163: Battaglia finale [parte 2]
"Ma che fai? Sei fuori o cosa?" chiese Alberto, furibondo.
"Questa è la mia vendetta, amore mio..." rispose la strega. "Nient'altro che la mia vendetta..."
"Capisco che tu ce l'abbia con me..." disse Flor, cercando di agitarsi il meno possibile per rallentare il movimento delle corde, "ma le tue figlie che ti hanno fatto?"
"Anche questo è colpa tua, piccolo cardo... tu me le hai portate via. Le hai fatte diventare due stupide come te! Beh, almeno... una era già stupida!"
"Lascia... stare... Sofia... carogna!" biascicò Reina, che aveva già la corda stretta troppo forte attorno al collo.
"Lascia andare almeno lei, mamma... è incinta!" supplicò Sofia.
Alberto si strappò di dosso i cerotti e si mutò in quella specie di drago.
La strega provò a metterlo KO con la luce, ma questa ormai gli faceva il solletico.
La sollevò di peso, come una marionetta, e le disse: "Dimmi subito come si spezza quest'incantesimo balordo o ti giuro che ti faccio diventare così a vita e quei soldi te li faccio ingoiare!"
La donna, messa alle strette, decise di vendicarsi in un altro modo.
"Se colui che più vi ha amato e amandovi vi ha generato il suo sangue sulle corde avrà versato, il maleficio sarà spezzato."
Titina guardò le corde. Anche lei se ne intendeva di stregoneria.
"È... è vero, Alberto" balbettò, con le lacrime agli occhi. "Ma non so quanto ne serva."
"Papà, non farlo! Dev'esserci un altro modo!" supplicò Flor, mentre Fede cercava di tenerla ferma per impedire alle corde incantate di stringersi ancora di più. Provò a tagliarle con il fioretto, con la forza della mente, trasformandosi in fantasma, ma sembrava tutto inutile. Le corde di Sofia ormai le sfioravano la pelle del collo, quelle di Reina avevano preso a stringere tanto d arischiare di soffocarla, e quelle di Flor avevano preso a muoversi a velocità impressionante.
Alberto, a sorpresa, afferrò da terra il fioretto di Massimo e se lo piantò nel petto.
"PAPÀ! NOOOOO!" gridarono le tre ragazze, mentre del liquido caldo scendeva sulle corde, sciogliendole.
Le tre si radunarono attorno ad Alberto, e nel frattempo la strega fu trattenuta da Titina, in uno scontro a colpi di magia.
"Che bello..." disse lui, scuotendosi appena mentre il petto gli faceva faticosamente su e giù.
"Non ti sforzare... ti prego, papà!" supplicò Sofia.
"Che bello... potermene andare... tra le braccia delle mie figlie..."
"No, papà... non sforzarti... non parlare, ti prego!" disse Flor, cercando di mantenere la calma. Le sue sorelle erano già in lacrime. Lei non voleva: suo padre non poteva andarsene via così, non dopo tutto quello che aveva fatto per ritrovarla.
"Vi... amo..." biascicò Alberto, prima che i suoi movimenti si fermassero.
"No... no, papà... ti prego, no!" supplicò Flor.
Sofia, vedendolo lì, immobile e accorgendosi del fatto che la madre gongolava, le saltò addosso e la prese a schiaffi.
"Verme! Essere ignobile, carogna, mostro! Come hai potuto fargli questo? COME HAI POTUTO, VECCHIA STREGA? RISPONDIMI!" gridò, continuando a tempestarla di pugni.
"Sofia... Sofia, smettila!" esclamò Fede, fermandola e spingendola via, prima che la strega potesse tirarle uno schiaffo con tanto di anello.
Si rivolse a Flor e Reina, che non avevano fatto in tempo a far nulla e si abbracciavano, in lacrime, terrorizzate.
"Ragazze, ascoltatemi... Alberto è vivo! Alberto è vivo, avete capito?"
Le ragazze si scambiarono uno sguardo.
Fede gli prese la testa tra le mani e disse piano: "Padrino. devi tornare... padrino, puoi tornare!"
E in quel momento, di fronte alle ragazze comparve un'immagine che non avrebbero mai pensato di poter vedere.
