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(28: Andrà tutto bene!)

L'idea di Fede aveva sortito qualche effetto per un po' di tempo, ma quando il Sole illuminò persino la finestra della cantina che dava sulla strada, parve che si tornasse al punto di partenza. Fede era l'unico che poteva occuparsi di lei, perché se fosse venuto giù qualcun altro mentre la strega guardava sarebbero nati dei sospetti. Per due giorni interi parve che Flor si fosse trasformata nella Bella Addormentata nel bosco. Fede non si mosse di lì per tutto il tempo e in fondo era fortunato ad essere bloccato nelle vesti di fantasma, perché non avvertiva la stanchezza. In cantina c'era anche un piccolo lavandino, e lui, ogni volta che sentiva che il viso di Flor diventava più caldo, bagnava uno straccio nell'acqua fredda e lo premeva sulla sua fronte o sui suoi polsi.
Lei parlava pochissimo, ma quelle poche volte che parlava, le sue parole erano sconclusionate. Lui desiderava sfogarsi un po', ma non voleva che lei lo vedesse triste, quindi ogni tanto cercava di scherzare con lei.
"Ehi, tesoro! Sei arrabbiata con me, stamattina?" le chiese all'alba del terzo giorno. "Non mi dici una parola!"
"Mam-ma..." balbettò lei.
"No... ho la barba..." disse lui, provando a buttarla sullo scherzo, anche se, in quel momento, sentirle nominare la madre gli faceva accapponare la pelle.
"Mamma... vuole... che la segua..."
Il cuore di Fede fece un balzo.
"No, amore, non è lei che vedi! Dopo tutto quello che ha fatto perché ci ritrovassimo non credo che verrà a portarti via..."
"Via... via..."
Sembrava che lei dicesse cose che le venivano soffiate all'orecchio, senza sapere cosa significassero effettivamente.
"Flor! Tesoro, guardami! Mi riconosci?"
"Angelo... custode... Fede..."
"Sarò quello che vuoi, ma non farmi questo!"
"Ho chiesto... di curarti."
"Flor! Flor, ti prego, no!"
Lei iniziò a respirare affannosamente, poi ci fu un'allucinazione che straziò il cuore del suo principe, che ora era diventato tale a tutti gli effetti.
"E-li-cot-te-ro..."
"Cosa? Cosa dici, piccola?"
"Lo sai...? Fuori... dalla finestra... c'è un elicottero... ti piacerebbe così tanto volare... vero?"
"Tesoro, ti prego, non farmi questo!"
"Credo che... che quell'elicottero sia venuto... a... a prendermi..."
E detto questo, la ragazza gli svenne tra le braccia. Lui la strinse a sé, coccolandole la testa, e delle lacrime gli rigarono il volto. Avrebbe preferito avere le occhiaie ai segni del pianto.
Reina, che aveva sentito qualcosa perché passava lì vicino, corse in cantina e vide sua sorella svenuta e lui chino su di lei, che cercava di rianimarla.
"Fede! Fede! Che cosa le è successo?"
"Mi ha detto che sua madre la voleva con sé, che c'era un elicottero... e che quell'elicottero era venuto a prenderla per portarla via, poi è svenuta... se ne sta andando, Reina! Se ne sta andando via!" E le lacrime silenziose si trasformarono in singhiozzi disperati che straziavano il cuore. Reina lo abbracciò da dietro, perché sembrava che lui non avesse intenzione di spostarsi.
"Vuoi che stia io con lei, per un po'?"
"Ho paura di lasciarla andare" disse il povero Fede. "La vedo così fragile e l'idea di lasciarla mi fa paura... e poi potrebbe essere pericoloso se tua madre scoprisse che lei è qui."
"Ehi! Lei starà bene, vedrai!" gli disse Reina dolcemente. "È una tosta."
"Sì, ma se è salita davvero su quell'elicottero non so se la faranno scendere."
"E allora lei spiccherà il volo mettendosi alla guida dell'elicottero e tornerà da te! Credimi: Flor lo trova sempre un modo per uscire dalle situazioni difficili."
