Waterfall
Phoebe amava Montecarlo.
Era un amore viscerale, un legame unico e profondo. In ogni altra città si sentiva straniera, mentre al Principato era a casa. Ogni suo dettaglio la riconduceva alla tranquillità. Come anche il lungomare che sempre percorreva di corsa per allenarsi la mattina presto, dove poteva liberare la sua mente da qualsiasi pensiero e lasciarsi abbracciare dalla brezza marina che soffiava sulla sua pelle.
Per questo motivo era esaltata ogni anno quando si disputava il Gran Premio di Monaco. Era nel suo habitat naturale, protetta da tutti quei palazzi familiari. E soprattutto, al termine della gara in pochi passi era già nel suo appartamento. Non esisteva situazione più rilassante del weekend di Montecarlo.
Ma Pierre non la pensava così, camminando accanto a lei e lamentandosi per le curve difficili e insidiose del tracciato.
"Qual è il punto che ti spaventa di più?" chiese Phoebe ridacchiando, mentre proseguivano il rituale giro di pista a piedi. "Grand Hotel Hairpin, non c'è dubbio! -esclamò lui grattandosi la testa- è la curva più stretta e lenta in assoluto. E quando l'affronto devo sempre girare il volante verso sinistra per più di 180 gradi. Il mio battito cardiaco aumenta in modo esponenziale ogni volta che mi avvicino a questo tornantino. Ma in generale è un circuito davvero pericoloso, non capisco perché continuino a disputare i gran premi qui" "Perché ci abito io" ribatté Phoebe ammiccando. Pierre si batté una mano sulla fronte "Come ho fatto a non pensarci prima! Non possono lasciare senza trono la regina di Montecarlo. Ma dividi la tua posizione regale con Charles?" "Io non condivido niente con nessuno" replicò lei con aria di superiorità ma in realtà accennando un sorriso.
"A volte vorrei avere la tua umiltà" ridacchiò Pierre scuotendo la testa. "E vorresti avere anche la mia velocità -lo riprese lei iniziando a correre- l'ultimo che arriva alla Sainte Dévote deve affrontare una penalità!" "Ma non vale, sei partita prima!" gridò Pierre lanciandosi all'inseguimento, nonostante il resto del team cercasse di richiamarli per riportarli al vero scopo di quella passeggiata.
Phoebe correva veloce, avvertendo l'adrenalina pompare nei suoi muscoli. Le sembrava quasi di volare, da quanto si sentiva viva. Le sfide erano il sale della sua vita, non riusciva ad affrontare in modo diverso le situazioni che le si poneva davanti. Sfida, sempre sfida. E lei doveva vincere ad ogni costo.
Si voltò ridendo in modo incontrollato, come se le uscisse direttamente dalla pancia. Si sentiva libera e leggera. Pierre invece si affannava dietro di lei per recuperare i metri di vantaggio e sembrava parecchio in difficoltà.
Phoebe fermò la sua corsa contro il guardrail della strada, esultando per la vittoria. Il francese arrivò subito dopo, schiacciandola contro la barriera metallica con il suo corpo. "Pierre Gasly, se mi procuri dei danni fisici dovrò farti causa" disse lei spingendolo via. Il francese si piegò sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato "Non ero pronto allo scatto. Sei stata sleale". "Sì, ma tu hai perso-ribatté Phoebe scrollando le spalle- Forse un giorno se farai il bravo ti spiegherò come correre veloce. Oggi invece devi scontare la tua penalità".
"E di cosa si tratta?" chiese Pierre raddrizzandosi e mostrando un'espressione preoccupata. Phoebe gli si avvicinò, sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Il volto di Pierre si fece improvvisamente serio. "No, non posso farlo, lo sai bene -mormorò- tutto ma non questo". "Ormai ho deciso" sorrise lei angelicamente.
Phoebe si sedette al tavolo con il suo pranzo sul vassoio. Era circondata da ingegneri e meccanici, ma ciò che le importava era il posto in cui erano seduti Chris Horner, Helmut Marko e Franz Tost. Cercò con lo sguardo Pierre tra la folla, sperando che non si fosse ritirato proprio all'ultimo momento. Invece lo vide arrivare piuttosto tremante, ma avanzare diretto verso il tavolo dei capi. Phoebe si tappò la bocca con la mano per non ridere prima del previsto.
"Buon pranzo!" sentì esclamare da Pierre, che dopo qualche istante affondò una mano tra le patatine fritte nel piatto di Helmut Marko, prendendone una manciata e infilandosele in bocca davanti agli sguardi sconcertati dei tre boss.
Phoebe non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere ad altissimo volume, attirandosi subito le occhiate infuocate di Tost, Marko e Horner. "È stata una idea sua" si difese Pierre bofonchiando con la bocca piena indicando la ragazza. Franz lo squadrò dicendo "Spero che entrambi otteniate degli ottimi risultati in pista nonostante queste distrazioni". "Lo promettiamo!" gridò Phoebe dal suo tavolo. Poi continuò a ridacchiare scuotendo la testa, felice della realizzazione della sua idea folle.
Il suo cellulare vibrò all'improvviso, strappandola dal momento di divertimento. Sbloccò lo schermo, notando che si trattava di Mick. Si lasciò sfuggire un sospiro nervoso. Non aveva nessuna voglia di affrontare il ragazzo, ma forse avrebbe potuto chiarire una volta per tutte la sua posizione senza continuare a tergiversare. Mick diceva di essere lì a Montecarlo e che la stava aspettando nel paddock.
Phoebe sollevò gli occhi al cielo per la sua insistenza ma decise di chiudere questa storia. Si alzò lasciando il vassoio di cibo davanti a sé e scese le scale velocemente. Si ritrovò nel paddock in poco tempo e si schermò gli occhi per cercare di individuare il tedesco. Ma fu lui a trovarla per primo.
"Pensavo mi avresti evitato anche questa volta" commentò infatti Mick, avvicinandosi a lei. Phoebe sbuffò, incrociando le braccia al petto "Non ho bisogno di fuggire da te" "Lo spero, perché in realtà è quello che fai da mesi" aggiunse lui sollevando le spalle.
"Senti, cerchiamo di giungere al punto" ribatté Phoebe impaziente, sopportando come sempre ben poco i giri di parole. "Io mi sono dichiarato, mi sono esposto a te. Ti ho persino baciata! E tu hai detto che dovevi pensarci, ragionare. Capisco che potevi avere bisogno di una certa distanza da me per comprendere meglio i tuoi sentimenti, ma direi che ora è eccessivo continuare ad ignorarmi così a lungo. Credo di avere diritto ad una risposta onesta e sincera" disse Mick.
Phoebe evitò di guardarlo in faccia. Sapeva che aveva ragione. Il fatto è che non sapeva bene cosa dire. In passato avrebbe considerato come massimo risultato riuscire a conquistare Mick. Ora invece tentennava. Forse perché conoscendo altre persone aveva compreso che non era lui quello che lei davvero cercava. Probabilmente per anni si era rifugiata dietro all'immagine che si era dipinta di Mick, ma che poteva anche non combaciare con la realtà del ragazzo.
"Ho un grande timore, che mi frena molto nei tuoi confronti- si decise infine a parlare lei- siamo diversi. Troppo diversi. Io mi definirei come fuoco, sono la fenice che sorge dalle fiamme. Tu invece sei il fiume che scorre silenzioso ma impetuoso. Capisci anche tu che non può funzionare. Rischiamo di spegnerci a vicenda e non credo sia giusto per nessuno di noi due. È l'eterna lotta tra fuoco e acqua".
"Ti fermo subito- la interruppe Mick costringendola a guardarlo- sei giustamente riconosciuta ovunque come la Fenice. Ma conosci l'intera leggenda che riguarda l'animale mitologico? Certo, nell'immaginario collettivo rinasce dalle fiamme, ma per gli antichi egizi emergeva direttamente dall'acqua. E sai per quale motivo? Perché l'acqua è fonte di vita. E sono stato io che ti ho aiutata a rialzarti dopo il tuo terribile incidente. Non c'era quel patetico ragazzo che ha provato a parlare al posto tuo a Brisighella. C'ero io e solo io. Dovresti ricordarlo bene".
Phoebe gli si avvicinò pericolosamente, puntandogli un dito contro il petto e con gli occhi in fiamme. "Ma come ti permetti- sibilò con voce bassa e tremante di rabbia- io mi sono risollevata da sola. Tu non hai nessun ruolo nella vicenda. Sei stato un buon amico, è vero, ma solo quando conveniva a te. È stata Phoebe Evans a salvare sé stessa. Solo lei. E non ti permettere nemmeno di criticare una persona che non conosci, perché non ne hai il diritto".
"Ti stai riferendo a quell'italiano, vero? È il commissario antincendio con cui avevi litigato al Ferrari Challenge, dovevo immaginarlo -sbottò Mick- incredibile come sia riuscito a raggirare una persona intelligente come te. È evidente che è stato furbo ad individuare subito i tuoi punti deboli e approfittarne. Apri gli occhi, Phoebe. Ti sta usando per ottenere fama e soldi. È l'unico modo in cui una persona normale può giungere alla ribalta" "Non conosci Aidan, lui non è interessato al successo -continuò lei, sentendo il suo sangue avvelenarsi nelle vene- non tutte le persone sono come te, non devi usarti come metro di paragone".
"Va bene, -retrocedette Mick alzando le mani in segno di resa- non usciamo dal vero discorso. Mi dispiace di averti irritata in questo modo. Ma ho davvero bisogno di capire cosa pensi, cosa provi" "Ah, penso sia ben chiaro ormai" incrociò le braccia al petto Phoebe rifiutandosi di guardarlo in faccia. "Quindi non ho nemmeno la minima speranza?" continuò il tedesco, cercando di entrare nel suo campo visivo.
La ragazza scosse la testa "Mick, forse c'è stato un momento in cui sarei stata disponibile a provare a costruire una relazione con te. Ma sei in ritardo di parecchi anni. Ora non sono più la stessa Phoebe di un tempo, qualcosa dentro di me è cambiato irrimediabilmente. Credo non sia colpa di nessuno, semplicemente sono le esperienze diverse che viviamo e che ci cambiano. Spero comunque di poter mantenere un certo rapporto con te, nonostante questi ultimi mesi possano aver dimostrato il contrario, tu rimani una figura centrale nella mia vita".
"Quindi sei sicura? È questa la tua riposta?" chiese ancora Mick, come a non volersi arrendere alla decisione della ragazza. Phoebe lo fissò per qualche istante, concentrandosi sui suoi occhi azzurri e limpidi come un ruscello di montagna, niente a che vedere con il fuoco che ardeva dietro gli occhi di Aidan. "Sì, -mormorò poi con incredibile dolcezza- ho bisogno di bruciare, non di affogare".
Mick abbassò la testa come per accusare il colpo, ma la rialzò subito "Allora non continuo a disturbarti. Immagino che ti dovrai preparare per le prove libere" "Esatto, sì" rispose Phoebe, cercando di terminare quel momento imbarazzante il prima possibile.
Il tedesco annuì più volte per convincersi ad andarsene. Poi iniziò ad allontanarsi nel paddock. Phoebe fissò la sua schiena iniziare a confondersi tra la gente, sentendo un peso che lentamente liberava il suo petto scivolando via.
Mick improvvisamente si voltò verso di lei. "Conosci Ovidio, vero? -le gridò -il poeta romano". "Sì, ma che c'entra ora?" rispose di rimando Phoebe, confusa. Lui sorrise leggermente
"Ha scritto una frase bellissima. Il fuoco fa a pugni con l'acqua, ma dal loro incontro nascono tutte le cose. Pensaci, Phoebe, Pensaci".
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