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161: Il ballo delle streghe

Non c'è bisogno che vi descriva l'immensa gioia della famiglia, quando i due giovani diedero il via ai preparativi per il matrimonio... ma la canonica commozione di Greta, a differenza del precedente matrimonio, fu accompagnata dall'entusiasmo dei ragazzi e degli adulti. Fede aveva confermato la governante come damigella d'onore, come le aveva promesso, e lei, asciugandosi il viso nel fazzoletto, aveva chiesto: "E Floricienta che dire di qvesto?"
"Floricienta è d'accordo, naturalmente" aveva risposto Flor. "Tu sei un po' come una seconda mamma per il mio Freezer... e tu, Titina, vuoi essere la mia testimone di nozze?"
"Oh, Flor, vita mia, grazie!" esclamò Titina, letteralmente elettrizzata.
I ruoli vennero definiti: Titina e Nicolas testimoni, Agostina e Ramiro i paggetti, Greta la damigella d'onore e Reina e Sofia le altre due. I Fritzenwalden avevano imparato a fare le cose senza dover litigare. C'era stato qualche piccolo problema tra i due padri della futura sposa, che si cedevano il passo vicendevolmente.
Eduardo diceva che, per quanto desiderasse accompagnare sua figlia all'altare, non voleva togliere ad Alberto la possibilità di farlo, poiché non aveva potuto vederla crescere. Alberto, dal canto suo, diceva che, per riconoscenza per quanto lui l'aveva curata, gli avrebbe ceduto quella gioia, anche se si capiva benissimo, dal tono della sua voce, che ci stava male sul serio.
"Facciamo così" disse Flor, "io ne ho due, di braccia... vi metterete uno da una parte e uno dall'altra."
Per l'abito da sposa, i ragazzi presero quello di Maria Fritzenwalden, anche con il benestare di Fede, che però decise di accontentare Flor, che non voleva per nessun motivo che lui glielo vedesse indosso.
Si sarebbero sposati prima in municipio e poi in chiesa, nello stesso giorno, e poi avrebbero fatto un picnic, anche con i ragazzi della band e i piccoli che Flor e Fede avevano conosciuto alla mensa infantile.
Quando arrivò il grande giorno, però, Flor cominciò a provare una familiare angoscia, un senso di ansia che il più delle volte si era rivelato più che giustificato. Questa volta, però, decise di non farne parola con nessuno. Sperava che, in questo modo, la sensazione si placasse semplicemente e che non accadesse niente di male. Fede, che come lei aveva un'ansia terribile, facendo finta di dormire per ndn preoccuparla, la sentiva alzarsi di continuo e spostarsi verso le culle. Ad un certo punto non resse più: si alzò anche lui e la raggiunse. Vide che Flor controllava continuamente che i bambini respirassero... anche se lui sentiva che quel pericolo non avrebbe toccato quei bambini, ma i più grandi... in ogni caso, però, si costrinse ad accantonare quell'ansia, e allo stesso modo, vedendolo lì, in piedi, preoccupato, anche Flor si costrinse a fare altrettanto.
"Non riesci a dormire, Floricienta?" le chiese il giovane, tornando a mettersi a sedere sul letto.
"No. E neanche tu, a quanto pare" gli fece notare Flor.
"Sì... sarà la tensione che precede il matrimonio, immagino." disse il giovane. "Un matrimonio voluto da tutti e due... non credevo che fosse così... così strano... e bello... e che facesse anche paura."
"Paura? Di che cosa?" chiese Flor. "Non ci starai ripensando, vero?"
"Ma no! Non in quel senso... credo che si abbia sempre un po' di timore nel fare queste cose... magari di cadere e fare una brutta figura. Io quella roba elegante non so quasi più portarla... pensa che al lavoro mi sembra sempre di soffocare, con quella maledetta cravatta... e a volte mi fischiano le orecchie quando gli affaristi cominciano a sproloquiare."
"So che parlano anche del privato... e, se devo essere sincera, io non mi sento all'altezza, a volte... di quelle cene costose, eleganti, di quella roba da mangiare, di quel modo di vestire, di parlare..."
"Dovresti saperlo molto meglio di me che quella che mostrano gli affaristi è solo una facciata... quelle donne che parlano in modo così raffinato... da essere quasi stucchevole, a volte, poi con i mariti si lanciano piatti e sedie tutto il giorno."
"So che ti dicono che preferivano mia sorella" sospirò Flor, amareggiata. "Non mi fraintendere, ma io non mi sento all'altezza di questa gente, di queste signore ingioiellate..."
"Infatti non sei all'altezza, perché sei molto meglio di loro... sei sopra l'altezza" rispose il giovane. "E comunque, sì, è vero... ma la mia compagna di vita deve piacere a me, e se non piace a loro... beh, pazienza. Io, per me, non mi metto a dire loro che le loro signore non mi piacciono, tanto non devo averci a che fare nel quotidiano... devo avere a che fare con te, e con te sto bene, quindi..."
"Tu... ti faresti problemi, in un quartiere come quello in cui sono nata io?"
"Uno solo. Mi ci vorrebbe il quartiere intero per stare con tutta la mia famiglia... insomma, solo in casa nostra arriviamo a non so quanta gente. Un battaglione."
Flor sorrise. A Fede non dispiaceva il suo modo di vivere. Anzi: anche se non gliel'aveva detto, tempo prima Fede aveva aperto la cassaforte e messo in salvo l'atto di proprietà di casa loro. Da molto tempo stava pensando di dare alla strega quello che desiderava. E quello che la strega desiderava erano senz'altro i soldi.
Il giorno seguente Flor e Fede furono portati in due stanze separate, perché potessero prepararsi.
I bambini volevano andare per primi al municipio. Volevano chiedere di poter decorare la sala. Pedro, che voleva fare qualcosa per loro, decise di accompagnarli insieme a Sandra.
"Greta, tu rimani qui con i piccoli, intanto" aveva proposto. "Sono più contenti di stare con te... poi magari puoi andare con Flor al matrimonio. Vi vengo a prendere dopo, va bene?"
La governante aveva acconsentito.
I ragazzi, letteralmente elettrizzati, saltarono sui sedili posteriori della macchina. Si misero in viaggio, tra scherzi e chiacchiere allegre, in prospettiva di un bellissimo matrimonio tra i loro beniamini.
"Pedro... ma il municipio non è dall'altra parte?" chiese Sandra.
Il giovane cercò di sterzare per tornare indietro, ma l'auto non era più sotto il suo controllo.
"Ma... ma io il volante lo stavo girando a sinistra... perché va a destra?" pensò. Raccolse le forze e cercò d'imporre il proprio controllo mentale sul volante, ma improvvisamente l'automobile ingaggiò una corsa folle, senza che il poveretto potesse fare nulla per fermarla.
"RAGAZZI, REGGETEVI FORTE!" gridò, terrorizzato. "Mamma, papà... vi prego, non fateci andare a sbattere da qualche parte... vi scongiuro."
L'auto, infatti, stava andando troppo velocemente contro un muro. I ragazzi, vedendolo, gridarono di terrore, ma... un attimo prima dello scontro, il muro si dissolse letteralmente nel nulla. L'auto sbandò, girò su se stessa tre volte e poi s'incagliò nel terreno, un po' come una barca nella sabbia.
"Pedro" disse Roberta, "non aprire la portiera. Bloccala!"
Il giovane comprese: conosceva qu_l posto: era il covo in cui la strega faceva portare i suoi ostaggi. Fece scattare le sicure e tutti si concentrarono, cercando di tenere le porte bloccate... ma erano agitati, tanto che persero il controllo quasi subito.
La strega toccò con la bacchetta le sicure, che cedettero. I vetri dell'auto scoppiarono, schizzando ovunque. I ragazzi, Sandra e Pedro si coprirono con le braccia. Per fortuna nessuno fu ferito agli occhi o al collo, ma le schegge di vetro ferirono le loro braccia e le loro gambe.
La strega afferrò Roberta, per prima, e la trascinò giù per i capelli.
