Heat
Phoebe avanzò con passo deciso verso Aidan, che la fissava sconvolto.
"Come puoi rimanere qui seduto senza fare niente per riottenere il tuo ruolo nell'antincendio?" lo aggredì verbalmente quando fu abbastanza vicina. Il ragazzo sbatté le palpebre, investito all'improvviso dalla foga di lei.
"Buongiorno anche a te" ribatté volgendo lo sguardo dalla parte opposta, ignorandola totalmente. Phoebe strinse le mani a pugno lungo i fianchi. Tutta quella situazione la infastidiva parecchio, ma non poteva addossarsene la colpa. Aveva smesso di farlo da troppo tempo, quindi era molto più facile prendersela con lui che si crogiolava nella sua condizione senza provare a cambiarla.
"Se ci tenessi davvero, non saresti qui a fissare la pista da solo come un idiota" sibilò ancora lei. Aidan la guardò, accennando una risata "Certo che hai uno strano modo di motivare le persone, sai". Phoebe scosse la testa. Il problema è che si sentiva dannatamente in colpa, come non avveniva da anni. Non si sarebbe mai sognata di chiedere scusa al ragazzo, di conseguenza se lui fosse riuscito a recuperare il suo ruolo, anche la coscienza di lei si sarebbe silenziata.
"Perché non vai a protestare?" continuò Phoebe, diminuendo però la carica nella sua voce. Aidan scrollò le spalle, guardando lontano, dritto davanti a sé "Io so ammettere i miei errori. Non avrei mai dovuto spingerti. Sicuramente questa non è la sentenza migliore o più corretta, ma comprendo che una come te ha un calibro diverso rispetto ad un commissario come un altro, no?"
"Beh, in effetti non mi risulta che a te chiedano autografi" replicò la ragazza, sedendosi però accanto a lui. Non voleva ammetterlo a sé stessa, ma in parte si divertiva a confrontarsi con Aidan. Lui non dimostrava di essere intimorito da lei e questa era la grande novità. Sinceramente si sarebbe aspettata un confronto molto più acceso, ma lui era decisamente più tranquillo di quello che pensava. Un po' come se vivesse una placida rassegnazione, sentimento impossibile per Phoebe. Oppure era semplicemente il suo carattere, il che lo rendeva ancora più strano agli occhi di lei.
"Perché, tu li concedi gli autografi? -sorrise ironicamente Aidan- oppure incenerisci tutti i tifosi con lo sguardo? O peggio ancora urli in faccia a tutti 'ehi, ma sapete chi sono io? La fenice!!' ?". Phoebe si sorprese a ridacchiare. Era la prima volta che permetteva a qualcuno di ridicolizzarla, ma stranamente non le dava fastidio. Aveva lottato anni e anni per farsi rispettare dai suoi colleghi. Una frase del genere non sarebbe mai stata pronunciata nel paddock di fronte a lei, ma in un contesto simile poteva accettarlo.
"Solitamente non serve accreditarmi, i tifosi mi conoscono benissimo. Sai, la mia fama mi precede – rispose lei ammiccando verso il ragazzo- ma penso che invece il tuo problema principale sia la mancanza di rispetto e la tua arroganza. Motivo per cui hanno fatto bene a licenziarti". Aidan scoppiò a ridere, voltandosi verso di lei "Certo che hai proprio una bella faccia tosta, eh! Ora sarei io quello che non rispetta il lavoro altrui?". Phoebe scosse la testa, abbassando la voce "No, ma se conoscessi la mia storia non mi parleresti così".
"Ma davvero? -continuò Aidan, alzando invece il tono- ti stupirà sapere che conosco perfettamente ogni dettaglio. Eri in macchina con tuo padre. Le Castellet. Gran premio di Formula 2. Lui guidava tranquillo, mentre tu eri un fascio di nervi. Non riuscivi a rimanere ferma sul sedile, lui ti intimava di rilassarti o lo avresti distratto. Ma eravate in ritardo, c'era più traffico di quello che pensavate. Per zittire le tue proteste tuo padre ha imboccato una via laterale, dove si poteva correre più veloce. Ha persino alzato il volume della radio per distrarti dalla tensione pre gara. Poi all'improvviso da una laterale è sbucato un camion a tutta velocità. Non è riuscito a frenare in tempo e ha colpito nella fiancata la vostra vettura, stringendola contro il guard rail. Tuo padre ha subito l'impatto diretto con il camion, mentre tu hai sentito perfettamente il suono della lamiera stridere contro il metallo della barriera lungo la strada. Sono certo che quel rumore te lo sogni ancora di notte, ogni tanto. Poi ricordi anche il forte odore di benzina e la tua testa che aveva iniziato a girare fortissimo. Dopo è scoppiato l'incendio, dapprima flebile per poi diventare sempre più consistente. Tu sei riuscita incredibilmente ad uscire dall'abitacolo. Eri talmente paranoica che quel giorno indossavi già la prima tuta, quella ignifuga. La tua apparizione è stata scenica. Sei emersa dal fuoco con i capelli incendiati e qualche fiammella sulla tua tuta bianca. Subito il camionista ti ha gettato addosso una coperta, spegnendo ogni traccia di fuoco. Ma per tuo padre non c'è stato niente da fare. Probabilmente era già morto dopo il violento impatto. Tu invece hai trascorso un breve periodo in ospedale per poi tornare nel mondo delle corse più forte di prima, contro tutti quelli che ti credevano ormai fallita. Ma so che tu ti ritieni ancora responsabile per ciò che è accaduto, perché sei stata tu ad insistere a prendere quella maledetta strada secondaria".
Phoebe rimase in silenzio, guardando a terra. Si era aggrappata con le mani alla lamiera della tribuna in cui era seduta e le sue nocche erano diventate bianche da quanto stringeva forte. Si maledisse per aver raccontato la sua vicenda in alcune interviste. Ma certi dettagli non li aveva mai detti. Aidan li aveva compresi da sé. Ad esempio, era vero che lei si riteneva colpevole per la morte del padre. Per l'esatto motivo che il ragazzo aveva indicato. Ed era anche vero che spesso le sue notti erano accompagnate da incubi, dove risentiva quel rumore infernale provocato dal contatto con il guard rail ma dove poteva anche percepire il bruciore del fuoco sulla sua pelle, come se fosse tornata a quel dannatissimo giorno.
Ed era sicura di non aver mai raccontato nulla di tutto ciò. Era evidente che Aidan l'avesse solo intuito, ragionando sulla sua storia. Questo la inquietava dal momento che tutti avrebbero potuto capire quanto lei fosse in realtà debole, ma dall'altro lato le faceva piacere che qualcuno si fosse interessato così tanto alla sua vicenda personale da averci impiegato del tempo provando a comprendere come lei si sentisse.
"Come noti, la tua storia la conosco perfettamente, Fenice- continuò Aidan, con l'evidente tono di chi sa di aver colpito- e tu invece sai la mia?". Phoebe non rispose, incassando il primo knock-out dopo anni in cui usciva sempre vittoriosa da ogni scontro. Il ragazzo le aveva volto contro la sua stessa domanda impertinente.
Dal momento che lei rimaneva in silenzio a lungo, Aidan intervenne ancora, appoggiandole però una mano sulla spalla e modulando più dolcemente il tono della sua voce "Volevo dirti che non è stata colpa tua quell'incidente. Le cose negative nella vita succedono. E tu ne sei stata scottata. Ma non puoi impedire che accadano. Non siamo totalmente padroni del nostro destino. Quindi liberati da quel soffocante senso di colpa. Sono certo che tuo padre non vorrebbe vederti così. E sono anche sicuro che quando potrai respirare meglio riuscirai anche a guadagnare dei decimi in pista. Ma allo stesso modo, non provo rancore nei tuoi confronti per quanto accaduto al Mugello. Vale quanto ho detto prima, non è colpa di nessuno, sono cose spiacevoli che accadono. La vita continua, anche se leggermente diversa. Se è il perdono che sei venuta a cercare, sappi che non attendo le tue scuse. È già tutto sistemato".
Phoebe si voltò a guardarlo. Si sentiva in soggezione, come quando in seconda elementare aveva fatto la sua prima confessione al parroco e l'aveva vissuta malissimo, sentendosi piena di colpe imperdonabili, come il peggiore dei criminali. Forse era nata da lì la sua difficoltà a chiedere scusa. Ma era sollevata che non fosse stato necessario. Si era compresa con Aidan in un modo che ormai le risultava difficile con tutti, dal momento che non lasciava entrare nessuno sotto la sua corazza.
"Appena tornerò a casa chiamerò subito la CEA chiedendo di riassumerti" disse lei con voce rauca, come di chi sta trattenendo le lacrime perché è troppo orgoglioso per piangere in pubblico. Lui annuì con la testa, mostrando un sorriso sarcastico "Va bene, grazie". "Non mi credi?" replicò Phoebe, punta sul vivo. Aidan la fissò con i suoi grandi occhi scuri "Ti ringrazio, ma non credo sia il caso di scomodarsi. Avrai sicuramente altre faccende più importanti di cui occuparti".
Phoebe lasciò cadere l'argomento, intuendo quanto lui fosse ancora scettico nei suoi confronti. L'immagine che trasmetteva era davvero così dura da non poter immaginare che fosse capace di un gesto gentile? O semplicemente Aidan soffriva ancora troppo per la sua espulsione, nonostante cercasse di minimizzare. Alla ragazza balenò in mente un'idea.
