179: Che cosa devo fare? [Parte 1]
"Ora che sai che la mamma mi ha espressamente chiesto di tenerti fuori da quella storia sei più tranquilla, Maya?" le chiese gentilmente Fede.
"Sì... ma mi sento in colpa lo stesso."
"Oh, per l'amor del cielo! Se dovessi contare sul mio vecchio amico Freezer dovrei arrabbiarmi parecchio per questa cosa. Ascoltami... stare con te... con i bambini... è stato un sollievo per me. Mamma non stava bene, papà dava di matto per tutto... io avevo bisogno di voi e voi avevate bisogno di stare fuori di casa per un po'. Non avreste sosportato di vadere quello che stava succedendo... è troppo per chiunque, piccola... anche per me. La mamma non voleva che ci stessi nemmeno io lì con lei, quel giorno, mi capisci?"
Flor aveva saputo tutto, un po' dai ragazzi, un po' immergendosi nei ricordi del suo principe e di Greta.
"Oh, povera piccola! Capisco come si senta, e non è neanche stata colpa sua... e il mio prin... cioè, Fede... sedici anni! Così piccolo e ha già dovuto sopportare una cosa del genere da solo!"
Questo non lo disse ad alta voce. Lo pensava salendo le scale, mentre raggiungeva Maya ed il suo principe con un vassoio di dolcetti. Entrò nella stanza, come al solito senza bussare, ma appena se ne fu resa conto fece per ritrarsi.
"Scusate... non imparerò mai, mi dispiace!" esclamò, facendo per richiudere la porta.
"Tesoro, vieni! Magari a te darà ascolto, questa piccola monella!" le disse sorridendo Fede.
"È la prima volta che non ti arrabbi perché ho dimenticato di bussare alla porta!"
"Non è mica la mia stanza... al massimo potrebbe arrabbiarsi la titolare, qui, ma è troppo giù di corda per farlo. Aspetta: ti aiuto con quello." Si alzò dal letto e le prese di mano il vassoio.
"Dolcetti per le persone più dolci della casa, eh? Anche se ce n'è voluto per farvelo capire!" esclamò ridendo Flor.
"Coraggio, piccola" aggiunse Fede, rivolto a Maya. "Non costringermi a fare come quando hai iniziato c*n gli omogeneizati, perché è un pochino imbarazzante, sai?" le fece notare Fede.
"Oh, Maya.. tesoro, io sono qui perché volevo parlare un po' con te" le disse Flor in tono pacato. "Vedi... nessuno ti obbliga a fare lo spettacolo, ci mancherebbe altro... però... non privartene solo perché ti senti in colpa per una cosa che non hai neanche fatto..."
"Mio fratello per stare con me non ha potuto salutare la mamma, Flor, capisci?"
"Io e la mamma ci siamo salutati la sera prima. Lei sapeva già cosa l'aspettava... lo sentiva, insomma: nonte lo so spiegare. Quando sta per succederti qualcosa, in qualche modo lo senti... e credimi. Non voleva che né io, né gli altri la vedessimo mentre... mentre passava la porta, se vogliamo metterla in questi termini... se fosse stato per lei avrebbe allontanato anche papà."
"Conoscendo la mamma, è possibile."
"Lo vedi, Maya? Tuo fratello ha ragione... e se lo dico io, che l'ho fatto impazzire per quasi due anni, devi crederci per forza, davvero!"
In quel momento entrò anche Martin.
"Sorellina..." disse, esitante. "Io volevo... volevo chiederti scusa per averti dato quella parte... non mi ricordavo bene quella recita e non sapevo che ti affliggesse un senso di c*lpa post-traumatico."
"Ma..." protestò Martin.
"Mai come stavolta concordo pienamente con il mio Freezer" intervenne Flor. "Va' con lui, Martin... che alla piccola grande Maya ci penso io."
Detto fatto: Fede e Martin lasciarono la stanza e Flor rimase sola con Maya.
"Sai, piccola... un uccellino mi ha detto che la tua mamma era felice di sentirti suonare. È vero?"
