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Blaze


È solo nelle condizioni più perfette, dove si ha il pieno controllo di sé e di ciò che si ha attorno, che si riescono ad ottenere i risultati migliori.

Le vette più ambite. I traguardi più impensabili.

Ora che il freno era stato sistemato a dovere, Phoebe aveva l'impressione di volare.

Forse a causa della suggestione psicologica, ma anche perché in effetti con quella configurazione lei si sentiva molto più confidente.

A Phoebe piaceva pensare che si trattasse della combinazione di entrambi.

E come il grande Ayrton Senna diceva "Non saprete mai come si sente un pilota quando vince. Quel casco nasconde sentimenti incomprensibili".

E li celava anche se non si otteneva la vittoria ma il terzo posto.

Almeno, per Phoebe era così.

E mentre tagliava il traguardo tanto agognato di quell'incredibile e inaspettata gara, non riuscì nemmeno ad urlare via radio.

Le sue emozioni erano troppo forti per uscirle dal petto e si bloccavano nella gola aggrovigliandosi e dandole l'impressione di essere sul punto di strozzarsi.

"Phoebe, you are P3. P3. In Monaco! Amazing job, Phoebe! Amazing" sentì gridare nelle orecchie dal suo ingegnere di pista. Ma non riusciva a rispondere, come se si trovasse immersa sott'acqua e stesse combattendo per tornare a galla.

Troppe emozioni per una Fenice sola.

Sollevò la visiera del casco mentre affrontava l'ultimo giro per parcheggiare la sua brillante Alpha Tauri sotto il podio, accanto alla Red Bull di Max Verstappen e alla Renault di Daniel Ricciardo. Era stata una gara assurda, ricca di ritiri e colpi di scena al pit stop. Lei aveva già iniziato ad avvicinarsi al podio grazie ad una brillante qualifica in cui aveva ottenuto la quarta posizione. Ma tra il sogno e la realtà c'era di mezzo l'intera gara. Eppure tutto era andato come previsto, Phoebe sembrava volare nella brezza monegasca come se le fosse sempre appartenuta.

Scese dalla monoposto con le gambe traballanti. Non si sfilò nemmeno il casco, voleva che tutti vedessero come la Fenice raffiguratavi sopra fosse volata fino al terzo posto. Vide i suoi meccanici che spingevano lungo le transenne, urlando. Si buttò tra di loro, lasciandosi finalmente andare ad un lungo grido liberatorio finché non ebbe più aria nei polmoni.

Qualcuno le batteva pacche sulle spalle, probabilmente i vari piloti di passaggio che cercavano di congratularsi con lei, ma Phoebe non aveva la lucidità necessaria per accorgersi di loro. Pierre arrivò di corsa, sollevandola di peso e abbracciandola forte. "Piano, piano" si lamentò Phoebe, come al solito. Il francese la riappoggiò a terra, prendendole il casco tra le mani e guardandola negli occhi "Piccola arrogante, ce l'hai fatta! Sono così fiero di te!". Poi tornò ad abbracciarla, come se fosse anche un po' merito suo quel terzo posto di Phoebe. La ragazza ridacchiò "Non avevo dubbi che sarei riuscita a fare un podio prima di te".


Phoebe salì le scale che conducevano al podio con un'energia ritrovata. "Congratulazioni!" esclamò Max con un sorriso stringendole la mano, in attesa di salire sul gradino più alto. "Attento che il sedile sotto di te sta traballando" rispose lei. L'olandese scoppiò a ridere "Ti aspetto nel team e poi vedremo". "Sareste un'accoppiata particolare -si intromise Daniel con un sorriso enorme- mi dispiace solo per Chris che dovrebbe gestire due caratteri simili" "Ti ringrazio" rispose la ragazza ridacchiando.

Poi sentì annunciare il suo nome dallo speaker, seguito da un boato proveniente dal gruppo Alpha Tauri schierato sotto al podio. Phoebe fece il suo ingresso salutando tutta la folla, con i lunghi capelli lisci lasciati cadere in modo selvaggio lungo la schiena e un sorriso smagliante sul volto.

E quando iniziò a suonare l'inno, anche se non era il suo, respirò a fondo accorgendosi che da quel suo nuovo punto di vista Montecarlo non era mai stata così bella.



Phoebe infilò i suoi effetti personali nel borsone che portava sempre con sé e si diresse verso la sua macchina stringendo in mano il suo bellissimo trofeo. Immaginava già dove lo avrebbe posto, cioè su una mensola di fronte al suo letto. Così ogni mattina si sarebbe svegliata ricordando sempre a sé stessa quanto era una vincente. Nella vita e in pista.