Alberto era in uno spazio aperto. Era piuttosto stordito, dopo essere stato sballottato qua e là dal vento, ma stava bene...
"È così, l'inferno?" chiese sorpreso.
"Alberto... caro, questo non è l'inferno." disse una voce.
"Mamma..." sussurrò Flor, sorpresa.
"Margarita? Tu, qui?" chiese Alberto, sorpreso. Provò ad abbracciarla, ma lei lo fermò delicatamente.
"Lo vorrei anch'io... non immagini quanto! Ma ora devi tornare, Alberto... hai spezzato l'incantesimo che ti teneva prigioniero... è il corpo di quella creatura in cui ti trasformavi, che è stato ucciso, non tu... ma ora le nostre figlie hanno bisogno di te... e io ho bisogno che tu stia con loro... anche per me..."
"Ti amo, Margarita!" esclamò Alberto, baciandola sulle labbra... poi fu letteralmente sbalzato via, e un soffio entrò in quel corpo senza vita. Quello d'improvviso cominciò a restringersi, la ferita sul petto si chiuse, come se nulla fosse successo, e pochi secondi dopo Alberto riaprì gli occhi.
"Fede... se hai una torcia, puntamela addosso, ti prego!" esclamò.
Il giovane, con mani tremanti, afferrò una torcia che aveva usato poco prima la strega e la puntò verso di lui.
"Non mi fa niente... non mi fa più niente!"
La strega lanciò un grido di rabbia. Non poteva più ricorrere al maleficio delle corde: quelle non avrebbero più toccato le ragazze né nessun altro. Non poteva accedere alla casa per riprendere i ragazzi e i "mocciosi" che il piccolo cardo aveva dato alla luce... e allora che fare?
"La sai una cosa, piccola mia? Mia figlia non erala tua unica rivale in amore." disse la donna, decidendo di scoprirsi finalmente le carte. "Anch'io ero molto innamorata di quello zuccherino... tutto suo padre. E poi, mi dava ragione, il più delle volte, con i ragazzi... poi si è trasformato in un imbecille, proprio come te. E allora... sono stata contenta, sì, quando ho saputo che era sprofondato nel fuoco dell'inferno, come suo padre!"
Flor rimase un po' colpita da quello che la strega le disse, ma in fondo era una cosa che già sapeva da molto tempo... la sua malcelata contentezza dopo la scomparsa del Freezer era palese.
"Solo che con lui non hai avuto la stessa fortuna che hai avuto con suo padre, brutta strega... e mi dispiace: non puoi uccidere qualcuno che per quella porta c'è già passato, a meno che qualcuno non decida per lui... e da quel che ne so, lui è anche molto abile... e io non permetto a nessuno di trattarlo così!"
Afferrò da terra un fioretto a caso, lo puntò contro la strega e le gridò: "In guardia!"
Nel frattempo, anche altri due tra i soci della strega fecero la loro comparsa, quindi Fede e Reina furono impegnati in un corpo a corpo con loro. Francisco era tornato a prendersela con Massimo. Il poveretto era notevolmente in svantaggio e Francisco l'aveva atterrato di nuovo.
Emma lo sentiva gemere, con la spada premuta sul petto, e allora non resse più... mosse la mano in circolo, sperando di colpire gli occhi di Francisco, e in effetti quelli furono invasi da una nebbia.
"Piccola strega cieca che non sei altro!" urlò Francisco, cercando di buttarsi su di lei... ma la ragazza, molto più abituata di lui, lo anticipò e gli assestò un manrovescio: forse il più forte che avesse mai tirato in tutta la sua vita. Intanto Maya trascinò via di forza Massimo, che sembrava sentirsi decisamente male.
"Eh no, papà... adesso combatteremo ad armi pari... io e te! EN GARDE!" gridò anche lei, estraendo il suo fioretto, quello che le aveva regalato Fede, che teneva sempre con sé. Non le risultava più pesante e riusciva a farlo praticamente ballare come se nulla fosse. Francisco, troppo abituato a contare solo sugli occhi, non riusciva né a colpire né a parare i fendenti della figlia. La ragazza sapeva che l'effetto della nebbia non sarebbe durato a lungo, quindi sperò di riuscire a metterlo al tappeto un po' prima che questo accadesse.
