176: Febbre, sorprese e ritorni
Com'era prevedibile, la mattina il giovane aveva la febbre a 38 e mezzo. Era riuscito ad addormentarsi a fatica, alla fine, e Flor, accanto a lui, aveva notato che gli era salita la febbre solo accostandogli la mano al volto.
"Oh, povero tesoro" disse sottovoce. "Oggi stai tranquillo, dai... in qualche modo il piatto in tavola lo metteremo comunque."
"Floricienta..." sussurrò la donna. "Come stare povero Herr Federica?"
"Spero solo che stia dormendo, poverino.. non lo capisco mai! Ha la febbre..."
"Lui impegnarsi tanto, però stare sotto stress!" sospirò Jreta.
"Eh sì! Senza contare che ogni giorno c'è qualcuno che ha un problema nuovo! E poi se lo conosco bene lui..."
"Buongiorno..." sussurrò lui, con la voce roca per il mal di gola.
"Visto?" disse piano Flor. "Non si capisce se stia dormendo o sia sveglio!"
"Meglio così" rispose lui. "Almeno se mi va fingo di dormire e ti posso ascoltare!"
Anche con quella voce arrochita dal raffreddore, Flor lo trovava avvolgente, rassicurante e intrigante al tempo stesso.
"Lo sai che hai 38 di febbre, vero?" gli fece notare lei.
"Ti ho sentita mentre lo dicevi, ma comunque non posso" rispose lui.
"Non fare il matto, ti prego!" supplicò Flor.
"Accidenti, sei tremenda quando ti ci metti!" esclamò lui, poi fu scosso da un violento accesso di tosse.
"Aspetta... questa mi sa che stavolta serve a te... anche se mi piace tanto la tua voce, anche così come stai ora!"
Ah... la vecchia lavagnetta di Flor!
Agostina si affacciò nella stanza, sorridendo.
"Io... io e te..." sussurrò, poi scrisse qualcosa: "Parleremo così, se vuoi."
Lui si trovò a sorridere. La sua sirenetta era veramente disposta a fare una cosa così?
"Oh, hai visto che figlia tenera che abbiamo?" disse sorridendo Flor. "Beh, per te non sarà un problema: tu sei sempre stato uno che parla poco!"
Lui so!rise. Nell'ultimo periodo gli era capitato di parlare di più, soprattutto per motivare le persone.
Motivare le persone! Sedette di scatto sul letto e scrisse a caratteri cubitali: "BEBA!", per poi mostra!e la lavagnetta a Flor.
"Oh... capisco, le avevi promesso di aiutarla!" Lui si limitò ad annuire.
"Beh, vedrai che un modo lo troveremo!"
Greta scoppiò improvvisamente in lacrime.
"Che ti prende?" le chiese Flor.
"Me sapere che non essere momento, ma me preoccupata!"
Lui la guardò, interrogativo, per esortarla a parlare.
"Me preoccupata perché me vedere Antonio strano. Me ha paura che lui andare via di nuovo, me capire?"
"Oh, poverina!" esclamò Flor. "Ma spiegati meglio: che vuol dire che lo vedi strano?"
"Beh... lui sembra afere testa da altra parte, lui nervoso, agitato, e..."
La piccola Agostina fece un segno al suo papà. Lei doveva essere al corrente di qualcosa. Lui rimase ad ascoltare, per cercare di capirci qualcosa... poi, a sorpresa, scattò in piedi.
"Accidenti, perché non posso essere piccolo come la mia sirenetta?" pensò.
"Oh, salve!" gli disse Antonio appena s'incrociarono in cucina. "Le serve qualcosa? Ha una faccia così rossa... sta bene?"
Lui si limitò ad annuire mentre cercava qualcosa, qualsiasi cosa, per avere una ragione di essere lì. Finalmente trovò il contenitore del miele da versare nel latte e si mise ad armeggiare con un pentolino.
"Le devo raccontare una cosa... però non lo dica a nessuno!"
"Tecnicamente adesso anche volendo non ne avrei la forza!" pensò, sorridendo, e l'uomo dovette capirlo.
"Oh, mi scusi!" gli disse l'uomo, ridendo a sua volta.
Fede spostò una sedia per farlo sedere e l'uomo comprese.
"Oh, aspetti! Ho dimenticato di chiudere la porta!" saltò su Antonio.
