C a p i t o l o u n d i c i
Luthien
Nel villaggio dei Quissew regnava la pace. I fringuelli cantavano liberi e spensierati come se non avessero altro pensiero in testa, e il sole, illuminando il paesaggio, lasciava che i suoi raggi colpissero le vetrate laterali della villa. Era ormai mattina quando Luthien si svegliò. Si massaggiò una tempia, sbadigliando. Shay era seduto sulla poltrona accanto al letto e la guardava con aria adorante. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che si erano visti…
«Che ore sono?» chiese Luthien frastornata, riportandolo alla realtà. «Le otto» rispose Shay alzandosi e andandole vicino; il suo respiro era lento e preciso. Sembrava che la notte avesse attutito la paura del giorno prima. Fece per alzarsi, ma Shay glielo impedì.
«Non pensarci neanche, devi riposare»
«Ho riposato abbastanza» protestò lei, senza smettere di guardarlo negli occhi. Così limpidi e trasparenti … erano anni che lo amava ormai; il tempo non sembrava aver scalfito l’intensità dei loro sentimenti. Eppure non c'era spazio per quell'amore, in un mondo in cui era la guerra a fare da padrona.
«Non é vero, e lo sai» ribattè lui, scuotendo la testa.
«Shay, devo impedirglielo» sussurrò Luthien, mentre l'ansia tornava ad impossessarsi di ogni parte di lei.
«Luth, ascoltami» gli occhi di lui la guardarono dolci, comprensivi. Pazienti. «Conosco la sensazione che stai provando, ricordi? So che il tuo istinto di sorella sta spingendo dall'interno perché tu corra da lei, ovunque si trovi, e la riporti indietro.» una lacrima appannò lo sguardo di Luthien; Shay allungò il braccio e la spazzò via con il pollice, delicatamente.
«Non devi piangere» mormorò «hai combattuto tutta la vita. Non puoi cedere ora, Luth.»
«Lo so...» sussurrò lei «ma è più forte di quanto credessi. Questa situazione, la lontananza di Alyssa...e Shay, ho paura. Paura della reazione di mia sorella. Lei mi odierà, capisci? Non mi perdonerà mai. Mai.»
Shay non fiatò per alcuni secondi. Congiunse le punte delle dita e le portò a toccare la fronte. Luthien abbassò lo sguardo in grembo, riflettendo sulle parole che lei stessa aveva pronunciato pochi istanti prima. Lei mi odierà, capisci? Noi mi perdonerà mai. Mai. E così sarebbe stato. Ne era certa. Come non era mai stata certa di nulla in vita sua. Quando Alyssa avesse scoperto la verità, una verità che era sicura il Diavolo le avrebbe raccontato, l'avrebbe odiata per sempre. «La troveremo, Luth» disse Shay all'improvviso. «Lo giuro sul mio onore. Devi solo fidarti di me.» Fece una pausa, prese un profondo respiro, abbassò lo sguardo. Dopo alcuni istanti lo rialzò. «Ti fidi di me, Luth?»
Lei lo guardò. Con intensità, passione, tristezza e nostalgia. Rivide i due bambini di undici anni rincorrersi nel prato, accanto al fiume, dietro la villa dei Quissew. Risentì la sua risata cristallina, la dolcezza con cui la chiamava per nome, il battito sfrenato del cuore mentre correvano all'impazzata. Percepì la carezza di un sole autunnale di molti anni prima, il riflesso argentato negli occhi di Shay. Luthien chiuse gli occhi, aggrappandosi al ricordo. Doveva fidarsi di Shay. Gli aveva donato il suo cuore all'ombra di un salice piangente, lo stesso salice che era ancora lì, dietro la villa. Si erano giurati fedeltà eterna, si erano dati il primo, vero bacio, avvolti dal sole e dalla carezza del vento. Ora lui le stava chiedendo di fidarsi. Ma lei aveva perso la fiducia in qualsiasi cosa, molto tempo prima. Eppure ci fu qualcosa, nell'espressione di Shay, nei suoi occhi, più luminosi di qualunque altra luce esistente, nel modo in cui strinse le mani di lei fra le sue, che la indusse a donargli la propria fiducia, ancora una volta.
«Lo sai che mi fido di te, Shay. Più di chiunque altro.»
Lui annuì, lentamente. Un leggero sorriso di rassicurazione gli incurvò le labbra.
«La riporteremo indietro, Luth.» sussurrò, deciso. «Parola di Angelo.»
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