"Ti andrebbe di fare un giro rapido nel paddock?" gli chiese. Aidan strabuzzò gli occhi "Ma stai dicendo sul serio?" "Certo, non credo che voi commissari possiate averne l'accesso, non ne ho mai visto uno" ribatté lei. Lui sorrise "In realtà sì, ma è una lunga storia. Comunque ti ringrazio per il tuo invito, ma non credo sia il caso". Phoebe si alzò in piedi, mettendosi le mani sui fianchi "Non si tratta di un invito, ma di un ordine. E si dà il caso che nessuno riesca a non obbedire a me".
Dopo qualche minuto i due ragazzi raggiunsero l'ingresso al paddock. Non fu nemmeno necessario per lei mostrare il pass, dal momento che gli addetti alla sicurezza la riconobbero immediatamente e si spostarono, lasciandola passare. Bloccarono però Aidan. "Lui è con me" disse semplicemente Phoebe con voce gelida, liquidandoli con un gesto della mano. I due addetti si spostarono subito, lasciando entrare anche il ragazzo nel paddock. "Sei incredibile! -esclamò lui grattandosi la testa e ridendo- non ho mai visto una scena simile. Non hanno obiettato nemmeno un secondo. Sei la regina del Circus". Lei gli sorrise con aria di superiorità "Si vede che non sei abituato a camminare in compagnia di Phoebe Evans".
"Certo che hai un ego smisurato!" replicò Aidan ridendo. Lei si spostò i capelli lisci e castani dalla spalla, lasciandoli ricadere sulla schiena in un gesto scenico "Posso permettermelo. Sono l'unica sopravvissuta al fuoco". "A-ah! -esclamò il ragazzo trionfante, fermandosi in mezzo al paddock- ed ecco dove sbagli! Non sei affatto l'unica!" "Certo, oltre a Niki Lauda- replicò Phoebe infastidita- e per questo è l'unico pilota che io ammiro". "Forse dovresti allungare la lista, invece- continuò Aidan con un sorriso impertinente- probabilmente non ti ricordi di Jos Verstappen nel 1994, fermo al pit stop e poi improvvisamente avvolto dalle fiamme alimentate dalla benzina. O di Pedro Diniz nel 1996, riuscito a fuggire da una monoposto dove il calore del fuoco era talmente elevato che il suo casco fumava. Oppure ancora di Gerhard Berger nel 1989 alla curva del Tamburello, dove solo il rapido intervento della CEA l'ha salvato da una morte certa e per tale motivo continua tutt'ora oggi a dimostrarci riconoscenza. La sua Ferrari era infatti diventata una bolla di fuoco. E potrei proseguire all'infinito a nominarti dei piloti. Ad esempio, sai perché noi della squadra antincendio CEA veniamo chiamati "Leoni"? È stata la testata italiana Autosprint a definirci così nel 1978, per la prontezza con cui abbiamo salvato Ronnie Peterson dall'incendio. Purtroppo il giovane svedese è morto successivamente in seguito a complicanze post intervento, ma la CEA aveva svolto al meglio il suo lavoro. Quindi vedi, non sei l'unica ad esserti salvata da sola. Altri non ce l'hanno fatta, è vero. Ma altri ancora sono stati aiutati da noi, quindi se tu sei una figlia del fuoco...hai molti fratelli".
Phoebe non replicò, infastidita da non sentirsi più al vertice del suo status di sopravvissuta. Aveva fatto delle fiamme il suo marchio distintivo. Non poteva lasciare che il suo mito della Fenice venisse sminuito.
"Beh, -ribatté cambiando argomento- ma chi di loro ti ha dato accesso al paddock, facendoti immergere nel brulicare frenetico di tutti gli addetti ai lavori?". Aidan sorrise, guardandosi attorno "Di questo devo effettivamente ringraziare solo te. È una visione privilegiata, mi sembra di essere immerso in un mondo parallelo". Phoebe sorrise orgogliosa, risalendo al suo trono di superiorità "E questo è ancora niente! Dovresti visitare la vip lounge sopra ai box! Ti va di infiltrarti nel mondo dei ricchi?".
Aidan ridacchiò, scuotendo la testa "Ti ringrazio, ma mi fermo qui. Non voglio abusare del tuo tempo. Ti sei fatta perdonare già ampiamente. Nonostante quello che vuoi dimostrare a tutti, sei una brava ragazza".
Phoebe si voltò infastidita verso il ragazzo e aprì la bocca per trattenerlo, ma lui si stava già allontanando a grandi passi verso l'uscita del paddock. "Torno tra i tifosi normali. Mi appenderò alla recinzione sperando di ottenere qualche autografo da dei piloti molto più gentili di una certa Phoebe Evans" le disse lui ammiccando sorridente.
Phoebe scosse la testa, sbuffando divertita mentre osservava la schiena del ragazzo farsi sempre più distante.
Certo che era ben strano quell'Aidan.
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