"Sì... dopo che si è ammalata papà non ha più voluto che si suonasse, ma... quando lui non c'era... e cioè quasi sempre... per distrarmi Fede mi diceva: "Ehi, diavoletto, perché non suoni qualcosa?" E io andavo in salotto e suonavo... lui prendeva in braccio la mamma, la portava in salotto e lei mi ascoltava."
"Beh... forse alla tua mamma piaceva che tu suonassi perché la cosa ti rendeva felice, no?"
"Sì... e allora?"
"E quando recitavi eri felice, tesoro?"
"Sì... mi divertivo tanto e riuscivo a non pensare al fatto che la mia mamma... non stesse bene..."
"Hai visto, piccola? Come vedi tu non hai fatto nessun torto, né a Fede né agli altri. Ti svelo una cosa: un giorno, quando mia mamma stava male... Titina mi ha portata con sé con una scusa... tra le tante cose, a me piace tanto cucire, sai? Mi ha detto: "Andiamo al Passaggio dei Baci, fai una bella coperta per la mamma e disegnaci su qualcosa, un bel ricamo." Mi ha tenuta occupata così tutto il pomeriggio... quando sono tornata, mamma era diventata un angelo. Mi sono sentita in colpa da morire, con Titina, ma lei ha fatto solo quello che la mamma le aveva chiesto, tutto qui."
"Flor, io... io mi ricordo lo sguardo di mio padre... lui è stato gelido con me per giorni... e Fede mi diceva di non preoccuparmi, che andava tutto bene... ma io... io sapevo che lui..."
"Tuo padre aveva semplicemente sofferto, forse più di tutti. Non era in grado di pensare a nient'altro, sai?"
"Tu credi, Flor?"
"Sì... ti svelo una cosa, ma non dirla a suo fratello. Quando lui non c'era... io mi sforzavo di sorridere, più di quanto davo a vedere a voi... non eravamo sposati davanti alla legge e nonostante quello ero vedova... vedova due volte... perché lui mi aveva chiesto di sposarlo in segreto, in un momento solo nostro. Nei miei incubi peggiori mi chiamano la vedova Fritzenwalden... il giorno del parto io ero terrorizzata... perché lui non arrivava... avevo paura che gli fosse successo qualcosa, per quello ero isterica. Quando ti viene strappato il cuore non sai come reagire: non vuoi vedere nessuno, non vuoi sentire nessuno... ma se hai una famiglia ti devi sforzare. Tuo padre aveva il mio principe... cioè, voglio dire: tuo fratello. Io avevo voi... ma eravate tutti così tristi... così stanchi, mi capisci?"
"Gli vuoi bene, vero?" chiese Maya.
"Sì... come mai nella vita, piccola" rispose la ragazza.
"Beh... io ti devo ringraziare. Non l'ho mai visto così contento, così libero... e anche noi stiamo tutti meglio."
"Anch'io devo ringraziare voi, piccola. Anch'io ero triste, prima di conoscervi. Non lo davo a vedere, ma in fondo ero molto sola, proprio come voi... sai, piccola Freezer, ho proprio bisogno del tuo aiuto."
"Cioè?" chiese la ragazza.
Flor chiuse la porta.
"Ho sentito il mio principe... il... ma sì, lo voglio chiamare così: il mio principe... l'ho sentito dire che gli dispiaceva di non potermi dare, a detta sua, il matrimonio che merito. Se solo sapesse... che a me non importa del matrimonio sfarzoso, che me lo sposo anche in mezzo alla strada, con uno di voi vestito da prete e in uniforme da cameriera, con lui accanto vestito da operaio, con quella tuta che gli sta così bene... me lo mangerei di baci..."
"Flor, stai divagando. Dove vuoi arrivare?" chiese Maya.
"Scusami... vedi, lui da quando è tornato mi ha fatto la proposta di matrimonio almeno tre volte... per non parlare di quanto è stato romantico prima... e visto che io sono per la parità dei sessi la proposta voglio fargliela io, questa volta."
"Wow, ma è fantastico!" esclamò Maya, prendendo a saltellare per la stanza. Quell'idea le aveva restituito l'allegria che i ricordi avevano per un attimo offuscato.
