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180: Che cosa devo fare? [Parte 2]

(Nota Autrice: per il montaggio di un video mi servirebbe un momento tenero tra Fede e Thomas: uno in cui Fede cerca di motivare Thomas a fare qualcosa, ma non ricordo se ce n'è uno... potreste consigliarmi qualche episodio nei commenti? Grazie in anticipo!)
"Povera piccola" le disse dolcemente Reina. "Non devi averlo scoperto in un modo piacevole."
"Io lo so che è passato molso tempo, però... insomma: ci sono stati dei problemi... e vederlo con la mia mamma è stato strano... capisci?"
"Piccola, certo che ti capisco, e mi dispiace tanto. Ma tu devi pensare che in fondo Pedro è buono. Molto buono. E tutte quelle cose brutte che ha fatto... sono accadute a causa mia. O meglio: di una vecchia me che cerco disperatamente di dimenticare, ma non ci riesco."
"È che... mamma non ha fortuna in queste cose. L'unico compagno che ha avuto, oltre a papà, l'ha lasciata da sola..."
"E hai paura che la tua mamma soffra di nuovo" disse Reina con affetto. "Sai, si diventa cattivi anche per quello: per paura di soffrire. A me è successo. La mia mamma non è sempre stata così fiera della sua "piccolina"... io ero molto legata alla piccola Sofia, da bambina... ma lei mi sgridava di continuo... e io sono diventata così anche per quello..."
"Oh, mi dispiace!" biascicò Roberta.
"Non devi. Crescendo si può imparare, e io l'ho fatto un po' in ritardo. Pedro, poverino, si trovava in una situazione più grande di lui... ma vuole molto bene alla tua mamma, sai? Quando siete stati rapiti, lui le ha fatto da scudo con il suo corpo per proteggerla da quel tizio: Francisco."
"Sì... sì, è vero."
"Credimi: chi mette a rischio la sua stessa vita per amore di qualcuno non lo fa a cuor leggero... e te lo dico perché hai più di un esempio in casa. Fede che si butta nel fuoco per Flor... Matias che corre come un matto per raggiungere Maya, prigioniera sulla moto di un matto... Agostina che dà una spinta ad una perfetta sconosciuta per salvarle la vita. Degna figlia di suo padre, a proposito. Pedro che viene aggredito per proteggere la tua mamma..."
"Sì, lo so" mormorò Roberta. "Forse sono stata stupida."
"Ma no... sei una bambina che ha sofferto, che ha paura per la sua mamma, che vuole solo che stia bene."
Reina sentì improvvisamente un piccolo colpo nel suo ventre.
"Dammi la mano, piccola" disse con dolcezza, prendendo la mano della bimba.
"Oh, mamma... come scalcia, il cucciolo di..."
"Il cucciolo di strega?" scherzò Reina.
"Sì, ma di strega buona" rispose Roberta.
"L'avresti mai detto che una come me potesse desiderare un figlio?" chiese Reina.
"Vuoi proprio la verità?"
"Ma sì, Robertina" rispose la giovane.
"No! Non ti ci vedevo per niente, con un figlio!"
"Beh... adesso sono la donna più felice del mondo! Sono zia, consigliera, sorella, moglie e... e figlia..."
"Ma dimmi: ci pensi mai a tua mamma?" chiese Roberta.
"Sì... ci penso molto spesso, cara."
"E ti manca?"
"Beh, sì... mi piace pensare che in fondo in fondo mi volesse un po' di bene... e che ne volesse a Sofia..."
"Mi dispiace tanto" mormorò Roberta. "Ti va un abbraccio?"
"Ma certo... vieni, piccola, vieni qui" disse dolcemente Reina, abbracciando la ragazza.
In quel momento il telefono fisso squillò e Reina dovette staccarsi da Roberta per rispondere.
"Qui casa Fritzenwalden" disse con voce spigliata.
"La signorina... Reina Fazarino, ex Delfina Santillan..."
"Sì" rispose velocemente lei.
"La signora Marialaura Torres Oviedo desidera vederla."
"Vedermi? E per fare che?"
