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120: La famiglia cresce... e l'amicizia anche

Quella notte, per ringraziare i suoi familiari, Fede rimase di guardia. Il salotto si era trasformato in un'infermeria, ma lui preferiva decisamente che fosse così piuttosto che lasciare da solo qualcuno che aveva bisogno. Bonilla continuava a rantolare e in mezz'ora aveva già dovuto tirarlo su due volte, mentre i picchi di febbre si alternavano a momenti di profondo torpore. Ogni tanto Fede gli sentiva il polso per assicurarsi che fosse vivo.
Ariel stava decisamente meglio. Si vedeva che quella gamba lo faceva soffrire e Fede gli cambiava le bende ogni ora e controllava il bernoccolo che il giovane aveva in testa, ma per fortuna non era più di là che di qua... invece Fede sentiva una tremenda angoscia per Bonilla, che percepiva sempre più distante.
Dopo aver fatto rigettare Claudio per l'ennesima volta, Fede si voltò verso Ariel. La sua benda si era bagnata di sangue, perché i movimenti che il povero Ariel faceva per sopportare meglio il dolore avevano sollevato la crosta della ferita, riaprendola.
"Mi dispiace di averti messo in questa situazione" disse all'improvviso Ariel.
"Non ti preoccupare. Non è mica colpa tua" lo rassicurò Fede.
"Quello che non capisco è... come hai fatto a fermare quell'affare prendendo quella signora per un braccio?"
Fede sorrise mestamente. La situazione aveva un che di comico: lui, l'ex Freezer, che non aveva mai creduto nella magia prima di tornare in vita, ora ne sapeva più di Ariel, che, per contro, aveva sempre creduto alle fate. proprio come Flor.
"È una storia talmente assurda che se te la raccontassi neanche tu che hai sempre saputo dell'esistenza delle fatine mi crederesti." gli rispose dopo un po'.
"Tu prova a raccontarmela, questa storia... dopo aver passato mesi a consolare i tuoi fratelli per il tuo incidente e averti visto ritornare miracolosamente indietro dubito che qualcosa possa stupirmi."
"Ehm... a proposito di questo, io... ti volevo ringraziare per essere stato accanto a Flor, ai bambini... in qualche modo" disse lui in risposta.
"Una trave stava per uccidermi, tu l'hai deviata e mi stai curando. Siamo pari." ribatté Ariel.
"Non sopportavo di vedere i miei fratelli così... e tu, Flor, Bata, i ragazzi della band... Amélie... vi siete presi cura di loro come se fossero stati la vostra famiglia... e tu hai aiutato la mia... cioè..."
"Puoi dire "la mia Flor", se ti va. Anch'io mi sono innamorato... di sua cugina, Rosita... dopo che sei tornato. Lei... mi ha aiutato a rimettere in sesto il negozio e a trovare una casa... dopo il modo brusco in cui ci siamo "salutati", voglio dire."
"Ma guarda! Sembra che alla fine faremo tutti parte di una grande famiglia."
"Però tu sei turbato... com'è che ti chiamava Flor?"
"Mi chiama ancora così, in realtà... comunque: signor Freezer."
"Sei turbato... sei molto più pacato, tranquillo, ma sei comunque sul filo del rasoio. Perché?"
"Per colpa di quella strega che per poco non ti fracassava la testa!" rispose semplicemente il giovane, cambiando le bende ad Ariel.
"Una strega che immagino tu già conosca, vero?"
"La matrigna di Flor... e la madre della mia ex. Sono cambiate tante cose dall'ultima volta che abbiamo parlato, sai?"
"Beh, anche per me. So che mi hai visto alla protesta per il tuo rilascio, sai, quando eri in... prigione."
"Ti ho visto, sì... ma perché l'hai fatto?"
"Perché il nostro problema era volere molto bene alla stessa donna, e non era neanche colpa sua, poverina... il cuore va dove gli pare, non ascolta nessuno. E invece di aiutarci, ci davamo contro di continuo... poi ti ho visto al parco con quei due ragazzini... quando ho visto come li aiutavi, come ti occupavi di loro... come ti cercavano... ho capito quanto sei buono. E ho provato mille volte a dirlo a quelli che ti tenevano dentro, ma non mi hanno mai dato retta, e allora... ho dato una mano con la manifestazione."
Fede rimase sorpreso: un uomo con il quale aveva avuto quasi sempre divergenze aveva fatto di tutto per difenderlo.
Nel frattempo, Flor aveva prestato il suo letto a Rosita.
Lei, dal canto suo, si era messa nel letto che prima era di Roberta.
"Allora, Rosita? Sei la ragazza di Ariel, vero?" chiese Flor, curiosa.
"Sì. Ci siamo conosciuti per caso, sai? Lui era un po' in difficoltà, all'epoca... ti avrà raccontato: la casa che ha preso fuoco, gli animali che non avevano una sistemazione..."
Flor sorrise, ricordando il disastro che i coniglietti e le galline avevano combinato in casa Fritzenwalden.
"Eccome se lo so, Rosita! Ho provato ad ospitarli, ma le galline e i coniglietti... che vivaci... sai, hanno creato il caos a casa, e il mio Freezer, cioè, Fede... cioè, insomma... il padrone di casa, si è arrabbiato... in realtà non era nemmeno colpa degli animali: avevamo già litigato per conto nostro..."
"Litigato? Voi due? Ma è quel signore che ci ha portati a casa, il tuo Freezer?" domandò Rosita.
"Oh, sì! È lui!" rispose Flor, sorridendo.
"Ma è buono come il pane, quel ragazzo, dai! Non ce lo vedo, come uno che si arrabbia" disse Rosita.
"Infatti lui in realtà non è così... ma ha una storia molto complicata... ha perso i genitori quando era un adolescente ed essendo il primogenito... è stato costretto a congelare il suo cuore, in modo che il dolore non lo sfinisse. Sai, ha altri cinque fratelli... e poi sono arrivati molti ragazzi... e tua cugina, mia sorella, Reina... quella che si chiamava Delfina, all'epoca... era piuttosto... ehm, irritante."
"Ci vorrà un bel po' per raccontare questa storia... adesso sembrate tutti così buoni!" disse Rosita.
"Lo siamo, solo che non lo sapevamo, prima di conoscerci... prima di quello che è successo" disse Flor, e il suo volto si rabbuiò.
"Di che parli?"
Rosita si alzò dal letto e prese la mano di Flor, delicatamente.
"Non te la senti di parlarne, Flor?"
"Non è solo questo, Rosita. È vero, è un argomento che mi fa male... ma il fatto è che non mi crederesti, se te lo dicessi." le spiegò Flor.
"Sono una strega" disse velocemente Rosita. "Tutta la mia famiglia è costellata di streghe. Quelle con i poteri, intendo. E so che mia zia sta cercando di fare del male ad una persona... anzi: ad una famiglia in particolare. Prova un po' a raccontarmelo."
"Vedi... l'anno scorso... ad ottobre... io e Fede dovevamo andare al Mare, perché stavamo per metterci insieme ufficialmente... poi un uomo, un Conte... un idiota..." disse Flor, "per non guardare la strada a momenti si faceva investire da una macchina... il mio Fede guarda tutto, sai? Lo fa sempre, perché è abituato a proteggere me, i ragazzi... le persone che lavorano con noi, anzi, VIVONO insieme a noi, intendo. Lui guarda tutto, e ha visto la macchina che puntava dritta verso quel tipo. E allora... ha cercato di avvisarlo, ma il Conte Minimo non gli ha dato retta... allora lui l'ha buttato per terra e l'ha allontanato dall'auto... ma non ha fatto in tempo ad alzarsi. È stata una frazione di secondo e lui... il mio principe..."
"Ehi!" Rosita strinse le mani di Flor, che aveva gli occhi pieni di lacrime. "Flor, fermati, se non te la senti..."
"No... siamo una famiglia ed è giusto che tu sappia..."
"Respira, Flor. Respira" le disse dolcemente Rosita.
"Il mio principe... è... è deceduto sul colpo. Non se n'è neanche accorto, fisicamente... se n'è resa conto la sua anima. E non puoi immaginare com'è rimasto sconvolto!"
"Tu te lo ricordi?" chiese Rosita.
"L'ho sognato."
"E cos'è... oh, scusa."