"Shh, piano, non voglio che ci scopra!" esclamò Flor. "Ho bisogno che voi vi mettiate tutti d'accordo per suonare qualcosa, per farci da sottofondo... e organizzare una sorta di caccia al tesoro, o qualcosa di simile! Ho già qualche idea... mi aiuterai, piccola?"
"Ma certo che ti aiuterò!" rispose Maya, gettando le braccia al collo di Flor. "Con molto piacere, cognatina!"
Cognatina... suonava così bene...
"Ehi! Vedo che sei riuscita dove non sono riuscito io" le fece notare l'ex Freezer.
"Non del tutto, veramente..." disse Flor, sorridendo. "Però lei è come te: basta poco per farla riprendere. Vedo che sei anche più in forze di stamattina, tesoro."
"Molto" rispose il giovane. "Ehi, piccola..." aggiunse, rivolto a Maya. "Tu stai tranquilla... pensaci, per quella storia del ruolo. Se te la senti vedrai che anche la mamma ne sarà felice. Altrimenti non devi sforzarti."
I due fratelli si salutarono e Flor e Fede andarono a mettersi a letto, con i loro gemellini accanto.
"Ehi, tesoro... a cosa stai pensando?"
"Penso che... che domani sarà il compleanno di Robertina..." disse sottovoce il giovane. "Prima che accadesse... tutto il trambusto con la strega, ecco, mentre ero al lavoro... ci è stato chiesto di prendere delle macchine fotografiche... non ce le hanno mai fatte usare, però... ecco, visto che a lei piace tanto fare delle foto... ho pensato di fare qualcosa di buono."
"Oh, che carino che sei! Ma tu ogni secondo della tua vita fai qualcosa di buono!" esclamò Flor. "Certo, in passato i modi erano un po' discutibili, però quello è un dettaglio."
Il giovane estrasse un pacchetto dal comodino.
"Alla mia settima sorellina adottiva."
Questa era la frase che il giovane aveva scritto su un bigliettino attaccato al pacco.
"Mi ha aiutato Thomas ad impacchettarla... io desidero che questa ce l'abbia lei... e sono felice di non averla usata all'epoca, perché... ora non me la potrei permettere, una macchinetta decente... sai, solo per fare la spesa e pagare le bollette tutto quello che accumuliamo se ne va... e... presto sarà il nostro primo natale insieme, Flor... non posso fare niente per te, per i miei fratelli... Greta, Antonio... tua zia Beba e Oscar che aspettano un figlik, le tue sorelle e i loro ragazzi... i nostri figli, e tutti gli altri... mi dispiace così tanto..."
"La vuoi sapere una cosa? Io il mio regalo di Natale, di compleanno, di qualsiasi festa per i prossimi cent'anni l'ho già avuto... è l'uomo meraviglioso che ho accanto, la casa accogliente e piena di gioia che abbiamo... la sua famiglia di matti, che è diventata anche la mia... e i nostri figli... sei figli meravigliosi!"
La ragazza tese la mano e gli accarezzò dolcemente il viso.
"Il Natale dell'anno scorso è stato il più triste della mia vita, sai? Tu non c'eri... io lo so che l'hai visto... ma ora che sei qui, ora che posso tenerti la mano, sentire la tua voce che mi fa sciogliere senza che nessuno mi prenda per matta, parlarti e sapere che mi puoi rispondere... io sono la persona più felice di questo mondo, davvero! E poi... vedi... ho visto cos'hai fatto per Paloma. È l'ennesima prova della bellissima persona che sei! Lo sapevo: non potevo essermi innamorata solo di un bell'uomo. Ti ricordi che una volta abbiamo parlato di questo? Ti ho detto che siamo simili. Io, come te, penso poco a me stessa... siamo molto simili, in quel senso."
"Tu stai davvero bene, piccola?" chiese per l'ennesima volta il giovane.
"Io con te sto sempre bene... prima diventavo matta per starti dietro, è vero... ma tu mi hai dato la più grande prova d'amore che esista! Rinunciare a tutto quello che conoscevi per me e la tua famiglia è la cosa più bella che potessi fare!" Gli accarezzò il volto.
