170: Il principe squattrinato
"Allora, ragazzina: vuoi sbrigarti con quell'argenteria?" prese a sbraitare la donna, mentre Flor tirava a lucido i piatti, uno per uno. "Sempre la solita storia: i camerieri sono tremendamente pigri!"
"Ah, fatine della santa pazienza: quanto vorrei lavorare ancora per il mio Freezer!" pensò la ragazza, sfregando con troppa forza le posate del "servizio buono".
"Ma che fai? Rallenta: così me le rovini, le stoviglie!" esclamò la donna, stravaccandosi sulla sua poltrona. "Accidenti: la mancanza di grazia dei poveri è incredibile!"
"Fatine della calma... anzi, no, Fede: dovrò rivolgermi direttamente a te... ti supplico: fammi pensare ai nostri bei momenti... è l'unico modo che ho per non lanciarglieli addosso, questi stupidi piatti!"
A quel punto, sentendo quello sguardo inquisitore sulla pelle, per distrarsi la povera ragazza iniziò a cantare a mezza voce una canzone che sia a lei che al suo principe era molto cara.
"Non ti distrarre, ragazzina" disse la donna, accomodandosi meglio sulla sua poltrona.
"No, non mi distraggo, signora" rispose la ragazza, sorridendo gentilmente. Pensare al suo principe la calmava, al punto che quel desiderio di lanciare un piatto alla padrona di casa era completamente svanito.
"Però! Vedo che ci sai fare, ragazzina!" disse la donna, allungandosi per guardare i piatti e le posate che la giovane adagiava con cura nella credenza. "Sei portata per fare la Cenerentola! È solo che... non credo che troverai un principe... sai, quella di Cenerentola è solo una fiaba!"
"Ah, se sapesse..." disse la giovane.
"Cosa?" chiese la donna.
"Io un principe ce l'ho già" rispose Flor, serenamente.
"Un principe... un povero squattrinato come te, carina" disse la donna.
"Oh, sì!" rispose Flor. "Era ricco... ma ora è un principe senza corona o titolo: un bellissimo principe squattrinato, povero in canna, come me... e non sa che sollievo!"
"Certo che sei strana, ragazza mia" disse la signora, mentre Flor chiudeva le ante dei mobili. "Di solito quelle come te cercano di accalappiare un ricco quando ha i soldi, non quando li perde. Lui diventa povero e tu sei contenta?"
"Sì, sono strana... sono contenta... sono mamma di sei angioletti, e il mio principe è il miglior padre che si possa desiderare... è più ricco ora che è squattrinato di quando era ricco in denaro."
La donna non capiva, e la giovane non ne fu assolutamente sorpresa. Era inusuale, la sua fiaba. Cenerentola va a lavorare per il principe, questi dapprima l'allontana, poi accoglie l'amore che l'ha travolto... salva la vita di un uomo, quel principe, rischiando la sua... e infine, diventa povero, senza titoli e corone. Eppure è felice, Cenerentola. Deve lavorare più di prima, ma è felice, perché ha una famiglia enorme che la ama, ha l'amore, ha una casa che, seppur spogliata da tanto sfarzo,ha un calore tutto suo, speciale, che neanche nel castello della vera Cenerentola, forse, potrebbe esistere.
E Flor, arrovellandosi tra quei pensieri, fu una perfetta Cenerentola, con tanto di sorriso, per la padrona di casa e le sue amiche.
"E, raccontaci: com'è che questo principe si è impoverito? Ha perso tutto giocando d'azzardo?"
Flor dapprima fu irritata da quelle illazioni, ma poi, con un sorriso smagliante, rispose: "In effetti la sua è stata una mossa azzardata, ma non in quel senso... e con quell'azzardo abbiamo conquistato una vita serena, il che non è poco."
E così, continuò ad incuriosire chiunque l'ascoltasse, raccontando pezzetti della sua storia a suo piacimento e immaginando che faccia avrebbe fatto il suo principe, una volta conosciuti i dettagli del primo giorno di lavoro della sua ragazza.
