C a p i t o l o q u a r t o
Reeg
Non c'era niente, oltre lo strato di nebbia e fumo, che si riuscisse a intravedere. Il vento soffiava impetuoso, e il cielo era oscurato da ammassi informi di quelle che dovevano essere nuvole.
Fra le fronde degli alberi, spiccava un luccichio, un'anomalia che contrastava con la naturalezza del posto e che donava a esso un tratto irreale. Quello era il posto in cui la Perla amava riposare; era lì che i suoi fedeli servitori, i Diavoli della Stirpe Diafana, portavano le carcasse dei Mezzosangue e dei loro figli, offrendoli poi in sacrificio a essa. La Perla li divorava, sputando solo gli occhi. Perché con gli occhi, questo che lei predicava, i Mezzosangue osservavano le oscenità del mondo, la cattiveria e i soprusi che la gente perpetrava. E alla Perla, questo faceva ribrezzo.
Reeg, altrimenti detto Diavolo con la Cintura, attraversò l'ampio sentiero acciottolato ai cui lati svettavano vari esemplari di pini, trasportando un sacco enorme, caricato sulle sue spalle. Il sudore gli imperlava la fronte per lo sforzo, ma aveva subito di peggio, da bambino. Raggiunse il varco degli alberi, e si fermò. Guardò in alto e il luccichio, seppur ancora molto tenue, gli saltò agli occhi. Bene, era arrivato il momento.
La Perla aveva bisogno di essere nutrita. Gettò il sacco in terra, che cadde con un tonfo sordo, e allungò un braccio verso il tronco di uno dei pini. Fece girare una rotellina minuscola, nascosta nella corteccia, e azionò un meccanismo. In pochi secondi, si udì uno strano cigolio, come metallo che stride, e presto cominciarono a calare delle funi a cui era legato un gigantesco barile. Arrivò a toccare il suolo, e vi si adagiò leggiadramente.
Reeg caricò il sacco nel barile e si pulì le mani dal sangue che lo sporcò non appena toccò la tela grezza.
-Ah, che schifo. Sangue di Mezzosangue.- Sembrava quasi un gioco di parole, ma per i Diavoli della Stirpe Diafana, non era certo un gioco. Poi, dall'interno del tronco, risuonò una voce metallica, quasi robotica, che di umano o di diavolesco non aveva niente.
-Procedere all'identificazione del cadavere. Dichiarare nome e cognome del Mezzosangue. Età. Sesso. Livello di Sangue. Provenienza di famiglia.-
Il Diavolo con la Cintura sembrò pensarci nemmeno qualche secondo.
-Benny Druttle. Quarantacinque anni. Maschio. Livello di sangue: 11. Famiglia:grado 52.-
Si udì di nuovo un cigolio, questa volta più assordante, e pochi secondi dopo, il meccanismo venne riavviato. Le funi cominciarono a risalire, portandosi dietro il cadavere nel barile. Il Diavolo con la Cintura lo guardò salire e poi sparire tra le fronde degli alberi, come risucchiato da un vortice senza nome.
Non appena il barile venne inghiottito dal pino, qualcosa venne rigettato dal folto delle foglie. Due piccoli corpi solidi rimbalzarono a terra e finirono uno a pochi metri di distanza dall'altro. Occhi. Gli occhi del Mezzosangue. Reeg fece una smorfia. Non gli era mai piaciuto molto, il modo in cui la Perla si nutriva.
E poi, la voce metallica tornò.
-La Perla ti ringrazia per l'ottimo banchetto. Hai fatto un buon lavoro, Diavolo con la Cintura. Ma la prossima volta, essa ti chiede qualcosa di molto più gustoso. Carne di adolescente. L'ultimo adolescente rimasto a Dublino. Tu sai chi cercare.-
Reeg si prostrò a terra e abbassò la testa, in segno di sottomissione. -Non credo di aver capito- ribatté, senza alzare lo sguardo dal terreno. -Sedici anni. Non particolarmente graziosa. E come sai, un occhio azzurro e l'altro d'oro. Mettici meno tempo possibile, Diavolo con la Cintura.- Reeg ebbe l'impulso di alzarsi, ma poi si ricordò che la Perla l'avrebbe incenerito se l'avesse fatto. Così deglutì nervosamente, un senso d'angoscia che gli serrava il petto. Non può riferirsi a lei. Swetee mi odierà per sempre.
-Io non...non capisco-
-Qualche problema, diavolo con la Cintura?- Non c'era sfida in quella voce, non c'era niente in quella voce, era pura crudeltà mescolata con una buona dose d'odio, eppure Reeg riuscì a cogliere il senso di supremazia che da sempre la Perla ostentava. -Non ha ancora diciassette anni- disse solo. La risposta della Perla gli arrivò esattamente quando lui ebbe pronunciato l'ultima parola.
-Allora la rapirai e la porterai lontano, in modo che nessuno possa trovarla. E il giorno del suo diciassettesimo compleanno la riporterai da me. Non un giorno più tardi.-
Ferro e vetro. Impassibile.
Reeg evitò di imprecare. Perché non può aspettare che compia diciassette anni? Perché deve costringermi a rapire la figlia della donna che amo? Perché deve costringermi ad UCCIDERE la figlia della donna che amo? Reeg non ci aveva mai pensato troppo su, quando arrivava il momento di uccidere un Mezzosangue, aveva sempre chiuso la faccenda in meno di mezz'ora, dando sfogo alla rabbia, al benessere, al rancore che provava verso quei sudici esseri. Ma ora la Perla gli ordinava di uccidere la bambina che sua moglie aveva partorito una notte di oltre un secolo prima. Sapeva perfettamente di non avere scelta. O la vita della piccola Mezzosangue, o la sua. Il passato tornava a tendergli il conto. Poi, in un flashback che mai avrebbe voluto ricordare, qualcosa gli attraversò la mente, calando davanti ai suoi occhi rossi come il sudario di un cadavere: un ricordo, lontano oltre cento anni, un'immagine sfocata, un disegno troppe volte calpestato. Rivide la spiaggia e l'oceano. Rivide l'angelo incatenato abbandonare la vita lentamente, annegare nel suo stesso sangue; rivide Swetee piangere e dimenarsi nelle sue braccia. E infine, rivide il grembo di lei. Colmo di una piccola vita, una vita che adesso lui sarebbe stato costretto a spezzare. Poi si ricordò di Treok. Ricordò il modo in cui aveva gridato che quello era suo figlio e che lui non avrebbe mai dovuto toccarlo. E allora una smorfia deturpò il volto del sadico Diavolo. Tutti i suoi dubbi crollarono. Il ricordo della spiaggia e dell'angelo incatenato svanì. Il Diavolo con la Cintura si raddrizzò. Fu in quel momento che il piano prese forma nella sua testa: avrebbe rapito la figlia di Treok l'Angelo Ribelle solo per torturarla e poi gettarla nelle grinfie della Perla. Per vendetta. Vendetta contro quell'Angelo che Swetee insisteva nel continuare ad amare, nonostante fossero passati oltre cento anni. In quel momento non gli importò come sua moglie avrebbe reagito. E in fondo, non era costretto a parlargliene. Sollevò la testa. Con tutto il cuore, sperò che la Perla notasse il suo sorriso. Ma la Perla si era ritirata all'interno della sua prigione fatta di rami, lasciandolo solo con sé stesso, nel bel mezzo di una foresta spoglia.
-Okay- sussurrò al cielo, abbandonandosi con la testa all'indietro,-sto arrivando, piccola Mezzosangue.-
Chiuse gli occhi.
-Vengo a prenderti.-
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