"Non vor!ei farti male con... con la barba... non ho avuto il tempo di..."
"Ma a me piace così tanto il mio principe operaio con la barbetta!" disse Flor, sorridendo e baciandolo sulla guancia.
"Ah, il mio dolce principe operaio" si disse Flor, evitando di parlare ad alta voce. "Eh sì! La proposta gliela devo assolutamente fare!"
I due si addormentarono abbracciati, con i gemellini accanto. Non dormirono molto, perché i bambini erano un po' nervosi. Dato che il raffreddore gli era quasi passato attraverso, Fede si alzò più volte per controllare i piccoli. Aurora era forse la più eloquente: per dire che il problema era il pannolino si girava da un lato ed indicava dietro di sé, per dire che aveva dolore da qualche parte posizionava le manine a coppa nel punto che le faceva male... e lui aveva imparato ad interpretarla. Flor, dal canto suo, non faceva in tempo a fare un passo che lui aveva già il gemellino di turno in braccio, lo portava fuori per farlo giocare un po' e quando il piccolo si era stancato lo rimetteva a letto.
"Ma chi è fortunato come Floricienta?"
Flor disse queste parole mentre prendeva in braccio un agitato Derick.
"Lo sai, piccolo Freezer? Il tuo papà è l'uomo più buono del mondo... è vero che è l'uomo più buono del mondo? È vero, piccolo?"
"Ah... che sorpresa! La mia futura moglie e mio figlio parlano di me quando non ci sono?" chiese Fede.
"Se ti va te lo ripetiamo, amore mio! Dicevo al piccolino, qui, che è molto fortunato ad avere un papà così attento, affettuoso, gentile... e che anch'io sono molto fortunata! Pensa se fossi capitata veramente con il Conte Minimo!"
"Ti prego, non farmelo detestare proprio ora che andiamo d'accordo!" la supplicò Fede. "Sai, mi ha detto che domani vuole passare a trovarci."
"Ah, bene... chissà se alla fine diventeremo fratelli acquisiti?" si chiese Flor. "Due sorelle e un fratello... sono quasi al tuo livello! Oh, mi è venuta fuori la rima."
"Purché si comporti da fratello per me ed Evaristo non c'è problema."
"Anche perché se tradisce Evaristo lo sistemo io, quel Conte!"
"Ma dai... in fondo è buono anche lui!"
"Lo so... scherzo!"
I piccoli sembravano essersi un po' calmati.
"Beh, tu hai un sesto senso per i buoni, ultimamente."
Quando finalmente giunse la mattina i due furono i primi ad alzarsi.
Scesero silenziosamente in cucina e si misero a preparare la colazione per tutti.
"Come facciamo? Tu ti occupi del cibo e io dei piatti? Lo sai che sono un disastro in cucina."
"Siamo una squadra, no?" disse il giovane, avvicinando a sé le carrozzine.
Non ci misero molto a preparare tutto. Flor rischiò d'inciampare un paio di volte e rompere dei piatti, ma il suo Fede, che era sempre attento a tutto, l'afferrò al volo.
"Ma perché sono sempre così sbadata?" sospirò Flor.
"Ma tu sei la mia principessa imbranata... e va bene così." le disse teneramente Fede. Si divertivano tanto a scambiarsi dei soprannomi.
"Buongiorno!" disse una vocina alle loro spalle.
"Ehi, Emma... scusa, ti abbiamo svegliata? Cioè: forse io ti ho svegliata..." sussurrò Flor. "Sono un disastro!"
"Oh, no... non vi preoccupate, mi sono svegliata da sola."
"Ah... quello è il tuo libro?" chiese Flor, vedendo la ragazza con un libro sotto il braccio.
"Sì. Vuoi vedere?"
"Oh, magari!"
Emma aprì una pagina a caso e prese la mano della ragazza.
"Questo è il libro che usava mia sorella... adesso le sue ferite stanno guarendo e forse non avrà più bisogno di leggere così... ma mi ha regalato tutti i suoi libri, così posso leggere!"