Aprì la portiera del passeggero della sua automobile, legando la coppa con la cintura di sicurezza. "Meglio proteggere sempre le persone che ami" ridacchiò parlottando da sola, o forse rivolta al trofeo. Era felice di essere arrivata al circuito in macchina quella mattina. Tornare a casa a piedi sarebbe stato un viaggio infernale, soprattutto dopo il suo terzo posto. L'avrebbero fermata tutti per foto e autografi, mentre lei desiderava solo rinchiudersi nella sua abitazione e crogiolarsi nel ritrovato successo solo insieme a Niki e Roland.

Il suo cellulare iniziò a vibrare in tasca. Phoebe lo estrasse, infastidita. Probabilmente si trattava di Paul che si voleva congratulare con lei. In quel caso non avrebbe risposto e avrebbe richiamato il suo manager in un altro momento.

Ma quando vide il numero di Franz Tost comparire sul display non poté declinare la chiamata. Sbuffando rumorosamente rispose "Che succede, Franz?". "Stai già lasciando il circuito?" le chiese il suo team manager, con una strana sfumatura nella voce. "Certo, sono piuttosto stanca" rispose Phoebe, sistemandosi una ciocca di capelli che le era sfuggita dallo chignon disordinato. "Dobbiamo ancora fare il debriefing, non puoi andartene ora" ribatté con fermezza Franz. La ragazza sollevò gli occhi al cielo "Non possiamo rimandarlo a domani? Davvero, non ho voglia ora" "Senti, non è perché ora hai ottenuto un terzo posto che ti puoi considerare superiore agli altri. Essere un pilota, oltre che un privilegio, è un lavoro. E devi svolgerlo nel modo più professionale possibile. Ti aspetto tra due minuti nel box".

Phoebe chiuse la chiamata senza nemmeno rispondere al suo capo. Dannazione, persino in quel momento dovevano costringerla a fare ciò che volevano loro? Quando avrebbe potuto davvero essere libera? Non aveva ancora ottenuto abbastanza rispetto e considerazione? Sospirando rassegnata raccolse la sua coppa e si diresse verso i box Alpha Tauri.


Dopo alcuni istanti finalmente arrivò. Franz Tost l'aspettava all'esterno, con le braccia incrociate. "Non devi montarti la testa, siamo intesi? -la riprese quando la ragazza fu abbastanza vicina- non ho mai permesso a nessun mio pilota di comportarsi in questo modo e meno ancora lo concederò a te". "Va bene, va bene- si arrese Phoebe alzando le mani in segno di resa- ma almeno cerchiamo di essere veloci".

Franz annuì con il capo, con lo sguardo di chi accantona l'argomento ma ha intenzione di riprenderlo più avanti. Fece strada alla ragazza dentro ai box e quando voltarono l'angolo Phoebe rimase senza parole.

Venne accolta da un urlo generale di sorpresa. Erano presenti tutti i meccanici e gli ingegneri, anche la pit crew. Il box non era mai stato così tanto affollato come ora. Alle pareti avevano appeso delle sue foto, probabilmente stampate in tutta fretta e dal soffitto pendevano dei festoni ricavati con ogni cosa avessero potuto trovare nel raggio di qualche metro.

"Ma tutto questo è assurdo" esclamò Phoebe, rossa in volto e con il cuore che batteva forte. Avevano organizzato tutto quello solo per lei, per festeggiare il suo trionfo. E se li aveva di fronte tutti sorridenti, forse davvero aveva lasciato in loro qualcosa, nonostante il suo carattere arrogante e difficile.

Si coprì il volto con le mani per la vergogna, mentre i meccanici la circondavano colpendola con varie pacche amichevoli sulle spalle e sulla schiena. Pierre si avvicinò con un sorriso enorme, abbracciandola "Dobbiamo festeggiare il tuo primo e ultimo podio!". "'Fanculo" gli rispose lei, seppellendo la faccia nella sua spalla. In quel clima così caldo e accogliente sentiva quasi la voglia di abbassare tutte le sue difese. Si sentiva quasi circondata da una vera famiglia.

Qualcuno accese la musica a volume molto alto e, complici fiumi di spumante, l'atmosfera nel box iniziò a farsi più leggera e divertente. Franz Tost fu sollevato più volte dai meccanici e la stessa sorte toccò alla povera Phoebe, che però per quella sera aveva deciso di poter mettere da parte tutta la sua freddezza. Continuava a ridere come mai era accaduto in vita sua.

La rimisero a terra lasciandole il tempo di riprendere fiato e iniziarono a turno a scattare selfie e foto improbabili con la coppa del terzo posto, la vera regina di quella sera. Phoebe scosse la testa divertita, mentre intere bottiglie di spumante venivano consumate, la maggior parte riversate contro le persone.

In tutto quell'odore di sudore e alcol, Phoebe intravide Helmut Marko appoggiato alla parete. L'austriaco incrociò lo sguardo con la pilota e lentamente decise di avvicinarsi a lei. "Incredibile risultato, Evans" le disse con un mezzo sorriso. "Inaspettato, vero? -replicò la ragazza- ho solo dimostrato il mio livello quando la monoposto è settata esattamente come desidero". Helmut si grattò la testa "Ecco, a proposito di questo volevo chiederti scusa. Sono stato io a ordinare sia a Franz che all'intero team di non prestare attenzione alle tue richieste. Mi piace molto la tua grinta e il tuo spirito, credo che io e te siamo molto simili. Però non appartieni all'academy, quindi non potevo immaginare la tua preparazione. Mi dispiace di averti precluso fino a d'ora dei possibili ottimi risultati. Da oggi hai piena libertà nella comunicazione al team. Penso sia giusto così".

Phoebe annuì, soddisfatta. In molti si sarebbero arrabbiati con Helmut per come l'aveva ostacolata, ma lei sapeva bene quanto non fosse consigliabile provare rancore verso il dottor Marko. Al contrario, riconosceva come le sue scuse fossero sincere proprio perché molto difficili da pronunciare. E in ogni caso, la piena affermazione delle sue capacità e il riconoscimento totale nel team era da considerare come la migliore vittoria in carriera di Phoebe.

"Ti ringrazio -sorrise lei- sono sicura che in futuro insieme otterremo grandi risultati" "Ne sono certo" rispose Helmut stringendole la mano. Poi svanì tra la folla, esattamente come era apparso. Mai aspettarsi più di qualche scambio di battute con l'austriaco. Forse non era di troppe parole, ma tutte quelle che pronunciava erano incisive e fondamentali. E da quel giorno Phoebe sapeva che la loro stima era reciproca.

Improvvisamente la ragazza si sentì toccare la spalla e si voltò di scatto, risvegliandosi bruscamente dalle sue riflessioni.

Si trovò di fronte una ragazza dai lunghi capelli ricci e gli occhi verdi. Sebbene avesse un fisico invidiabile, non possedeva la classica bellezza che Phoebe avrebbe collegato ad una modella. Però nel complesso era piuttosto carina.

"Ci conosciamo?" le chiese la pilota, incrociando le braccia al petto leggermente infastidita. Probabilmente era una fan riuscita chissà come ad intrufolarsi nella loro festa privata. Ma notò che indossava una polo della scuderia Red Bull.

"No, o meglio, non di persona -precisò la ragazza, accennando un sorriso- mi chiamo Vega e sono la figlia di Chris Horner. Sono a Montecarlo solo di passaggio, per assistere al Gran Premio nei box Red Bull. Volevo congratularmi con te per l'incredibile gara. Sei una pilota di grande talento e meritavi questo podio".

Phoebe rimase allibita di fronte alle parole di quella Vega, era la prima volta che una femmina si dimostrava gentile con lei. Aveva sempre dovuto affrontare gelosie e invidie, soprattutto in un mondo così competitivo come quello in cui viveva.

"Grazie Vega, -rispose a disagio, non abituata a quelle situazioni e cercando di focalizzare dove avesse già sentito quel nome- apprezzo molto i tuoi complimenti. Se non sbaglio anche tu hai intrapreso una carriera nel motorsport". Vega abbassò la testa, arrossendo leggermente "Sì, gareggio in Super Formula, non sono sicuramente al tuo livello ma faccio del mio meglio".

"Almeno non indossi uno di quei ridicoli caschi rosa solo per far capire a tutti che sei una donna" ribatté Phoebe ridacchiando. "Non c'è pericolo, odio quel colore" continuò Vega, unendosi alla risata.

"Perché non ti fermi alla festa?" chiese Phoebe allargando le braccia come per farle capire che aveva passato il test e che ora era la benvenuta. Non sapeva il motivo per cui ultimamente aveva iniziato ad abbassare così tanto le difese nei confronti delle persone che incontrava. Ma con Vega si sentiva naturalmente a suo agio, come se la conoscesse da sempre.

Rimase in attesa di una risposta da parte della ragazza, ma si accorse che il volto di lei era improvvisamente impallidito. Vega fissava irrigidita un punto dietro Phoebe. La pilota si voltò per capire cosa fosse accaduto per giustificare un cambiamento così repentino nel suo comportamento.

Ma vide solo Pierre, immobile anche lui tra la folla come se appartenesse ad un mondo parallelo rispetto a tutta la gente che lo circondava. Anche lui fissava in silenzio la figlia di Chris Horner.

"È meglio che io vada -mormorò Vega, lasciando confusa la ragazza inglese- è stato un piacere conoscerti, Phoebe. Ti auguro una lunga carriera" "Anche a te" provò a rispondere lei, ma Vega era già fuggita via confondendosi tra la folla.

Phoebe scosse la testa, chiedendosi come potessero esistere persone così strane al mondo.