Il giovane, esasperato dal fatto che tutti continuassero a dargli del lei, si alzò e si girò di spalle per chiudere la porta.
"Lo so che sembrerò matto, che lei mi dirà che è tardi per queste cose, ma..."
"Lei, lei, lei... ma perché non posso rispondere, perché?"
E a pensarci gli veniva da ridere.
"Ma io... ho pensato di fare una cosa..."
Lui si schiarì la gola e disse: "Cosa?" Seppure un po' roco, non avvertì alcun fastidio.
"Voglio proporre a Greta di sposarmi!"
A Fede scivolò di mano il cucchiaino.
"Signore, si sente bene?" chiese lo chef.
Il giovane si limitò ad annui!e.
"Ma che le prende?"
"Vieni... vieni con me..." balbettò Fede, sforzandosi di parlare, ma facendo questa volta un po' fatica.
Mise via il latte e il barattolo del miele, condusse l'uomo nella stanza dei suoi genitori e aprì un cassetto dal quale estrasse un anello.
"Ma questo... è l'anello della signora Maria!" esclamò Antonio.
"Avrei voluto usarlo per Flor, ma non ho il coraggio di rifarle la proposta adesso... non posso darle il matrimonio che merita. Ma tu hai il coraggio di proporre a Greta di sposarla nonostante tutto... e Greta è una mamma per me... darle l'anello della mia mamma è il minimo che io possa fare..."
Gli prese l'ennesimo accesso di tosse. Antonio prese l'anello con mani tremanti e guardò il giovane.
"Lei ha avuto molto coraggio, invece!" disse. "Ha dato via tutto pur di ridare la pace alla sua famiglia, e per questo ci vuole coraggio! E poi io non ho mai rischiato di morire per salvare la vita a qualcuno!"
"Diglielo..." sussurrò lui. "È preoccupatissima..."
"Cosa?"
Fede dovette prendere la lavagnetta e scrivere: "Pensa che tu voglia andartene di nuovo!"
Flor, che era passata di lì con le carrozzine dei gemelli, aveva ascoltato tutto. Non avrebbe detto niente al suo principe. Non gli avrebbe detto che sposarlo era il suo sogno, a prescindere dal modo. Poi lui le aveva già fatto la proposta di matrimonio almeno tre volte, da quando era tornato: senza contare il loro matrimonio segreto, un momento tutto loro. Forse sarebbe stato più giusto che la proposta gliela facesse lei. E poi... era così bello che l'anello di Maria Fritzenwalden fosse andato a Greta: la mamma adottiva dei ragazzi Fritzenwalden! Era così bello che Fede avesse voluto donare qualcosa ad una coppia che l'aveva accompagnato da quando era piccolo.
"Greta! Ehi, Greta! Su, vieni con me... c'è una sorpresa per te!" esclamò Flor.
"Me afere da fare, Floricienta! Me dofere preparare qvalcosa per piccolini, aiutare Frau Titona con salone di parrucchiera in sala di giochi e..."
"Eddai, non crollerà la casa se ritardi un po', su!"
Si girò. "Anzi! Ragazzi, tutti in giardino! Su, su, scattare!"
Tutti si passarono la voce e giunsero in giardino. Flor aveva visto il suo Fede e lo chef di casa dirigersi proprio lì, per questo vi aveva mandato tut!i.
"Allora, i miei principini di casa sono pronti per assistere ad una bella scena? Eh?" prese a stuzzicarli.
I piccoli sembravano capire: si sbilanciarono in avanti e Flor spinse rapidamente le carrozzine all'esterno.
"Herr Federica, che fare lei qva? Lei dofere tornare a letto!" esclamò la governante. "E tu, Antoine, che pensare fare portare lui qva fuori con suo raffreddamento?"
Il giovane, sorridendo, le spostò una ciocca di capelli dal viso.
"Shh... ascoltalo!"
Fu tutto quello che riuscì a dire, prima che l'ennesimo starnuto lo costringesse a coprirsi il viso con un braccio.
Agostina indicò l'albero e vi si sedette vicino, poi fece cenno alla governante di imitarla. La donna, esitante, si mise a sedere vicino all'albero, che sembrava illuminarsi. Fede vide Flor che gli sorrideva e gli bastò per capire che lei sapeva tutto.
Il francese si fece avanti e s'inginocchiò di fronte alla sua governante.