"Non lo so... mi ha chiesto di lei... è molto malata, quindi le chiedo per favore di pensarci in fretta, signorina Del..."
"Non mi chiamo più così. E attualmente sono la signora Reina Fazarino in Monaco: moglie di Lorenzo Monaco e madre di suo figlio. Dica questo a mia madre."
"Bene... ma... devo darle l'indirizzo."
"Sì.. sì, d'accordo" rispose la donna, scrivendo rapidamente l'indirizzo su un biglietto.
"A proposito... mia madre ha anche chiesto di mia sorella Sofia? Anche lei è figlia sua."
"No, mi dispiace" rispose l'interlocutore.
"Bene. La ringrazio per avermi avvertita... e mi scusi per tutto... arrivederci."
Chiuse la comunicazione e si lasciò scivolare sul pavimento.
Fede li aveva raggiunti in quel momento, in cerca di Roberta, e aveva sentito tutto. Lorenzo era entrato pochi secondi dopo, ascoltando solo la fine della conversazione.
"Parla con lei" disse l'ex Freezer, con discrezione. "Ha bisogno di te."
Lorenzo si avvicinò a sua moglie e le posò delicatamente le mani sulle spalle.
"Reina... che succede?" chiese con tenerezza. "Parla con me... dimmi che cos'hai, ti prego!"
"Non so che fare... che cosa devo fare?" chiese Reina.
"Cos'è successo?" le chiese a sua volta l'uomo, aiutandola ad alzarsi.
La ragazza non riusciva a parlare: si lasciò cadere tra le braccia di Lorenzo e scoppiò a piangere.
"Vieni, Robertina. È meglio lasciarli tranquilli" disse sottovoce Fede. Roberta non ci aveva capito granché: aveva sentito solo le risposte di Reina.
"Non possiamo fare niente per lei?" gli chiese Roberta.
"A parte starle vicino, no... non possiamo fare nulla" rispose il giovame, quando furono un po' più distanti, "è lei che deve scegliere... noi possiamo solo sostenerla, qualunque sia la sua scelta."
"Ma io le voglio bene, Fede! Stavolta veramente" sussurrò Roberta.
"Anch'io le voglio bene. È mia cognata oltre ad essere un'amica e mi dispiace vederla triste... ma in questo forse solo Lorenzo e Sofia possono fare veramente qualcosa."
Le alzò il viso con due dita e chiese: "Hai pianto, piccola, vero?"
"Sì... voglio dire: non è per cattiveria, ma io... ecco..."
"Ti capisco" le disse Fede. "Anche a me all'inizio è costato un po', fidarmi di lui, ma quando ho visto cos'ha fatto per noi ho avuto la prova di aver fatto la scelta giusta. Si è preso cura di Flor, quando è stata rapita... e anche di Emma... ci ha aiutati a rimettere a posto casa nostra e ha rischiato la vita per aiutarci. Prova a parlare un po' con lui... è simpatico, quando vuole, sai? E, ti svelo un segreto: gli piacciono molto i bambini. L'ho visto giocare con i gemellini... e i neonati per quanto belli t'impegnano tantissimo!"
"La sai una cosa? Sei davvero il secondo papà migliore del mondo!"
"La mia piccola donna... grazie! Allora? La diamo una possibilità al povero Pedro, visto che mi hai detto una cosa così bella? Lo fai per me, Robertina?"
"Sì! Per te... per Flor... per la mamma e anche per Pedro!" esclamò Roberta. "Prometto che sarò buona... tanto buona!"
"Bravissima!" esclamò Fede. "Su, vieni qui... abbraccio da koala?"
"Oh, grazie!" saltò su Roberta, gettandogli le braccia al collo. Le piacevano i suoi abbracci: erano caldi, accoglienti e rassicuranti. Erano un po' la sua casa: il suo porto sicuro. Non avrebbe saputo sentirsi sicura con un altro "secondo padre".
"Perfetto! E ora vieni dentro, che dobbiamo festeggiare il tuo compleanno!"
Si riunirono tutti in sala da pranzo, per far colazione. Reina era soprappensiero, ma si sforzò di sorridere per non sconvolgere ulteriormente Roberta.
"Pedro... perché non ti metti accanto a me?" chiese Roberta. "E vicino alla mamma? Così ci conosciamo un po' meglio, no?"
"Roberta... piccola, sei sicura?" chiese lui, esitante.
"Sì! Voglio andare d'accordo con la persona che vuole tanto bene alla mia mamma!" rispose lei.
"Ma come diavolo avete fatto?" chiese Flor, sapendo che sia Fede che Reina avevano parlato con la ragazzina.
"Come fai tu. Parlando con il cuore" rispose Fede. "Non è vero, angioletti?"
I gemellini avevano preso a darsi dei pizzicotti. Soprattutto Derick dava il tormento alle due sorelline.
"Ah, no, questo non si fa, piccolo Freezer!" gli disse Flor, prendendolo in braccio. "Tu devi essere un cavaliere gentile e attento, come il tuo papà... però mi raccomando: non essere troppo eroico." Un velo di tristezza calò sugli occhi di Flor, pensando per l'ennesima volta all'incidente. A volte le accadeva di avere incubi in cui Fede, nel corpo di Massimo, cercava di raggiungerla, ma all'ultimo secondo veniva trascinato via. Era felice, con la sua famiglia, nonostante i problemi economici... quasi toccava il cielo con un dito. Ma aveva il terrore che potesse succedere qualcosa e non sapeva se dirglielo.
Il giovane non ebbe neanche bisogno di sentirselo dire: quella era la classica "faccia post-traumatica", come avrebbe detto Martin.
"Ehi, Ariel" disse sottovoce a quell'uomo con il quale ormai aveva stretto amicizia, "ce l'hai ancora, il furgone delle consegne? Almeno lì ci stiamo tutti."
"Sì, ce l'ho... ma perché, che devi fare?"
"Devo portare i ragazzi al campeggio... quello dell'altra volta. È il modo migliore che mi è venuto in mente per distrarre Flor e i ragazzi, e magari inaugurare i regali che abbiamo fatto a Robertina."
"Amico mio, tu sei completamente andato... però ti capisco" gli sorrise Ariel. "Ragazzi, si va tutti in campeggio!" aggiunse.
"Ehm... a proposito... mi dovresti insegnare come si montano quelle benedette tende... ancora non ho avuto modo di imparare."
"Ti posso aiutare io, in quello" disse Bella. "Te lo devo... hai insegnato alla mia sorellina a tirare di scherma."
"Ma... ma tu come fai a sapere..." le chiese Flor.
"Ci abbiamo dormito per mesi, in una tenda" rispose Emma. "Era divertente, sapete?"
"Oh... bene! Dai, tutti a prendere i regali di Robertina, coraggio!" esclamò Flor. Ognuno filò a prendere qualcosa, presero l'occorrente per mettere su una cucina all'aperto e caricarono il furgoncino delle consegne.
Arrivarono in poco tempo al campeggio e Fede, con l'aiuto di Bella, montò la tenda più velocemente di quanto credesse.
"Però! Sei svelto ad imparare, sai?" gli disse Bella.
"Mi ha fatto bene, fare il morto, allora... ma cosa...?"
"Ma quello non è il Conte Mi... cioè, Massimo?" chiese Bella.
"Anche tu hai iniziato a dire: "Conte Minimo", eh?" le disse ridendo Fede. "Flor ci ha contagiato tutti quanti... meno male!"
Il Conte Minimo era arrivato con una limousine, sulla quale c'erano anche Evaristo e la signora Anna. Il povero maggiordomo si sentiva decisamente a disagio. Segundo, Mercedes e Florencio avevano pensato bene di raggiungere il campeggio da soli.
"Oh, Evaristo! Che faccia che hai: cosa succede?" gli chiese Fede.
"Guardi lei stesso, Monsieur Fritzenwalden." gli rispose il maggiordomo.
La signora Anna De La Hoya, su un paio di tacchi altissimi e decisamente inadatti per un posto del genere, con un lungo abito con tanto di strascico che neanche una sposa avrebbe potuto indossare, era circondata da uno stuolo di damigelle.
Il maggiordomo era chino sotto il peso di due grosse valigie.
