Ice
Phoebe venne svegliata dal battere incessante contro la sua porta.
Solitamente non si sarebbe nemmeno alzata dal letto, ma ultimamente accadevano situazioni strane nella sua vita, per cui decise di andare ad aprire.
Indossò rapidamente un top sportivo grigio e dei pantaloni morbidi dello stesso colore. Si avvicinò all'ingresso legandosi i capelli lisci e castani in una coda arruffata. Aprì la porta con uno sbuffo irritato, ma sobbalzò trovandosi di fronte proprio lui.
Con un ciuffo biondo più lungo del solito e gli occhi azzurri luminosi, Mick la guardava con un grande sorriso.
"Sorpresa!" esclamò semplicemente allargando le braccia.
Phoebe rimase a bocca aperta a fissarlo. Non riusciva a capire per quale motivo il tedesco si trovasse lì.
"Come...come hai fatto a scoprire dove abito? Non te l'ho mai detto" balbettò la ragazza, cambiando peso da un piede all'altro. Mick ridacchiò, appoggiandosi allo stipite della porta "Seriamente pensi che nessuno sappia dove abita un pilota di Formula 1? Ci ho messo davvero molto poco ad ottenere il tuo indirizzo".
Phoebe annuì con la testa, abbassando lo sguardo. Quell'improvvisata l'aveva scombinata. Non le veniva nessuna scusa intelligente da raccontare a Mick per mandarlo via. "Non mi fai entrare?" le chiese proprio il tedesco, gettando uno sguardo nell'ingresso.
Phoebe si dovette arrendere e si spostò di lato, lasciando che Mick si addentrasse nella sua casa. Cercò di precederlo in salotto, apprestandosi a sistemare sul divano alcuni cuscini che aveva lasciato a terra. Mick si abbassò verso l'acquario, sorridendo "Mi avevi raccontato di avere un solo pesce. Non sapevo che ne avessi preso un altro".
Phoebe si voltò verso di lui, fingendo indifferenza "Sì, ora ne ho due". "E come lo hai chiamato?" chiese ancora lui, cercando di attirare l'attenzione dei due trecode. "Roland" rispose Phoebe. Mick si voltò ridendo "Roland? Da dove lo hai tirato fuori questo nome?". "Da un pilota di Formula 1 -ribatté lei iniziando ad innervosirsi- Roland Ratzenberger".
"Non importante dal momento che non l'ho mai sentito prima d'ora" concluse Mick alzandosi. "Correva insieme a tuo padre" ribatté Phoebe infastidita. Con che coraggio lui poteva decidere chi fosse degno di essere ricordato? E per quali meriti? Una vita valeva davvero più di un'altra?
"Ah, se dovessi conoscere i nomi di tutti i piloti contro cui mio padre ha gareggiato, e vinto, sarebbe impossibile! -replicò lui divertito- erano troppi, soprattutto nelle scuderie minori e si alternavano in continuazione. Si ricordano solo quelli che hanno ottenuto più risultati. Il resto è solo contorno".
Phoebe si impose di respirare per qualche secondo per non attaccarlo subito "Allora se guardiamo le tue performance, tra qualche anno si dimenticheranno tutti di te. Oppure il tuo cognome ti salverà anche dall'oblio della memoria?". Mick divenne serio e rimase a guardarla per qualche istante, cercando di capire da dove derivasse tutta quell'acidità.
"Mi dispiace se ho mancato di rispetto a qualcuno, -capitolò poi subito- stavo solo scherzando. Ero curioso di capire come tu conoscessi questo pilota e per quale motivo avessi deciso di dare il suo nome al pesce. So quanto Niki Lauda sia importante per te, ma di questo Ratzenberger non mi avevi mai parlato". Phoebe scrollò le spalle senza rispondere. Non voleva raccontargli che si trattava di un regalo di Aidan. Mick non avrebbe mai compreso il loro rapporto.