"Mia meravigliosa teutonica... io... io lo so che ti sembrerà strano, che potresti dirmi che siamo troppo vecchi per queste cose, ma..." Prese la piccola scatola in cui aveva messo l'anello e, senza concludere la frase, lo mise tra le mani della donna.
"Anella di Frau Maria!" esclamò. "Tu folere chiedere me... di sposarti?"
"Assolutamente sì!"
"E allora, Greta?"
La donna rimase immobile per qualche secondo.
"Tu sapere noi essere crandi ser qveste cose... Herr Federica e Floricienta potere fantasticare..."
Fede cercò di schiarirsi la voce per protestare, ma la donna lo fermò.
"Ma me essere donna innamorata... molto innamorata... e..."
"E...?" chiesero tutti in contemporanea.
"Ya! Me fuole sposare Herr cuoca" concluse la governante, suscitando una gioia collettiva. "E.... me folere Herr Federica e suo amico Matias fare testimoni...e Floricienta fare mia damigella d'onore!"
"Oh mio Dio, Greta, sul serio?" chiese Flor, al settimo cielo.
"Ya, mein liebe!" le rispose la donna.
"Che bello, che bello, che bello!" esclamò Flor, saltellando su e giù come un grillo. "Avete visto, piccoli? La mamma sarà la dama d'onore per il matrimonio della zia Greta! Che bello, vero?"
Fede le andò incontro e la sollevò tra le braccia, facendola roteare nell'aria come una ballerina.
"Ti sei messo a fare Cupido, fratellino?" chiese Franco, battendogli una mano sulla spalla. "Ti riesce proprio bene, sai?"
"Magari!" mormorò lui, stentando a parlare.
"Io dico di sì" gli disse la piccola Dominick.
Flor lo guardò. Il suo principe, seppur animato dalle migliori intenzioni, aveva due occhioni stanchi da Panda strappacoccole.
"Dai, amore mio, la buona azione del giorno l'hai compiuta... ora devi riposarti un po'... dai, per favore..."
"Non posso" ribatté lui.
I bambini fli furono tutti intorno.
"Se vuoi ci andiamo noi a lavorare al tuo posto!" esclamò Thomas.
"Piccolo nano monello!" esclamò il giovane. "Ti voglio tanto bene... ma tu non ci andrai a lavorare in cantiere... capito?"
Dovette sforzarsi un po' per parlare, ma alla fine riuscì a calibrare abbastanza le forze da chiedergli: "Perché non andiamo in soffitta?"
Thomas gli fece l'occhiolino e insieme andarono su in soffitta. Il giovane aveva con sé la sua chitarra.
"Hai pensato a qualcosa per il mio testo?" chiese Thomas.
Il giovane sorrise.
"Canta" mormorò a stento, per poi coprirsi il viso con un braccio e sfogare l'ennesimo accesso di tosse.
Iniziò ad improvvisare qualche accordo alla chitarra e il ragazzino lesse il testo ad alta voce. Non sapeva ancora come cantarlo.
"Ho un'idea... fallo così." E il giovane gli fece ascoltare la melodia alla chitarra. Thomas imparava im fretta: dopo due o tre volte capì come cantare il testo e il fratello lo accompagnò con il suo strumento. Dietro la porta, la piccola Emma li stava ascoltando. Reggeva il suo vecchio violino: l'unico strumento che era riuscita a salvare dalla furia di suo padre. Anche lei era una piccola musicista, ma suo padre, una volta, le aveva distrutto tutti gli strumenti, acquistati con tanta fatica con dei piccoli lavoretti che sia lei che sua sorella si procuravano. Avrebbe voluto entrare, ma per farlo urtò la porta.
I due si fermarono di colpo. Flor, a poca distanza, si avvicinò e vide la ragazzina con il suo fidato ombrello e il violino.
"Hai capito? Abbiamo una piccola musicista!" esclamò contenta.
"Io... io non dovrei stare qui, ma la verità è che sono così belli che non ho resistito..."
"Dimmi: quello da dove l'hai preso?" chiese Flor.
"Il violino? Beh, era... l'unica cosa che ho potuto... salvare da mio padre... e, sai, mi è tanto caro...maforse potrei impegnarlo o venderlo... voglio dire: per..."
"No, piccola! È fuori discussione!" esclamò Flor. "È un oggetto che ti è molto caro! Anzi... sai cosa? Ti voglio ingaggiare per aiutarmi con una ninna-nanna ai gemellini!"