"IN BASSO!" gridò la voce del suo "insegnante". "MIRA IN BASSO!"
Evidentemente Fede si era ricordato di quanto facesse male un colpo dato al punto giusto, perché la piccola, poco prima che il padre, chissà come, riuscisse ad incrociare le loro spade, riuscì a colpirlo nel suo punto debole... e Francisco cadde riverso a terra.
In quel momento, però, la nebbia che aveva davanti agli occhi si dissolse. Afferrò la ragazza per un braccio e la trascinò per terra, accanto a sé.
"Ora vedrai come ti metto a posto, stupida!"
Prese a tirar fendenti con la spada, sul volto della ragazza, sulle braccia e sulle gambe, e la trascinò per terra per i capelli. Lei cercò di raccogliere le forze che le restavano, per fargli ricomparire la nebbia davanti agli occhi, ma il dolore che provava in tutto il corpo era troppo forte.
"NO!" gridò Reina, precipitandosi verso di loro. L'uomo stava per buttare la ragazza nella scarpata, quando un getto di luce lo colse alle spalle. Francisco cadde a terra, a poca distanza dal precipizio. La ragazza, non sapendo nemmeno perché, lo tirò più vicino... non sapeva che lì ci fosse il vuoto, ma istintivamente, anche se quasi lo odiava per tutto quello che aveva fatto, aveva voluto proteggere almeno la sua vita. Non voleva vederlo morto, per quanto lo volesse lontano.
"Piccola, come stai?" chiese Reina, aiutandola ad alzarsi. "Mio Dio... guarda cosa ti ha fatto quel mostro..."
Ma non ebbe il tempo di chiedere altro, perché Francisco si alzò e le tirò un calcio allo stomaco. La strega, poi, volle infierire, spingendola per terra con violenza.
"NOOOO!" gridò Flor, disperata. "VI PREGO, SMETTETELA! È INCINTA, LASCIATELA IN PACE!"
Fede si buttò nella mischia e prese in braccio la ragazza, mossa dagli spasmi.
"Ci penso io. Posso impedirle di perdere il bambino" disse Titina. "Fede, mettila lì, dietro quell'albero, così sarà protetta... vai, presto!"
"Sì... sì, certo! Resisti, resisti!" sussurrò Fede, adagiandola sulle foglie. "Respira... così, lentamente... brava!"
Titina corse verso Fede. "Va' dagli altri... qui ci penso io... stai tranquillo."
"Non permettere che perda il bambino, Titina, ti scongiuro!" supplicò Flor, in lacrime. "Non permetterlo, ti scongiuro!"
"Flor... Flor, non ti agitare, ti prego! Se tua sorella ti vede così s'innervosisce e allora sì che sarà peggio. Vieni, facciamo mangiare la polvere a quella brutta strega!"
"Prima bisogna tener fermo questo coso" disse Maya, buttandosi addosso a Francisco. "Fede! Flor! Sofia! Emma! Massimo! Cercate delle corde, presto... non riesco a tenerlo fermo!"
"Aspetta, ti aiuto" disse Fede. Si buttò addosso a Francisco e lo tenne giù per i capelli. "Massimo, sbrigati! Vieni da questo lato, che io mi devo occupare di quella strega!"
Ma per fortuna a lei ci stava pensando qualcun altro. Claudio Bonilla, apparso dal nulla, era riuscito ad atterrare la donna e le aveva alzato un braccio su cui campeggiava una cicatrice.
La donna, però, riuscì a toglierselo di dosso e bloccarlo per terra.
"CLAUDIO, NO!" gridò Fede, che aveva visto un getto di luce verde puntare dritto contro il petto di Claudio. Gli sembrava di aver capito che quella luce era associata all'incantesimo che la strega aveva scagliato contro Alberto.
Sofia si girò e vide quello che sua madre stava per fare.
"SCANSATEVI, VOI DUE!" urlò, verso Maya e Fede. I due si spostarono e Sofia deviò il getto di luce, che punto dritto in faccia a Francisco.
"STUUUPIDAAAA!" urlò la strega in direzione della figlia.
