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Gasoline


Il trillo di un telefono interruppe il sonno di Phoebe.

La ragazza nascose la testa sotto le lenzuola, mugugnando contro quello scocciatore mattutino e fingendo di non sentire nulla. Ma dal momento che il suono del cellulare non accennava a diminuire ed era parecchio fastidioso, Phoebe si ritrovò a pensare di doversi alzare.

Tese una mano accanto a lei, decidendo invece di mandare Aidan a prenderle il cellulare, con un piccolo sorriso compiaciuto che le era spuntato sul volto per quell'idea geniale che aveva avuto. Ma la sua mano cadde nel vuoto del materasso freddo.

La ragazza alzò la testa di scatto, improvvisamente sveglia. Si spostò i capelli dietro le orecchie, per vedere meglio. Era sola nel letto. Nessuna traccia del ragazzo.

Phoebe rimase immobile ad ascoltare se per caso qualche suono provenisse da altre parti della casa, ma le rispose solo un silenzio assordante e quasi irreale. Scalciò immediatamente le lenzuola, scattando in piedi come una molla. Ogni nervo del suo corpo era teso. Come era possibile che Aidan fosse sparito, evaporato nel nulla? Era questo il comportamento di un ragazzo che si professava innamorato di lei? Ma se davvero era fuggito, questa volta l'avrebbe pagata cara. Nessuno umilia una Fenice. Nessuno.

Si infilò una maglietta bianca di Aidan che trovò sulla sedia e solo con quella addosso iniziò la perlustrazione della casa. Si diresse rapidamente verso la cucina, dove vide finalmente il ragazzo di spalle, intento a versare del tè. Con un sospiro Phoebe si appoggiò allo stipite della porta, rilassando i muscoli tesi.

"Incredibile, addirittura mi prepari la colazione?" esclamò la ragazza, facendo sussultare sul posto Aidan. "Non pensavo ti fossi già svegliata, -ribatté voltandosi verso di lei sorridendole- volevo portartela a letto come sorpresa" "Se tu mi avessi svegliato per farmi mangiare i tuoi toast penso che te li avrei tirato dietro" replicò Phoebe sbuffando divertita. "Buongiorno anche a te" rispose Aidan, prendendosi gioco di lei per il suo pessimo umore mattutino.

"Ci ha pensato la suoneria del mio cellulare a svolgere il compito per te" ribatté Phoebe indicando con il capo l'apparecchio ormai silenzioso che era appoggiato sul tavolo. "Non ho voluto rispondere, ho pensato che te ne saresti voluta occupare tu stessa" replicò Aidan riportando l'attenzione sulla colazione che stava preparando. "Chissà chi ha deciso di rischiare la sua vita chiamandomi di prima mattina" commentò la ragazza avvicinandosi verso il cellulare.

"Paul" disse Aidan a bassa voce. Phoebe si bloccò sul posto, voltandosi verso di lui "Ma non avevi forse detto che non ti eri interessato alla telefonata?" "Ho affermato di non aver risposto, non di non aver guardato" le ammiccò il ragazzo. Sul volto di Phoebe si aprì un sorriso, mentre incrociava le braccia al petto con aria divertita "Non mi dire che sei geloso, Aidan Serafini". "Chi, io? -esclamò l'italiano voltandosi e guardandola con l'espressione più angelica che conosceva- assolutamente no. Non ne avrei motivo" "Dovresti preoccuparti, invece -replicò lei sollevando un sopracciglio- sono molto ambita" "Certo, ma tu presti attenzione solo a me" sentenziò Aidan compiaciuto.

Phoebe sollevò gli occhi al cielo scuotendo la testa e rifiutandosi di ribattere al ragazzo. Afferrò il cellulare, sbloccando lo schermo con un rapido gesto e premendo sul numero di Paul per avviare la chiamata.

"Buongiorno, finalmente ti sei svegliata" gracchiò la voce del suo manager all'altro capo del telefono, vagamente ironico. "Che vuoi" replicò Phoebe lasciandosi cadere sulla sedia della cucina. "Dato che sei irritabile come al solito, andrò subito al centro del discorso- sospirò rassegnato Paul e lei se lo immaginò mentre si passava una mano sul volto- ricordi quella richiesta che mi avevi fatto in merito a dei presunti sponsor per un kartista? Bene, sembra che il tuo amico sia promettente. Ha vinto la prima gara che ha disputato e nelle altre tre è sempre stato tra i primi cinque o al massimo nella top 10. Il problema è che nessuna academy si potrebbe mai interessare a lui, puntano solo sulle giovani promesse da crescere. Quindi che si scordi le monoposto. Però potrebbe avviare una discreta, se non ottima, carriera nei campionati GT nazionali. Per ora si potrebbe cominciare dal Campionato Italiano Kart" "Non mi stai dicendo niente di nuovo o che non sapessi già" ribatté Phoebe, lanciando un'occhiata di sottecchi ad Aidan che fingeva di essere affaccendato a pulire la cucina ma che sicuramente stava ascoltando la chiamata.

"Beh, qui arriva la buona notizia- continuò Paul accelerando il discorso- lo sponsor che ero riuscito a ingaggiare per le prime gare si è dichiarato disponibile a continuare il rapporto con il tuo amico. Oltre che di naturale talento è anche un ragazzo a modo, cosa che non si può dire sicuramente di te. Certamente con un buon allenamento potrebbe ottenere risultati migliori e soprattutto più costanti e lo sponsor crede nel suo progetto. E sinceramente se questi sono i presupposti inizio a crederci anche io e sarai tu a ritrovarti presto alla ricerca di un buon manager".

Phoebe scoppiò a ridere "Dai, Paul! Non fare il permaloso, sai benissimo quanto sei fondamentale per me" "Mi farai ricoverare nel reparto psichiatrico per un esaurimento nervoso, prima o poi" si lamentò il manager per il comportamento scostante della ragazza. Lei continuò a ridacchiare "Comunque ti ringrazio molto. Parlerò con questo mio amico come lo definisci tu e ti farò sapere al più presto" "Perfetto, ma non ti azzardare a chiudere la chiamata perché dobbiamo discutere di alcuni dettagli in vista del prossimo gran premio e...". Phoebe non lo ascoltò, terminando di proposito la telefonata e riponendo il cellulare con lo schermo rivolto verso la superficie del tavolo, come se quel gesto potesse evitare di farla disturbare ancora.

Si voltò verso Aidan, cercando le parole per riassumergli la situazione che in realtà si prospettava ben allettante. Ma il ragazzo la prese in contropiede, iniziando a parlare rimanendo di spalle "Ringrazia davvero il tuo manager. È stato fin troppo gentile. Ma non ho intenzione di accettare".

Phoebe per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. "Stai scherzando?" chiese con voce stridula, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso di lui per osservarlo in volto. Aidan era estremamente tranquillo, come se quella decisione lo rendesse davvero sereno.

"Forse non ci siamo capiti -insistette lei con gli occhi spalancati e l'espressione di chi ha davanti una scoperta epocale ma è l'unico a vederla- hai la possibilità di gareggiare in un vero campionato! Certo, la strada è ancora lunga e dovrai lavorare duramente. Ma è il sogno che hai inseguito da sempre e finalmente ora lo puoi raggiungere. Non ti sembra incredibile e assurdo rifiutare proprio ora che giunge la tua occasione?".

Aidan scosse la testa "Ti ripeto che non sono interessato, Phoe. Non è mio destino vivere in quel mondo da protagonista principale". "Phoe?" ribatté lei sollevando un sopracciglio dinanzi a quel nomignolo. Il ragazzo si voltò verso Phoebe e sorrise, abbracciandola in vita e attirandola a sé. Quando i loro volti furono più vicini e lui poté notare un lieve rossore sulle guance della ragazza, mormorò teneramente "È il modo in cui ti ho chiamata per invitarti a bere qualcosa a Montecarlo. E quella serata al Le Blue Gin mi ha confermato come la mia vita non sarebbe più stata completa senza di te. Quindi sono davvero onorato se qualche sponsor sarebbe intenzionato ad aiutarmi, ma io sono a posto così. Tutto ciò che voglio nella vita ormai l'ho guadagnato. E tu sei la mia vittoria più grande, migliore di qualsiasi podio in gara".

Phoebe si spostò lievemente da lui, scuotendo la testa e continuando a non capire. Forse rifiutandosi proprio di comprendere. "Ma come è possibile non nutrire ambizioni nella vita? -esclamò ad alta voce- ti stanno offrendo un'enorme possibilità, Aidan. Non capita a tutti un'occasione simile. Non puoi sprecarla solo perché in questo momento ti senti completo. Riflettici, per favore. Prenditi almeno qualche giorno prima di prendere una decisione così importante. Non essere impulsivo. Non puoi rifiutare così categoricamente!"

"Incredibile! -ridacchiò Aidan accarezzandole il volto- Phoebe Evans che mi insegna a non essere impulsivo. Guarda come si ribalta velocemente ogni situazione" "Sono seria" replicò lei rabbuiandosi. "Anche io, -sospirò Aidan prendendole il volto tra le mani e sussurrando piano guardandola negli occhi- ma mi conosci bene ormai. Sai che il pilota non sarebbe il mio mestiere. Il ruolo perfetto per me è dietro le quinte, non cerco riconoscenza né fama. Sono un grande innamorato di questo sport e ho la lucidità necessaria per riconoscere dov'è il mio limite. Mi sono spinto già oltre ogni orizzonte immaginato, ma è giunto il tempo di fermarmi e scendere da questa realtà che non mi appartiene. Sono felice del porto a cui sono approdato, non ho bisogno di nient'altro. Mi accontento della soddisfazione di sapere che avrei potuto iniziare davvero una carriera".

"Ma..." aprì la bocca Phoebe per replicare, però il ragazzo le pose l'indice sulle labbra, intimandola al silenzio. "Ti dirò di più, -sussurrò ancora con un sorriso dolce- accetto i soldi degli sponsor. Ma li consegnerò tutti in beneficenza, che scelgano loro l'associazione a cui donarli. C'è sicuramente qualcuno al mondo che ha più bisogno di quel denaro".

Phoebe rimase senza parole, fissando Aidan negli occhi. Ammirava immensamente il suo coraggio di mettere da parte ogni ambizione personale, a volte ci vuole più forza nel rifiutare che nell'accettare. Ma allo stesso tempo si vergognava enormemente perché lei non sarebbe mai riuscita a ritirarsi. Per qualche istante pensò anche che non si meritava una persona come Aidan al suo fianco. Poi si riscosse dai suoi pensieri e in silenzio lo abbracciò, lasciandosi immergere e circondare dalle sue braccia forti e rassicuranti.

Si ricordò di quando da piccola accendeva i fiammiferi e li guardava bruciare tra le sue dita. Ma il suo sguardo non era puntato sulla tenue fiamma, bensì sul muro accanto a lei. Poteva nettamente distinguere la sua ombra scura, perfetta in ogni dettaglio. Ma il fuoco non proiettava nessun'ombra.

Per anni si era domandata il motivo per cui un elemento così potente risultasse invisibile in contrasto con la luce, privo di ombra. E ora, tra le braccia di Aidan aveva capito la soluzione.

Il fuoco è puro.

Talmente puro da non avere nessun lato oscuro da rivelare, nessun collegamento con le tenebre. E di conseguenza, nessun'ombra scura da proiettare.

Aidan era così, incredibilmente puro.

E Phoebe si domandò come potesse essere innamorato di una come lei, avvolta perennemente da un gioco vischioso di luce e buio, che spesso rifletteva la più oscura delle ombre.






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So che è un capitolo corto, ma ho voluto regalare un po' di serenità ad Aidan e Phoebe, penso che ce lo meritiamo tutti dopo questo Natale così particolare!

Ma reggetevi forte, perché tra tre capitoli finirà tutto e ancora molte cose dovranno accadere!!!

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