"Una... che?"
"Vieni con me!"
Le due ragazze entrarono nella stanza in cui Flor e Fede finalmente dormivano insieme e la ragazza indicò le carrozzine.
"Conosci le canzoni di Floricienta e la sua band?" chiese Flor.
"Sì, eccome! Vi ascoltavo di nascosto... quando gli uomini che mi hanno presa se ne andavano... Pedro ancora non c'era..."
"Oh, piccola..." le disse dolcemente Flor. "Coraggio, provalo!"
"Oh, no! È tanto che non suono... poveri bimbi, non voglio stordirli!"
"Scommetto che invece sei ancora bravissima! Suonare e cantare è come andare in bicicletta, lo sai?"
"Cioè?"
"Una volta che hai imparato non ti puoi dimenticare completamente come si fa... coraggio!"
E le due ragazze si misero a cantare insieme. Flor cullava i piccoli nelle carrozzine e la piccola Emma, dapprima esitante, prese a suonare il suo strumento. I bambini si muovevano a ritmo... sembravano contenti.
All'improvviso un applauso fermò le ragazze.
"Sei una continua sorpresa, piccola!" esclamò Franco. "Ehi! Avete visto che brava zietta che avete, eh?" E si mise a giocare con i bambini.
"Ma sei un matto!" esclamò la ragazza.
"Senti, Fritzenwalden minore: hai riconosciuto la canzone o no?" chiese Flor. "Ven a mi... chissà perché la piccolina ha scelto quella..."
"Te lo posso dire tranquillamente, questo" disse Emma, "io speravo che qualcuno la dedicasse a me."
"Beh... vorrà dire che io e Franco la faremo anche per te" disse Flor, sorridendo.
La piccola Aurora si protese verso la ragazzina.
"Ti va di prendere in braccio la principessina di casa?" chiese Flor.
"Ma... davvero? La posso prendere in braccio?" chiese Emma. "Ti fidi?"
La voce del padre le risuonava nella testa.
"Sei inutile! Ma quali bambini? Tu non potresti reggere neanche un manichino!"
Flor si avvicinò alla ragazza e le mise in braccio Aurora. La bimba rideva e sembrava rilassarsi in braccio alla ragazzina. Emma prese a cullarla tra le braccia, le posò le labbra vicino ad un orecchio e prese a cantarle una ninna-nanna che sua sorella le cantava quando era bambina.
"Lo vedi che sei brava?" le disse Flor. "Credimi: io riuscirò a farti credere in te stessa come meriti, dovessi metterci tutta la vita!"
"Non ti ci vorrà così tanto o non mi chiamo più Franco Fritzenwalden!"
"Allora ti consiglio di passare all'ufficio anagrafe... non sono facile da convincere, quando si tratta di queste cose!" scherzò Emma continuando a cullare la bimba. La piccola, però, a un certo punto parve voler scendere.
"Che... che faccio? La lascio andare?"
"Ma certo, tranquilla!" la rassicurò Flor.
"Ma... forse dovrei chiudere la porta... se comincia a gattonare e si perde... voglio dire: la casa è enorme!" esclamò Emma.
"Sai che hai molto più buon senso della vecchia me, piccola?" intervenne Reina. "Io un bambino l'ho perso di vista e l'abbiamo cercato per tutta la casa!" Guardò Aurora. "Ma questa bambolina ha proprio voglia di muoversi un po', non è vero? Dai, vieni qui dalla zia!"
Emma lasciò andare Aurora, che si diresse lentamente verso Reina.
"Ma che brava, la principessina!" esclamò Reina.
"Come va con la tua gravidanza?" chiese Flor, premurosa.
"Beh... rispetto alla tua direi che sta andando bene! Con più sintomi ma meno stress, direi."
"E tuo marito?"
"Si è stirato un muscolo, poverino... quel tubo rotto l'ha mandato al tappeto!"
"Oh, poverino!"
"Beh... io mi chiedo invece come faccia Fede! Ha la faccia di uno con una bella febbre, ma non si ferma un attimo!" esclamò Reina.
"Mi sa che a mio fratello la febbre fa il solletico dopo tutto quello che ha passato" intervenne ridendo Franco. "Ehi Aurora... vieni, Frank ti vuole salutare! Vero, Frank?" Cominciò a muovere la bocca del coniglietto. "Sì, Franco: voglio giocare un po' con la bimba... e quando si sveglieranno, anche con gli altri fratellini!"
