(15: Liberate da una prigione e rinchiuse nel dolore)
Alberto prese per mano Flor e la fece uscire. La piccola Roberta era distesa per terra, con gli occhi chiusi e lucidi di febbre. Flor cadde in ginocchio accanto a lei e le prese le mani.
"Oh, tesoro mio! Cosa ti è successo?"
Alberto prese un lenzuolo e lo usò per coprire la bambina. Si chinò su Flor e disse: "Su, non piangere! Ora dovete scappare, dovete andare via!" Era notte fonda quando finalmente Alberto aprì una porticina sul retro. Flor prese Roberta tra le braccia e si chinò su di lei. Alberto le lasciò il polso e scomparve
Si chinò su Flor e disse: "Su, non piangere! Ora dovete scappare, dovete andare via!" Era notte fonda e Alberto aprì una porticina sul retro. Flor prese Roberta tra le braccia e si chinò su di lei. Alberto le lasciò il polso e scomparve. Flor sapeva che l'aveva fatto per proteggerle: per distrarre la strega, ma nonostante questo ebbe un tuffo al cuore al pensiero di separarsi di nuovo da suo padre.
"Papà" riuscì a sussurrare, "giuro che tornerò a prenderti."
"Vai, amore mio... vai!" sussurrò Alberto, che non le avrebbe mai permesso di farlo. Lui era ormai condannato al suo destino.
Si voltò verso il punto in cui l'aveva visto e disse: "Grazie di tutto, papà!"
Lei non poteva vederlo, ma Alberto le rivolse un sorriso. Si era rinchiuso nella cella in cui si trovava Flor e si era legato mani e piedi. Voleva far credere che la luce l'avesse indebolito.
Quando la strega lo trovò, Flor era già lontana, e lui sapeva che sarebbe stato punito per quell'insubordinazione, ma in quel momento non gliene importava granché. Aveva ritrovato sua figlia e non l'avrebbe lasciata nelle sue mani se avesse potuto evitarlo.
Flor correva, cercando di ricordare da dove fosse venuta con Reina. Roberta tremava, sussultava tra le sue braccia, e Flor, nell'avvicinare le labbra al suo viso, si accorse che bruciava di febbre.
"Oh, povero tesoro mio!" disse cercando di non piangere. "Andrà tutto bene. Ti porterò a casa."
"Ho paura, Flor." riuscì a biascicare la piccola.
"Anch'io, ma vedrai che ce la faremo!"
"Lasciami qui!"
"Cosa?"
"Flor, io ti rallento, lasciami qui..."
"Shhhh, pensa a riposarti. Puoi scordartelo che ti lascio per strada dopo averti trovata!"
Reina stava ancora male, come Roberta, quando udì la voce della madre di Flor che le diceva: "Andrà tutto bene!" Sua madre non era mai stata così dolce.
Ci mise un po' a capire chi fosse, ma poi ricordò che Flor parlava spesso di sua madre e fu così che la riconobbe.
"Margarita..." La sua voce era appena percettibile.
Margarita le sfiorò dolcemente la testa e la ragazza si tirò su a sedere.
"Flor sta bene, Reina! Sta bene!"
"E la nostra Roberta?"
Margarita la guardò con dolcezza, prese le sue mani e disse: "Beh, Roberta..." Un colpo di vento la costrinse a lasciare le mani della ragazza e scomparire. Poco dopo si udì una scampanellata, ma era un suono debole. Thomas andò ad aprire.
"Flor!" Quando vide la ragazza con quel fagottino tra le braccia provò sia gioia che tristezza. Scoprì il volto di Roberta e quando la vide il suo cuore quasi si fermò e provò un brivido. Lui si era innamorato di Roberta e vederla così, rigida, immobile, e come unico segno di vita la febbre alta, gli portò un terribile peso sul petto. Anche gli altri si avvicinarono. Videro che Roberta era in condizioni critiche e si precipitarono tutti verso l'ospedale.
Quando la vide, il dottore che si era occupato di Fede la portò subito in terapia intensiva. Tutti loro guardavano quello che accadeva con un dolore che non avrebbero saputo esprimere a parole. I medici entravano e uscivano dalla stanza e continuavano a dire parole di cui i Fritzenwalden volevano capire il meno possibile.
Avevano paura di quale potesse essere il significato di quelle parole. Non volevano sapere cosa stesse accadendo a Roberta, sapevano che non era niente di positivo. La strega aveva graffiato il viso della bambina con la bacchetta e le aveva iniettato nel corpo una specie di Siero. Questo non l'avrebbe fatta diventare cattiva, ma per lei era veleno, come per chiunque del resto.
"Come ti senti, Flor? Ti hanno fatto qualcosa?" chiese Fede, preoccupato.
Flor scosse energicamente la testa. "A me niente... è Roberta che non se l'è cavata affatto bene. Sai... ho scoperto una cosa."
"Di che si tratta?"
"Preferirei che ci allontanassimo."
Fede comprese che si trattava di qualcosa di non esattamente normale, per cui la prese per mano ed uscirono dall'ospedale. Una volta giunti in cortile si guardarono intorno per essere certi che nessuno li ascoltasse.
"Non c'è nessuno" disse. "Dimmi tutto."
Flor non avrebbe mai creduto di tenere una simile conversazione con lui, ma del resto dopo l'incidente niente era più come prima, come se quella breccia tra i due mondi non fosse mai stata chiusa.
"Mio padre è vivo." gli disse tutto d'un fiato.
"Tuo padre? Il mio padrino?" chiese Fede, sorpreso.
"Sì." rispose Flor. "La strega... credo fosse una strega vera e propria... perché l'ha trasformato in una creatura mostruosa. Per liberarmi io ho usato la luce, che gli faceva male... e mi ha fatto pena, quindi mi sono avvicinata ed ho visto che aveva una ferita su un orecchio. L'ho premuta e lui... lui si è trasformato in mio padre. Ti rendi conto? Quella maledetta ha sempre mentito a tutti! A me, a Reina, a Sofia... lo tiene segregato nello scantinato di quella specie di castello, tipo quelli dei film, da quando ha detto che lui se n'era andato..."
Fede non riuscì a parlare. Era stupito quanto lei, ma di certo non dal fatto che la strega avesse mentito anche su quello quanto dal fatto che Flor e Alberto avrebbero potuto incontrarsi e non l'avevano fatto a causa della sua macabra trovata.
Sofia, che delle sorelle era quella che aveva sofferto di più a causa di quella storia, non sapeva che Alberto fosse vivo, rinchiuso in una cantina, con le sembianze di una creatura sensibile alla luce.
Reina, che se avesse seguito i consigli del padre avrebbe potuto essere una persona migliore, non aveva potuto farlo perché sua madre gliel'aveva impedito.
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