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Smoke


"Ma cosa fai!" gridò al ragazzo vestito di rosso, giunto ormai accanto alla sua vettura. 

"C'è solo del fumo, non sta prendendo fuoco, non rovinarla con la maledetta schiuma del tuo estintore!" continuò a urlargli contro, dal momento che lui non la considerava nemmeno e si dirigeva direttamente verso il retro della Ferrari. La macchina non era sua e lei di certo non ne era responsabile, ma aveva visto troppe volte la schiuma dell'estintore finire nel motore di una monoposto senza motivo, rovinandola. E per Phoebe diventava un dolore quasi personale da spingerla a fare qualcosa per impedire un trattamento simile alla vettura che pochi istanti prima si era fusa con lei.

Phoebe si avvicinò al ragazzo per scuoterlo, ma prima che potesse toccarlo, lui si voltò verso di lei, alzandosi la visiera protettiva. "So fare benissimo il mio lavoro- le disse gelandola sul colpo- non serve che me lo spieghi tu". Phoebe rimase immobile, mentre il ragazzo continuava a osservare la vettura, per poi decretare che non ci fosse effettivamente nessun rischio di incendio.

"Forse non sai con chi stai parlando" ribatté Phoebe ridacchiando istericamente. Il ragazzo le diede le spalle, dove lei poté leggere la scritta bianca "CEA", stampata sulla tuta rossa. Era del servizio antincendio. Ma poco importava. Lei, la figlia del fuoco, di sicuro ne sapeva più di lui.

Si tolse platealmente il casco, lasciando ricadere sulle spalle la sua cascata di capelli lisci castani tendenti al rossiccio. Attrasse finalmente l'attenzione del ragazzo, che si voltò verso di lei. Phoebe sorrise trionfante "Ora ti sei reso conto di con chi stai parlando!"

Il ragazzo ridacchiò scuotendo la testa "Solo perché corri in Formula 1 hai la pretesa di poter essere arrogante con gli altri? Come pensi di poter spegnere un incendio? Soffiandoci sopra?"

Phoebe gli si avvicinò furente, sentendo le fiamme bruciarle dentro gli occhi "Non mi conosci, per caso? Non sai la mia storia?". Gli sbatté vicino agli occhi il suo casco, mostrandogli la scritta "The Phoenix". "Io sono la fenice! -continuò sibilando- sono immune al fuoco, sono nata dalle fiamme. Non ho bisogno del tuo aiuto e nemmeno del tuo stupido estintore". Il ragazzo non accennò ad arretrare, ma rimase fermo, fronteggiandola "Forse tu sarai immune al fuoco, ma la tua macchina no. Quindi levati e fammi fare il mio lavoro. Deve essere spostata prima che qualcuno esca nel tuo stesso punto e si faccia davvero male solo perché tu ci stai facendo perdere tempo"

"Ma come ti permetti!" esclamò lei mentre le guance le si arrossavano per la rabbia. "Spostati e torna ai box" sibilò il ragazzo, spingendola lontana dalla Ferrari.

Poi si voltò, dando il segnale ai commissari di avvicinarsi per rimuovere la vettura. Phoebe rimase immobile, totalmente sorpresa dalla risposta rivoltale da lui e dalla spinta che le aveva rifilato. Non era abituata a qualcuno che le tenesse testa, tutti avevano timore di lei. Improvvisamente le sembrava che la corazza che si era costruita si fosse appena ridotta in pezzi, lasciandola completamente nuda. Avvertiva il fortissimo desiderio di andarsene da lì. Strinse forte il casco nella sua mano e si allontanò di corsa verso la via di fuga per uscire dalla pista, mentre una gru entrava per sollevare la macchina.


"Ti hanno convocata in direzione gara"

Phoebe sollevò lo sguardo, fissando il team manager. "Scusa?" chiese temendo di non aver capito bene. Lui scrollò le spalle, sistemandosi le cuffie "È appena giunta la richiesta. Vogliono parlarti". Phoebe sbuffò, alzandosi dalla sedia dove era sprofondata una volta tornata ai box. Evidentemente non era abbastanza aver fatto una pessima figura lasciandosi accompagnare fuori pista come una novellina. Era palese che dovessero anche ridicolizzarla.

Si sfilò le maniche della tuta verde, legandole in vita. Uscì nel paddock, dirigendosi verso la direzione gara, mentre si legava i capelli sudati in una coda arruffata. Utilizzò il sottopassaggio in modo che nessuno la fermasse lungo il tragitto. Certo, nonostante il suo metro e settanta di altezza era piuttosto esile e di conseguenza poteva passare inosservata, ma essendo la pilota più titolata presente a quella gara sicuramente la maggior parte delle persone era accorsa lì per lei. Meglio evitare qualsiasi intervista, soprattutto dopo il pessimo esito in pista.

Salì le scale per raggiungere la stanza dove era riunita la direzione. Non servì nemmeno accreditarsi, perché l'attendevano. Entrò subito in uno stretto ufficio, dove erano riunite varie persone, probabilmente tutte quelle che l'avrebbero giudicata. C'erano due sedie poste davanti a loro, ma una era già occupata.