"Per un campeggio si è portata dietro tutta la casa... oh, mon Dieu!" mormorò Evaristo.
"Oh, povero Evaristo... aspetta: lascia che ci pensi io!" disse Fede, aiutandolo a sistemare i bagagli della Contessa, che cercava un posto in cui sedersi. Poi Fede notò qualcosa: "Oh no! Signora Anna, no, non si sieda lì, è..." Ma la donna si era già accomodata su qualcosa di morbido.
"Oh-oh" mormorò Dominick. "Questa scena me l'hanno già raccontata!"
La donna era coperta di terriccio e fango, oltre a qualcosa di simile a del concime. Il bellissimo abito era rovinato e lei aveva iniziato a dare di matto.
"Oh, poverina..." mormorò Flor. "Signora Anna, aspetti! Lasci che l'aiuti!" Le tolse lentamente tutta quella roba di dosso, aiutandola a pulirsi con l'unica cosa che aveva: le salviette per bambini. Per fortuna, previdente, ne aveva portati un paio di pacchi... ma pensava servissero per i piccoli, non per una Contessa un po' sbadata!
"Sta meglio?" chiese Flor, con calma.
"Credo di sì... oh, che figura farò con..."
"Con mio padre?" chiese Flor, sorridendo.
"Ehi! Ma che dici, Florencia?" chiese la donna.
"Andiamo, non c'è bisogno di fingere o vergognarsi. Siete una bella coppia... certo, sarà strano avere come fratello il Conte Minimo... però... beh, io penso di essere una sorella... almeno buona, ecco. E sono sicura che lo sia anche lui, in un certo senso. Il mio Freezer non si lega così a chiunque."
"Beh... non so se sia un buon figlio, però... insomma: ora sta con..."
"Sta con Evaristo, e allora? Un buon figlio è quello che ama davvero, non quello che cambia le donne come fossero magliette!" ribatté Flor.
"La vediamo in modo diverso, noi due... hai portato anche i bambini qui?"
"Certo! Le pare che li lasciavo a casa? Farà bene anche a loro respirare un po' d'aria fresca" rispose Flor.
"Ma questi posti sono pieni di germi, di malattie: è pericoloso!" sbottò la signora Anna.
Ma rimase sorpresa nel vedere Margarita in braccio a Franco, il suo padrino, che puntava il ditino verso un prato.
"Dove vuole andare, la principessina dello zio?" chiese ridendo. La bimba continuò ad indicare e Franco fece un segno al fratello, confuso.
"Ah... ho capito di che si tratta! Lì ci sono le margherite... sarà per il suo nome, ma ne è attrata! Vero, piccola?"
"Ottimo! Vieni con me, Margarita, che ci andiamo!" E la portò verso il prato. "Ci mettiamo qui per terra... ecco... un fiore in mezzo ai fiori, eh("
Sedette vicino a lei e si misero a giocare. "Guarda: t'insegno un gioco!"
Senza staccare i petali della margherita, Franco si mise a contarli. "Gli ho fatto una piccola modifica: di solito i petali si strappano... ma non si fa del male a dei fiori che hanno il nome della nipotina e figlioccia più bella del mondo! È vero che sei la più bella?" La bimba non capiva una parola, ma rise. "Un bacino allo zio?" Questo sì che lo capiva: infatti gli diede un dolce bacio sulla guancia.
"E brava la mia piccolina! Ora guarda... una carezza al petalo... così... e si dice così. M'ama, non m'ama. M'ama, non m'ama. M'ama... oh, sono finiti! Allora m'ama, la mia dolce nipotina!"
Il giochino fece ridere la piccola. Emma rimase in piedi, a poca distanza, con il suo ombrellino in mano.
"Sei fortunata. È molto gentile, il tuo ragazzo" disse Paloma. "Si vede da come si prende cura della bambina."
"Sì, è vero! Sono fortunata. Ho notato che stai osservando un po' tutti, è vero? Stamattina Flor e Fede, ieri Reina e oggi questo..."
"Il fatto è che vorrei... vorrei essere innocente come quei bambini... ma non lo sono più da parecchio tempo."
"Nessuno di noi lo è più" ribatté Emma.
"Ma io più che mai" sospirò la ragazza.
"Forse... forse quello che potresti fare è... insomma... metterti a servizio degli altri facendo qualcosa che ti piace. Potresti fare qualcosa che piaccia ai bambini."
"Che piaccia ai..."
Paloma si batté una mano sulla fronte e ricordò improvvisamente qualcosa.
""Come fai a disegnare? Voglio dire... senza vedere." aveva chiesto Titina, un giorno in cui le teneva compagnia.
"Beh... è che prima vedevo... e disegnavo sempre" le aveva risposto Paloma. "Allora... mi ricordo di quei disegni, e così li rifaccio"!"
"Un fumetto! Potrei realizzare un fumetto!" esclamò Paloma, saltando in piedi.
"Ma sì! Potresti realizzare un fumetto!" le fece eco Emma, sorridendo. "E devolvere parte dei soldi che guadagnerai per venderlo in beneficenza... che te ne pare, eh? E poi... potresti occuparti dei bambini di una mensa infantile, farli divertire. Ti piace fare imitazioni, no? Prova ad imitare te stessa e questa Giulietta... la gemella immaginaria! Puoi renderla divertente, farne un personaggio, e..."
Per la prima volta, Paloma si mostrò espansiva con Emma.
"Grazie! Grazie, davvero! Insomma: io non... non credevo che qualcuno potesse aiutarmi a stare meglio con una cosa così semplice" disse sorridendo. E promise a se stessa di aiutare Flor e Fede per il loro matrimonio, ora che la famiglia viveva in quelle condizioni. Flor, dopo esser stata licenziata dalla "signora bisbetica", aveva cercato un altro lavoro e l'aveva trovato in una piccola sartoria. La padrona era una donna gentile e alla mano. Fede aveva il lavoro al cantiere, dal quale quel giorno era libero. Gli altri ragazzi facevano ciò che potevano per tirare avanti... ma non potevano pensare a sposarsi: non avevano la testa per quello, in quel momento. Li avrebbe aiutati lei.
"Ah, e sai cosa? Aiuterò i ragazzi con i costumi per lo spettacolo di beneficenza!" aggiunse. Sì, voleva decisamente fare anche quello.
"Signor Conte! Signor Conte!" esclamò, rincorrendo l'uomo, che, incredibile ma vero, si era messo a giocare con i ragazzi. "Le posso parlare un momento?"
"Ma tu non sei la ragazza che ha cercato di..." iniziò il Conte, ma Paloma lo fermò.
"Per carità: se Evaristo ti sente s'ingelosisce, e io non voglio questo... ho solo bisogno di un grosso favore..."
I due si allontanarono di qualche passo per parlare di quel favore... un modo per aiutare Flor e Fede ad avere il matrimonio che meritavano.
Nel frattempo, Flor aveva raggiunto Franco e si era seduta vicino a lui e Margarita.
"Oh, che bello!" esclamò Flor. "Hai visto che bravo che è lo zio e padrino, mia dolce principessa?" La baciò sulla testolina e la bimba si accoccolò sul suo petto.
"Mai quanto la mamma!" esclamò Franco, scompigliando i capelli della bambina e accarezzandole dolcemente il volto.
"Mamma..." mormorò la piccola.
"Cosa?" saltò su Flor. "Amore mio, puoi ripetere?"
"Mamma..." ripeté Margarita. In quel momento Fede era a poca distanza e sentendo per la prima voce la vocina della piccola pronumciare una parola si sciolse letteralmente. Li raggiunse di corsa e si mise in ginocchio. Non fece in tempo a dire una parola, perché la bimba gli passò le manine sul volto e disse: "Papà..."
"Oh santo cielo!" esclamarono all'unisono i due.
"Piccolina... mia piccola principessa" disse Flor, abbracciando e baciando la bimba.
"Amore mio... sei stata bravissima! Mamma e papà... nello stesso giorno! Vieni, fatti dare un bell'abbraccio!" le fece eco Fede, stringendo a sé sia Flor e la bambina. "Non potevate farmi un regalo più bello!" E si mise a ridere e piangere contemporaneamente, insieme a Flor.
