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(124: La famiglia cresce)

Passarono poco più di due settimane prima che un altro evento più che lieto riempisse la casa e il cuore di tutta la famiglia Fritzenwalden.
Fede era tornato a lavorare in azienda, perché gli avevano fatto molta pressione. Flor l'aveva rassicurato, perché in ogni caso lui era sempre stato molto premuroso con lei e aveva bisogno di un po' di sana noia, di normalità... e l'ufficio rappresentava un po' di normalità. Ma lui era stato chiaro: "Qualunque cosa ti serva, devi chiamarmi subito, Flor... capito?" E oltre a questo, stava sempre lì, vicino a lei, per tutta la notte. Flor non si lamentava mai, ma appena la vedeva con la fronte un pochino aggrottata per il dolore, le prendeva degli impacchi e glieli passava sulle gambe, o le passava le mani sul ventre, per cercare di tener buoni i bambini.
"Sei così buono con me!" disse una sera, mentre l'ennesimo calcio la faceva sussultare.
"Mi hai fatto il più bel regalo di sempre, piccola. Ci manca anche che ti tratti male, andiamo!"
"Ma ti piaccio anche così? Così... con le gambe gonfie, che non mi posso muovere... così isterica?"
"Prima di tutto non sei isterica, e potresti permettertelo... e poi ti ho già detto che mi sto trattenendo, altrimenti ti riempirei di baci... e con forza... ma dobbiamo fare i bravi ancora per un po'..."
"Ho paura, amore!" disse la ragazza, scoppiando a piangere.
"Anch'io... ma siamo insieme, piccola Flor... siamo insieme e non può succedere niente di male."
"Sarò una brava madre? La mia con me lo è stata... ma io lo sarò? A volte penso di non farcela: non riesco nemmeno a sedermi per parlare con Agostina, Santiago o con gli altri ragazzi, e..."
"Io amo sentirti parlare, ma se ti butti giù di nuovo, allora preferisco che tu stia zitta." La fece appoggiare sulle sue ginocchia e continuò a coccolarle il ventre. Finalmente i bambini si calmarono, e Flor, stremata, si addormentò tra le sue braccia. "Ecco, tesoro... andrà tutto bene, vedrai... ora lo so... perché me lo dice il cuore." Una lacrima gli solcò il profilo del volto, ma lui si sfregò il viso sulla spalla, per non smettere di sfiorarla.
Stranamente non aveva voluto fare prove pre-parto: si era limitata ad un corso per impedire ai nervi di cedere, ma aveva paura di uscire di casa, di andare in ospedale... voleva che i suoi figli nascessero lì, al sicuro, in quella casa sulla quale tanti spiriti buoni vegliavano da molto tempo. Aveva il terrore che nel tragitto verso l'ospedale potesse succedere qualcosa.
Lui ci stava volentieri, a seguire un corso di autocontrollo, e quanto al resto lui voleva che fosse lei a decidere: se voleva che i piccoli nascessero in casa, sarebbero nati in casa. Avrebbe preferito l'ospedale, ma visti gli ultimi sviluppi comprendeva i timori di Flor. Sperava di cuore di poterle tenere la mano, per tutto il tempo... di poterla rassicurare, di poter sentire le prime grida dei loro gemellini.
Flor era letteralmente coccolatissima. La sua famiglia naturalmente le era vicina. I ragazzi la coccolavano e tenevano informato Fede, costantemente, sapendo quanto gli pesasse, nel profondo, allontanarsi dalla sua Flor, specie in quel periodo. Prova ne era il fatto che, nonostante tornasse a casa ogni giorno con un'emicrania allucinante per il continuo bla-bla-bla degli affaristi, trovava sempre un po' di tempo per lei: si metteva rapidamente in vesti più comode, mandando al diavolo le giacche troppo strette persino per lui che era ben piantato e quella soffocante cravatta, e subito dopo correva da Flor, le chiedeva come andava, se avvertiva dolore, e se la ragazza aveva un attacco di panico, lui le teneva la mano e la stringeva tra le sue, per rassicurarla. Non era capitato solo una volta, che avesse paura di non essere una brava madre... ma lui sapeva che lo sarebbe stata eccome. Flor era paranoica, in quel periodo: temeva che, nonostante non si muovesse più dal letto che per le cose essenziali, e anche in quel caso molto lentamente, la strega potesse in qualche modo fare del male ai suoi figli, e questo la faceva sentire costantemente inadatta. Massimo guardava sconcertato il modo in cui Fede, senza scomporsi, le ripeteva ogni volta che sarebbe andato tutto bene, che era una madre meravigliosa già da prima di concepire quelle creature, sia per i loro figli adottivi che per quelli in arrivo... e anche per i suoi fratellini. Massimo probabilmente non avrebbe avuto tutta quella pazienza.
Doveva avere una grande pazienza, il povero Fritzenwalden. E gli veniva da piangere, a volte, pensando che aveva rischiato di non viverla, quella gioia... certo, al Conte non faceva piacere l'idea di avere figli... non gli piaceva per niente... ma a quel ragazzo sì che faceva piacere, diventare padre, e aveva rischiato di non farlo. Ma forse qualcuno sapeva che sarebbe stato un ottimo padre, che solo con lui Flor sarebbe stata davvero felice... con lui e con nessun altro.
E fu il 12 settembre, uno di quei giorni in cui Fede era costretto ad allontanarsi, il giorno in cui la vita dei Fritzenwalden cambiò per sempre... ma in meglio.
Flor era distesa sul divano. I dolori alle gambe e al ventre non le avevano dato pace per tutto il tempo e Alberto era accanto a lei, a passarle impacchi sulle gambe gonfie e doloranti. Non aveva potuto assistere Margarita, prima che Flor nascesse, ma per fortuna, grazie a quel ragazzo che alla fine era diventato suo genero comunque, avrebbe potuto assistere la sua bambina, curarla, coccolarla.
"Oh, che vergogna!" continuava a ripetere Flor. "Detesto farmi vedere così! Sono tutta scomposta, non faccio nulla e dovete fare tutto voi, non vale!" Ed ecco che si mise a piangere.
"Tu hai sempre coccolato tutti, piccola mia" le disse Alberto, "ora sei costretta a permettere agli altri di coccolare te. Si fa così, con le bilance, si deve regolare il peso. E non dire che non sei brava, non fai niente e tutto il resto, altrimenti farai preoccupare il tuo futuro marito, poverino... oggi non ti voleva lasciare, hai visto?"
"Oh, sì, papà... il mio principino non mi voleva lasciare, lo so. Ma se non si presenta al suo lavoro me lo combinano per le feste, poverino, e non è giusto... non è giusto!"
"Ah, Flor... con tutto quello che ha sofferto, il tuo principe gli avvoltoi con cui lavora li manda via con un calcio."
Flor sorrise, rilassandosi sotto il tocco caldo del padre.
"Sono così felice, papà! Il mio Fede è buono come il pane... e il fatto che stiamo insieme è un miracolo delle fatine, e poi... e poi tu e papà Eduardo siete con me... pensa: ero triste perché non vedevo mai il mio papà... e adesso ne ho due!" esclamò, lasciando che lui continuasse a scaldarle le gambe. Alberto sorrise: era contento di come si erano messe le cose. Si aspettava una rivalità con Eduardo, ma la ragazza sdraiata accanto a lui sembrava avere un cuore abbastanza grande per tutti e due.
Improvvisamente, però, qualcosa lo distrasse dai suoi pensieri.
"Oh no... no, per favore... AAAAH!" balbettò Flor, agitandosi sul divano pe rpoi prorompere in un grido.
"Ehi! Flor, per l'amor del cielo, che hai?"
"No, adesso no! Per favore, per favore, no!"
Si massaggiò il ventre, cercando di calmare i bambini che scalpitavano dentro di lei. "Bambini, tranquilli... buoni, buoni, vi prego: il vostro papà non c'è, non ancora, PER FAVORE, NO!"