Nel frattempo, in casa, Matias aveva ripreso conoscenza.
"Oh, Matias, finalmente!" esclamò Nico, andandogli incontro. "Come stai? Hai dolore da qualche parte?"
"Dappertutto... ma... dove... siamo...?" chiese il giovane.
"Dietro al quadro di mamma" rispose Thomas.
"Quadro... perché?" chiese, confuso, l'avvocato.
"Flor... e Fede... e gli altri... s-sono andati a dare i soldi alla strega e al suo complice... per farla finita con loro, per sempre." rispose Franco.
"Flor... Fede... quali altri? Chi sono questi altri?" chiese il giovane avvocato, guardandosi attorno, agitatissimo.
"Sofia..." disse Bata. "Reina..." continuò Lorenzo. "Massimo..." singhiozzò Evaristo. "Emma..." continuarono Bella e Franco. "Mia madre..." riprese Bata. "E anche il signor Alberto" aggiunse Sandra.
"E Maya? Anche lei sta con loro?" chiese Matias, alzandosi così in fretta che gli vennero le vertigini.
Tutti i presenti si scambiarono sguardi incerti.
"C'è anche lei, lì, sì o no?" insisteva Matias.
"Ya... piccola Maya essere là, con loro" rispose Greta. Da quando li aveva visti sparire, I nove coraggiosi, la buona governante non faceva che piangere. I due fratelli più litigiosi e più legati, le sorelle ritrovate, la sua amica "Titona", il signor Alberto, la piccola Emma e la terza sorella, la povera "Floricienta", erano nella mischia, a combattere per la famiglia... e lei, insieme a tutti gli altri, era lì, senza poter far nulla.
Le dispiaceva anche per Evaristo, che aveva visto sparire l'uomo che amava come se niente fosse.
Aveva provato a chiedere a "Frau Maria" di spostarsi, di farla uscire da lì, ma il quadro non si era mosso di un centimetro.
"Devo uscire di qui!" esclamò l'avvocato, cercando a tentoni il quadro. "C'è il mio amico, là fuori! La donna che amo! Ci sono i nostri cari, là fuori! Devo uscire di qui, accidenti!"
"Non possiamo muoverci!" disse Nicolas, prendendo le mani dell'avvocato. "Ehi... ascoltami, ti prego! Fede vorrebbe che tu stessi qui, per stare con i bambini in vece sua, e anche Flor... e Maya non ti avrebbe mai permesso di buttarti nella mischia, dopo quello che ti è successo. Noi possiamo aiutarli e sostenerli da qui... il quadro non si sposterà da dov'è, perché è la nostra protezione."
"Noi... abbiamo due fratelli là fuori... uno è come nostro padre... e abbiamo la nostra mamma del cuore... e a Reina, Sofia, Emma e Massimo ci siamo affezionati... anche per noi non è uno scherzo... ma dobbiamo restare qua, e credere in loro. Solo così potranno farcela."
Ma i Fritzenwalden "standard", non erano gli unici ad essere terribilmente preoccupati. Evaristo se ne stava in un angolo, in silenzio, piangendo tutte le sue lacrime, e arrivò anche a rivolgersi alle fatine, come faceva Flor, affinché proteggessero il suo Massimo.
La Contessa, dal canto suo, gli aveva rivolto, finalmente, delle parole gentili. Vedeva che era seriamente preoccupato... e non ce l'aveva nemmeno con Flor, che aveva provato a spingerlo dentro il nascondiglio, ma senza successo.
"Anch'io mi sento mancare l'aria" disse una voce alle sue spalle. La Contessa si voltò e vide Eduardo. Aveva gli occhi gonfi e rossi proprio come lei e si girava e rigirava tra le mani una foto della sua era bambina. "Flor ha voluto che stessi qui... ma io avrei voluto che ci fosse lei, qua dietro, o stare accanto a lei, in battaglia... non riesco a concentrarmi, a vedere cosa succede lì... e non puoi... mi scusi... non può immaginare... cioè, sì, lei può immaginare."
"Lui... lui non è come la sua Flor... lui si è sempre preoccupato d'altro... di quale donna scegliere, di evitare di finire in una relazione, e..."
