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174: Pobres los ricos que tanto tienen y ya nosaben lo que no tienen

(Nota Autrice: dovrei essere riuscita ad inserire sia "Los niïos no mueren", in alto, che "Pobres los ricos", in basso, perché la prima è il sottofondo delle cose che si risolvono e la seconda è la chiave del capitolo.)
La signora Nilda trovò i due giovani abbracciati, addormentati sul divano, con i piatti ancora poggiati sul tavolino. Dovevano essere così stanchi, dopo aver mangiato, da essere crollati così. Sembravano due angioletti, mentre dormivano... era quasi un peccato svegliarli. Greta, accanto alla signora, la guardò interrogativa.
"Chi sfegliare loro? Essere tardi, ma loro, poverini, essere stanchi!"
"Hai ragione... ma meglio svegliarli... magari con delicatezza."
"Herr Federica... Floricienta... essere ora" sussurrò la governante, scuotendoli dolcemente.
I due si mossero appena.
"Coraggio, cari. È ora di iniziare la giornata..." sussurrò a sua volta la signora Nilda.
I due aprirono lentamente gli occhi, poi, vedendo le due donne lì in piedi, sussultarono.
"Non... non è come sembra" balbettarono contemporaneamente.
"Andiamo, ora non dovete più preoccuparvi, no? Lo sappiamo che ci sono i ragazzi, ma siete troppo carini, così, abbracciati!"
"Ja! Nonna Ninja afere ragione! Però noi dofere foi sfegliare perché essere tardi... foi afere anche pranzo."
"Oh, accidenti, è vero! La cena con i tuoi colleghi..." sospirò Flor. "Tranquillo, signor Freezer... non ti farò fare brutte figure, te lo prometto."
"Quelle me le faranno fare loro con te, non il contrario!" ribatté il giovane. "Detesto gli eventi mondani."
"Oh, andiamo, non prenderla così, tesoro... sarà l'occasione per ridere un po' delle vecchie pettegole e dei loro consorti... non davanti a loro, ovviamente... e poi sei così bello che sarebbe un vero peccato non mostrarti."
"Anche così? Con tagli dappertutto, magari sporco di fango e ghiaia dopo il turno serale?"
"Soprattutto così."
I due si alzarono lentamente, ancora storditi, per andare a cambiarsi. Stava arrivando l'inverno, quindi speravano che non venisse staccato loro il gas o avrebbero dovuto usare l'acqua gelida per lavarsi.
Passando di sfuggita vicino alla camera dei gemelli, Fede vide Nicolas con due occhioni gonfi da far tenerezza. Non era per il pianto, ma per il sonno arretrato.
Bella, accanto a lui, gli aveva portato un po' di caffè per aiutarlo a riprendersi.
"Nico... ehi, tutto bene?" chiese dolcemente il fratello, toccandogli la spalla.
"Sì, tranquillo. Mi hanno commissionato un video per un diciottesimo... se lo finisco entro oggi magari mi pagheranno prima..."
Nicolas alzò lo sguardo e vice il viso rabbuiato di suo fratello.
"Ehi! Va tutto bene, Fede. Ti ho detto tante volte che volevo aiutarti, no? Ora devo farlo per forza maggiore e ne sono contento."
"Non sai quanto mi dispiace, Nico..."
"Beh, tu ti spacchi la schiena e la testa, io devo solo tenere gli occhi ben aperti per qualche ora. Consegno il video, mi riposo un paio d'ore e poi spero mi facciano buona pubblicità. Anzi: magari metto un annuncio su Internet, così trovo qualche incarico prima..." concluse, lasciandosi andare ad uno sbadiglio.
Maya, nella stanza adiacente, stava raccogliendo con cura dei vestiti in una vecchia valigia.
"Ehi, sorellina! Che succede? Sei in partenza?" chiese il giovane.
"Ma no!" rispose ridendo la ragazza. "Questa roba non la metto mai... la porto al mercatino dell'usato, qualcosa mi daranno. E le cose di quando ero più piccola le porto ai bambini della mensa infantile, quella da cui siete andati voi, ricordi?"
"Piccola..." riuscì a dire il giovane.
"Eddai, non prenderla così male! Tante teste e tante braccia, no? Magari non torneremo come prima, ma vedrai che ce la faremo. Oggi vado anche a parlare con la scuola, così magari mi riammetteranno... hanno avuto le mie referenze dalla scuola di Londra... sono stata brava, sai?"
"Lo so, diavoletto. Tu sei sempre brava... devi solo riuscire a capirlo."