"No, posso raccontartelo... lui... ha cercato di scuotere il suo corpo, poverino, ma potrai immaginare a cosa sia servito. Poi lui è venuto da me... e non mi ricordo bene a che cosa, ma lui mi ha risposto: "Neanche morto! Scusa, come non detto"!"
"Autoironico, il tuo principe" disse Rosita.
"Sì. Decisamente" le disse Flor. "E poi... ci siamo incontrati dopo... e lui mi ha fatto una promessa."
"Che promessa?"
Ariel e Rosita stavano ascoltando la stessa storia e avevano appena posto, in contemporanea, la stessa domanda.
"Le ho promesso che la nostra storia avrebbe avuto un finale felice." rispose Fede. "E ce n'è voluto... ma alla fine, non so se per sfinimento o per altro, ma il Capo mi ha lasciato andare. Non sai quanto ne sono felice, ma da allora non abbiamo un attimo di tregua."
"Lui dice che da quando è tornato non abbiamo un attimo di tregua... ma in realtà la nostra famiglia ha sempre un problema dietro l'altro, solo che questa volta i problemi sono fuori... dalla realtà, diciamo. Abbiamo toccato con mano la magia."
"Oh, capisco!" dissero in contemporanea Rosita e Ariel.
Ma d'improvviso un grido lacerò il silenzio.
"Che cosa è stato?" chiese Flor, mettendosi in allerta. "Veniva dal piano di sotto."
"È meglio... se andiamo." disse Rosita e Flor, affettuosa, la prese sottobraccio.
Ma anche un'altra persona era sopraggiunta: si trattava di Emma.
"Cos'è successo?" chiese preoccupata. "Oh mio Dio..." esclamò, avvicinandosi a Claudio. Ariel aveva probabilmente cercato di sporgersi dal divano per aiutare Fede, ma lui l'aveva subito bloccato.
"È peggio delle altre volte." pensò Fede. "Scotta moltissimo, poverino."
"Fede! Fede!" chiese Flor, raggiungendoli, mentre Emma prendeva un polso del povero Bonilla, cercando di placare le fitte che il poverino doveva sentire.
"Non può essere... guardalo! È peggio del solito!" esclamò lui, agitato.
"Accidenti, fatti aiutare!" esclamò Ariel.
"Io sono testardo, ma tu sei tremendo! Devi stare a letto o quella gamba non guarirà mai!" gli disse Fede.
Per l'ennesima volta si caricò sulle spalle Claudio, ma questa voltafu la piccola Emma ad aiutarlo.
"Io... vado a riempire... la vasca." disse Flor. "Rosita, tu resta qui!"
Tutti camminavano abbastanza rapidamente e, mentre lo sorreggeva, Emma cercava di tenere Claudio ancorato a sé, perché sembrava che la sua anima stesse combattendo contro qualcosa.
"Resisti, resisti!" gli diceva Fede. "Ci siamo quasi!"
Raggiunsero il bagno e Flor si spostò lateralmente, mentre Emma sfilava i vestiti al malato, cercando di non fargli male, e Fede lo teneva in equilibrio. Una volta finito, lo calarono dolcemente nella vasca, sperando che l'acqua bastasse a fargli calare la febbre.
Nel frattempo, Rosita, seduta accanto al suo ragazzo, per la prima volta gli tastò la ferita.
Il ragazzo rabbrividì, sentendo il dolore trafiggerlo, ma non disse nulla.
"Perdonami... sai, Flor mi ha raccontato quello che è successo... tra lei e Fede... e quando ho visto quella trave precipitare verso di te in quel modo, senza poter fare niente... ho capito quello che Flor ha provato dopo quello che è successo a Fede... vedi, loro... litigavano molto spesso, ma si amavano tanto... e ora sono costretti a fingere di litigare per non mettere a rischio la loro famiglia... ma forse... forse è meglio ora, perché hanno rischiato di non vedersi proprio più. Ti prego, giurami che non te ne andrai."
"Non ti devi preoccupare, Rosita. Dopo quello che è successo farò di tutto per evitare che succeda anche a noi. Promesso."
Pur facendo fatica a tirarsi su, Ariel mise le mani ai lati del viso di Rosita e l'attirò a sé, premendo le sue labbra su quelle di lei.