"Anche tu, mio principe!" esclamò lei, mentre delle lacrime le scendevano lungo le guance e un sorriso le increspava le labbra.
"Le prime parole di Margarita... della mia bambina! È incredibile!" esclamò Fede. "E presto anche gli altri gemellini inizieranno a parlare... e vorrei che parlassero tanto, tantissimo!"
"Se hanno preso da me ti faranno venire il mal di testa, signor Freezer" gli disse Flor, ridendo.
"Sai che ti dico? Con la tua bella voce è bello qualsiasi mal di testa! Amo sentirti parlare... l'unica cosa che non sopporto è che tu sia triste."
"È che io ora sono contenta... ho te, i bambini, non c'è più nessuno tra noi. Dobbiamo solo lavorare tanto per arrivare a fine mese come quando ero bambina, ma questo non è un problema... solo che anche l'ultima volta eravamo felici, e poi è successo quello c:e è successo... se ti perdo di nuovo io muoio..."
"Ecco... era questo che non volevo." le disse Fede, baciandole dolcemente la fronte.
"Nei miei incubi tu sei nel corpo del Conte Minimo, cerchi di raggiungermi, ma poi scatta la tua mezzanotte e non ci riesci.. e io non voglio, non voglio!"
"Ti svelo un segreto. Il Capo mi ha proposto una cosa del genere, per mettermi alla prova... se mi fossi arreso non avrei meritato di tornare. Io non volevo ricominciare tutto da capo... lui non sapeva niente: e sai che fatica fargli scoprire tutto... e poi, ehi, a meno che non t'innamori tu di un altro, io non voglio stare a guardare un'altra persona che ti sta vicino al posto mio! E se sapessi cos'ha detto tua madre, quando il Capo ce l'ha proposto... "Lui merita di stare lì come signor Freezer... scusa, tesoro, come Fede... non deve andare a fare il..." Com'era? "Il Fantasmino carino carino che ridesta il cuoricino"!"
"Questo sì che è da mia madre!" esclamò Flor, sorridendo.
"Ecco. Così voglio vederti, Flor. E poi... guarda lì! Povero Conte Minimo: si merita anche lui il suo momento di felicità" sussurrò Fede. "Forse io dovevo aiutarlo a fare questo... capire chi è l'amore della sua vita... e anche tu. Forse dovevo farlo essendo me stesso."
"Oh, il mio principe operaio che risveglia cuori di pietra!" sussurrò Flor. "Sono carini o no, quei due? Il mio fratellino acquisito e il mio cognato acquisito... così sì che mi sta bene che il Conte entri nella mia vita!" esclamò poi.
La piccola Margarita non si era concentrata su quello scambio di battute, ma passò le mani sul volto dei genitori, dolcemente. Erano così dolci... si volevano molto bene.
Nel pomeriggio si riunirono tutti attorno al fuoco. Questa volta, previdente, Flor mise a terra un asciugamano per far sedere la Contessa, per evitare incidenti. La grande famiglia seduta attorno al fuoco sembrava non aver mai fatto altro in tutta la sua vita.
"Ehi, Tommy! Perché non lo sveliamo, il piccolo segreto?" chiese sottovoce Fede. "Tanto ormai è pronto, no?"
"Va bene... ma non mi voglio ancora esibire: voglio che sia una sorpresa..."
"Esibirti? Perché?" chiese Dominick.
"Perché abbiamo un piccolo paroliere in famiglia!" rispose Fede, strizzando l'occhio al fratellino.
"Tu? Un paroliere? Non prenderla male, Thomas, ma... non ti facevo così... sensibile" disse Martin.
"Beh, anche il piccolo Freud può sbagliare, no?" disse Flor.
"E tu come fai a saperlo?" s'intromise Maya.
"Amore mio, io li ho sentiti suonare e cantare" rispose la ragazza.
"Beh, Thomas ha scritto una canzone bellissima..." disse sorridendo Fede.
"E il mio superfratello mi ha fatto la base!" esclamò Thomas.