E soprattutto come diavolo facesse ad incontrarle tutte lei.

Si avvicinò a grandi passi verso il francese, che nel frattempo continuava a mantenere l'espressione di chi ha appena visto un fantasma.

"Che succede? La conoscevi?" indagò Phoebe con un sorrisetto impertinente. Pierre aprì la bocca per rispondere, ma si bloccò come se non riuscisse a trovare le parole adatte. Poi si voltò guardando l'amica con occhi lucidi "Le hai chiesto come stava? È felice? Procede bene la sua carriera?".

Phoebe scrollò le spalle "Ma che domande sono? Si è solo congratulata per il mio podio, non era qui per un'intervista. Perché non le chiedi tu queste cose?" "Mi piacerebbe molto ma non posso" concluse Pierre, scuotendo la testa. "Non puoi o non vuoi? -ribatté lei alzando un sopracciglio- ormai ti conosco da tempo. Non sei un cattivo ragazzo, ma a volte sei un completo idiota. Dovresti riporre sul comodino il tuo orgoglio, prendere tutto il coraggio che ti rimane e correre da lei ad affrontare la situazione come quando affronti una curva particolarmente difficile ma sai che puoi averne il controllo".

"Non tutti hanno il tuo carattere, Phoebe- rispose lui a voce bassa, fissando il punto in cui Vega era scomparsa- né io né lei abbiamo la forza di ignorare alcune cose accadute tra noi. Purtroppo quando un rapporto si deteriora non torna mai come prima".

"Ma si può sapere chi era lei per te?" chiese ancora Phoebe, mentre Pierre cercava di allontanarsi per rimanere solo. Lui si strinse nelle spalle, evitando di guardarla in faccia. "Era l'unica ragazza che io abbia mai amato" sussurrò.

In una condizione normale chiunque si sarebbe lasciato commuovere dal romanticismo del francese. Ma non Phoebe.

Lo afferrò infatti per un braccio, trascinandolo verso il centro del box "Stasera non esiste tempo per la tristezza, hai capito? Non mi importa cosa è capitato tra voi ma questa Vega non ci rovinerà la festa".

Franz in quel momento attirò l'attenzione all'interno del box battendo le mani. Subito qualcuno si apprestò ad abbassare il volume. "Non sarebbe una vera festa senza una torta" esordì il team manager con un tono che voleva apparire trionfante ma che in realtà risultava incerto. Si notava come non fosse avvezzo a quel genere di eventi.

Dal retro box arrivarono due camerieri del ristorante della vip lounge, probabilmente incaricati in tutta fretta di procurare un dolce. Phoebe scoppiò a ridere notando come sopra la torta fosse stata raffigurata una fiammante fenice. Si sentiva la testa leggera, come mai era accaduto nella sua vita. Tutto quell'affetto rivolto a lei la imbarazzava e la rassicurava allo stesso tempo, come il caldo abbraccio di una madre il primo giorno di scuola quando sei in ansia ma hai tutti i tuoi compagni di classe che ti stanno fissando.

I camerieri tagliarono diligentemente varie fette di torta su cui i meccanici si lanciarono come se non mangiassero da giorni. Con la coda dell'occhio Phoebe vide Pierre che si avvicinava di soppiatto con un piatto in mano e, intuendo la sua folle idea, si abbassò di colpo. Il francese purtroppo aveva già cominciato il suo lancio della torta, che terminò proprio sulla camicia di Franz Tost.

Nel box calò il silenzio, mentre il team manager piuttosto perplesso cercava invano di ripulirsi. Solo Phoebe continuava a ridacchiare, mentre il pilota avrebbe voluto scomparire in quell'esatto momento. Dopo alcuni istanti di tensione, Franz sollevò lo sguardo e sorrise divertito, come a far intendere che il clima della festa era talmente alterato che poteva permettere persino questo.

Phoebe scosse la testa, avvicinandosi a Pierre mentre il volume della musica tornava al solito livello. "Certo che sai proprio come mantenere il tuo posto in Formula 1" commentò con una risatina. Lui scrollò le spalle, rassegnato dalla sua incredibile sfortuna "Gli astri sono sempre contro di me" "Forse perché hai colpito una stella" ribatté prontamente Phoebe alludendo a Vega. Pierre la squadrò, come a farle intendere che si trattava di una battuta del tutto fuori luogo. "Me l'hai servita su un piatto d'argento" si giustificò lei, sollevando le mani in segno di difesa e scomparendo tra la folla.

Uscì lentamente dal box e osservò quasi dall'esterno la gente che si divertiva al suo interno. Non aveva mai assistito a scene simili e probabilmente il team aveva bisogno di sfogare tutta l'adrenalina accumulata in quel modo. E tutto solo grazie a lei.

Con un piccolo sorriso decise di andarsene, lasciando in silenzio la festa ancora in svolgimento.

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