"Andrà tutto bene, amore mio" promise, senza abbandonare le labbra calde della ragazza. "È una promessa. Andrà tutto bene."
Nel frattempo, al piano superiore, Flor e Fede continuavano a monitorare Bonilla.
"Sembra che la febbre scenda più lentamente o che non voglia proprio scendere." sospirò Flor.
"Oh, santo cielo... guarda che brutta fine ha fatto Claudio!" sospirò Fede, immergendo il braccio di Bonilla nell'acqua. "Almeno gli sento il cuore."
"Aggrappati a questo, amore mio. Ora dobbiamo pensare che... che dobbiamo fare di tutto per curare Claudio, che quando guarirà, magari, potrà ricominciare da zero, capisci? Lui... insomma, non penso che possa... tornare dalla strega, dopo questo... sarebbe troppo."
"Hai ragione, Flor. Ci proverò" disse sorridendo il giovane. "Aspetta... è una mia impressione o... o sta meglio?"
"Aspetta" disse Flor, avvicinandosi al viso di Claudio. Gli sentì la fronte, poi accostò l'orecchio alle sue labbra e rimase in ascolto. "Oh, fatine dei malati, grazie!"
"Lo tiro fuori, allora?" chiese Fede.
"Lo tiriamo fuori insieme!" disse Flor.
"Ti ho detto di non fare sforzi, signorina! Il supporto /orale va bene, ma ti giuro che faccio tornare il signor Freezer se ti vedo sollevare qualcuno o qualcosa sulle spalle, capito?"
Fede ammiccò e Flor scoppiò in una risata.
"Oh, non me lo ricordare!" disse poi. "Va bene, farò la brava... ma già mi basta fingere di litigare con te quando la strega ci spia."
"A proposito di questo... ci siamo schermati, Flor, ma... la protezione non reggerà a lungo. Dobbiamo inventarci qualcosa o ci scoprirà... come ai vecchi tempi. Fai quello che preferisci, rovesciami qualcosa addosso, gridiamoci contro parole a caso o facciamo finta di non sentirci l'un l'altra..."
"Quanto tempo abbiamo, Fede?"
"Nilda dice che al massimo il cristallo ci potrà proteggere fino a domani."
"Va bene... allora ci toccherà richiamare la me impulsiva e il signor Freezer, per allora... e dobbiamo avvisare i ragazzi. Ma..."
"Cosa?"
"Credi... credi che Claudio ci possa tradire?"
"Così come sta non credo, Flor... ma nel dubbio..." disse Fede, iniziando a muovere le mani in cerchio, fino a creare una sorta di nebbia particolarmente soporifera, che fece addormentare il malato. Fede tirò fuori Claudio, e intanto che lui lo reggeva Flor lo asciugò e gli cambiò i vestiti, poi lo riportarono giù.
"Andiamo sotto il tuo albero." le disse lui, amorevole, e Flor non mosse alcuna protesta.
Era da troppo che non osavano scambiarsi neanche un bacio. Quando si misero di fronte all'albero, il tronco si aprì e i due entrarono nel varco che si era creato.
"Ho troppo bisogno di te." disse dolcemente il giovane.
"Anch'io... non me lo ricordo neanche più, quando ci siamo baciati l'ultima volta... ma mi manca, io..." balbettò Flor. "Io... ho un trauma, e tu lo sai. Starti lontano mi fa paura e..."
Lui non le permise di dire altro. L'attirò a sé e premette le labbra su quelle di lei, delicatamente. Entrambi avvertivano le farfalle nello stomaco, nonostante fosse passato parecchio tempo.
Rimasero così molto a lungo, più di quanto loro stessi potessero immaginare. Poi, però, accadde qualcosa.
"Ragazzi! Che bello vedervi così!" esclamò una voce, fuori dal varco.
"Titina!" esclamarono all'unisono i ragazzi.
"Finalmente, finalmente!" disse Titina. "Finalmente state..."
"No, non lo dire, Titina, non lo dire!" sussurrò Fede. "La strega!"
"Tranquilli, ci ho pensato io!"
"Come hai fatto?"
"Andiamo dentro, che vi spiego."

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