"Nel caso chiedessero di parlare con il mio tutore... tu riesci a prendertelo, un giorno libero? Voglio finire presto, così invece di fingermi te potrò aiutarti restando me stessa."
"Per te questo ed altro, piccola donna.Ora però è meglio che vada, si sta facendo tardi."
Andò a salutare rapidamente gli altri ragazzi e i suoi bambini. I piccoli, coccolati da tutto lo "staff" di casa Fritzenwalden, non si accorgevano di nulla. Quanto ai ragazzi, stavano aiutando Titina a creare volantini per pubbliciuzare il "salone Fritzenwalden", l'attività allestita da Titina. Erano contentissimi... non sembravano preoccuparsi del fatto che la situazione economica fosse al tracollo.
"Allora, amico? Che mi dici, andiamo?" chiese Matias, gioviale come al solito.
"Sì... sì, certo!" rispose lui, cercando di non mostrare il suo stato d'animo... ma l'avvocato conosceva troppo bene il suo migliore amico per non chiedergli, una volta giunto in auto: "Che ti prende?"
"Niente... non preoccuparti" sorrise il giovane.
"Dai, a me puoi dirlo. Sei preoccupato per qualcosa?"
"Tutti si stanno dando da fare... tutti cercano di contribuire e sembrano così contenti... chi passa le ore a lavorare al computer, chi vende le sue cose e ne prende una parte da regalare ai bambini, chi disegna volantini per promuovere un'attività a conduzione familiare..."
"Chi si spacca la schiena in cantiere, sta a sentire un branco di affaristi, cerca di far quadrare i conti e si preoccupa costantemente di far star bene tutta la sua famiglia... che è un vero esercito!"
"Sì, d'accordo, ma io non ho avuto scelta... loro..."
"Non è del tutto vero. Tu potevi scegliere di vivere come un adolescente qualunque, fregartene di tutto, lasciare che la tua famiglia si sfasciasse... e invece, guardati! Ti sei messo d'impegno, ti sei fatto carico di cose che... che non si dovrebbero pensare a diciassette anni... e Flor, i ragazzi, e anch'io... tutti noi abbiamo scelto."
"Avete scelto?"
"Sì... abbiamo scelto di star meglio emotivamente. Meglio lavorare per far quadrare i conti che doversi guardare le spalle!"
"E tu come lo sai?"
"Lo so perché Thomas me l'ha detto chiaramente... mi ha detto: "Non possiamo pagarla e basta, quella strega? Così se ne va e ci lascia in pace... e soprattutto lascerà in pace Fede e Flor, poverini"..."
"La mia piccola peste!" esclamò Fede, sorridendo. "Non so come, ma tu e Flor riuscite sempre a migliorarmi la giornata!"
"Il tuo amico fraterno e la tua futura moglie non potrebbero fare diversamente. E poi ultimamente tu con noi l'hai fatto spesso..."
L'avvocato parcheggiò l'auto e i due scesero.
Facundo, più gioviale che mai, corse loro incontro.
"Caro Fede, caro avvocato, buongiorno!" esclamò tendendo le mani. "Allora, come va? Ore piccole, stanotte?" E batté un cinque con Fede.
Fede ebbe la sensazione che quel cinque e quella frase non fossero stati buttati lì per caso.
"Beh... forse sì... forse no... ma davanti ad una signora non si fanno certe domande!" gli rispose a tono, cercando di non rendere manifesto il dolore alla mano.
"Come mai questa mania di mettere i guanti, ultimamente?" chiese Facundo.
"Dovresti sapere che quando si è ricchi si hanno strane manie. Magari mi passerà la mania dei guanti e inizierò con un sombrero messicano."
"Oh, wow... è molto carino, il sombrero messicano, signore." intervenne Carina, sorridendo dolcemente.
"Grazie" gli disse lei. "Allora? Vogliamo entrare?"
Durante la giornata di lavoro Fede notò che Facundo, di tanto in tanto, sembrava lanciargli delle frecciatine... aveva la netta impressione che lui sapesse qualcosa... che volesse portarlo all'esasperazione o magari smascherarlo davanti a tutti.
Quando lui e l'avvocato rimasero un attimo soli, Fede gli confidò i suoi dubbi.
"Ora mi dirai che sono paranoico... ma lui sa pualcosa, me lo sento! Prima il cinque, poi quelle frasi..."
"In genere ti avrei detto così, tedesco... ma, paranoico o no, mi sa che questa volta non ti sbagli."
Un paio d'ore dopo, al momento del pranzo, riportarono l'auto a casa per andare a prendere anche Flor. Questa volta fu Pedro ad accompagnarli, simulando egregiamente il vecchio ruolo dell'autista per le occasioni speciali.
Flor era semplicemente meravigliosa: aveva scelto il bel vestito azzurro che piaceva tanto a Fede. Niente trucco, perché lui la preferiva così. Le dispiaceva molto lasciare i suoi bambini, ma li avrebbe riempiti di coccole la sera, per rifarsi.
"Sei meravigliosa!"
"Anche tu, amore mio!"
Una volta entrati, entrambi si sentirono incredibilmente a disagio. Il pavimento interamente coperto di tappeti, le mura di tessuti di vario tipo, ricche tovaglie ricoprivano i tavoli e toccavano terra, camerieri che facevano loro l'inchino. I due sorridevano gentilmente, si offrivano di aiutare... Fede era stato ad eventi di quel tipo, ma tendeva a limitarli.
Non cambiò molto quando sedettero al tavolo. Flor, timorosa di fare figuracce, se ne stava lì, in silenzio. Le altre donne, invece, spettegolavano tra loro, parlando di abiti alla moda e degli ultimi gossip.
"Scusate... scusate, io... ecco... dovrei andare a... a fare una cosa" balbettò Flor, incerta.
"Va tutto bene?" le chiese sottovoce Fede.
"Sì, certo. Non ti preoccupare, si... torno subito."
Quando la ragazza fu abbastanza lontana, Fede notò che alcune donne parlavano tra loro, facendo strane allusioni, e s'inserì nel discorso dicendo: "Sapete, spesso si vede in casa d'altri ciò che si vuole nascondere nella propria."
"Che intende, signor Fritzenwalden?" chiese una delle astanti.
"Oh, niente... pensavo ad una cosa che riguarda una mia vecchia conoscenza" rispose il giovane.
Flor si diresse verso il bagno. Non le era mai dispiaciuto tanto il pensiero di far fare brutte figure al suo principe... e sentiva di averlo fatto anche senza dire una parola.
"Oh... fatine delle cene eleganti, vi prego... aiutatemi a capire come mi devo comportare, per favore!"
"Devi essere semplicemente te stessa" disse una voce dolce alle sue spalle. "A lui non importa cosa pensano di te quelle persone... ti ama esattamente per ciò che sei..."
Flor non ebbe il tempo ci girarsi, ma ormai conosceva quella voce... Maria!
"Ehi, piccolo fiore! Che ti prende? Sei triste, oggi?" chiese una voce alle sue spalle.
"Che ci fai qui?" chiese Flor. "Non hai visto la scritta: "Bagno delle donne"?"
"Sì, l'ho vista. E non mi sono sbagliato."
"Cioè, sei entrato di proposito?" gli chiese la ragazza.
"Sì... so che il tuo... come lo chiami? Freezer... non naviga in buone acque... e non può svelare il suo segreto, non è vero?"
"Che cosa vuoi?"
Ma in fondo Flor aveva già capito che cosa voleva quell'uomo e non aveva intenzione di accontentarlo.
"Beh... sai, nel mondo degli affari si fa così... i mariti nascondono scheletri nell'armadio..." Fece un passo verso di lei. "E le mogli... fanno qualche favore..."
"Non ti azzardare!"
La ragazza si abbassò di colpo per sfuggire alla sua presa. Fece per andarsene, ma lui la bloccò prontamente.
"Lasciami! E lasciami, accidenti, LASCIAMI!" gridò la ragazza.
In quel momento Fede e Carina entrarono e videro Facundo che tratteneva Flor e lei che cercava di ribellarsi. Il giovane gli diede una spinta, prese per mano le due ragazze e si chiuse la porta alle spalle.
"Stai bene?" chiese sottovoce, rivolto a Flor.
"Sì... sì, sto bene. Non è il primo che fa lo scemo, purtroppo" rispose la ragazza. Ma Carina, accanto a loro, era atterrita.
Tornarono tutti al tavolo, compreso Facundo. Questi ogni tanto cercava di attirare l'attenzione della giovane che gli era seduta accanto, ma lei era sempre girata dalla parte opposta.
"Vorrei proporre un brindisi" disse all'improvviso Facundo. "A noi... alla nostra fortuna... e ai più sfortunati!" Scoccò un'occhiata a Flor e Fede, mentre i calici venivano alzati.
"Io invece voglio brindare alla donna che amo... ai figli che mi ha dato... ai miei ragazzi... e al mio lavoro." Si sfilò i guanti, mostrando le ferite.