"Come fai a leggere quei puntini? Non capisco niente!" esclamò Flor.
"Così!" rispose Emma. Prese sei bastoncini e li mise in piedi, tre da un lato e tre dall'altro.
"Così è la E con l'accento... quella del percré, per dire!" Tolse un bastoncino dal lato sinistro, nella zona centrale. "Così è la Y. E... ,eh..."
"Posso provare?" chiese il giovane.
"Ma certo!" rispose la ragazza.
"Avvicinati, che ti devo dire cosa voglio scrivere!" le disse sottovoce Fede.
"Oh, certo" rispose lei.
Dopo pochi secondi Flor vide il suo Fede all'opera con i sei bastoncini.
"Ehi, Flor! Dai, vieni!" esclamò Emma.
La ragazza si avvicinò.
"Eh no! Devi fare come lei, piccola... chiudi gli occhi!"
"Ma così ti sfascio la casa, Freezer!"
"Ma no, non sfasci niente, tranquilla!"
Le prese la mano e la condusse verso il punto in cui Emma teneva ferma la scritta.
"Questa è una F" le disse dolcemente Emma. Fede le fece passare la mano sui bastoncini, poi gliela fece spostare e iniziò a muovere i bastoncini finchéEmma non gli disse: "Fermati così!"
Flor tornò a posare la mano sulla nuova lettera.
"È il mio nome o il tuo?" chiese ridendo.
"Ah-ah, non te lo dico" rispose Fede.
"Mi sembra una I, questa... è una stecca verticale."
"No" ribatté Emma.
Mise due bastoncini inutilizzati a formare -n angolo retto.
"Questa è la lettera, come la scrivete voi."
"Ah..." sospirò Flor. Tornò sui tre bastoncini in verticale, tenuti fermi dal suo principe, ed esclamò: "È una L!"
"Esatto!" rispose Emma. Poi fece un cerchio con il pollice e l'indice, mentre Fede cambiava la posizione dei bastoncini.
"O!" esclamò Flor.
"Bene... ci aggiungiamo questo..." disse Emma, facendo un cenno a Fede.
"È una R! Hai scritto il mio nome, tesoro!" Flor fece per gettarsi tra le braccia del suo principe, ma aveva ancora gli occhi chiusi e rischiò di sbattere contro un tavolino.
"Flor, non da quella parte!" esclamarono in coro Emma e Fede.
"Apri gli occhi" le disse Emma. "Non ci sei abituata, è normale! lo sai: anch'io mi sono fatta una serie di lividi!"
"No, ancora un po'! Mi guidate voi, con le vostre belle voci? Tanto tu sei guarito in fretta, amore, ti prego!"
"E va bene, principessa... vieni dritta... stai andando bene... uno... due... tre... PRESA!" E la strinse in un abbraccio, coprendole il volto di baci.
"Siete davvero una bellissima coppia!" esclamò Emma. "Ehi, angioletti... avete visto che belli sono i vostri genitori?" I piccoli allungarono il collo verso di lei, come per vederla meglio. Lei tese le braccia e loro vi si aggrapparono con le manine, con tutta l'intenzione di giocare. La ragazzina sembrava divertita.
"Oh, guardate! Arriva il vostro latteee!" esclamò.
"Come lo sai?" chiese sorridendo Fede.
"Vi ho sentito mettere a scaldarlo, e... il biberon non è lontanissimo dalla mia faccia, ed è bello caldo!"
"Oh, povera piccola, scusami" le disse il giovane, scompigliandole i capelli.
"Posso darglielo io, il latte? Ti prego, Fede! Mi piacciono tanto i bambini!"
"Ma certo! Allora, angioletti: chi è il primo?" chiese ridendo. "La principessina... il piccolo marinaio... un Freezer piccino piccino... o forse la dolce Margarita? Eh?"
Derick si slanciò in avanti. Aurora, Margarita ed Eduardo si misero a fare dei versetti. Fede prese in braccio Derick e passò il biberon ad Emma.
"Solo in braccio a te e a Flor il piccolino si tranquilliuza, eh?" disse Emma, sentendo finalmente ridere il piccolo Derick.