Sandra e Thomas saltarono giù dall'auto. Thomas provò a resistere alla strega e liberare Roberta, ma quest'ultima lo mandò a cadere a terra con uno spintone e lo lasciò lì. A quel punto, non sapendo nemmeno come, Sandra trovò dentro di sé una forza incredibile. Tirò uno schiaffo alla strega, così violento da farla cadere dall'altra parte del giardino coperto di sterpaglie secche. Il corpo della strega girò più volte su se stesso, prima di cadere per terra. In quel momento, però, Francisco comparve dal nulla, afferrò la donna e fece per spingerla per terra.
"Lasciala stare, verme!" esclamò Pedro. Francisco sfoderò un coltello, che puntò prontamente alla gola di Sandra... ma Pedro sapeva come farglielo cadere. Gli andò alle spalle e gli assestò un calcio dietro ad un ginocchio. Il coltello scivolò dalle mani dell'uomo e Sandra lo afferrò rapidamente e se lo nascose nel cappotto. Sapeva che le sarebbe tornato utile.
Fede, insieme ai testimoni, si era già recato fuori dal municipio, senza incidenti. Non sapeva che i suoi ragazzi fossero stati presi in ostaggio dalla strega, insieme a Sandra e Pedro. Non sapeva che la sua vita stava per cambiare per sempre.
Chi se ne accorse molto presto fu, al solito, la povera Maya.
Stava per uscire anche lei, per vedere se Pedro fosse di ritorno o meno. Aprì il cancello e attraversò il vialetto, guardandosi attorno, quando qualcuno apparve dal nulla, l'afferrò per le spalle e le premette un oggetto metallico contro la pelle candida del collo.
"Finalmente ci rivediamo, piccola mia!" sussurrò l'aggressore. Maya lo riconobbe subito: Gonzalo. Avrebbe voluto gridare, chiedere aiuto, ma qualcosa la frenava. Sapeva che facendolo qualcuno della su afamiglia sarebbe stato in pericolo.
"Ora farai quello che ti dico, piccola mia" sussurrò ancora l'uomo. Indicò la sua moto e la spinse avanti. Pur tremando come una foglia, Maya ebbe la prontezza di reggersi sulle sue gambe quando lui la mollò di colpo, per sedersi davanti a lei sulla moto. Indossava un casco... ma lei non ne aveva uno per sé... ricordando cosa stava per succedere alle corse clandestine, il cuore di Maya mancò un battito. "Bene... ora tu verrai con me e senza fare storie, o io dirò al mio capo di giocare un po' con i tuoi amati fratellini."
"Va bene... ma loro no! I bambini lasciali in pace, ti prego!" supplicò la ragazza, tra le lacrime.
"Oh, stai tranquilla, lo farò" disse Gonzalo, beffardo. Maya cercò di aggrapparsi come poté quando la moto iniziò la sua corsa sfrenata.
"Mamma... papà... Margarita... zio Otto... fatine delle corse, non fatemi cadere, vi scongiuro!" supplicò, mentre la moto prendeva velocità. La ragazza avrebbe voluto urlare, ma i suoi polmoni erano compressi, stava andando quasi in apnea. Le veniva la nausea, avrebbe potuto rigettare anche l'anima, in quel momento.
Matias, che non la vedeva rientrare, corse nel vialetto... ma era troppo tardi. La vide solo per un secondo, sulla moto che sfrecciava via.
"NO, MAYA!" gridò disperatamente.
"Matias..." sussurrò la ragazza, con il cuore che sembrava uscirle fuori dal petto. Gonzalo fece un'acrobazia con la moto, come per avvertirla di tacere.
L'avvocato cavò di tasca il cellulare e compose il numero dell'amico.
"Pronto? Matias, che è successo? Siete ancora tutti a casa?"
"No... come tutti? I ragazzi volevano andare al municipio per primi, per farvi una sorpresa... Pedro non ha ancora detto che stava tornando..."
"Amico, che succede? Perché questa voce?"
L'avvocato si sentiva fremere il terreno sotto i piedi.
"Gonzalo ha preso Maya! L'ha costretta a salire su una moto, senza casco, sta correndo come un pazzo... io non so se ce la farò a raggiungerli!" esclamò, mentre correva. "Stanno andando al covo della strega... fa' presto!"
"Co... cosa?" balbettò il giovane. "Matias, no! Non chiudere, ti pre..."
Ma in quell'istante, la comunicazione s'interruppe.
"Fede! Che cos'hai, caro?" chiese Titina.