Franco era accorso in salotto, sentendo la ragazza gridare forte ed agitarsi, poiché si trovava lì vicino.
Alberto guardò l'asciugamano che si trovava sotto il corpo di Flor.
"Franco, è il momento!" esclamò.
"No, papà, ti prego, non posso! Non ora! Voglio il mio Freezer, per favore! Voglio il mio Fede!" esclamò Flor, sedendosi bruscamente.
"Flor, ferma! Non ti muovere così bruscamente." le disse Alberto, cercando di farla ridistendere, ma faceva fatica a tenerla ferma. In poco tempo il pavimento vicino al divano si bagnò del tutto.
"Voglio il mio Freezer, voglio il mio principe, vi prego, vi prego!"
Proprio in quel momento entrò il Conte, che l'aveva sentita gridare "Freezer!"
"Che succede, principes... oh, santo cielo!" intervenne il Conte. Vedendo quel pasticcio, fu colto da un senso di malessere... il sangue gli aveva sempre provocato un senso di malessere... la testa prese a girargli e cadde lungo disteso sul pavimento.
"Ma non lui, fatine, che siete sorde? Io voglio il mio Fede, non questo maschilista, donnaiolo, imbranato! Lui non sverrebbe così! Voglio il mio Freezer! Vi prego, vi prego, vi scongiuro!"
"Flor... eccomi qua, amor mio, calmati! Sono Titina, la tua madrina Titina" disse dolcemente la donna, prendendo la mano di Flor e stringendogliela forte. "Ascoltami: fai un bel respiro... il tuo Fede arriverà subito, ma deve rassicurarti per i bambini, non su se stesso. Segui me, eh? Respira... così, brava... respira..."
"Floricienta, piccola mia... me aiutare te, no preoccupa. Me conoscere mio piccolo uomo, me sapere lui fiene qva e sta con te... ma prima che lui arrifa, tua Greta te proteggere."
"Ci mancava anche questa!" esclamò Franco, guardando il conte sdraiato a terra.
"Rimani con lei, Franco! Mi occupo io di tirarlo su" disse Alberto. Era alto, forte, e nonostante non gli piacesse l'idea di separarsi da sua figlia in quel momento, capì che Franco non ce l'avrebbe fatta da solo a tirare su Massimo. Questi aprì un attimo gli occhi.
"Che succede... dove sono...?" fece in tempo a dire, poi perse nuovamente i sensi. "Oh mio Dio!" E svenne di nuovo.
"No, no, no, no! Ehi, giovanotto! Andiamo, svegliati: non è niente!" esclamò Alberto, cercando di svegliarlo con dei colpetti sul viso. "Niente... beh, Franco... gambe in spalla e togliamo questo signore da qui!"
"Oh, maledizione... povera Flor, lo credo che sia terrorizzata all'idea di avere vicino un imbranato simile!" mormorò Franco, aiutando Alberto a tirare su il Conte. "Tranquilla Flor, ora chiamiamo Fede! Dammi il tempo di portare via lui, però!"
"Oh, grazie Franco, grazie!" singhiozzò Flor. "Fatine dei principi azzurri, mandate qui il mio Freezer, non voglio partorire da sola!"
"Puona, piccolina... tuo principe non lasciare te partorire sola!" cercò di calmarla Greta.
"Mio signore!" esclamò Evaristo, accorrendo. "Oh mio Dio, signorina Florencia! Lei sta per... sta per..."
"Evaristo! Evaristo, ti scongiuro, aiutami! Devo chiamare il mio principe! Ti prego... per favore!" disse Flor, in lacrime.
"Sì, lo... lo chiamo... l-lo..."
"No, aspetta... va' con lui. Lo so che ti preoccupa da morire" disse Flor. "Io... io lo chiamo da sola, il mio prin... AAAH!"
"Flor! Ehi, Flor, tranquilla" disse Maya, facendo irruzione nella camera e reggendo il telefono. "Ecco, ho composto il numero dell'ufficio..."
