104: Abbracci e confidenze
"Sì... sì, Fede... sono caduta perché ho sognato il tuo incidente, ho ripensato a quello che è successo con mio padre quel giorno e@ ti stavo cercando per chiederti scusa, ma... ma non mi sono accorta che c'erano le scale e allora... e-ecco, vedi... io... io... perdonami..." prese a balbettare Emma.
I fratelli Fritzenwalden si guardarono confusi. Cosa poteva essere successo a Emma il giorno dell'incidente? Cosa poteva averle fatto quel mostro di suo padre per dar sfogo al suo nervosismo?
"Tesoro mio, non dovevi preoccuparti di nulla! Non è stata colpa tua! Quello che mi è successo non ha nulla a che fare con te! Tu non sei la persona che mi ha fatto del male... sei sua figlia!"
"Perdono... perdono..." sussurrò Emma.
"Non hai nulla da farti perdonare." la tranquillizzò Franco, premendo dolcemente le labbra su quelle di Emma.
Fede, intanto, aveva avvisato quelli che erano rimasti a casa, dicendo che per fortuna la piccola Emma stava bene.
Quella notte, in ogni caso, la tennero in osservazione perché aveva battuto la testa. Franco rimase al suo capezzale per tutto il tempo e disse a suo fratello di tornare a casa, che sarebbe andato tutto bene, che Flor aveva molto bisogno che lui le stesse accanto... dopotutto anche lei si era presa uno spavento coi fiocchi, quella nette, ed era anche incinta! Tutto quello stress non poteva sicuramente farle bene!
E in effetti in quello che Franco aveva detto c'era un fondo di verità.
La ragazza non diceva nulla: Fede aveva così tante cose a cui badare che non sapeva dove sbattere la testa e lei, che lo amava più di se stessa, evitava di parlargli di quello che la turbava, perché lui era un uomo molto sensibile e il suo malessere sarebbe stato una croce per lui, che l'amava a sua volta.
"Che avere, Floricienta?" chiese Greta, vedendola assorta, che girava la palla di neve che Fede le aveva dato tempo prima, che si era rotta e poi era tornata integra con il suo ritorno.
"Niente, non ti devi preoccupare." le rispose tranquillamente Flor. "Pen/avo a quella povera ragazza... Emma. Fede mi ha spiegato perché è caduta giù dalle scale sai? Si sentiva colpevole."
"Me capire, ma me pensare anche tu preoccupa per Her Federica che andare in ospedale con piccola... essere vero?"
"È vero. Vedi, quando Fede ha spinto quell'uomo per liberare la sorella dalla sua morsa, ho potuto vedere i suoi occhi e ho avuto una fitta al cuore. Ti rendi conto che a quest'ora il mio Freezer dal cuore tenero potrebbe anche non essere qui?"
"Povera piccola mia! Tu sapere qvanto lui volere te bene, eh?" le chiese Greta con il suo solito fare materno, posando un braccio sulle spalle della ragazza. "Lui preoccupa molto per te."
"Sì, è per questo che devo chiederti di non dirglielo, per favore!" supplicò la ragazza. "Lo so che lui detesta che gli si menta, ma non voglio che soffra!"
"Me capire... ma tu sai che lui preferire tu dirgli tutto qvello che ti preoccupa, piccola mia... parlare con lui. Tu sai che lui essere molto buono, eh?"
"Sì, certo... ma credimi se te lo dico: nemmeno lui riuscirebbe a r_assicurarmi dopo che ho guardato quel tizio... ma una cosa è certa: farebbe di tutto per aiutarmi, poverino! Ricordi la vigilia di Natale dell'anno scorso? Lui c'era: sono sicura che lui era lì, con noi..."
In quel momento Agostina entrò in cucina di gran carriera e prese a saltellare per attaccarsi al braccio di Fkor.
"Principessa... che ci fai qui, eh?" le chiese dolcemente Flor, chinandosi per darle un bacio sulla guancia. Agostina prese la sua lavagnetta e scrisse: "Ti va di parlare con il tuo papà? È auono e ha visto che sei triste... così il mio papà angelo del parco non starà male e tu, mamma Floricienta, potrai curare la tua malattia."
Flor sorrise: così silenziosa e così intelligente e premurosa, la sua bambina venuta da lontano!
La piccola capì al volo che quell'uomo, che doveva stare al buio, ma era accomodato nel miglior modo possibile, era molto importante per la sua mamma Floricienta ed era scesa giù in cantina per tenergli un po' di compagnia. Il povero Alberto era in piena trasformazione. Aveva imparato a non gridare più, ma ogni volta quella trasformazione era terribilmente dolorosa e infatti, entrando, Agostina l'aveva visto con il volto contratto e l'aveva sentito soffocare un gemito. Si era avvicinata a lui: il corpo martoriato e ricoperto di squame gli faceva un male tremendo, e lei, capendo, gli aveva accarezzato il volto affilato a causa della trasformazione. Le mani della piccola parvero dargli sollievo.
"Come sei gentile, piccolina!" le disse Alberto, accarezzandole la guancia. "Non hai paura di me, vero? Anche se sono brutto?"
La bambina scosse due volte la testa, poi prese a scrivere: "Non sei brutto."
"Dici?" chiese Alberto, dolcemente.
Lei continuò a scrivere: "Una strega cattiva ti ha fatto un incantesimo. Tu sei bello e hai gli occhi buoni."
Alberto le prese il viso tra le mani e, con le labbra irruvidite, le stampò un bacio delicato sulla fronte.
Agostina si ridestò dal suo ricordo ed indicò a Flor la porta della cantina.
"Papà!" esclamò Flor, vedendo Alberto in preda al dolore dell'ennesima trasformazione. Lo vedeva sopportare il tutto con coraggio, ma anche con una quota di rassegnazione. "Aspetta, papà! Lascia che ti aiuti... per favore..."
Flor gli premette dolcemente la ferita sull'orecchio e lui tornò normale, poi prese a passargli le mani sul viso e sul torace, fino a togliergli tutto il dolore.
"Come va? Come ti senti?" gli chiese.
"Va molto meglio, Flor, tranquilla..."
Alberto si tirò su a sedere, lentamente e con una certa difficoltà, e le chiese: "Tu hai qualcosa. Lascia che ricambi @l favore che mi hai fatto! Che ti succede, luce dei miei occhi?"
"Ho paura, papà! Da quando l'uomo che ha strappato la vita al mio principe si è presentato qu@ e ha aggredito Emma il mio pen/iero fisso è quell'incidente... quello stramaledetto incidente!"
Alberto capiva i suoi timori. Le prese il viso tra le mani e l'attirò a sé per abbracciarla.
-Ti capisco, angelo mio... quando la tua mamma se n'è andata anch'io stavo così e quando Maria mi ha detto di quel povero ragazzo m@ si è spezzato il cuore... non se lo meritava, poverino... ma sono certo che il Capo, come lo chiama adesso lui, non l'abbia rimandato indietro con un corpo per riprenderselo subito... è raro che lasci andare qualcuno, anzi: per quanto ne so io non era mai successo, e questo vuol dire che lui può stare qui, che deve stare qui!"
In quel momento entrò in cantina anche Fede. Aveva un'espressione preoccupata e da quella Flor capì che aveva sentito quello che si stavano dicendo.
"Grazie, Alberto!" esclamò avvicinandosi al suo padrino. "Dimmi: è tutto a posto? Stai bene, vero?"
"Sì... sì, va äutto bene. Sai, la trasformazione è dolorosa, ma ci sono abituato."
"Santo cielo!" esclamò lui. L'aveva visto soffrire per trasformarsi, qualche volta, e aveva fatto di tutto per alleviare un po' @quella sofferenza.
Flor gli si gettò addosso, dimenticando che Fede aveva preso una bella botta, ma se ne ricordò praticamente subito, vedendo il suo volto contrarsi dal dolore.
"Ahi! Flor... a-anch'io sono contento di rivederti, ma... ma allenta la presa o cadremo tutti e due, angioletto" disse allontanandola delicatamente dal suo torace, giusto quel minimo che bastava a non sentire troppo dolore.
"Oh no, amore mio, scusami, scusami..."
"Non preoccuparti, Flor, è passato..."
In quell'abbraccio Flor trovò quello che cercava e quel gesto, seppure accennato per non fargli ulteriormente male, unito alla confidenza con suo padre, le diede un grande senso di pace.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro