2. La bambina Grifondoro
Pioveva quando gli studenti arrivarono al castello. Nella Sala Grande regnava il caos più totale. Gli studenti del primo anno erano più vivaci che mai, veloci come Folletti della Cornovaglia. Rose doveva radunare le alunne di Grifondoro, ma in quella confusione era un'impresa impossibile. "Dov'è il Prefetto, dov'è il Prefetto?", continuava a ripetersi, cercando di mettere a fuoco le immagini che scorrevano troppo veloci davanti a lei. Si scontrò con una figura ben più alta dei piccoli e rapidi undicenni, e per poco non cadde a terra. "Albus!", esclamò, ma in quel momento non riusciva a pensare ad altro oltre che al fatto che doveva trovare il Prefetto maschio. Poi, quando si voltò verso l'amico, notò che qualcosa scintillava sulla sua divisa. "Sei un Prefetto?", chiese, con un tono più affermativo che interrogativo. Lui sorrise appena ed annuì. "Non me lo avevi detto".
"Volevo che fosse una sorpresa", ribatté lui, ma Rose sapeva che era perché non riusciva a digerire il fatto di essere un Serpeverde, tanto meno un Prefetto. "Non eri nello scompartimento con gli altri Prefetti", notò Albus.
"Beh, sì... avevo delle commissioni da sbrigare con i professori", abbozzò lei, ma non era così. Aveva fatto ben altro anziché andare nello scompartimento dei Prefetti, dopo essere stata con James, e nessuno sapeva cosa. Neanche Albus, che considerava come un fratello. Gli aveva sempre confidato tutto, anche se negli ultimi tempi il rapporto con lui si era distaccato. Ma in quel momento riteneva saggio non peggiorare la situazione dell'amico, che era già impensierito per conto suo. "Eccolo lì!", urlò Rose additando un ragazzo alto e magro, facilmente distinguibile tra la folla. Logan Edgel, il Prefetto. Mingherlino, con una folta chioma di ordinati boccoli castano-dorati, il viso pallido costeggiato da bollicine, snellito dagli scavi sulle guance. Questo si accorse dell'entusiasmo di Rose, e si avvicinò, attento a non pestare qualche piccolo ragazzino. "Edgel", ansimò lei. "Dammi una mano".
"Ci stavo pensando anche io", borbottò lui con voce stridula.
"Ciao, Albus!". In risposta, il Serpeverde fece un cenno con la mano.
"I Grifondoro da questa parte! Da questa par... I Gri...", provò ad urlare Logan, senza risultati, perché veniva continuamente spinto senza riguardo. Allora si puntò la bacchetta alla gola, e la sua voce venne amplificata in tutta la Sala Grande. "I Grifondoro da questa parte!", strillò un'altra volta, e adesso tutti gli alunni si bloccarono, con gli occhi fissi su Logan. Lentamente, undicenni bassini si mossero in fila verso i Prefetti, a testa bassa. Rose guardava il compagno a bocca aperta. Non sapeva come amplificare la voce, perché non ci aveva mai provato, dato che non poteva urlare in tutta Hogwarts. Non potè fare a meno di chiedersi come Logan avesse fatto ad impararlo.
Quando ebbero spiegato la funzione della Sala Comune, Rose si girò e iniziò a camminare all'indietro, per guardare i nuovi arrivati. "Le ragazze con me!", esclamò, e le condusse nel dormitorio femminile.
"Scusa!", cinguettò una vocina squillante. Una minuta bambina dai ricci dorati saltellò verso la ragazza. "Tu sei Rose, vero? Rose Weasley?".
"Sì, sono io", mormorò stanca lei, sapendo già i commenti della piccola. La figlia di Hermione Granger e Ron Weasley, gli amici di Harry Potter, wow, che emozione, e così via.
"Devi stare attenta", sussurrò l'altra. Una scintilla attraversò gli occhi verdi della bambina, che fuggì via.
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