"Come mai sei qui?" chiese infine cercando di cambiare argomento. Il volto di Mick si illuminò "Volevo semplicemente vederti. A Imola ci siamo incrociati per poco tempo, non sei potuta rimanere perché eri impegnata" "Sì, certo" rispose piano Phobe, cercando di dirottare nuovamente il discorso. "Vuoi un caffè?" chiese immediatamente. "No, vorrei parlare un po' con te" replicò Mick.
Phoebe si morse un labbro. Era tutto ciò che voleva evitare. Meno tempo trascorreva con Mick ultimamente e meglio si sentiva. Era come se la vicinanza con il tedesco ormai la mettesse a disagio e ogni cosa che lui dicesse fosse sempre inappropriata.
"Va bene, sediamoci" mormorò Phoebe accomodandosi sul divano e invitando il ragazzo a fare lo stesso. Lui la raggiunse in pochi attimi, sdraiandosi scompostamente. "Ci siamo un po' persi ultimamente – iniziò a parlare diretto Mick, attorcigliandosi una ciocca di capelli di lei tra le dita- volevo chiederti se qualche mio comportamento ti ha particolarmente infastidita".
Phoebe rimase stupita da quella domanda ma soprattutto dalla sincerità con cui Mick le si avvicinava. Forse in quel periodo lei si era un po' staccata dal suo mondo abituale, tralasciando l'unica persona che fosse veramente suo amico. Aidan era simpatico e molto carino, era vero, ma apparteneva ad un universo del tutto diverso dal suo. Non condividevano niente se non la passione per i motori, ma le loro vite erano diametralmente opposte. Due rette parallele che in realtà si erano incrociate, ma che ora dovevano riprendere il loro naturale corso.
Ben diversa era invece la situazione con Mick. La normalità di Aidan affascinava Phoebe, forse perché un po' la rimpiangeva, ma un pilota di Formula 1 non era normale. E lei lo era meno ancora. Mick la poteva comprendere, anche lui era un guerriero della velocità. La parentesi di semplicità con Aidan era stata carina, ma ora doveva tornare alla sua realtà molto più frenetica e abbagliante. Dove Mick c'era sempre stato per lei, soprattutto nelle difficoltà.
"Hai ragione, -ammise Phoebe dopo aver tratto un lungo respiro e spostandosi i capelli su una spalla- entrare in Formula 1 mi ha abbastanza destabilizzata. Mi sono concentrata molto su me stessa. Mi dispiace se ho messo troppo da parte la nostra amicizia. In realtà tu sei fondamentale per me e lo sei sempre stato".
Mick arrossì leggermente, abbassando la testa e abbozzando un sorrisetto. Poi le lanciò uno sguardo dal basso "Sono felice di sentire questo. Temevo di averti persa. È la prima volta che ci allontaniamo al punto da non sapere nemmeno che saremmo stati nello stesso posto come è avvenuto a Imola" "Forse ho imparato dal migliore- replicò Phoebe appoggiandosi al poggiatesta del divano e sollevando un sopracciglio- mi pare che anche a te piaccia scomparire ogni tanto e farti sentire solo dopo tempo".
Mick sollevò le mani "Mi arrendo, è vero. Non sono stato sempre al tuo fianco come avrei dovuto. Ma questa volta è stato diverso. Proprio perché ti sei allontanata tu e quindi mi hai dato la scossa decisiva per capire che voglio starti molto più vicino di prima".
Phoebe aprì la bocca per replicare che andava tutto bene ora, ma non riuscì a pronunciare nessuna parola perché Mick si sporse verso di lei, baciandola.
La ragazza sgranò gli occhi, mentre le labbra del tedesco si fondevano con le sue. Gli appoggiò una mano sulla spalla cercando di fermarlo, ma il suo movimento fu troppo leggero per far capire a Mick che lei non si trovava a suo agio. Mentre lui rendeva più profondo il loro bacio, Phoebe strinse gli occhi cercando di capire perché si sentisse così male dopo aver sognato per anni quel momento. Finalmente poteva stringere Mick tra le sue braccia ma non era più ciò che desiderava.
Si allontanò di colpo cercando di riprendere fiato, con le labbra che bruciavano, ma sempre meno doloranti del suo cuore. Mick si riavvicinò al suo viso, sorridendo "Ti amo, Phoe. È da anni che provo qualcosa per te. E finalmente tutto ciò mi ha dato il coraggio di agire".
Phoebe appoggiò una mano sul volto del ragazzo, tenendolo lontano. Non voleva baciarlo ancora, non le era nemmeno piaciuto. Cercò di stamparsi sulle labbra un sorriso debole ma convincente "Mick, il problema è che io non ho la testa per una relazione ora. Non ho davvero tempo di investire energie su qualcuno che non sia io. Devo concentrarmi sulla mia carriera, lo sai bene" "Lo comprendo, -rispose lui stringendole le mani tra le sue- ma possiamo anche mantenere una relazione senza renderla ufficiale. Giusto per vedere come potrebbe funzionare".
La sola idea fece rivoltare lo stomaco a Phoebe, che però si sforzò di rimanere diplomatica per non ferire l'amico di una vita "Sai bene che io o faccio una cosa bene oppure evito di farla. Voglio una relazione in cui io possa essere davvero coinvolta al massimo. Ora non è così, non può essere così".
Mick si spostò leggermente, sospirando "Va bene, ti rispetto. Ma ti chiedo solo di pensarci, di riflettere un po' a mente fredda. Io veramente ti amo da tanti anni. Ti posso aspettare ancora, per tutto il tempo di cui tu necessiti. Ma dovevi saperlo, non potevo più nascondere questi sentimenti dentro di me a lungo cercando di sopprimerli".
Phoebe evitò di ribattere per non incrinare ulteriormente la già fragile situazione che si era creata tra di loro. Purtroppo nel suo cervello si era accesa una fastidiosa spia che continuava a ripeterle come un mantra che lui non era sincero. Non poteva credere che Mick fosse interessato a lei da tempo. Un ragazzo innamorato non si sarebbe comportato in quel modo, ma sarebbe sempre stato presente in ogni situazione cercando di conquistarla. Molte volte era stata invece proprio Phoebe ad avere l'impressione di rincorrerlo.
Nella sua testa continuava a vorticare la fastidiosa idea che lui avesse deciso di avvicinarsi così tanto a lei solo perché aveva iniziato ad intravedere una possibile fine della loro amicizia. E non poteva permetterselo, dal momento che Phoebe nel mondo dell'automobilismo era molto famosa e poteva portare molto prestigio essere in coppia con lei. La ragazza non voleva pensare questo di quello che era stato il suo migliore amico per anni, ma erano le uniche conclusioni che poteva trarre. Mick cercava solo un trampolino di lancio nella loro storia. A livello di immagine sarebbe diventato ancora più importante accanto all'unica donna presente in Formula 1 e che stava scalando le classifiche.
Deglutì a fatica, imponendosi di non accusarlo di queste cose. Non aveva prove ed erano solo supposizioni. Non aveva alcuna voglia di litigare in quel momento. Aveva altro per la testa. "Ci penserò" mormorò chiudendo l'argomento.
Mick annuì con il capo, sollevandosi dal divano "Allora ti lascio del tempo. Ci sentiamo, Phoebe". Passò accanto all'acquario e batté un piccolo colpetto con il dito sul vetro "Ciao anche a te, Niki! E pure tu...". Si voltò verso Phoebe perché gli suggerisse il nome del trecode nero. "Si chiama passione per lo sport che tu pratichi, cosa che forse devi ancora imparare" ribatté freddamente Phoebe, tremendamente irritata.
Mick rimase qualche istante immobile a fissarla, poi senza aggiungere altro uscì dall'appartamento sbattendo la porta dietro di sé.
Phoebe si lasciò cadere all'indietro sul divano, concedendosi un sospiro liberatorio. Si passò le mani tra i capelli lunghi e lisci. Tutto questo non avrebbe dovuto scalfirla in vista dell'ultimo gran premio della stagione, non poteva permettere che la sua performance venisse rovinata da strani pensieri e riflessioni.
Una fenice non si faceva confondere dai sentimenti.
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