"Ed ora si è innamorato... si è innamorato veramente" disse Eduardo.
"Di un uomo, si è innamorato, quel disgraziato! "esclamò la donna.
"Di un uomo! E allora? Qual è il suo problema? Questi erano pregiudizi che si portavano avanti almeno un secolo fa, ma non lo capisce?"
"Ma non le legge, la Bib..."
"Non metta in mezzo la Bibbia! Il Capo, come dice Fede, ha scritto: "Crescete e moltiplicatevi!", non ha specificato in che modo! E poi che gliene importa? Che danno le fa, Evaristo? È un bravissimo ragazzo, lavora a servizio da tuo figlio... mi hai sentito: da TUO figlio... che ti cambia?"
La Contessa ebbe la netta sensazione che Eduardo avesse ragione. Non gli rivolse improperi, non gli chiese come si permettesse. Fecequalcos'altro... qualcosa che non avrebbe mai immaginato di poter fare. Mentre la pioggia batteva contro le mura che li proteggevano, mentre fuori, in un'altra casa, la battaglia infuriava, i due si trovaron ovicini... molto vicini... più de ldovuto, forse, ma in quel momento, in cui anche il secondo successivo era un'incertezza... cosa importava?
Si baciarono, pregando che la loro unione, in un modo o nell'altro, potesse dare a i loro figli la forza per uscire da quella lotta.
In battaglia, intanto, Francisco era mosso dagli spasmi. La strega, dopo averlo visto mutarsi in drago a causa degli incantesimi che lei stessa aveva lanciato e che sua figlia aveva dirottato, aveva preso a torturarlo.
"Ti prego... s-smet-ti-la..."
"Sei perfettamente inutile, mio caro! È meglio tenerti così, giocare... e intanto, magari... io viaggerò per il mondo, con i soldi che mi ha gentilmente dato il mio figlioccio."
"Lascialo stare, dannazione!" esclamò Fede, facendo cadere la torcia di mano alla donna.
"È l'uomo che ti ha investito, mio caro! Come fai ad avere pietà di lui, che ha picchiato sua figlia?"
"Non fare la moralista, tu, strega!" esclamò lui. "Io l'ho detestato e ancora lo detesto, ma non lo torturerei per questo motivo... altrimenti dovrei dirgli..." e qui abbassò drasticamente la voce, "di darti un morso."
Ma Francisco, pur non avendo sentito che cosa aveva detto Fede, aveva visto che Alberto, che era come lui, l'aveva alzata di peso e le aveva quasi morso un braccio.
La strega gli puntò nuovamente la luce addosso, facendolo urlare. In quel momento, però, fu la piccola Emma ad intervenire. Gli saltò addosso, frapponendosi fra lui e la luce, e rimase lì, a farsi illuminare la schiena dalla torcia.
"Non lo faccio per te" disse, glaciale. "Neanche un drago vero, sopporterei di vedere così."
Allora la strega intervenne di nuovo, cercando di colpire la ragazza con lo stesso getto di luce verde... ma prima che potesse farlo, la piccola Fritzenwalden, strappando di mano il fioretto a suo fratello, le si avventò addosso, senza neanche avvertirla di mettersi in guardia. L'oggetto non le pesava. Vi sentiva dentro la presenza di suo padre, e anche una parte di suo fratello: quella che era effettivamente morta sotto quell'auto.
"MAAAYAAAA!" gridò il giovane. "NON FARLO, TI PREGO!" Ma la ragazza, questa volta, non lasciò perdere dopo averlo sentito gridare.
Alzò il fioretto e, con un colpo secco, le trapassò la cicatrice che aveva al braccio. La strega gridò, sofferente, e un liquido si riversò interamente per terra. La casa, dentro la quale c'era tutto quel denaro, quello a cui la strega teneva tanto.
"NOOOO!" gridò disperata. "Piccola serpe, accidenti a te! Non ho più i soldi... non ho più i miei poteri... no..."
E in quello stesso momento, Francisco tornò normale. La strega aveva perso per sempre i suoi poteri e l'incantesimo si era spezzato.
La casa della strega, quella casa in cui erano tutti i suoi amatissimi soldi, aveva preso fuoco... le cattiverie della strega erano state troppe, per cui si prospettava un terribile incendio, a poteri persi.