"Dammi!" Flor, in preda al panico, non diede il tempo a Maya di aggiungere altro: le strappò il telefono di mano facendola quasi cadere e quando riconobbe la voce della segretaria prese a parlare a raffica: "Elena, mi passi il mio Freezer... no, Elena... ah, maledizione, fatine, anche la segretaria sorda mi deve rispondere? No, non il frigo... accidenti... mi perdoni, Elena, ma mi sento male, la prego, lo chiami! Come chi? Voglio il mio Freezer, il mio principino! No, non quello d'Inghilterra, la prego! Per favore, è urgente, la prego... oh, perché nessuno mi capisce, perché?" E riprese a piangere.
Fede, nella stanza con Matias, sentì dire alcune cose alla segretaria... "Freezer? Ma di che Freezer parla, scusi? Ma che sorda e sorda, come si permette? Principe? Ma quale principe, quello d'Inghilterra?"
"Principe... Freezer... non può essere!" esclamò, alzandosi così in fretta da rischiare di cadere, e dando un colpo alla sedia, involontariamente, che la fece rovesciare.
Quelle parole l'avevano colpito dritto al cuore.
"S-scusate... devo parlare un momento con il mio assistito" disse, prendendo il braccio del suo amico e aiutandolo ad uscire. Poi si avvicinò al suo orecchio e chiese piano: "Che succede, tedesco?"
Lo vedva pallido e malfermo sulle gambe. "Ehi! Andiamo, di' qualcosa!" disse, schioccandogli le dita davanti al viso.
"Matias, è urgente! Chiama Mercedes, e... per favore, occupati tu dei signori... Flor... i miei figli... ti prego!"
"Ma che succede?" chiese Matias.
"Sono sicuro che sia Flor! Elena ha detto Freezer, credo che Flor mi abbia chiamato signor Freezer... solo che Elena, poverina, non sa chi sia il Freezer, capisci?"i " gli rispose rapidamente Fede.
"Tranquillo, ci penso io... tu va' da Flor, che conoscendola starà rivoltando la casa!"
"Grazie, amico mio" disse il giovane, precipitandosi fuori dall'ufficio. "Elena, per favore... mi dia il telefono, ci penso io!" disse rivolto alla segretaria.
"Prego, signor Fritzenwalden. Ma... perché la sua ragazza è così fissata con i frigoriferi?"
"Un giorno glielo spiegherò, cosa c'entra il Freezer" rispose il giovane, prendendo il telefono. La parola "Freezer" la disse alzando la voce, per calmare la sua ragazza che piangeva a singhiozzi.
"Oh, amore, dimmi che non sto sognando!" esclamò lei.
"Non stai sognando, Flor: sono io! Ti prego, calmati!" le disse dolcemente Fede.
"Parto... bambini... per favore, torna a casa, amore! Ti prego! Non voglio che nascano senza il loro papà!"
"Sì... sì, va bene! Ascoltami... uno, due, tre... respira lentamente... come al corso, eh? Bravissima... pensa a... agli gnomi dispettosi, alle fatine dei bambini, agli angeli... il tuo Freezer arriverà volando, se necessario, Flor!"
"Amore, ho paura... il Conte Minimo è svenuto... tu resterai con me, vero?"
"Tutto il tempo, te lo giuro... ma non mi svenire tu, piuttosto... rilassati... respira... pensa a cose belle, io mi metto le ali, le chiedo alle fatine delle corse e arrivo!"
"Oh, grazie, amore..." sussurrò Flor, in lacrime, ma più calma. La voce profonda e vellutata del suo principe era l'unica cosa in grado di calmarla.
Fede udì un sospiro di sollievo dall'altra parte del telefono, mise giù la cornetta e si rivolse ad Elena: "La prego, porti un caffè ai clienti, io... io devo correre! È molto urgente!"
Elena avrebbe voluto protestare, ma vedendo la faccia preoccupata del giovane gli posò una mano sulla spalla e disse: "Non si preoccupi, ci penso io. Ma mi dica, che succede?"