"Perché ha preso dal mio papà!" disse ridendo Fede. "E non mi guardare così, piccoletto..."
Il piccolo mandò giù il latte in poco tempo.
"Però! Sei proprio brava, lo sai? Vero, campione?"
"Oh... Fede, io... grazie!"
Il principe operaio, come aveva preso a chiamarlo Flor, adagiò dolcemente il piccolo nella sua carrozzina e gli mise tra le mani un giochino.
"Ecco! Guarda: ti piace?" gli chiese, mettendo la "bocca a coniglietto", come diceva la sua Flor.
Il piccolo, finalmente, rise.
"Ora tocca alla signorina Margarita, vero?" intervenne Flor. "Mi aiuti anche con lei, Emma?"
"Oh, wow, magari!" esclamò la ragazzina... ma non sapeva che qualcuno li stesse guardando.
"Oh... signorina Paloma, che ci fa lì?" chiese timidamente Emma, riscossa dai singhiozzi della ragazza, che senza dire nulla scappò via.
Nicolas la rincorse e la vide seduta a terra, vicino all'albero di Flor.
"Ma guarda! Chi l'avrebbe mai detto che ti avrei trovata qui... a piangere?"
"Nicolas..." sussurrò Paloma.
"Sai, in un altro momento mi avrebbe commosso vederti così... ma ora ti dico quello che una volta mi hai detto tu... sei patetica!"
Bella li raggiunse.
"Nicolas..." sussurrò dolcemente, cingendogli le spalle. "Non vale la pena di tormentarti... e d'infierire su di lei! Io... io non lo so perché l'abbia fatto e non voglio saperlo... ma forse questa volta si è pentita davvero... lascia perdere la vendetta, ti prego!"
"Nicolas, io... io non pensavo di farti tanto male, davvero..."
"Però l'hai fatto!"
Detto questo, Nicolas fece per tornare in casa. "Bella, non farti incantare da lei! Io accetto che resti perché non voglio mandare in malora quello che mi ha insegnato mio fratello: aiutare chi in quel momento ne ha bisogno... ma sto facendo un grande sforzo!"
"Quando ho saputo di tuo fratello mi sono sentita morire" disse all'improvviso Paloma.
"Beh, spero che a lui basti, perché io so che in un certo senso se l'ho quasi perso è anche colpa tua!"
E Nico rientrò in casa.
"Che cosa devo fare? Io... non lo so cos'è successo dentro di me, ma..."
"Dagli tempo, Paloma. Voglio dire... Nico mi ha raccontato com'è andata tra di voi... è normale che gli bruci ancora."
"Tu sei una ragazza meravigliosa... Nicolas lo merita."
"Anche lui è un ragazzo meraviglioso... e in realtà non lo so se IO me lo merito!"
"E Flor e Fede... sono così carini... così gentili... e poi hanno... hanno dei figli così buoni, così meravigliosi! Non ho mai visto Fede giocare così con un bambino... è così tenero... e sorride ininterrottamente... è gentile, buono... anche se si nascondeva dietro la maschera da duro... e Flor... Flor sta così bene con lui! Sono una famiglia perfetta in mezzo ad una tempesta economica!"
"Mio fratello e mia cognata sono fatti così" intervenne Maya. "Farebbero commuovere chiunque. Anche te, Paloma-Giulietta!"
Non lo disse con durezza. Al contrario: nonostante anche lei avesse avuto i suoi trascorsi con quella donna, vederla così non la rendeva felice. Inoltre quel giorno aveva pensato ad una cosa che l'aveva fatta stare meglio: quel giorno sentiva sua madre vicina più che mai.
"Parliamo un po', ti va?" le disse con dolcezza. "Stai tranquilla... non ti voglio rimproverare il passato, sul serio!"
Nel frattempo anche Roberta si era svegliata... e stava scendendo in cucina, quindi Flor e Fede le prepararono una piccola sorpresa. Si nascosero dietro la porta e quando lei li raggiunse l'accolsero cantando per lei.
"Flor! Fede! Oddio, che bello!" esclamò la piccola, raggiungendoli.