Il povero Franco, invece, non fu molto contento quando dovette scarrozzare la donna per il quartiere, a far visite alle "amiche" che non perdevano occasione per parlare male di lei alle sue spalle... cosa che però, forse, non toccava quella poveretta, che aveva da ridire su chiunque e su qualunque cosa.
Rimasta sola, Flor ne approfittò per recarsi in giardino, a rinfrescare un po' le piante.
"Oh, povere creature!" disse accarezzando le foglie un po' secche di una di esse. "La padrona non viene mai a trovarvi, eh? Oh, magari sareste contente se di tanto in tanto passasse a farvi visita, a chiacchierare e a darvi da bere un po' d'acqua. Beh, visto che lei non lo farà, o comunque non subito, ci penserà la vostra Floricienta a coccolarvi un po'."
"E potete crederci: lei ci riuscirà!" esclamò una voce da lontano.
"Oh... signor Freezer!" esclamò la giovane, facendo cadere l'innaffiatoio e rischiando di versare l'acqua.
"Scusa, non ho resistito!" esclamò lui.
"Ma come diavolo hai fatto ad entrare? È tutto chiuso..."
"Non ti ricordi più? Sono un fantasma!" esclamò il giovane. "Vedi, in realtà è da un bel po' di tempo che mi sono nascosto qui... ho sentito la storia che hai raccontato alla signora... davvero pensavi quelle cose?"
"Certo che le pensavo!" rispose la giovane. "Ricordi che una volta chiedesti questo a mia sorella?"
"Questo... cosa?"
"Le dicesti: "Tu verresti con me anche in una grotta"! Ti ricordi? Ecco: se posso risponderti... assolutamente sì! Io... io lo so che dovrò sgobbare più di prima, che la signora è... è davvero terribile, che a volte la prenderei a schiaffi, che quel pranzo d'affari in cui dovremo far finta di essere ricchi mi sta stretto, però... però ora sono più felice, più tranquilla... i nostri figli, i nostri pestiferi ragazzi, stanno bene... e sono meravigliosi, ed è questo quello che conta!"
Il giovane sorrise. Le tolse l'innaffiatoio dalle mani e iniziò a dar da bere alle piante, come la cosa più naturale del mondo. Fece una smorfia di dolore, reggendo quell'arnese, ma non permise a Flor di toglierlo dalle sue mani.
"Sei terribilmente testardo." disse la ragazza, sorridendo.
"Tu domani ti dovrai sorbire quegli esibizionisti idioti del cavolo per non so quanto tempo. Io voglio aiutarti qui."
Non poté fare altro, il principe squattrinato, perché dovette andare al cantiere, per il suo secondo lavoro.
"Ehi, ciao ragazzo!" esclamò il signor Tom, sorridendo gentilmente al giovane.
"Buonasera, signor Tom!" ricambiò il giovane, dirigendosi verso gli attrezzi da lavoro. Era cordiale, disponibile verso chiunque avesse bisogno, guardava i più esperti e li imitava. Per tutta la squadra di operai, quel ragazzo era una specie di prodigio... e non poteva dire di essere un fantasma mancato!
"Miguel... come ti è andata oggi?" chiese Fede al ragazzo accanto a lui.
"Così, signore. La solita interrogazione... andata piuttosto male."
"Ah... e in cosa?"
"Matematica."
"Ahi... ostica. Però si può risolvere." disse affettuosamente.
"Lei mi può aiutare, signore?" domandò Miguel.
"Beh... sì, certo. Ho dovuto mettermici sotto per forza, in matematica."
Stava per aggiungere qualcos'altro, quando Miguel notò qualcuno.
"Signore... lei conosce quel tipo? Quello che sta lì, dall'altra parte della via."
Fede cercò di seguire la traiettoria del suo sguardo e quando vide a chi alludeva il ragazzo, la pala gli scivolò dalle mani.
"No, no, accidenti... lui non mi deve vedere!"
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