"Sta andando tutto a fuoco!" esclamò la piccola Fritzenwalden, afferrando per un braccio l'amica e aiutandola ad alzarsi.
"E lui?" chiese Emma. "È molto debole. Non possiamo lasciarlo qui."
"Voi andate via" disse Fede. "Flor, Sofia... andate con loro. Alberto, ce la fai a tirarlo su?"
"Credo... credo di sì." rispose lui.
"Aspetta, ti aiuto" disse Fede, e mentre Flor, pur essendo terrorizzata, portava via di forza la piccola Fritzenwalden, che non voleva che suo fratello stesse lì, Sofia faceva lo stesso con Emma, che era terrorizzata.
"Massimo... va' a prendere Reina... aiuta Titina a trasportarla, ti prego!" supplicò, correndo, Flor.
Il Conte corse dietro l'albero e prese in braccio la donna, aiutato da Titina. Per fortuna quest'ultima era riuscita ad impedire che Reina avesse un aborto spontaneo, dopo tutto quello che era successo.
Quando Francisco fu al sicuro, lontano dalla casa, però, Fede ebbe una visione. La strega stava entrando in casa, tra le fiamme, e cercava di afferrare quanto più denaro poteva... Flor, dal canto suo, quando le ragazze furono al limitare del bosco, vide che Fede stava tornando indietro.
"SIGNOR FREEZER, NO!" gridò disperata, tornando indietro. "AMORE, TI PREGO, NO!"
"È entrata in casa, accidenti a lei! Non posso lasciare che lo faccia, Flor!" disse Fede.
"Allora fammi venire con te!" gli disse lei, attaccandosi a lui, che si era trasformatoin fantasma per entrare. Gli effetti del fumo che avrebbe respirato si sarebbero fatti sentire dopo, lo sapeva, ma non poteva permettere che la strega senza poteri finisse col suicidarsi, letteralmente, per afferrare quei maledetti soldi.
"MARIA!" gridò disperatamente.
"Neanche ti sente, maledizione!" disse tra sé Flor.
"MADRINA! ACCIDENTI A TE, ESCI DI LÌ!" gridò il giovane.
La donna stava ancora cercando di afferrare il denaro, ormai ridotto a un ammasso di cenere. Fede la strattonò di forza per un braccio e Flor lo aiutò a spingerla. Erano quasi fuori, abbastanza lontano dalle fiamme, nonostante la strega protestasse in tutti i modi, agitandosi come un'indemoniata, insultandoli e dicendo loro di lasciarle i suoi maledetti soldi, quando Fede, privo di forze, perse la consistenza di fantasma.
"No... non ora, signor Freezer, per favore!" supplicò Flor. "Signora Maria, signor Derick, mamma... FATINE, AIUTATECI AD USCIRE DI QUI, VI PREGO!" Gridò così forte, come a suo tempo aveva fatto lui, che parve che il cielo si aprisse. Improvvisamente sulla casa in fiamme prese a piovere... una pioggia che bagnò anche i corpi dei tre. La strega, ad incendio spento, fu lasciata lì fuori... i due no npotevano fare di più, per lei.
"Fede... ehi... amore, mi senti?" chiamò Flor, disperata.
Il giovane aveva perso i sensi... ma questa volta era certo che fosse solo questione di tempo, prima che si destasse.
Il Capo voleva premiarlo, e l'unico modo per farlo era fargli perdere conoscenza... ma questo, la povera Flor non poteva saperlo.
E come lei, ovviamente, non potevano saperlo i ragazzi. Quando il quadro si aprì e Reina, Maya, Emma, Sofia, Titina, Alberto e Massimo rientrarono, furono accolti da abbracci festosi... poi, però, venne la fatidica domanda.
"Dove sono Flor e Fede?"
(Nota Autrice: la fine che faranno i due cattivi non è ancora del tutto definita... non si sa se usciranno vivi dall'incendio... ma intanto, ora sapete che i buoni si salveranno tutti... lo svenimento del nostro Freezer serve per alcune cose passate... non resisto: mi sento in colpa a mettere ansia.)
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro