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IV


«Capitano, c'è una persona che chiede di lei all'ingresso.»

Scagliai prima un destro e poi un sinistro con così tanta forza e destrezza da provocare la rottura del gancio cui era agganciato il sacco, che precipitò nel terreno. Eravamo da poco tornati dalla missione in Sokovia. Ultron era stato sconfitto e da un po' sembrava regnare la pace nella Torre. Ogni tanto eravamo contattati per partecipare a missioni di breve durata, ma ognuno era comunque tornato ai suoi impieghi. La vita continuava a scorrere, come i dipendenti di Stark nella Hall, come il tempo.

«FRIDAY, comunica a chiunque sia che arriverò tra dieci minuti» risposi alla macchina recuperando il sacco da terra e accasciandolo in un angolo della stanza.

«Mi dispiace Capitano, ma l'agente Hill ha appena precisato che è una questione d'urgenza. Ha convocato anche il Signor Stark» obbiettò quella macchina perfetta, così come adorava a definirla Stark.

Sbuffai all'idea di dover incontrare Stark e il suo immenso egocentrismo già di prima mattina.

«Quanto urgente?» domandai al sistema di sicurezza.

«Parecchio. È riuscita a eludere il sistema di sorveglianza pur di entrare» spiegò FRIDAY.

«Allora dille che sto arrivando» affermai prendendo un telo e dirigendomi verso la Hall.

***

«Ben arrivato Capitano, aspettavamo proprio te», urlò Stark dal bancone degli alcolici amplificando la sua voce come se fosse dentro un megafono, «Purtroppo gli altri non ci raggiungeranno, siamo solo io e te. Maria, desideri qualcosa?».

Vedi che gioia. Io, Stark e il suo egocentrismo che sembrava essere nato con lui. Elettrizzante.

«Non posso bere, devo rimanere lucida, ordini di Fury. Magari un'altra volta» rispose lei facendo un occhiolino, spostando poi il suo sguardo verso la mia figura.

Stark si voltò poi verso di me «Steve, tu?»

«No, grazie. Piuttosto, cosa ci sarebbe di così urgente agente Hill?» domandai curioso. Tony posò il secondo bicchiere nella credenza, versò il liquore nel suo e iniziò a sorseggiare il liquido ambrato.

«Di così urgente da eludere il mio sistema di sicurezza, per giunta. Dovrò aumentare i gradi di protezione dell'edificio...» suppose Tony, pensoso.

Lo sguardo della spia si illuminò come se avesse aspettato solo il momento per poterne parlare. Tirò fuori dalla cartellina di pelle che portava in mano un fascicolo intestato allo S.H.I.E.L.D che pose con cura sul bancone. Sulla copertina scritto a caratteri cubitali con un rosso sgargiante si poteva chiaramente leggere "TOP SECRET".

Come sottotitolo, invece, si trovava stampato nero su bianco il nome di una missione che prendeva il nome di "Flamestorm".

Stark afferrò il malloppo di carta tenuto insieme da una misera graffetta e iniziò a sfogliarlo attentamente, mentre io lo osservavo con riluttanza. Sulla prima pagina si trovava il volto di una donna, relativamente giovane, accanto era compilato tutto il suo identikit, sotto poi le impronte digitali e infine vi era scarabocchiata una firma, probabilmente quella della ragazza.

«Jane Winters, mutante da tempo sotto il vigile sguardo dello S.H.I.E.L.D, ha dato grandi dimostrazioni di capacità, come dire, particolari. Vi ho allegato alcuni file. Ha partecipato ad alcune estorsioni per conto del Technology Empire of Human Mutation, rapine in gioiellerie, e cose del genere. Diciamo che non è mai stata un soggetto facile, pare che le commesse trovate in queste gioiellerie siano state completamente carbonizzate, si pensa sia stata lei...»

«Maria, la prego, non scenda troppo nei dettagli. Sa, il Capitano è particolarmente impressionabile, poi non dorme più la notte. E non ha idea di quanto possa diventare insopportabile se non riposa abbastanza...» raccontò Stark, ridacchiandosela sotto i baffi.
Alzai gli occhi al cielo e incitai Maria a continuare.

«Se andate alla fine del fascicolo troverete un documento recente...»

Stark continuò a sfogliare il fascicolo, arrivando al famoso file.
Trattava dell'esplosione di un intero palazzo.

«È stata ricercata per mesi da diversi stati in tutta Europa e non solo per aver fatto esplodere uno dei quartieri generali di un centro di addestramento e sperimentazione sui mutanti. Ha aiutato la giustizia, ma è stata comunque arrestata per omicidio colposo e condannata a più di vent'anni di reclusione, ma la pena continua ad aumentare di giorno in giorno. Pare che la ragazza sia stata coinvolta in numerose risse da quando si trova in carcere, sembra che non voglia proprio uscire. Ma, considerati i precedenti, Fury, prima del crollo dello S.H.I.E.L.D, aveva deciso di proporle un lavoro. Poi, con tutti quei problemi che vedevano coinvolta l'organizzazione, non siamo più riusciti a contattarla, ma recentemente Nick ha fatto una capatina al carcere in cui risiede...»

Io e Stark ci guardammo negli occhi per una frazione di secondo.

«Non credo che lei sia venuta qui per raccontarci una semplice storiella
strappalacrime», concluse Stark continuando a studiare il fascicolo, «Quindi la prego di arrivare al sunto della storia, cioè alla condizione che difficilmente accetteremo ma che saremo costretti a tollerare.»

«Giusta intuizione, Stark. Lo S.H.I.E.L.D, o quello che ne rimaneva, aveva considerato i trascorsi della signorina Winters, e inizialmente deciso di assumerla come spia, ma Fury ha creduto più efficace affiancarla ad altri supereroi, rivalutando la sua funzione da singola. Crediamo possa essere più efficace in una squadra d'assalto!»

«Non le avrà proposto di entrare negli Avengers, spero.»
Un certo bollore cominciò a espandersi dentro di me, mentre il sangue ribolliva nelle tempie.

«Siamo convinti che farà faville con voi!» esclamò entusiasta.

«Lei non può averlo fatto davvero! È un'assassina!»

«Mi duole ammetterlo...» disse Tony mentre posizionava una mano sul cuore con fare teatrale, «E mi dispiace andare contro la tua venerabile opinione, Capitan Ghiacciolo, ma non credi di essere un tantino esagerato?»
Osservai il milionario gelidamente, odiavo quel soprannome.

«Il governo non crederà mica che attorniata dai Vendicatori potrebbe diventare anche lei un'eroina?!» affermai alzando il tono di voce.

«E vi conviene tenerla d'occhio, in passato ha avuto problemi con il controllo dei suoi poteri. Ovviamente solo se non volete far scatenare l'ira di Fury su di voi...»

«Siamo Vendicatori, Fury non può aspettarsi che facciamo da baby-sitter ad una folle!»

«Steve...» esclamò Tony cercando di calmarmi. A ogni risposta di Maria la rabbia aumentava in maniera graduale.

«Tony, ti prego! Non cercare di calmarmi, tutto ciò è scandaloso! Non tutti sono degni di entrare nei Vendicatori, soprattutto chi agisce per il male, chi ha come scopo primario nella vita quello di uccidere poveri innocenti! Io non firmerò un bel niente!»

«Steve, ti prego, calmati. Maria, la prego di scusarlo, ma a volte ritorna lo Steve degli anni '40 con dei rigurgiti di moralismo insensati.»
Arrabbiato com'ero l'unica cosa che avrei voluto fare era uccidere Tony con le mie stesse mani.

«Mi duole deluderla, ma il governo non avrà bisogno di nessun consenso da parte vostra. La signorina ha firmato un accordo con Fury ieri pomeriggio, in questo momento si starà preparando per il viaggio di questo pomeriggio, dovrebbe arrivare alla Torre domani mattina, e vi converrà prepararvi e presentarvi qui quando arriverà.»

«E mi dica, come fa lei a dirci che sarà perfetta per noi? Abbiamo già una spia, e nessuno può superare Nat nel suo campo» affermò Tony sicuro di sé, chiudendo con il tappo la bottiglia.

«Ma lei non è una spia come le altre, avrete la possibilità di verificarlo voi stessi. Credo che non ci sia altro da dire» concluse Maria iniziando a raccogliere i suoi effetti personali.

«Lei non può! Per giunta senza il nostro consenso!» sbottai sbattendo il pugno contro il tavolo.

«Capitano, la prego di stare attento», supplicò Tony avvicinandosi al tavolo e alla mia mano ancora stretta in un pugno sul bancone, «è costato tanto questo mobile».
Fulminai Tony con lo sguardo, lui subito alzò le mani dal tavolo in segno di resa.

«Potrei sapere dove alloggerà la signorina?» domandò Tony.

«Crediamo opportuno che venga a vivere insieme a voi Avengers qui nella Torre, se non costituisce un problema.»
Il silenzio calò per una frazione di secondo tra me e Tony.

«Lo prendo per un no. A breve vi inoltrerò il programma d'allenamento della ragazza. È stato un piacere incontrarvi, Rogers, Stark!» asserì, salutandoci con un cenno del capo, sparendo poi dal palazzo. Tony si girò verso di me aprendo la bocca, tentando di dire qualcosa.

«Niente commenti Tony, devo farmi due passi e schiarirmi le idee, tutto questo è scandaloso.»
Iniziai a dirigermi verso l'ascensore.

«Perché sei tanto infuriato? Purtroppo dovremo farcene una ragione, la colpa non è di Maria» esclamò Tony sedendosi a braccia conserte su uno sgabello.

«Come pensi possa aiutarci una ventunenne che fino a qualche anno fa uccideva degli innocenti? Ho lottato per tutta la mia vita contro persone del genere...» decretai appoggiandomi al muro accanto all'ascensore.

«Anche noi abbiamo ucciso innocenti, se Fury ritiene che sia all'altezza perché non darle un'occasione?»

«Chiunque fa questo lavoro dovrà prendersi prima o poi la responsabilità delle conseguenze Tony. Noi abbiamo avuto una scelta, lei pure.»

«Io mi fido di Fury, anche se dubito che siano queste le vere ragioni. Se Nick la considera all'altezza noi le daremo questa seconda chance. Le persone cambiano, Steve.»

«Non lo so Tony, e se si rivelasse il contrario di quello che ci aspettavamo?»

«Vorrà dire che ci comporteremo basandoci su quello che accadrà. Ora, mi dispiace essere così diretto, ma puzzi più di un animale», ironizzò Tony muovendo le mani davanti al naso come per scacciare delle mosche particolarmente moleste, mentre sorseggiava l'ultimo sorso del suo drink, «ti conviene andare a fare una doccia. Ma non usare acqua troppo fredda, preferirei non trovare un ghiacciolo dentro il tuo bagno».

«Simpatico come sempre, vero Tony?» aggiunsi prima di uscire dalla stanza, immerso tra i miei pensieri.


Revisionato: 01/07/2019

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