C a p i t o l o s e t t i m o
Alyssa
-Sono qui, Aly - mormorò Luthien, aspettando che i suoi gemiti si placassero. Alyssa strinse la sua maglietta fra le dita e cercò di deglutire, anche se era quasi impossibile. Aveva un groppo in gola e non c'era niente che potesse eliminarlo. Niente a parte, forse, sfogarsi con sua sorella.
-Ricordati che puoi confidarmi tutto. Qualunque cosa. Ti ascolterò.- Alyssa chiuse gli occhi, cercando di trovare le parole. Doveva trovarle, perché l'aiutassero a liberarsi di quel peso enorme.
Tirò su col naso e si allontanò un po' dal petto di Luthien. C'era un improvviso e strano silenzio, adesso, a gravare nell'aria. Alyssa si torse le mani dal nervoso.
-Avanti- la spronò Luthien, incitandola con uno sguardo dolce e paziente. -Ieri sera- cominciò la ragazza, con la voce che vibrava, -ieri sera, quando te ne sei andata...-
La sua gola divenne secca d'improvviso. Si portò le mani al collo e lo accarezzò bruscamente.
-Lascia stare- la fermò Luthien, allontanandole le mani dalla pelle. -Continua, Aly. Non avere fretta e non aver paura- La sua voce era delicata, ma Alyssa riuscì a percepire una lieve nota di tensione. La situazione non era facile. -Va bene. Ieri sera quando sei entrata in camera mia, stavo guardando le stelle opache.-
Luthien annuì, senza parlare, come per spronarla ad andare avanti. -Quando hai spalancato la porta, mi sono voltata di scatto per dirti di andartene, perché sai che mi incantano troppo, quelle stelle. Ma quando ho visto la tua faccia, qualcosa, nel mio profondo, mi ha suggerito di starmene in silenzio. Così, ti ho detto soltanto Stavo andando a letto. -Si fermò un attimo a riprendere fiato, mentre il suo cervello studiava le parole esatte che avrebbero continuato il suo racconto.
-Sì, beh...ecco, io non pensavo...- -Tranquilla, tu non c'entri niente.- Alyssa inspirò ed espirò forte, chiuse gli occhi e attese qualche secondo abbondante. Luthien non osò fiatare. Aveva recepito il messaggio. Sua sorella stava per svelarle qualcosa di molto importante; ed era la prima volta che succedeva in sedici anni. Si sentì stranamente eccitata.
Gli occhi di Alyssa, però, lasciavano intuire che ciò le che le avrebbe raccontato non le avrebbe fatto bene.
-Così, quando mi hai detto non aprire la finestra perché faceva freddo, non ci ho badato molto, anche se mi hai lasciato non poco turbata. Eri strana, Luth. Sei sempre strana ultimamente. Ma non ti ho detto niente per non farti scaldare.
Quando te ne sei andata, mi sono rimessa sotto le coperte, cercando di prendere sonno. Ma non ci sono riuscita. Così, dopo svariati minuti a maledire qualcuno perché i miei occhi non ne volevano sapere di chiudersi, mi sono rialzata e ho aperto la finestra. Lo so- Luthien aveva aperto la bocca per parlare, ma Alyssa la frenò con un gesto della mano, -tu mi avevi detto di non aprirla perché faceva freddo. Ma Luth, non faceva freddo. Non ti ho dato ascolto. Ho spalancato le ante. Ed è stato allora che l'ho visto.- Le sue ultime parole vennero accompagnate da un gemito strozzato. Alzò lo sguardo. Gli occhi di Luthien si animarono d'improvviso. Un lampo di sorpresa balenò sul suo volto.
-Chi hai visto? Chi c'era, Alyssa?- le strinse forte entrambe le mani, e lei sussultò, turbata dall'urgenza nella sua voce.
-Luth che cosa..-
-Rispondi!- insistette lei, preoccupata. Sembrava quasi fosse stata lei quella che aveva subito la tortura dell'uomo. La ragazza restò in silenzio per parecchi secondi, durante i quali vide il petto di Luthien scattare in maniera frenetica; vide il suo sguardo vacillare, e un velo di sudore coprirle la pelle del viso.
-Ho visto un uomo, Luth. Con una cintura...-
-Una cintura?- l'interruppe Luthien, con una strana nota di timore nella voce. -E com'era, Alyssa? Descrivimela!-
-Sembrava, sembrava argento - rispose lei, un po' stordita. -Luccicava come fosse stato un diamante prezioso. E...e c'erano un paio d'ali. Ali nere.-
Rabbrividì al ricordo della sua cintura. Il paio di ali nere. Il fiore rosso dal pistillo simile a una perla. Ricordò la piccola mezzosangue e il diavolo che spiccava il volo.
E durante tutti quei ricordi terribili, che non le avrebbero lasciato altra scelta, se non quella di seppellirli nel profondo dell'anima, non si accorse dell'espressione pallida e angosciata di sua sorella. Quando finì di parlare, Luthien non la stava più ascoltando.
Alyssa scorse il suo profilo, perfetto come era sempre stato, e notò il particolare più strano di tutti: il suo labbro inferiore stava tremando. Le labbra di Luthien non tremavano così da tre mesi, da quella mattina in cui c'era stato il funerale dei loro genitori e lei si era inginocchiata accanto alla tomba, ignara dei continui tentativi del parroco di allontanarla. Oppure da quella mattina, quando la notizia della morte di quel farmacista l'aveva sconvolta.
Adesso, però, Alyssa era stranamente confusa. Luthien si comportava come se fosse lei sotto l'effetto di quell'uomo, come se lei l'avesse sognato, insieme a quel fiore, e l'avesse visto trasformarsi in diavolo e spiccare il volo, risucchiato da quella perla. Si comportava come se lo conoscesse.
-Luth- sussurrò tentando di liberarsi la mano dalla sua stretta ferrea. Lo sguardo di Luthien si era perso nel vuoto, un piccolo slargo accanto ad Alyssa. Non batteva le palpebre. E il pallore sul suo volto la fece preoccupare in maniera sorprendente.
-Luth...Luth!- gridò, spintonandola con forza. -Luth, lasciami andare le mani!- Le stava lacerando i polsi. Gli occhi cominciarono a lacrimarle, ma Luthien non accennava ad allentare la presa. Anzi, sembrava che non l'avesse proprio sentita.
La tortura della sua immobilità durò che un paio di minuti. Poi, inaspettatamente, la presa si allentò. Alyssa si strofinò i polsi, allontanando le lacrime dagli occhi e respirando a fondo. Luthien batté le palpebre svariate volte prima di mettere a fuoco i soggetti. Per un terribile momento, non c'era stato altro che bianco e nebbia davanti a lei. Avvertì una stretta al braccio, e voltò la testa. Alyssa la tirava per la manica; negli occhi, l'ansia e la preoccupazione si mescolavano.
-Luth, stai bene? Che cosa ti è preso?- Nella sua voce c'era qualcosa che Luthien non riuscì a identificare. Ciò che percepì, invece, fu l'urgenza spietata di conoscere risposte che lei non aveva.
-Che...che cosa è successo?- farfugliò, stropicciandosi gli occhi e inclinando la testa.
-Non lo so. Mi stavi praticamente stritolando i polsi! E...e avevi lo sguardo strano, come se... come se non vedessi sul serio quello che succedeva!- esclamò Alyssa sopraffatta dalla preoccupazione. Toccò delicatamente una sua mano.
-Luth, stai bene?-
La mano di Luthien tremò leggermente nella sua. Pian piano il pallore svanì dal suo volto.
-Non lo so-
Deglutì con forza, sbloccando il nodo che sentiva alla gola, e guardò per la prima volta la sorella negli occhi.
-Aiutami ad alzarmi, Aly. Non mi sento bene-.
-Certo...-
Alyssa si morse le labbra, mentre faceva sollevare Luthien. Il suo corpo pesava troppo, in quel momento, come se non avesse più forze e si fosse abbandonata completamente contro di lei. Come se stesse per svenire.
-Portami a letto...- sussurrò Luthien, chiudendo gli occhi e appoggiandosi con tutto il peso alle sue braccia. Alyssa la trascinò lungo il piccolo corridoio, e poi su per le scale a chiocciola, diretta nella sua stanza. Poi l'adagiò sul letto con tutta la delicatezza di cui era capace e la guardò respirare lentamente.
-Luth che ti succede? Parlami- mormorò, circondandola in un abbraccio.
Luthien
Luthien non rispose.
Teneva gli occhi chiusi, le palpebre sigillate, come se non volesse più vedere niente.
Chiuse le mani a pugno lungo i fianchi, e inclinò la testa.
Alyssa non si accorse di niente, troppo intenta a chiedersi il perché del suo comportamento. Appoggiò la testa sul suo petto e chiuse gli occhi anche lei, senza dire una parola.
Luthien represse l'istinto di urlare. Immagini lontane, come di un sogno sfocato, troppo scuro anche per appartenere alla tenebra, le si affacciarono alla mente. Non devi farglielo scoprire, aveva detto sua madre qualche anno prima. Luth, mi senti? Lei non deve saperlo. Mai. Promettimelo. Per una bambina di tredici anni era già stato abbastanza difficile comprendere anche solo metà, di quella frase che l'aveva segnata nell'anima. E da allora, da quel giorno di sei anni prima, la vita di Luthien era cambiata. Radicalmente. Sopraffatta da una verità talmente sconvolgente, che anche solo il pensiero di cosa sarebbe potuto accadere, risultava terribile. Tornerà, aveva continuato sua madre, e Luthien aveva visto una lacrima rigare quella sua guancia perfetta, lei, che non piangeva mai.
Lui tornerà, Luthien, torna sempre.
Per riprendersela. Perché lei fa parte del suo mondo.
La voce di sua madre si era incrinata. Tornerà in veste di bandito, e porterà quella stupida Cintura col Marchio della Perla. Allora dovrai scappare. Lontano, più lontano che puoi. Perché non si fermerà davanti a niente, puoi starne certa. Porto ancora su di me i segni della sua follia. Proteggila, Luthien. Per sempre. Ma non rivelarle mai ciò che sai. Perché la uccideresti.
E poi, dopo quel momento, nessuno aveva più toccato l'argomento. Luthien non si era mai poste troppe domande, anche se aveva sempre saputo, nel profondo, che presto sarebbe dovuta fuggire da Dublino. Nessun dubbio le si era mai affacciato alla mente. Almeno fino ad allora. Una scossa gelata le attraversò la schiena, ma lei soffocò il gemito stringendo le labbra. Alyssa non deve saperlo. Mai.
E così sarebbe stato. Anche se le sarebbe costato uno sforzo impensabile.
I capelli della sorella le solleticarono il mento, ma lei non ci badò. Continuò a tenere gli occhi chiusi, col fisso pensiero che, se le cose si fossero messe male come si prospettava, non le restava altro da fare se non preparare le valigie.
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