Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

136: Sempre un passo avanti

Fede e Lorenzo intanto erano arrivati in banca. La fila era tremendamente lunga, ma alcuni dei clienti erano in realtà poliziotti in borghese. Fede sentiva tutto il corpo scuotersi in preda ad un tremito d'isteria, ma cercò, come al solito, di comporre il viso in un'espressione calma e compita.
Reina, invece, aveva affrettato il passo, stringendosi al petto la bambina. Ogni tanto si voltava ed era sorpresa dal fatto che sua madre non la seguisse. Aveva visto qualcosa afferrarla, ma era convinta che se ne sarebbe liberata e che quel suo vantaggio non sarebbe durato a lungo. Non poteva sapere che suo padre la teneva in ostaggio, facendole un grande favore, ma non vedendola alle sue spalle ebbe la sensazione di doverne approfittare ad ogni costo. Corse più velocemente, fino ad arrivare alla banca. Si guardò intorno: ma di poliziotti neanche l'ombra.
Riuscì a distinguere, però, le figure di Fede e di Lorenzo.
"Non avrete la bambina finché non depositerete i soldi!" esclamò, protendendosi verso di loro per mostrare la bambina. Lorenzo non sapeva bene cosa stesse per accadere: Reina lo comprese dal suo sguardo, e mentalmente gli disse: "Ti amo, ma devo farlo."
Tre uomini le si avvicinarono.
"Chi siete? Cosa volete?" chiese Reina, esagitata.
"Signorina" esclamò il più alto dei tre, estraendo il distintivo da sotto la camicia, "la dichiaro in arresto per sequestro di minore."
Reina oppose resistenza per un po', mentre Fede si faceva largo tra la folla per riprendere la bimba tra le braccia. Lei, che prima era stata afferrata da uno sconosciuto, si mise a gridare finché suo padre non l'ebbe presa in braccio. Uno dei tre poliziotti le faceva paura: non sembrava fidarsi di lui.
Lorenzo prese a gridare: "Non lei! Non prendete lei, vi prego!"
Reina, mentalmente, gli disse: "Lorenzo, io l'ho voluto! Io l'ho deciso!"
Lorenzo si accasciò a terra. Lei l'aveva voluto! Lei! Per quale motivo l'aveva voluto? Cosa c'era dietro quella faccenda?
"Perché? Perché l'ha fatto?" chiese Lorenzo.
Fede, in qualche modo, tenne stretta la bambina, ancora scossa dai singhiozzi, ora meno violenti perché sentiva la protezione di suo padre avvolgerla, e contemporaneamente aiutò Lorenzo a tirarsi su. "Non qui" disse piano. "Siamo per strada, ci... ci sentirano." Gli tremava la voce: lui non voleva che Reina finisse in prigione. Avrebbe pagato oro per mandarci la strega, ma sapeva che sarebbe stato inutile. Reina aveva ragione: le carceri comuni non le sarebbero bastate. Ma doveva esserci un modo per annientare quella donna, o almeno per allontanarla dalle loro vite.
Reina venne scortata fino ad una piccola cella umida. C'era una piccola branda in un angolino: il materasso era decisamente più sottile delle assi e non sembrava comodo.
In un altro angolo c'era un piatto adagiato su un tappeto: doveva essere lì che veniva portato il cibo.
"Ha diritto ad una telefonata."
Reina non disse nulla. Il terzo poliziotto, quello che l'aveva accompagnata, non era convinto del fatto che lei dovesse trovarsi lì. Forse Reina avrebbe dovuto chiamare sua madre, ma non voleva sentirla.
Compose invece il numero di casa. Fu la v Greta a rispondere.
"Qvi casa Fritzenwalden."
"Oh... ciao, Greta" disse piano Reina, passandosi l'altra mano sul viso per evitare di scoppiare in lacrime.
"Froilein Del... ehm. Reina, lei chiama di carcera. Che fare lei là?" chiese preoccupata la governante.
"L'ho voluto io... va tutto bene, Greta" disse gentilmente Reina. "Io... ti... ti voglio bene... e... e di' anche agli altri che... che voglio loro molto bene... tutti voi siete la mia famiglia... la mia famiglia..."
"No preoccupa. Noi libera lei! Noi trova modo, me lo promette!"
"Oh, no... non ti preoccupare per me, Greta... va bene così... prima o poi sarebbe successo... pagherò per il mio passato, va bene così... però... prenditi tanta cura di Flor e Fede... e dei ragazzi, di Lorenzo... e abbi tanta cura di te... questo vorrei che mi promettessi... nient'altro, dico sul serio!"
"Ya... me promette... avere cura di lei..." singhiozzò la governante, con il cuore appesantito da quel dolore per una ragazza che aveva già pagato fin troppo per il suo passato. "E lei... lei già afere pagato tutto" le disse infatti.
"No, non è così... ma l'importante è che Margarita sia a casa... ora devo andare. Ti voglio bene, Greta..."
Reina chiuse la comunicazione e la governante si lasciò cadere per terra, vicino all'albero di Flor. Si strinse al tronco, cercando un conforto che non sapeva dove trovare, poi percepì una presenza al suo fianco. Era il suo figlio acquisito, il suo "Her Federica", con la bimba tra le braccia e un abbattuto Lorenzo al seguito.