Phoebe riconobbe immediatamente la scritta CEA sulla schiena del ragazzo. Ora forse comprendeva il motivo della sua convocazione. Senza che le dicessero niente, si sedette di peso sulla sedia. "Quindi?" chiese con impazienza, facendo intendere che aveva molti altri impegni e non poteva perdere tempo.

Un uomo alto e magro prese parola "Phoebe Evans, l'abbiamo convocata qui per un fatto molto spiacevole accaduto in pista. Penso che lei abbia già intuito di cosa si tratta" "No, -esclamò lei muovendosi sulla sedia- non vedo seduto accanto a me quel cretino che mi ha speronata buttandomi fuori dalla gara". Notò qualcuno tra i commissari irrigidirsi davanti alla sua sfrontatezza, mentre nel volto del ragazzo accanto a lei comparve un piccolo sorriso.

Phoebe si concesse un istante per guardarlo per la prima volta. In pista era coperto da quel pesante casco protettivo e aveva intravisto solo i suoi occhi, mentre ora poteva vederne il viso. Era molto più carino di quanto si fosse aspettata. I suoi capelli erano neri e folti, mentre gli occhi avevano un insolito colore ambrato che Phoebe non aveva mai visto. I tratti del suo viso erano paradossalmente dolci e decisi al tempo stesso e questo interessante contrasto creava un bel risultato da ammirare. Sì, era decisamente bello. Phoebe si pentì leggermente di averlo insultato poco tempo prima.

"Non capisco perché lui è qui" disse quindi indicando proprio il ragazzo. Lo stesso commissario della direzione ricominciò a parlare "Signorina Evans, se mi facesse concludere sono certo che risponderei a tutti i suoi dubbi. È presente con noi anche Aidan Serafini in quanto responsabile antincendio della postazione in cui lei ha terminato la sua corsa. Ci scusiamo anche noi a nome suo per la pessima condotta che ha tenuto, arrivando a spingerla. Mai un commissario deve permettersi di alzare le mani contro un pilota. Soprattutto se donna". Poi si voltò verso il ragazzo, stringendo lo sguardo "Ha idea della gogna mediatica a cui ci sta esponendo in questo momento?".

Lui scrollò le spalle, non rispondendo e limitandosi a fissare il suo casco. A Phoebe sembrava tutto così paradossale. Non le era mai successo di venire difesa da una corte intera. E per giunta solo per colpa di una spinta innocente che quell'Aidan le aveva rivolto.

"Si è sentita offesa, signorina Evans?" le chiese una donna sorridendole dolcemente. Phoebe la fissò qualche istante, cercando di capire per quale motivo le avesse rivolto quella domanda e perché avesse una tale espressione ridicola stampata sul volto.

"Beh, certamente è stato arrogante quando si è confrontato con me, però..." iniziò Phoebe, ma Aidan la interruppe con una risata sarcastica "Ah, io sarei l'arrogante? Non tu che hai ostacolato il mio lavoro in tutti i modi?". Si voltò verso la direzione gara, alzando i toni "A questo punto se i piloti sanno spegnere gli incendi meglio di noi addetti che ci addestriamo in continuazione, non vedo il motivo di mantenerci attivi nei circuiti".

"Lei sicuramente non rimarrà attivo a lungo" sibilò l'uomo alto e magro, alzandosi in piedi per incutere più timore dal momento che la sua esile stazza non collaborava. Poi si voltò verso Phoebe, con un'espressione molto più docile "Comprenderemo la sua scelta di sporgere denuncia, se lo deciderà, signorina Evans. Le chiediamo semplicemente di esplicitare che il circuito è sollevato da ogni responsabilità, in quanto il signor Serafini appartiene ad una società esterna, che collabora con noi unicamente durante i weekend di gara. Le posso assicurare anche che lo stesso signore verrà immediatamente sollevato dal ruolo e licenziato. In questo modo non metterà più in pericolo la sua integrità fisica né quella di altri piloti con gesti sconsiderati".

Phoebe rimase senza parole. Per quanto fosse arrabbiata e umiliata, mai avrebbe pensato di sporgere denuncia. Con la coda dell'occhio vide Aidan stringere furioso il suo casco, fino a rendere le sue nocche completamente bianche. Qualcosa nel suo sguardo si era sia spento che acceso. Come se privandolo del suo ruolo come antincendio stessero annientando una parte di lui e per questo motivo l'altra parte stesse decidendo di intraprendere una guerra per combattere a questa ingiustizia. Phoebe si rese improvvisamente conto che le dispiaceva. Non le importava di nessuno, ma non voleva rendersi responsabile del licenziamento di un ragazzo.

Si alzò in piedi, portando l'attenzione di tutti i presenti nella stanza su di lei. "Non ho nessuna intenzione di denunciarlo. E meno ancora di sporgere reclamo contro il circuito. Per me questo argomento è chiuso qui". Incrociò lo sguardo stupito di Aidan e gli appoggiò una mano sulla spalla "Non ringraziarmi, bello".

Poi si voltò, fissando la direzione gara che era completamente ammutolita ed uscì dalla stanza teatralmente, come sua abitudine.


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