"Non proprio: non l'ho registrata." si schermì Fede.
"Dai, facci ascoltare la canzone, nano!" gli disse Nicolas.
"Dai, Tommy!" aggiunse Franco.
Roberta, senza dire nulla, gli posò una mano sulla spalla.
"Mi accompagni con la chitarra?" chiese piano Thomas al fratello. "Mi vergogno."
"Ma certo che ti accompagno..." Sapeva, conoscendo Flor, che almeno la chitarra era stata portata.
"È tutta tua, amore!" esclamò Flor.
Lui si alzò, si allontanò di qualche passo e l'accordò velocemente.
"Massimo... mi fai un favore?" chiese sottovoce.
"Certo, Fritzenwalden." rispose il Conte.
"Prendi Thomas sulle spalle. Voglio che lo vedano bene, i miei ragazzi, perché è stato bravissimo..."
Il Conte non se lo fece ripetere.
"Vieni, campione!" esclamò. Fede l'aveva fatto perché quello non era un palco... non c'erano luci, e, minuto com'era, non voleva coprirlo... anche se stava crescendo, il piccoletto.
"Sei pronto?" chiese sottovoce Fede.
"Credo di sì." rispose Thomas.
Fede diede quattro colpetti con le dita sulla cassa armonica, poi iniziò a suonare... dopo qualche secondo si udì anche la voce di Thomas e i Fritzenwalden chiusero gli occhi. In quel momento Maya sentì una carezza sul viso e una voce vellutata che diceva: "Fai quello che ami, principessa vivace!"
I suoi occhi erano lucidi. Più ascoltava i fratelli più si commuoveva.
"Bravi!" esclamò Flor, saltando in piedi. Vide che il suo principe tremava impercettibilmente.
"È stato bellissimo che vi siate esibiti insieme" aggiunse raggiungendoli, mentre Massimo adagiava a terra Thomas e... si asciugava le lacrime.
"Ti sei emozionato" disse Fede, guardandolo.
"Macché! Figurati se mi emoziono: scherzi?"
"Eddai, Conte Minimo!" lo stuzzicò Flor. "Li ho visti, gli occhi lucidi! Tutti ci siamo commossi. Non devi vergognarti."
Prese per mano Fede, sorridendo, e gli disse: "E tu?"
"Credo di aver rischiato l'infarto" rispose Fede, "ma è stato bello... suonare con il mio fratellino."
"E tu sei stato bravissimo!" esclamò lei. "Non si vedeva per niente che è da tanto che non suoni."
Si girò verso Thomas. "Degno fratellino del mio principe, eh? Un compositore molto dolce! E che hai una bella vocina già lo sai, tesoro. Sei stato bravissimo... bravissimo!"
"Allora? L'hai mandato il testo al concorso, gnomo?" lo stuzzicò dolcemente Fede.
"Volevo farlo, però ho paura... una volta dovevo cantare e mi sono bloccato" mormorò Thomas.
"Facciamo una cosa. Uno di noi starà con te dietro le quinte, va bene? E io chiederò alle fatine della timidezza di aiutarti." lo tranquillizzò Flor.
"Loro hanno aiutato anche me, lo sai?" gli svelò Fede. "È strano per me espormi così... anch'io mi vergogno. Ma le fatine della timidezza mi hanno dato la carica per esibirmi insieme a te."
"Ragazzi, ho deciso" saltò su Maya, raggiungendoli. "E devo ringraziare voi due, per questo..."
"Deciso che cosa, Maya?" chiese Flor.
"Ho deciso che farò la recita!" rispose Maya, elettrizzata.
"La recita?" chiese Fede. "Veramente?"
"Sì!" esclamò Maya.
Neanche nei sogni più belli si sarebbe aspettata una cosa simile, ma il fratello la prese in braccio e le coprì il volto di baci.
"Brava, brava! Bravissima, piccola!" le disse Fede.
"Oh santo cielo, amore mio!" esclamò Flor. "Non ti ho mai visto così contento di vedere tua sorella impegnata in una cosa del genere!"
"Perché non hai mai visto il mio diavoletto recitare! Diventa ancora più bella di com'è adesso... s'illumina tutta... e poi... è come quando cantate con la band... un sogno!"