"Mi dispiace" disse piano Fede, avvicinando la donna alla bimba.
"No... no preoccupa, Mein Liebe. Piccolina, tu stare bene? Eh?"
Margarita sembrava capire, tanto che, come per consolare Greta, emise un versetto dolcissimo, una risatina accennata, ma efficace. La donna si sporse in avanti e le diede un bacio sulla fronte. Flor li raggiunse e prese subito sua figlia tra le braccia, cullandola e tempestandola di baci. "Oh, amore... sei bellissima... bellissima! Oh, sapessi quanto mi sei mancata!"
La ragazza non sapeva se ridere o piangere, ma guardando il suo principe e la povera Greta in lacrime, comprese che c'era dell'altro.
"Che succede? Che vi prende?"
"Floricienta... Reina dire te vuole tanto bene... lei... lei voluto ridare te piccola Margarita... polizia preso lei... lei essere arrestata..." Flor tenne più vicina Margarita, per cercare conforto in lei, nel suo calore, nel suo corpicino caldo e fragile. Ma alla fine le lacrime giunsero nuovamente anche per lei... le parole che riuscì a biascicare, però, sorpresero moltissimo tutti.
"Portatemi da lei, per favore."
"Flor, io non credo che..." intervenne Lorenzo.
"Ha salvato nostra figlia. Voglio vederla" ripeté la ragazza.
E vi si recò, al carcere. La fecero attendere per un po', trepidante, ma alla fine la lasciarono entrare. La bambina venne lasciata con Fede, che l'aveva accompagnata: non poteva certo portarla con sé in una cella.
"Reina!" esclamò Flor ,entrando di corsa nella cella.
"Ma che fa, l'abbraccia? È stata lei che..." disse un poliziotto, ma Flor lo ignorò.
"Oh, tesoro!" esclamò Reina, ricambiando l'abbraccio. "Non... non puoi restare qui, lo sai. Sarebbe strano. Io ho sequestrato tua..."
"Non dirlo, per favore!" disse Flor, disperata. "Perché? Perché l'hai fatto?"
"Per mia madre. Sai che lei qui dentro non ci rimarrebbe a lungo, piccola."
"Ma tu sei innocente..."
"Margarita sta bene... voi siete di nuovo insieme... non m'interessa altro, credimi!"
"L'orario di visita è finito. Venga, signorina" disse il poliziotto.
"No! No, per favore, lasciatemi stare qui con lei, vi prego!" supplicò Flor, disperata.
"Flor, ascoltami: è per il vostro bene. Va tutto bene" sussurrò Reina, sciogliendo dolcemente l'abbraccio e dandole un bacio sulla tempia. "Vai... il tuo Fede e i ragazzi ti staranno aspettando."
"No!" ripeté Flor, sempre più scossa.
Il poliziotto che aveva spaventato Margarita afferrò la ragazza per le spalle e la trascinò indietro con violenza. "Lasciami, sottospecie di energumeno, lasciami!" esclamò Flor, prendendolo a calci per liberarsi, ma senza risultato.
"Non le faccia male, per favore!" sussurrò Reina.
Mentalmente supplicò che Fede la liberasse, ma non ebbe bisogno di dirglielo. Margarita gridava e puntava lo sguardo verso la madre. E anche gli altri tre gemellini, che erano in giardino, si misero a strillare. Fede non perse tempo: colpì il poliziotto con una spallata e lo spinse via. "Non provi mai più a toccare mia moglie così" disse. Poi prese per mano Flor e tornarono a casa. Questo era stato troppo per loro.
"Fatine delle carceri" pensò Reina, raggomitolata nella sua branda, "per favore, aiutatemi a sopportare tutto questo... fate in modo che riesca a non crollare... non mi merito questo lusso."
"Tutti meritano di lasciarsi andare, ogni tanto" disse una voce. Reina alzò lo sguardo, meravigliata, ma non vide nulla... poi un calore piacevole l'avvolse e delle dita fresche le accarezzarono il viso.
"Margarita..." sussurrò la giovane. Poté udire una risata cristallina e il tocco leggero di quelle mani la cullò, fino a farla assopire.
Nel frattempo, avendo avuto notizie, Alberto aveva lasciato andare la strega ed era rientrato a casa. Lei, però, aveva ricevuto la visita di qualcuno.
"Mia signora" disse il poliziotto che Margarita aveva temuto. Entrò nella casa della strega appena in tempo, perché quando fu dentro il suo aspetto mutò drasticamente, rivelando la figura dell'uomo più meschino che i Fritzenwalden, Fede, in particolar modo, avessero mai incontrato.
"Oh, caro Francisco! Che notizie mi porti?" chiese la strega, con voce melliflua.
"Oh... la ragazza è in prigione... la bimba l'ha riconsegnata, ma forse è meglio.Sai che non mi faccio scrupoli neanche con i bambini... non vorrei che quella strega di mia figlia mi tormentasse anche nei sogni. Lì non posso darle quello che si merita, sai? E... Florencia e Fritzenwalden sono andati a trovarla... poverini, sapessi che facce avevano!" E i due scoppiarono in una risata... una risata di gioia, per loro, ma che per i Fritzenwalden avrebbe avuto lo stesso effetto di un pugno allo stomaco.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro