentito?" balbettò Reina.
"Sì, e ti dirò, mi fa veramente piacere che lei possa parlarci. Forse è un buon segno."
"Flor... ti... ti stanno facendo male?" balbettò Reina.
"No, non molto. Ora è di te che mi preoccupo. Il fatto che tu una volta non fossi esattamente un angioletto non è un buon motivo per autoflagellarti. Non è giusto che tu ti senta colpevole per tutte le disgrazie che ci piovono addosso come la grandine!"
"Flor... credi che riuscirai a riprenderti?" chiese Sofia.
"Io... io non lo so" rispose la ragazza, ma la sua voce era sempre più lontana. Infatti Flor aveva utilizzato le sue forze al solo scopo di aiutare la sua famiglia con parole di conforto che solo la Flor di un tempo avrebbe potuto dire. Ora doveva lottare per la sua vita, e non solo: anche per quella delle creature che stavano crescendo nel suo ventre.
"Santo cielo, è orribile! Se dovesse succedere qualcosa a mia sorella e ai miei nipoti non riuscirei a sopportarlo!" disse Reina nascondendo il viso tra le mani e scoppiando in lacrime. "È tutta colpa mia!"
"Ehi! Basta, ti prego!" le disse Fede, prendendole le mani e stringendole forte tra le sue. Il suo contatto parve calmarla, perché ormai lui aveva un po' l'aura degli angeli. "Quel che è stato è stato e non è il caso di rivangare brutti ricordi... e poi si smette di essere colpevoli quando ci si pente."
"E allora che facciamo?" chiese Sofia.
"Dobbiamo aspettare... e e darle tutto il nostro amore" rispose lui, "la nostra Flor è forte e si riprenderà."
Si avvicinarono tutti gli uni agli altri e iniziarono a pregare gli angeli e le fate di cui Flor parlava spesso.
Quest'ultima, intanto, era rinchiusa in un cubo di ghiaccio.
"Maledizione, qui fa un freddo tremendo!" disse la ragazza rannicchiandosi sul suo stesso corpo. "Andando di questo passo i miei figli mi nasceranno con delle testoline di ghiaccio!"
"Lo so, piccola, ma devi resistere! Voltati, guarda da quella parte e ne capirai il motivo!"
Flor si voltò e attraverso un piccolo foro creatosi nel ghiaccio vide i suoi cari inginocchiati sul pavimento, mano nella mano.
"Che stanno facendo, mamma?"
"Pregano per te... combattono per te... ti amano, angelo mio" rispose lei, "hanno bisogno che tu ti risvegli, che torni tra loro!"
"E come faccio, mamma? Quel buco da cui ho visto i miei cari è troppo piccolo, non riuscirò mai a passare da lì!"
"No, ma puoi sempre aprire il passaggio!" disse Margarita sorridendo alla figlia.
"Cioè, scavare nel ghiaccio o qualcosa di simile?" domandò quest'ultima.
"Sì, esatto! Dai, ti aiuto!"
"Mamma" disse Flor sottovoce.
"Dimmi piccola" la esortò lei.
"M-mamma... ti prego, potresti parlare con mia sorella? Lei è molto triste... i ricordi... la stanno logorando! Io non potrei sopportare che lei... che lei si sentisse colpevole come è successo a me!"
"Non potrò farmi vedere mentre è sveglia... magari la farò dormire e così mi sarà possibile parlarle e dirle questo da parte tua!" disse lei per poi mandare un po' di calore verso il foro nel ghiaccio, azione che permise che si allargasse.
L'operazione era terminata. Flor era fisicamente stabile, ma i suoi figli erano comunque in serio pericolo.
"Perché... perché non chiamiamo casa?" fropose timidamente Sofia. "Giusto per sapere come stanno i ragazzi, è come se li avessimo rimossi dalla mente e non è il caso visto che mia madre potrebbe far loro qualunque cosa."
"Beh... non hai proprio tutti i torti" disse Fede, "anzi, è meglio che uno di noi vada a casa a vedere se va tutto bene."
"Ci vado io" disse Reina.
Gli altri assentirono e lei si diresse verso casa. Mentre camminava vide Lorenzo che le faceva segno di avvicinarsi.
"Reina, ti prego, fermati!"
"Come vuoi che mi fermi? Ho da fare e inoltre tu mi hai fatto soltanto male!" disse la ragazza in tono rigido.
"Per favore, lascia che ti spieghi!" disse Lorenzo. "È stata una macchinazione di tua madre! Lei mi ha spinto ad avvicinarmi in quel modo a Flor e baciarla, infatti subito dopo non ricordavo nulla dell'accaduto. Ti prego, piccola mia, ascoltami! Te ne prego!"
"Lasciami stare Lorenzo, adesso devo andare!" ripeté lei guardandolo con disprezzo e al tempo stesso esprimendo un immenso dolore attraverso quello sguardo.
"Ti prego, amore mio, fermati!" ripeté Lorenzo.
Rincorse la ragazza e quando riuscì a fermarla la fece voltare nella sua direzione e la baciò dolcemente.
Reina fu lì per dargli uno schiaffo, ma lui le fermò il polso e disse: "Questo era un bacio vero, puoi credermi! Ti prego, non respingermi! Ti scongiuro!"
"E io come posso crederti?"
"Guarda verso il cielo, vedrai che tuo padre ti darà un buon consiglio" le rispose Lorenzo che aveva iniziato a credere davvero in quelle cose che fino a qualche tempo prima gli sarebbero parse assurde.
Reina, con un po' di diffidenza, guardò verso il cielo e vide tante stelle formare la scritta: "Ascolta il tuo cuore!" Poteva sembrare strano poiché la cosa si era svolta in pieno giorno e perché le stelle non formano scritte, ma per Reina nulla rra più da considerare nella categoria delle stranezze dopo l'esperienza acquisita attraverso eventi insoliti.
La ragazza ascoltò davvero il suo cuore e, versando nuovamente molte lacrime, si gettò tra le braccia dell'uomo che più amava e lo strinse forte a sé.
Ma non era stato Alberto a dirglielo. Era stata Maria, la madre di Fede, che, nonostante tutto, le voleva bene.
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