125: Una famiglia da sogno
"Flor! Flor, per favore!" chiamò Fede, terrorizzato.
"Calmati, Fede. È solo svenuta... era stremata." disse Mercedes, pulendo il ventre e le gambe di Flor. "Ora, se vuoi, puoi rivestirla e portarla di sopra. Ha molto bisogno di riposo, poverina."
Fede sorrise. Agostina gli si avvicinò e lo aiutò a rivestire la sua mamma adottiva.
"Grazie, sirenetta" disse lui sorridendo.
Prese in braccio Flor e la portò al piano superiore.
La mise a letto, la coprì con un lenzuolo fresco e sedette accanto a lei.
"Ce l'abbiamo fatta, amore mio!" le disse. "Quanto sarai felice quando ti sveglierai! Sei figli! Abbiamo... sei figli, ti rendi conto? Come me, anche ognuno di loro avrà altri cinque fratelli su cui contare! Saranno tutti felici, specialmente con una mamma come te... e io sarò felice con una moglie come te."
Si chinò in avanti e le diede un bacio sulla fronte.
Ci vollero almeno un paio d'ore prima che Flor riprendesse conoscenza.
"Oh... Fede..." balbettò, un po' incerta.
"Bentornata, principessa!" le disse lui, accarezzandole capelli.
Un mugolio proveniente da una culletta riscosse la ragazza, che fece per alzarsi.
"No, aspetta... lascia che te la porti io!"
Fede prese tra le braccia la bambina, che sorrideva, avvoltadal calore delle sue braccia. Aveva gli occhi azzurri di suo padre, i suoi lineamenti, nella versione addolcita, e i riccioli di sua madre. Era piccolissima, tanto che Fede per un attimo ebbe paura di farle male toccandola con un pochino di forza di troppo.
"Eccola qui!" disse piano Fede, adagiando la piccola sul ventre di Flor.
La ragazza tese le mani e prese ad accarezzarle i boccoli, il faccino tondo, le mani strette in due pugnetti.
"Amore della mamma, che bella che sei... e hai gli occhi del tuo papà!" disse sorridendo Flor. "Lo sai quale sarà il tuo nome? Il nome di una bellissima principessa... Aurora! Eh? Ascolta che bel suono che ha... Au-ro-ra..."
"È proprio carina, vero? Anzi: non carina! È bellissima!" disse Fede, chinandosi su di loro e facendo il solletico alla bimba, che rise. "È vero che sei bellissima, piccolina? Eh?"
"Tu sei bellissimo, amore!" disse Flor. "Sapevo che ti saresti sciolto una volta avuti dei bambini tuoi..."
Fede ricordò quel giorno: "Lei mi commuove, signor Freezer! Ma guardi cosa sente per un bambino che non è suo! Quando ne avrà uno suo si scioglierà!" gli aveva detto Flor, il giorno della nascita del loro figlioccio.
La piccola si riaddormentò placidamente, Fede la sollevò dal ventre della madre e, dopo averle dato un bacio sulla fronte, la riadagiò dolcemente nella culla, coprendola a dovere. Poi uno dei maschietti iniziò a strillare, risvegliando anche gli altri.
Fede lo prese in braccio e lo portò dalla mamma. Il bambino era decisamente irrequieto, e mentre Flor cullava il bambino, lui si mise a sedere e mentre con i piedi faceva dondolare due delle culle, con le mani prese a dondolare quella centrale.
"Che c'è, piccolino? Perché sei arrabbiato?" chiese Flor, muovendosi piano sul letto. Poi capì: il bambino aveva aperto la bocca, tirava fuori la lingua... aveva fame.
"Oh... amore, mi sa che questo monello ha fame" disse ridendo.
"Oh, piccolo!" esclamò Fede, voltandosi a guardarlo. "Ma tu te la senti?"
"Ma certo, stai tranquillo. Dopo mangerò qualcosa anch'io, così potrò alimentare loro" disse con un sorriso la ragazza, mentre sia tirava su la maglietta. Il bimbo le si gettò addosso e bevve avidamente il latte materno, calmandosi un po' alla volta. Flor si sentiva strana: il seno le doleva, ma non aveva mai provato un dolore tanto piacevole... come le aveva detto Mercedes.
"Oh, avevi fame, principino?" chiese ridendo Flor.
"Sai... secondo me ha la faccia imbronciata di mio padre, questo piccolino!" disse ridendo Fede.
"Beh... lui sarà Derick!" rispose Flor. "Se sei d'accordo."
"Benissimo! Allora i gemelli che sono nati insieme si chiameranno..."
"Eduardo e Margarita!" esclamarono insieme.
"Un po' mi dispiace per mio padre Alberto, però" pensò Flor. "Voglio dire... forse anche a lui sarebbe piaciuto che... che..."
In quel preciso momento Alberto fece il suo ingresso.
"Ma non devi essere dispiaciuta per me, Flor" disse gentilmente. "Eduardo ti ha cresciuta... è il tuo papà del cuore."
"Sì, ma..." disse piano Flor.
"Facciamo così: Alberto glielo metteremo come secondo nome." disse Fede. "Per te non è un problema, vero, padrino?"
"Ragazzi, davvero, io..." balbettò Alberto. "Insomma: non vorrei che al bambino non piacesse..."
Fede guardò il bimbo. In teoria avrebbe dovuto essere addormentato, ma sembrava li stesse ascoltando.
"Vediamo..." disse il giovane, avvicinandosi a suo figlio... SUO FIGLIO! Non gli sembrava vero! "Ti piace di più Eduardo...?" Il bambino sembrava incerto. "O Eduardo Alberto?" Il bambino fece una risatina che scaldò il cuore dei tre adulti. Alberto, un po' esitante, si avvicinò alle culle.
"Posso?" chiese incerto.
"Ma sì, papà... certo che puoi" rispose Flor, sorridendo... e Alberto prese ad accarezzare teneramente le testoline dei quattro gemelli.
Flor fece per alzarsi, ma Fede la fermò.
"Dai, Margarita ed Eduardo non li ho ancora presi in braccio!" gli disse Flor, supplichevole.
"Aspetta" disse Alberto, prendendo delicatamente il maschietto tra le braccia e mettendolo tra le braccia di sua figlia.
"Oh, che bello che sei... ma proprio tanto, tanto bello!" disse cullandolo tra le braccia.
Poi fu il turno di Margarita. Flor l'abbracciò stretta, perché, per qualche strano motivo, attraverso lei sentiva un forte legame con la sua mamma.
"Oh, Margarita, Margarita... lo sai che mi somigli tantissimo?" disse guardandola con tenerezza e continuando a stringerla a sé.
Anche Eduardo entrò piano piano nella stanza. Fede rimise i bambini nella culla ed Eduardo gli sedette vicino e lo aiutò a dondolarli, accarezzando le loro testoline una ad una. Fede era letteralmente andato: amava i bambini... forse perché ne aveva cresciuti ben cinque, solo che quelli erano i suoi fratellini!
Passava il suo sguardo incantato da Flor ai gemelli e viceversa, non riuscendo a credere di trovarsi lì, di essere stato lui l'artefice di quella meraviglia, almeno in parte.
Il suo tormento peggiore era non aver fatto in tempo a viverla, la gioia di diventare padre.
E invece, ora eccolo lì: seduto tra il letto della donna che amava e quattro culle, che dondolava senza stancarsi.
"Oh, Capo... questo è il regalo più bello che potesse farmi!" disse mentalmente, per non svegliare i piccoli, e il Capo, da dove si trovava, sorrise contento. Delle lacrime si formarono agli angoli degli occhi del giovane.
"Amore... che cos'hai?" chiese piano Flor.
"Avevo paura che non avrei mai scoperto una gioia grande come questa... è stato un vero miracolo... sto con la donna che amo, ho sei figli, i miei fratelli, il mio migliore amico e non ci credo!"
"Oh, amore..." disse Flor, abbracciandolo da dietro. Il giovane appoggiò la testa sul suo petto e lasciò che lei lo abbracciasse.
Gli scompigliò i capelli, delicatamente, e sussurrò: "È tutto vero, principino mio!"
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