Sembravano decisamente felici, i Fritzenwalden, nonostante dovessero barcamenarsi tra muscoli stirati, raffreddori e bollette da pagare... ma c'era qualcun altro che aveva bisogno di loro.
Qualcuno suonò il campanello di casa Fritzenwalden e Beba, non troppo spumeggiante come al solito, andò ad aprire.
"Oh, salve!" esclamò.
"Salve... mi scusi: è questa casa Fritzenwalden?"
"Sì, è questa" rispose la donna. "La prego: non mi dica che abbiamo già iniziato con i creditori, eh?"
"Oh, no, niente del genere!" rispose la donna. "Io... io sono..."
"Oh, buongiorno!" Fede raggiunse la donna all'ingresso. "È la responsabile di una mensa infantile con la quale collaboravo... prego, venga!"
"Grazie" disse timidamente la donna. "Mi scusi se la disturbo... vedo che non sta neanche troppo bene, ma..."
"No, non è nulla di grave... solo un raffreddore" rispose Fede.
"Vede, io... io avrei bisogno di parlare con lei e... e con la signorina che veniva ad aiutare alla mensa."
"Oh, certo... la mia Flor... mi scusi: la mia futura moglie! Sono... sono cambiate tante cose dall'ultima volta che ci siamo visti..." Da bravo cavaliere, il giovane scortò all'interno la donna e si mise all'opera per prepararle pualcosa, nonostante le timide proteste mosse da quest'ultima.
"Come... come stanno i bambini?" biascicò l'uomo, facendo un grande sforzo per parlare.
"Era di questo che volevo parlarle... la mensa..."
"Oh, che sorpresa!"
Flor entrò in cucina, srascinando le carrozzine, con Santiago e Agostina che l'aiutavano.
"Eccoci qua, con il mio splendido futuro marito che non vuole saperne di riposarsi un po' e i miei splendidi sei figli!" esclamò Flor, andando a dare un bacio sulla guancia all'uomo. Le costava non darglielo sulle labbra, ma i bambini erano forse un po' piccoli per quello.
"Ci si riposa da morti, Floricienta" mormorò il giovane, con la voce arrochita dal mal di gola.
"Ma che dici, signor Freezer? Non ci faccia caso: gli piace scherzare!" disse ridendo la ragazza. "Allora, qual buon vento la porta qui?"
"Il vento c'è, ma... non è esattamente buono, ecco..."
Agostina indicò la donna e, facendo uno sforzo immane, disse: "Tri... tris... triste?"
"Forse un po', sirenetta" rispose Flor.
"Ecco, vedete... il problema è che la mensa infantile sta per chiudere. I miei ragazzi sono molto legati e ho paura che vengano smistati in diverse strutture, non so come potrebbero trattarli, e... insomma, volevo chiedervi un aiuto!"
"Oh..." mormorò Flor. "Vede... il fatto è che... economicamente neanche noi navighiamo in buone acque... ma non deve preoccuparsi: troveremo un modo per risolvere questa storia!"
"Ago..." sussurrò Santiago. "Che vuoi dire?"
"Re... re... recita." balbettò la bambina.
"Aspetta..." sussurrò Flor, "penso di aver capito che intende."
Fede sorrise a sua volta: aveva capito!
"Vede, abbiamo fatto una recita, una volta... la storia di Cenerentola. È su una cassetta. E poi abbiamo improvvisato la storia della sirenetta per raccontarla a nostra figlia... forse vuole dirci che potremmo fare uno spettacolo di beneficenza, credo."
La piccola applaudì.
"Sei un genio, sorellina!" esclamò Santiago.
"Molto bene!Allora sapete che facciamo? Scriviamo un bello spettacolo apposta per la beneficenza e invitiamo tutta la gente possibile, così magari riusciremo a salvare la mensa!"
Fede sorrise a sua volta.
"Davvero lo fareste?" chiese la responsabile della mensa.
"Assolutamente sì!"
Un'altra scampanellata li riscosse. Flor fece l'atto di andare ad aprire, ma Fede la fermò. Si diresse all'ingresso, spalancò la porta e si trovò davanti un'altra vecchia conoscenza.
"Che diavolo ci fai tu qui?" saltò su Nicolas, arrivato alle spalle del fratello.
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