"Buon compleanno, amore mio!" esclamò Flor, chinandosi su di lei per darle un bacio.
"Tanti auguri, Robertina!" aggiunse Fede.
"Questo è il più bel buongiorno della mia vita!" esclamò Robertina, felicissima. "È da tanto che dico che vi voglio vedere fidanzati!"
"Piccola monella furbetta!" esclamò Flor. "Allora, signor Freezer? Ti va di darle adesso il tuo regalino?"
"Regalino? Ma ragazzi!" esclamò Roberta, tesa.
"Shshsh, niente proteste!" la bloccò subito Flor.
Salirono insieme le scale e raggiunser la stanza che i due condividevano. Fede prese un pacchetto dal comodino e lo mise tra le mani della bambina.
"Che cos'è?" chiese Robertina.
"Piccola, se te lo dicessi non sarebbe più una sorpresa, ti pare?" la stuzzicò dolcemente Fede.
La piccola tolse l'ultimo strato di carta dal pacchetto e...
"Oh mio Dio, è bellissima! Meglio di quella che avevo prima! Grazie, grazie, grazie!" esclamò Roberta, saltando in braccio ai due e gettando loro le braccia al collo.
"No, piccola... quello è merito del mio Freezer... cioè, voglio dire: di Fede... vedi, la storia di quella brutta strega acida gli è rimasta qua e voleva farti felice" disse in un soffio Flor.
"Oh, Fede!" esclamò Roberta, gettandogli le braccia al collo. Il giovane aveva le guance rosse: quella sua parte così dolce e introversa piaceva terribilmente a Flor. "È il regalo più bello che potessi farmi, veramente!"
"E non è tutto!" esclamò Flor. Prese una grossa scatola da sotto il suo letto e Roberta aprì anche quella.
"Un blocco da disegno? Con un set di colori? Ma come hai fatto?" chiese, guardando Fede.
"Ah, no! Quello non l'ho fatto io!" ribatté il giovane.
"Vedi... quando ho iniziato a lavorare, anche per poco, una piccola parte di stipendio l'ho tenuta per me" disse Flor. "La vecchia strega mi pagava a giornata... e una volta ho sentito che alla mia Robertina piace disegnare, oltre che scattare foto... non è vero?"
"Ma certo che mi piace!" esclamò Roberta. "Siete i vice-genitori migliori del mondo!"
"E tu sei la sesta sorellina migliore che potesse capitarmi!" le disse con dolcezza Fede.
"E a questo punto, la miglior cognatina del mondo!" rincarò la dose Flor.
Ma in quel momento si udirono dei rumori da una stanza adiacente. I tre si voltarono e... Roberta vide Sandra, la sua mamma, stretta tra le braccia di Pedro. Labbra contro labbra, fronte contro fronte. Roberta, non sapendo nemmeno perché, corse via.
"Roberta! Robertina, aspetta!" cercò di dirle Flor.
Sandra, sentendo quella voce, si girò di scatto.
"Piccola, no... ti prego, aspetta un attimo, ascolta!" le disse. "Oh, accidenti, lo sapevo che sarebbe andata a finire così!"
"Roberta! Roberta!" provò ad inseguirla anche Pedro, ma Fede lo fermò, posandogli una mano sul braccio.
"Dalle tempo" disse con dolcezza. "È vero che sei dei nostri, adesso, ma avete avuto dei trascorsi... è normale che le sembri un po'... insolito, sapere che tu e la sua mamma vi siete innamorati. Ma è una ragazzina sveglia, intelligente... vedrai che capirà."
"Io devo andare a parlarle... è la mia bambina, io..." balbettò Sandra.
"Lo so che sei agitata, Sandra, ma forse è meglio che andiamo noi a parlare con Robertina. Quando si arrabbia è tremenda!"
Ma non ebbero bisogno di andarci loro. Fu Reina a trovare la bambina, in lacrime, in giardino.
"Roberta! Robertina, che succede?" le chiese, chinandosi su di lei.
"Mamma... Pedro..." balbettò Roberta. "Io... non posso crederci!"
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