Infatti Flor era stata quasi costretta a salire sull'elicottero, era stata portata via e in quel momento era rinchiusa in una stanza e cercava in ogni modo di aprire la porta che sembrava essere bloccata. La prese a pugni e la spinse con tutte le sue forze, ma niente.
Con le mani ferite e doloranti si coprì il volto e disse tra i singhiozzi: "Io non me ne voglio andare! Non me ne voglio andare! Per favore mamma, fatine delle porte di pietra, aiutatemi ad uscire di qui."
Margarita si avvicinò alla sua bambina.
"Piccola mia, non fare così!" le disse.
Prese quelle mani e le guardò con gli occhi più dolci del mondo.
"Fatti curare queste ferite, piccola!"
"Mamma, ti scongiuro, aiutami! Non voglio lasciare la mia famiglia, ma ora sono bloccata qua dentro e non so che fare!"
"Sì piccola, ma ora calmati. La strega si sentirà gratificata dal tuo dolore."
"Sì, ma come faccio a rimanere positiva se penso che potrei anche non uscire mai più di qui?"
"Ora ti risollevo io. Te lo ricordi l'ultimo incontro con Fede? O meglio: quello che doveva essere il tuo ultimo incontro con lui?"
"Certo! Come potrei dimenticarmene?"
"E ricordi cosa ti ha detto?"
""Questa storia avrà un finale felice." Ma a guardarlo adesso non si direbbe!"
"Lo so, ma ti assicuro che sarà così!"
Flor si voltò verso una piccola finestrella e vide il suo corpo disteso su un letto, rosso di febbre, (quindi viva lo era ancora), e Fede chino su di lei, con gli occhi pieni di lacrime. Il viso angelico del suo principe aveva un'espressione tormentata. Non ricordava di averlo mai visto così. Forse solo quando c'era stato l'incendio che le aveva quasi strappato la vita, ma all'epoca era troppo arrabbiata per ricordarlo. Certo, spesso l'aveva visto triste, ma mai in quel modo.
"Non lo posso vedere così! Lui cerca di proteggermi, ma vedo qualcosa nel suo sguardo, qualcosa che non so spiegare."
"È amore, tesoro. Lui ti ama, per questo vedi quello sguardo così triste!"
"Io non voglio che lui stia male. Lui, mia sorella, i miei bambini, tutti! Non c'è cosa più brutta che vederli così e non poter fare niente."
"Ma guarda! Mi sembra di sentir parlare Fede! Comunque, conoscendo la strega, per lei la cosa più brutta è vedere qualcuno felice o rimanere senza un soldo, mia cara! Girati! Guarda cosa succede al tuo ostacolo! Guardalo! È luminoso!"
Margarita si avvicinò alla porta che Flor aveva bagnato con le sue lacrime.
"Hai visto, piccola? Non era il caso che ti spaventassi tanto!"
"Ma tu sei..." Flor si voltò al suono di quella voce familiare. "Tu sei l'angelo che ha aiutato Fede, è così?"
"Vedo che hai buona memoria, piccola!"
"Grazie per avermi aiutato, per aver aiutato il mio principe, la mia famiglia e... oh, grazie, grazie!" Flor gettò le braccia al collo dell'angelo e lo strinse tornando la ragazza allegra di una volta, quella che tutti conoscevano.
"Hai anche tu la sindrome del grazie come il tuo boyfriend?" chiese l'angelo.
"Il mio... cosa?" chiese Flor, che con l'inglese si trovava un po' in difficoltà.
"Il tuo ragazzo, dico! Quando è arrivato era incavolato come non mai, ma poi io l'ho aiutato a convincere altri spiriti ad unirsi alla causa e sembrava un bimbo per come ripeteva quel grazie!"
Intanto la strega faceva vedere tutto questo ai bambini, o meglio, quello che accadeva a Flor, anche se non sapeva che lei fosse tornata a casa e che si trovasse in cantina con Fede. Sapeva solo che si era ammalata.
"Guardate, guardate come soffre la vostra fatina!" disse con tono maligno.