"Stanno per nascere i miei figli!" esclamò il giovane.
"Bene! Stia tranquillo, penso a tutto io!" lo rassicurò la segretaria.
"Grazie, grazie! Che le fatine la be..."
Si fermò di colpo: "Non ci faccia caso, niente." disse precipitandosi in strada. Corse verso l'auto, salì a bordo e provò a far girare le chiavi, ma sembrava che il motore non volesse saperne.
"Oh, va' al diavolo anche tu, maledetta macchina!" esclamò scendendo rapidamente. Provò a mutarsi in fantasma per fare più in fretta, ma era molto agitato e non riusciva a concentrarsi: stava per avere quattro figli, la sua ragazza era preda delle contrazioni e lui era nel panico!
"Bene... devo correre a piedi, allora! Mamma, papà, Margarita, zio Otto... vi prego: aiutatemi a non finire sotto una macchina un'altra volta!"
E i quattro fantasmi chiamati in causa si misero a correre con lui, proteggendolo da tutto quello che poteva travolgerlo o cadergli addosso... Fede sentiva i polmoni bruciare, perché l'ufficio era piuttosto lontano da casa sua, ma continuava a ripetersi: "Devo farlo! Devo farlo!"
Mercedes, intanto, era a casa sua, con Segundo, e insieme stavano giocando con il piccolo Florencio, quando il suo cellulare prese a squillare.
"Pronto?" disse tranquilla. Cercava di rimanere reperibile, perché Flor era praticamente pronta per il parto. E infatti...
"Mercedes, sono Matias... l'amico del te... di Fede."
"Sì, dimmi."
"Flor sta per partorire, credo... era molto agitata... più del solito. Vai, presto!"
"Sì, certo! Prendo l'occorrente e vado" disse Mercedes, afferrando una valigetta e chiudendo la chiamata. "Segundo, Flor sta per partorire... io vado!"
"Ti accompagno" disse il giovane Conte. "Vieni, giovanotto... andiamo ad aiutare la zia Flor e a conoscere i cuginetti!"
E mentre Segundo, Mercedes e Florencio salivano a bordo, Fede continuava a correre verso casa sua. Mancavano pochi metri, ma ormai gli tremavano le gambe. Era quasi caduto per terra, quando, come una manna dal cielo, apparve dal nulla un'automobile. Una donna dall'interno si voltò e alzò una mano, attirando l'attenzione del giovane. "Fede! Di qua, di qua!"
"Mercedes! Signor Segundo!" esclamò Fede, rinfrancato. "Oh, sia lodato il cielo!"
"Sali, stiamo andando da Flor" disse Mercedes.
"Non si faccia problemi" aggiunse Segundo. "Salga, signor Fritzenwalden."
"Grazie! Grazie, davvero!" esclamò Fede, salendo a bordo.
Raggiunsero il giardino di casa Fritzenwalden, scesero dalla macchina e Segundo prese in braccio il piccolo Florencio, placidamente addormentato.
"Al bambino penso io, Mercedes" disse gentilmente. "Tu va' dentro con il signor Fritzenwalden!"
Detto fatto: Segundo rimase insieme al bambino, mentre Fede e Mercedes entravano precipitosamente in casa.
La situazione era un disastro: Alberto ed Eduardo avevano improvvisato un lettino da sala parto, avevano tirato su Flor, con l'aiuto dei gemelli Fritzenwalden, e l'avevano issata lì sopra.
Flor era in un mare di lacrime, in preda alle contrazioni, con Greta che le accarezzava i capelli, continuando a ripetere: "No preoccupa, Floricienta: tu sapere che Herr Federica non abbandonare te!"
"Oh, Greta! È proprio perché lo so, che ho paura! E se gli fosse successo qualcosa? Il mio principe non mi lascerebbe qui da sola, non... l'ho già perso una volta, non voglio che accada di nuovo, non voglio!"
"Piccolina, no preoccupa... lui arrifa, lui sempre mantenere sue promesse... ascoltare me... me afere assistito Frau Maria, qvando nascere piccolo Thomas... e poi me... me fare nascere tanti animaletti... pecore, cafalli, mucche..."
"Oh... e com'è stato... quando è nato Thomas?"
"Ah, lui piancere proprio tanto tanto, mio piccolino... tu no preoccupa, eh? Tu respira, rilassare... tu afere fatto nascere figlio di Mercedes, tu sapere che fare, tu sapere..."
"Sì... ho fatto nascere il suo bambino... il suo bambino, il mio figlioccio!"
Amélie, insieme ad Emma, Bella e Maya, aveva procurato un paio di forbici pertagliare la placenta, disinfettandole con l'alcool, e un grosso asciugamano per coprire la vita e le gambe di Flor, che si vergognava già parecchio. I bambini andavano ogni tanto a controllare il Conte e ad Evaristo era stato dato il compito di rimanere accanto al suo signore.
Dall'altro lato del lettino di Flor c'era Titina, che l'aiutava a regolarizzare il respiro, mentre Reina, Lorenzo, Bata e Sofia erano corsi a preparare le quattro cullette per i bambini e Antonio, Oscar e Beba cercavano di tener d'occhio i ragazzi. Fu Nilda ad aprire la porta ai nuovi arrivati, mentre Ariel e Rosita portavano via i gatti perché non facessero confusione.
"Oh, caro, che bello vederti!" esclamò Nilda. "Vuoi sederti un attimo? Vuoi un po' d'acqua, eh?"
"No, no... non c'è tempo, no... d-dov'è Flor?"
"Vieni, allora. È in salotto."
Il giovane entrò nella stanza e fu accolto letteralmente come un eroe.
"Fratellone, finalmente!" esclamò Franco.
"Che cosa?" chiese Flor, intontita dal dolore.
Greta si voltò, vide il suo "Herr Federica" sulla soglia del salotto e tirò un sospiro di sollievo. Gli andò incontro e lo abbracciò, scoppiando in lacrime. "Ach Mein Kind, tu essere... l-lei essere benedizione di fatine di Floricienta!"
"Greta... cara Greta, grazie per essere stata accanto alla mia Flor... giuro che dopo ti darò un abbraccio da koala, come dicevi quando ero piccolo... ma ora devo correre da lei, gliel'ho promesso."
"Yah, afere racione, mein Kind" gli disse Greta, lasciandolo andare. Fede la baciò sulla fronte e si spostò di lato. La dolce governante teutonica si fece avanti e attirò l'attenzione di Flor. "Floricienta... piccolina, guarda chi arrivato!" esclamò, al settimo cielo. "Me dire che tuo principe no te abbandonare!"
"Il mio principe! È arrivato il mio principe!" esclamò Flor, ridendo e piangendo contemporaneamente. "Signor Freezer, che bello vederti!"
"Flor! Flor, tesoro, sono qui! Perdonami: l'auto si è guastata e... e ho dovuto..." balbettò, scosso.
"Amore, grazie! Grazie!" esclamò lei. "Ti prego, abbiamo bisogno di un abbraccio, per favore!"
"No, amore! Ora se ti abbraccio i pargoletti si fanno male!" disse con dolcezza. "Dammi la mano, coraggio! Ascoltami: non m'importa se mi blocchi la circolazione, se mi spezzi un braccio... se mi fai diventare sordo... adesso voglio che tu mi stringa la mano e gridi, capito?"
"Amore, ce la farai a rimanere con me, vero? Non ti farò troppo male? Non sverrai come il Conte Minimo?" singhiozzò Flor.
"No, amore mio, non lo farò, te lo giuro! Ho già assistito ad un parto, ricordi?" le disse lui. "Fai come sta facendo Titina. Respira... così, piccola... va bene così: sei bravissima!"
"Amore, ho paura, fa tanto male!" sussurrò Flor... era quello che più temeva... che Flor sentisse dolore... troppo dolore.
Poi, mentalmente, disse: "Fatine dei parti, datemi un po' del suo dolore!"
La fata che vegliava su Flor sorrise a quell'uscita e disse: "Sei un uomo coraggioso, sai?" E alla fine lo accontentò. Il loro punto di contatto era la mano, quindi il dolore fu canalizzato lì.
"Cos'hai, amore?" chiese Flor, esagitata, guardando il viso contratto di Fede. "Non stai per svenire, vero?"
"No, non sto per svenire, tranquilla... ah... con... c-con... co-concentrati, amore mio... sei f-forte e sei bravissima!"
"Sento meno fitte... fa meno male..." balbettò Flor, continuando a guardare Fede, che prese a darle il ritmo per il respiro. Poi, guardando il viso sofferente di Fede, capì cos'era successo: "Il nostro dolore... hai chiesto alle fatine di... AAAAH!" esclamò, stringendogli la mano ancora più forte. Soffriva molto, ovviamente, ma sapeva di non essere sola... e questo da una parte le mostrava quanto fosse coraggioso, il suo principe, ma dall'altra si sentiva in colpa per il fatto che lui stesse soffrendo con lei... "Perdonami, amore, non volevo, non volevo!"
"Shh... basta, amore mio... non pensare a... a me... n-non ci pen-sa-re..."
"AAAAH!" gridarono all'unisono.
Mercedes si avvicinò a Flor, spostò di poco l'asciugamano e le tastò delicatamente il bassoventre.
"È molto dilatata..." disse. "Non faremo in tempo ad arrivare in ospedale..."
"Ma no! Niente ospedale, non voglio... tu sai come fare, vero?" balbettò Flor, spaventata.
"Niente ospedale, amore, tranquilla" la rassicurò Fede.
"Ma certo, Flor... so cosa fare, tranquilla... un parto d'emergenza l'ho avuto io e ne ho anche seguito uno... puoi tranquillamente fare un parto naturale... farà male, ma tu ce la farai... ora guardami, Flor! Al tre dovrai spingere, okay?"
Anche Mercedes era nervosa: lo si poteva notare dalle sue mani che tremavano, ma ebbe la freddezza di non entrare nel panico e di ricordare quello che aveva vissuto con il suo, di parto... ora stava per praticare il secondo parto domestico con un'altra persona, perché aveva assistito proprio pochi giorni prima ad un altro di quei parti.
Si voltò verso Titina, che era davanti al letto: "L'aiuti a tenere le gambe ben larghe e si tenga pronta!" esclamò.
"Bene" disse Titina, tenendo ferme le gambe di Flor, che a causa del dolore non faceva che scalciare.
"Flor, tieniti pronta! Al tre spingi!" disse Mercedes. "Fede, tu tienila sdraiata... potrebbe scattare in avanti per il dolore e farsi male!"
"Sì, sì, certo" disse lui, mettendo un braccio davanti a lei e continuando a tenerle la mano.
Le sue mani tremavano, era terrorizzato, ma si sforzò di sorridere. Sentiva il dolore di Flor, a causa dell'incantesimo delle fatine, e in più rischiava una distorsione alla mano per quanto Flor gliela stringeva, ma non fece commenti.
"Scusa... so che ti sto spezzando il braccio, ma non voglio perderti" disse lei, guardando il viso contratto del giovane... così contratto da essersi gonfiato.
"Flor, pensa ai bambini, adesso... io le ossa me le rimetto a posto più tardi" disse lui. Flor cercò di allentare la stretta, afferrò un cuscino e se lo mise tra i denti, per sopportare meglio il dolore.
"Fede ha ragione!" disse Mercedes, attirando l'attenzione della ragazza. "Flor, sei pronta?"
La ragazza alzò il pollice della mano sinistra, mentre Greta, messasi dietro il lettino, mise le mani sul suo viso, accarezzandole le guance.
"Noi tutti con te, Floricienta. Noi te aiutare, piccolina, no preoccupa." disse, quasi in lacrime.
"Va tutto bene, amore mio" disse Fede, sopportando con lei il dolore e stringendole la mano. Ormai la sua mano era diventata rossa, perché Flor, a sua volta, la stringeva forte, più di prima, ma non importava.
"Amore..." balbettò Flor, terrorizzata.
"Cosa c'è, principessa?" le chiese Fede, cercando di mostrarsi tranquillo.
"Ho tanta paura!" singhiozzò Flor. "Voglio la mia mamma, per favore!"
Rimasero tutti spiazzati. Greta, non sapendo che altro fare, prese a far scorrere le sue dita sul viso di Flor più lentamente, mentre Fede le teneva la mano e cercava di calmarla... poi vide Margarita, che sorvolava il letto. "Dille che sono orgogliosa di lei, che la amo" disse Margarita, con tenerezza. "Fallo per me... ti prego!"
"Tesoro, ascoltami" disse con voce tremante. "La tua mamma... ah! La tua mamma è qui... t-ti ama e... ed è tanto fiera di te..."
"Coraggio, Flor. Uno... due... tre... vai!" disse Mercedes, e Flor, contraendo forse tutti i muscoli del viso, spinse più forte che poté, stritolando la mano di Fede. Il giovane si morse le labbra, ma la lasciò fare, accarezzandole il dorso della mano con il pollice per rassicurarla. Entrambi chiusero gli occhi e li riaprirono soltanto quando udirono un pianto che li riscosse. Maya corse in aiuto di Titina, che non poteva ancora allontanarsi, prese in braccio il bambino e lo pulì dal liquido amniotico.
"Va tutto bene, tesoro." sussurrò dolcemente al piccolo. "Mamma sta bene... è che ti deve dare altri fratellini." Lo portò al piano superiore, gli mise addosso dei vestitini e lo adagiò nella culla, per poi sedersi lì vicino, in attesa. "Mamma, papà, fate che vada tutto bene!" pensò, mentre vedeva il bimbo stringere le manine a pugno.
"Dov'è? Dov'è il mio bambino?"
"Ci ha pensato Maya, tesoro... sta bene, tranquilla. Quando saranno nati tutti li vedrai... li vedremo, e potremo coccolarli per tutto il tempo!"
Anche Fede era ansioso di vedere il neonato, ma prima dovevano nascere anche gli altri.
Flor fu scossa da un'altra contrazione e Fede prese a tremare: l'incantesimo sarebbe durato per tutto il parto.
"Tesoro, spingi!" esclamò Mercedes, ritornando a premerle dolcemente sul ventre.
La ragazza gridò di dolore, poi prese un lungo respiro e spinse di nuovo.
Per tutto il tempo tenne gli occhi chiusi: aveva pianto così tanto che le facevano male persino quelli.
Passò un minuto buono prima che altre grida riempissero la stanza. Questa volta fu Reina ad intervenire, prendendo tra le braccia la bambina e lavandola nel bagnetto. Era la prima volta che provava il desiderio di tenere in braccio un bambino e quella piccina, in particolare, era così bella, morbida, fragile... così unica!
"Shh... tranquilla, tranquilla" diceva continuando a cullarla.
"Fai attenzione, ti prego, può farsi male!"
"Tranquilla, Flor... ti giuro che starò attentissima!" E andò a raggiungere Maya nella stanza di Flor.
Fu davvero molto delicata quando mise i vestitini alla piccina e l'adagiò nella culla.
"Non ce la faccio più... non ce la faccio più..." biascicò Flor, continuando a spingere... e in quel momento accadde qualcosa di strano. Gli ultimi due gemellini, un maschio e una femmina, vennero fuori tenendosi per mano, e, ancora più stranamente, Flor quasi non se ne accorse. Non poteva sapere che le fatine avevano fatto in modo che né lei né Fede avvertissero dolore, nell'ultimo tratto.
Alberto e Nicolas presero i due bambini e, come si era fatto con gli altri, li lavarono, li vestirono e li misero nelle cullette. Anche i bambini erano molto stanchi.
"M-mi... sento..." biascicò Flor, prima di perdere i sensi.

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