"Titina, mi aiuti! Mia sorella... è in pericolo... lei può scoprire dov'è, adesso... vero? Lei può farlo!"
Titina comprese che era una faccenda urgente. Chiuse gli occhi e visualizzò il volto della piccola Fritzenwalden. Era già lontana da casa... Titina provvide a trasportare Fede lì dov'era Maya.
Il povero Matias correva, cercando d iraggiungerla, di attirare l'attenzione di qualcuno... ma i passanti sembravano non vedere la motoretta in corsa, né sembravano sentire la ragazza che piangeva disperatamente.
Fede si mutò in fantasma: il suo amico si stava sforzando oltre il limite dell'umanità. I polmoni gli bruciavano: Fede lo immaginava perché vedeva il petto del povero avvocato fare su e giù a velocità impressionante.
All'improvvisò la moto impennò, facendo cadere Maya, che fu sbalzata via.
"NOOOOO!" urlò il giovane avvocato, facendo un salto in avanti e prendendo in braccio la ragazza. Intanto Fede aveva sfilato il casco a Gonzalo, in veste di fantasma, e gliel'aveva lanciato in faccia, con la forza minima per intontirlo, anche se in quel momento l'avrebbe volentieri preso a botte. Per fortuna alcuni poliziotti si erano ripresi e, approfittando dello stordimento causato dalla botta presa dall'uomo, lo ammanettarono e lo portarono via. La moto, fuori mira, precipitò in una scarpata.
Fede tornò alle sue sembianze normali e raggiunse la coppia. Matias era per terra, privo di sensi, ma aveva ancora Maya in braccio.
"Oh, fratellino!" esclamò, singhiozzando, la ragazza. "Mi dispiace... mi dispiace tanto!"
"Va tutto bene, piccola mia" sussurrò il giovane, mentre delle lacrime gli rigavano il volto.
"I ragazzi... i ragazzi sono in pericolo!" singhiozzò Maya.
"Lo so... andrò a prenderli subito... ma prima porto a casa voi due."
"Fede... Matias si riprenderà, vero?"
"Sì, diavoletto... si riprenderà... è solo svenuto, non lo sento lontano. Coraggio, tieniti stretta, adesso!" E la prese in braccio. Si mutò in fantasma e in questo modo tirò su facilmente anche il povero Matias e portò a casa entrambi.
Quando Flor vide quei due corpi volare, comprese che erano sorretti da qualcuno.
"Fede... amore, sei tu?" chiese, preoccupata.
"Sì, Flor... sono io" rispose lui.
"Santo cielo... ma che è successo?"
"Flor... piccola, ti amo" le disse lui, entrando velocemente in casa.
Flor, che aveva già vissuto qualcosa di molto simile, si raggelò. Se lui le aveva detto questo senza dare spiegazioni, c'era senz'altro un motivo.
I gemellini, poi, non facevano che piangere, tutti incontemporanea... era come se sentissero che stava per succedere qualcosa al loro padre.
Fede entrò in casa, adagiò Maya e Matias sul divano, l'uno accanto all'altra, e prima di andare via disse: "Voglio che nessuno di voi esca di qui, Maya... hai capito? È molto importante."
"Fede, io..."
"Un'altra cosa. Dietro al quadro di mamma c'è uno spazio impenetrabile alla strega o a chi per lei. Se dovesse aprirsi è perché ne avete bisogno... ci dovete entrare. Tutti quanti... mi hai capito, tesoro?"
Lui parlava con il vecchio tono duro, ma non per sgridarla... voleva che le informazioni che le stava dando le rimanessero impresse nella mente.
"Sì... ho capito."
"Devi stare attenta... molto attenta. Me lo giuri, Maya?"
Il giovane le prese il viso tra le mani, con le mani tremanti, e la guardò dritta negli occhi.
"Te lo giuro... starò attenta!"
Fede, dal canto suo, si precipitò nello studio. Tirò giù la libreria, febbrilmente, e da dietro un pannello prese la cassaforte. Si mutò di nuovo in fantasma e avvolse l'oggetto nella sua veste, per impedire che potesse essere visto. Poi, al volo, afferrò anche il suo fioretto. Sapeva con certezza che gli sarebbe tornato utile.

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