"Beh, in effetti anche quando hai saputo della band mi hai stupito, quindi non dovrei sorprendermi troppo" rispose Maya.
Poco più in là, Reina, seduta accanto a Lorenzo, si passava ritmicamente le mani sul ventre.
"A che pensi?" chiese Lorenzo.
"Penso che... che questi ragazzi la mamma non ce l'hanno più... e le vogliono un bene dell'anima, capisci? Quell'uomo ha detto che mia madre è malata e... e io non voglio che... che ci siano rimpianti. Gli dirò che voglio vederla... ma solo ad una condizione... che ci siate anche tu, le mie sorelle e i loro compagni..."
"E se lei non accettasse?"
"Almeno Sofia deve accettarla. È sua figlia tanto quanto me! E Flor, poverina... non ha colpa di quello che è successo. Mio padre per un po' ha amato mia madre, ma quando lei l'ha allontanato... insomma... lui ha scoperto cosa fosse il vero amore... ci tiene ancora, a Margarita... è legato a lei come Fede lo è a Flor."
"Sì... peccato che per lui non ci sia stata la stessa fortuna che ha avuto Flor... che Margarita non sia tornata indietro..."
"Sì... questo è vero."
"Ehi! Che fate lì, ragazzi? Dobbiamo aprire la torta di Roberta!" esclamò Sofia, raggiungendoli di gran carriera.
"Certo, tesoro. Arriviamo subito."
Si riunirono nuovamente tutti attorno al fuoco, cantarono insieme per Robertina, che era al centro, e lei spense la sua candelina. Ne avevano soltanto una... ma almeno avevano potuto procurarsi il numero in sughero, fatto a mano da Thomas.
"Piccola mia... io... io non ho potuto farti un vero regalo... io..." balbettò Sandra.
"Voglio che tu sia felice, mamma. E se Pedro ti rende felice... beh, il regalo me l'hai fatto eccome!" esclamò Roberta, stringendo a sé la madre.
Segundo e Mercedes li guardavano da una certa distanza e sorridevano. Quella era una famiglia meravigliosamente enorme e bellissima.
Massimo, dal canto suo, cercava di trattenersi dal piangere. Fritzenwalden l'aveva già beccato una volta in lacrime: due sarebbe stato decisamente troppo... ma non gli venne per niente bene. Tanto che Evaristo, senza dire una parola, gli si avvicinò e lo strinse in un caloroso abbraccio.
"Sei più carino quando ti commuovi."
"Perché, in genere sono brutto?"
"Ma lo vedi? Tu n'écoutes pas! Non ascolti! Ho detto che sei più carino."
"Oh, beh... se la metti così..."
"Che ne dici, mio Freezer? La Contessa si abituerà a questa scena, prima o poi?"
"Beh... chi può dirlo? Magari sì... in fondo se ho cambiato idea io su mia sorella e il mio migliore amico, tutto può accadere."
"Ufficialmente tu hai cambiato idea appena li hai visti, tesoro" gli disse dolcemente Flor.
"Andiamo, Anna: io capisco che ti sembri insolito... ma quei due stanno bene insieme. E nessuno può prendersi cura di quel ragazzo come Evaristo, credimi!"
"Forse hai ragione. Ma chi si prenderà cura di me, adesso?" E la Contessa scoppiò in lacrime.
"Beh... se vuoi posso prendermi cura io di te." rispose Eduardo. Cavò di tasca un anello e le disse: "Lo so che non è un anello di diamanti, ma... ti prego, accettalo. È il pegno della mia promessa. Non ti chiedo di sposarmi perché ci conosciamo da pochissimo, e le leggi del tuo protocollo per i due anni d'attesa voglio anche rispettarle... per farti contenta."
"Renderti felice" lo corresse lei.
"Oh, andiamo: è lo stesso!" disse Eduardo. "Ma se ci tieni, d'accordo... per renderti felice. Ma... con questo voglio prometterti che sarò al tuo fianco... e se avrai bisogno di me, saprai sempre dove trovarmi, come dice mio genero."

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