I suoi occhi incrociarono quelli di Facundo... sperava di poter essere lui a svelare il segreto di "Fritzenwalden", ma Fede l'aveva preso in contropiede.
"Vedete... per riacquistare la tranquillità, la mia famiglia ha dovuto cedere tutto il patrimonio ad una persona... è servito a poco, perché tutto il denaro è bruciato in un incendio. Il fuoco non è mai stato un esempio di purificazione come in quel caso. Mi sono liberato di una persona che rappresentava un pericolo per le persone che amo. La mia famiglia, i miei amici, i miei figli... l'amore della mia vita..." Prese la mano di Flor, anch'essa un po' sciupata dalle faccende domestiche, ma sempre bellissima, amorevole e tenera.
"Beh... stando con i poveri si finisce per diventare poveri... dillo che lei ti ha spillato tutti i soldi."
"E se fosse un'arrivista secondo te sarebbe ancora qui, anche adesso che sono povero in canna? Ma non farmi ridere! Io non ho bisogno di costringere la donna che amo a fare qualcosa... non ho bisogno di nascondere di avere un'ex moglie e un figlio alla mia compagna, anche perché non è così... ho avuto figli prima di sposarmi, ma non è un peccato, questo... e so que;lo che dico."
"Signor Freezer... scusami, io... io non voglio metterti in imbarazzo, veramente..."
"Almeno è saggia, la signorina! Anche se è un po' tardi, per quello. La sua ex... quella sì che era una donna di classe."
"Non è lei che fa fare brutta figura a me... sono io che sto facendo brutta figura conlei... e per colpa di certa gente!" ripeté Fede.
Reina, neanche l'avesse saputo, entrò in quel momento. Indossava un'ampia tuta ed era entrata in ciabatte.
"Scommetto che ora non la pensate più così. Per molti di voi... per molti di noi" disse indicando se stessa, "la classe si dimostra con un bel vestito, il viso truccato, i migliori gioielli... non è vero? Beh, non è così. La classe si dimostra nel gestire le situazioni. Queste due persone hanno attraversato l'inferno, ma hanno gestito tutto con una dolcezza e un coraggio che valgono più di milioni e milioni di pesos messi uno sull'altro. Stare con un uomo che non ami non è classe. Negare di aver avuto un passato losco non è classe. Redimersi e poter camminare a testa alta lo è. Lo sapete cos'ho fatto io, per tenere legato a me quest'uomo? Mi sono finta incinta, depressa, malata... e quando lui è stato male ho pensato che fosse il mio momento. Ho pensato di potermi godere tutto il suo denaro. Poi è successa una cosa che mi ha sconvolta... ho capito che stavo sbagliando tutto, ho chiesto perdono e ho cambiato nome. E sapete un'altra cosa? Lo tradivo... ma non per amore... lo tradivo per giocare: mi piaceva che gli uomini fossero ai miei piedi. Per vanità."
"Ti prego, adesso basta!" disse Flor, alzandosi. Era malferma sui tacchi, ma si avvicinò alla sorella con passo sicuro. Quest'ultima, sorridendo, le cinse le spalle con un braccio.
"Questa donna mi ha salvato. E quell'uomo che ha le mani distrutte dal suo secondo lavoro, che si mette i guanti fingendo di avere una strana mania mi ha accolta di nuovo nella sua vita, ma come cognata. Sì... perché questa meraviglia è la sorella che mio padre non ha potuto riconoscere e che io e mia madre abbiamo tenuto nascosta per mesi. E un'altra cosa... io adesso sono incinta per davvero... ma di un altro uomo con il quale mi sono sposata anni fa, in Bolivia. Ecco... adesso sapete tutto. Potete spettegolare quanto vi pare." E, così com'era entrata, uscì con calma.
"C'è un'altra cosa" aggiunse Fede, "la mia compagna... mia moglie, quando avrò abbastanza soldi da darle il matrimonio che merita, deve piacere a me... e io devo piacere a lei, altrimenti non posso costringerla a starmi accanto. Non come... qualcuno di mia conoscenza... eh?" Non guardò neanche Facundo. Fu lui stesso ad abbassare gli occhi.
"Sapete che c'è? Io il mio Freezer me lo sposo anche in pigiama e ciabatte, in mezzo alla strada, con un monaco tibetano come officiante: il primo che trovo per la strada!"
"Se tu sei d'accordo, tesoro, noi ce ne andiamo" disse Fede, rivolto a Flor... e lei sorrise.
Fece, passando accanto a Facundo, gli versò addosso il suo calice, che non aveva toccato.
"Ma che...?" mormorò questi.