"Per favore, basta, ti prego, fermati!"
Reina corse di sopra sentendo le grida dei bambini e interruppe quello che sua madre stava facendo strappandole di mano lo specchio e gettandolo sul pavimento.
"Come puoi torturare così queste povere creature?"
La ragazza slegò i bambini che erano stati attaccati a delle sedie e, rivolgendosi a loro, disse: "Venite ragazzi, adesso vi porto in un posto dove starete senz'altro meglio, lì c'è una persona che vi sta aspettando!"
Flor fu risucchiata da una specie di vortice ventoso che la sballottava qua e là come una pallina da golf. Si trovò di nuovo nel suo corpo e aprì gli occhi.
"Amore mio, ti sei svegliata!" Fede si chinò su di lei e le baciò una guancia.
"Non mi sento molto bene, ma sono tanto contenta di essere qui, insieme a te."
"Hai la febbre molto alta, è normale che fisicamente tu non stia molto bene!"
La porta della cantina si aprì di colpo e Reina entrò insieme ai bambini.
"Flor! Flor, sei tornata!" le dicevano contenti di rivederla.
"In realtà dovete ringraziare il mio prin... vostro fratello... lui mi ha trovata e mi ha riportata da voi e ora si sta occupando di me."
Flor aveva la voce affannata a causa della febbre.
"Perché stai così?" chiese Roberta.
"È stata per strada sotto la pioggia ed è per questo che si è ammalata" rispose dolcemente Reina, accarezzando il viso della bambina.
Poi Fede notò che i ragazzi avevano dei segni rossi sui polsi.
"Cos'è successo? Chi è stato?" chiese preoccupato.
"È stata mia madre. Ha messo fuori gioco Matias e Greta in modo che non potessero reagire e ha torturato questi poveri bambini."
"Fuori gioco? Che significa?"
"Niente di grave, stanno bene, ma quando si sveglieranno non ricorderanno niente di quello che è successo ai bambini!"
"Oh mio Dio... ma tu puoi fare qualcosa? Il mio migliore amico e la mia seconda mamma ipnotizzati, o quello che diavolo è questa cosa..."
"Sì, credo di poter fare qualcosa per loro. Dopotutto sono una strega anch'io."
E detto questo, Reina lasciò i ragazzi con Flor e Fede e si diresse al piano di sopra. I due malcapitati erano distesi su un letto, l'uno accanto all'altra, e avevano un cerchio sulla fronte che impediva loro di svegliarsi. Lì vicino c'erano Maya, i gemelli e Bella.
"Coraggio, sorellina, calmati! A-almeno sappiamo che... che sono vivi!" cercò di dire Nico, ma il pianto della povera Maya era incontenibile.
"Non posso crederci! Non è giusto!" disse la piccola Fritzenwalden con gli occhi rossi di pianto.
"Lasciate fare a me, ragazzi! È un sortilegio facile da rimuovere, per fortuna!" disse Reina.
"Sei... sei sicura di poterlo fare?" chiese Maya, con il cuore in tumulto.
"Fidati, amore mio. Non te lo direi, se non ne fossi convinta" disse Reina. "Puoi non credermi, ma mi sono affezionata tantissimo a tutti voi."
E detto questo, si avvicinò all'avvocato e premette le dita sulla sua fronte fredda e sembrò che il segno si stesse staccando dalla sua pelle. Qualunque cosa fosse, si appallottolò nella mano di Reina, che lo gettò dalla finestra.
Matias aprì lentamente gli occhi e il suo sguardo incrociò quello di Maya.
"Piccola! Ehi! Che... che ti prende?"
La ragazza, per tutta risposta, si gettò su di lui e premette le sue labbra contro quelle di lui. Reina non ci fece caso, perché si era già diretta verso Greta. Per lei ci volle un po' di tempo in più, ma anche il segno sulla sua fronte venne via e fece la stessa fine dell'altro.
La prima cosa che Greta fece fu chiedere dei bambini e Reina, che verso di lei aveva completamente cambiato atteggiamento, le disse che erano al sicuro, con Flor e Fede.