"Io non bevo, l'hai dimenticato? Alla tua salute, Don Giovanni!"
"E anch'io" aggiunse Flor. "Non devo più allattare, ma non reggo l'alcool." E anche lei versò addosso a Facundo il vino presente nel calice.
Carinasi alzò dal tavolo e li raggiunse. Elena, la segretaria Fritzenwalden, girò le spalle e si aggregò al piccolo gruppo.
Uscirono dal ristorante. I camerieri sorrisero, concilianti, mentre venivano salutati da quei  giovani, ricchi veramente, un tempo sia dentro che fuori, in quel momento solo interiormente.
"Scusate... speriamo di non avervi creato problemi" disse Fede.
"Problemi? Non si ride mai, a questi eventi!" esclamò ilcapo del personale. "Dobbiamo solo ringraziarvi."
"Allora vi faremo ridere ancora un po'!" Fede si girò e cominciò a cantare ad alta voce: "Poveri ricchi che tanto hanno, però non sanno ciò che non hanno!"
"Ma che fai, amore mio?" chiese Flor, scoppiando a ridere.
"SONO LIBERO, FINALMENTE!" gridò Fede, allargando le braccia a mo' di ali.
"Ma così perderai il posto!" esclamò Flor, senza smettere di ridere.
"Quel posto già l'ho perso, principessa" ribatté lui, ridendo come un matto a sua volta. La sollevò da terra e la baciò, stringendola forte.
"Adesso... adesso non avrò problemi a trovare una mattinata libera per accompagnare Maya a parlare con la direttrice della scuola..." disse tra un bacio e l'altro.
Cominciò a piovere.
"Ci mancava solo questa!" esclamò Flor, continuando a ridere.
"Su, salite!" esclamò Pedro. "Mi sa che dopo questo giro la macchina sarà meglio venderla!"
"Immagino di sì, Pedro!" disse Fede aiutando la ragazza a salire in auto.
Anche Reina salì in auto.
"Come mai eri qui?"
"Beh, cognatino, io vi osservo sempre."
"Cioè?"
"Ho letto quello che stava pensando quell'uomo... volevo fargliela pagare! Nessuno mette le mani addosso a mia sorella o umilia mio cognato senza scatenare l'ira della strega!"
"EHI! ASPETTATE, PER FAVORE!" gridò una voce femminile. Pedro frenò e abbassò leggermente il finestrino. Carina, fradicia di pioggia, si avvicinò a loro e disse: "Grazie!"
"Ma...stai bene?" chiese Flor.
"Sto bene, non preoccupatevi... la verità è che mi avete salvato la vita."
"Ma... non..."
"Sì, purtroppo sono innamorata di quell'uomo... ma mi avete salvato la vita."
Flor sorrise.
"Abbi cura di te" le disse Fede.
"Lo farò... grazie!"
E scomparve sotto la pioggia.
Quando rientrarono a casa i primi a notarli furono Antonio e Greta.
"Siete arrivati in anticipo!" esclamò Antonio.
"Sì... siamo liberi, finalmente!"
"Che folere tire, Herr Federica?"
"Sono fuori dai giochi... sono fuori da quella cerchia!"
"Sei diventato matto, tedesco?" gli chiese Matias, vedendolo scoppiare nuovamente a ridere.
"Forse, avvocato... ma non sai che liberazione togliere quei maledetti guanti e dirne quattro a quei... quei... oh mio Dio... cioè, mi perdoni, Capo! Avreste dovuto vedere le facce bianche che avevano! E la signorina qui presente" aggiunse, indicando Reina, "mi ha dato una grande mano! Ah, che liberazione!" Si sfilò la cravatta. "Questa la tiro a lucido e la vendo al mercatino dell'usato... magari serve a qualcuno che vuole fare strada in quel mondo e non se la può permettere!" Gettò via quella specie di completo da cerimonia, infilandosi gli abiti da lavoro. I gemellini quasi gli saltarono in braccio. "Anche per voi papà non stava bene con quella giacca da damerino?"
"Oh, signor Freezer... ti prego, se non ti fermi adesso muoio!"
"Oh no, allora mi fermo subito!" disse lui, prendendo a giocare con i piccoli, a turno.
"Ti devono venire più spesso, questi attacchi di follia!"
"Lo sai che hai ragione, Tommy? Mi devono venire più spesso, questi momenti... sono troppo divertenti!"
"Ah, mi stavo dimenticando!" esclamò Thomas. "Mi aiuti con una cosa?"

[Dovrebbe esserci un GIF o un video qui. Aggiorna l'app ora per scoprirlo.]

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