E in effetti al sicuro lo erano, ma non stavano precisamente bene, perché erano terribilmente in pena per Flor.
"Mi prometti che non mi lascerai mai(" le chiese Thomas, guardandola pensieroso.
Lei prese la mano gelida del ragazzino, la quale si scaldò subito a contatto con la sua, e se la portò sul cuore.
"Io sarò sempre con te, piccolo" disse, "ti prometto che non ti lascerò mai, tu sai che io mantengo sempre la parola."
"Sì, lo so" disse Thomas stringendo la mano di lei, che tremava.
"Ti voglio bene Flor" disse Dominick.
"Anch'io te ne voglio, piccolina" disse la ragazza con voce dolce e fioca poiché le forze le venivano a mancare.
Martin e Pas, dandosi la mano, si avvicinarono a Flor e l'abbracciarono.
"Sei sempre stata il nostro angelo!" le disse Martin. "Io mi ricordo che una volta che ero stato punito e rinchiuso nel periodo del terrore tu sei venuta quaggiù, mi hai liberato, mi hai abbracciato e hai detto: "Andrà tutto bene!" Me lo ricordo benissimo, perché anche mia madre lo faceva sempre."
Fede ricordava quel momento, l'aveva visto. Tornò indietro in un flashback.
"Non potete mandarci in collegio senza un motivo valido!" disse Martin.
"Infatti tu non andrai in collegio, tu andrai in cantina e resterai lì fink a quando io non deciderò di farti uscire!"
E la vecchia Reina, che all'epoca era la strega minore, senza aggiungere altro lo trascinò via.
Flor non c'era perché faceva avanti e indietro per cercare prove contro la precedente Reina e sua madre. Quando tornò vide i ragazzi molto agitati.
"Bambini, che succede?" chiese nervosa.
"Martin! Non è da nessuna parte qui in casa!" rispose Roberta.
"Avete guardato dappertutto?" chiese Flor. "Anche giù in cantina?"
"No, lì non abbiamo cercato" disse Thomas. "Non abbiamo il permesso."
"Allora ci andrò io, voi state buoni e non fatevi notare dalle streghe, okay?"
Detto questo Flor corse giù in cantina, aprì la porta prendendola a calci. Lì trovò Martin, inginocchiato a terra, con il viso appoggiato alla spazzola di sua madre, che era sempre rimasta lì. Gli si avvicinò, posò le mani sulle sue spalle e disse: "Oh, Martin! Cosa ci fai chiuso qui dentro?"
"Ci sbatteranno tutti in collegio e io non posso permetterlo!" rispose Martin.
Flor si avvicinò ancora un po' a Martin e, come avrebbe fatto la sua mamma, lo strinse a sé e disse: "Nessuno andrà in collegio, tesoro, tranquillo! Andrà tutto bene!"
Martin, attraverso quell'abbraccio, sentì che sua madre era con lui e poteva abbracciarlo attraverso quella ragazza.
"La mamma! Flor! Ho visto la mamma!"
"Lei ti avrebbe abbracciato, ti avrebbe rassicurato e aiutato, io questo lo so! Lei ti sta abbracciando, solo che, oltre al bene che ti voglio per conto mio, io le faccio da tramite."
"In te vedo la mia mamma, Flor!" disse il ragazzo stringendosi forte a lei. "Attraverso te, la vedo sempre!"
Lei voleva proteggerlo come se fosse stato davvero suo figlio e come lui gli altri ragazzi. Fede questo lo sapeva ed era per quello che aveva affidato a lei il compito di vegliare sui ragazzi.
Dopo quel ricordo Flor cercò di alzarsi per stringere forte a sé tutti e due ma Pas la trattemne delicatamente.
"No, ferma! Sei molto debole, non devi sprecare energie!" sussurrò dolcemente.
Ci fu un abbraccio di gruppo e tutti scoppiarono a piangere. Si volevano troppo bene per separarsi a causa di una strega calcolatrice e senza cuore.

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