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17

Ero appena uscita da scuola ed era da stamattina che non vedevo Tim, mi chiedevo cosa stesse facendo di tanto importante da non poter essere qui con me. Avevo una bruttissima sensazione al riguardo, ma preferì non darci molto peso anche perché a casa avevo già molti problemi.
Questa mattina infatti mia madre sembrava molto preoccupata, e non potevo dirle che era venuta la morte in persona per dirmi che farò quel intervento.
Aspetta… ora che ci rifletto meglio non ha detto che farò l'intervento, si è limitato a dirmi che non morirò
prima della mia data prestabilita ed è ben diverso.

Ma nonostante questa riflessione, il mio pensiero fisso  rimaneva lei, volevo alleviare il peso della mia malattia su mia madre, ma come? Ci riflettei a lungo è l'una soluzione plausibile era che anch'io mi trovassi un lavoro per aiutarla a racimolare denaro, ma lei non doveva saperlo, altrimenti non me lo avrebbe mai concesso.

Ho deciso, mi troverò un lavoro, non posso far gravare tutto sulle sue spalle, e pure la mia vita è devo contribuire in qualche modo. Appena torno a casa mi chiudo in camera e farò il curriculum.

Appena varcai la soglia di casa trovai un biglietto sullo specchio d'ingresso che diceva:

"Bambina mia oggi non aspettarmi farò un po' di straordinari. Ti ho preparato sia il pranzo che la cena, la trovi in frigo. Un bacione a domani tesoro mio"

Lessi il biglietto con un peso al cuore, c'è la stava mettendo tutta per me, ed io che facevo? Niente. Buttai il biglietto nel cestino, dirigendomi in camera mia, non avevo fame, dopo quello che successe nel parco mi si chiude lo stomaco, per non parlare della notte, rivivevo di continuo quell'incubo tenendomi sveglia per ore avvolte. Anche se ora avevo Tim al mio fianco, sento dentro di me un dolore indescrivibile,  e quella sensazione di sporco non se ne andare.

Appena apri il computer Tim apparve alle mie spalle facendomi fare un gridolino di terrore. Mi voltai verso di lui con una mano sul cuore, esclamando:

«Per la miseria, queste volte ti ho ripetuto di non apparire così all'improvviso?»

Tim mi sorrise dolcemente ed avvicinandosi a me mi strinse in un dolce abbraccio. Mi guardò per qualche secondo con una tale dolcezza che il mio cuore si sciolse e le mie guance andarono a fuoco, e mi chiese dolcemente:

«Cosa fai Fiore?»

Aprì un sacchetto di patatine e lasciandomi cullare dal suo abbraccio gli risposi innocentemente: «Sto preparando il curriculum per cercare lavoro.»

Tim si scostò bruscamente da me, fissandomi come se fossi pazza. Rimase qualche minuto buono a fissarmi stralunato per poi rispondermi preoccupato:

«Nelle tue condizioni? Scordatelo. Non te lo permetto.» no scusate, era più un ordine ma non era sempre facile capirlo.

«Su via, non farne un dramma. E quello che voglio, e poi mi sento benissimo non preoccuparti.» tentai di rassicurarlo, ma invano perché come sempre aveva la risposta pronta.

«Ma io non ho tempo di stare sempre, con te lo sai. Insomma ho delle anime da prendere. Ah, come faccio… o trovato ti porti Jò con te, così se ti accade qualcosa sarò subito da te.»

«Che? Non posso andare a lavoro con un corvo sulla spalla, non voglio sembrare un pirata» piagnicolai ma invano, perché Tim non voleva sentire ragioni o portavo il pennuto con me o non ci andavo. Certe volte e proprio irragionevole. Ma potevo anche capire la sua preoccupazione, infondo è solo preoccupato la mia salute. Soprattutto dopo quello che mi è successo.

«Ok, Tim lo porterò con me ho già una buona scusa al riguardo.» dissi sconfitta. «Ma la mamma non deve saperlo, non mi permetterà mai di lavorare ed io devo fare l'intervento, costa moltissimo e non posso far gravare tutto sulle spalle di mia madre… » prosegui dicendo con tono afflitto.

Tim notando il mio stato d'animo si avvicinò a me,
portandomi fra le sue braccia con delicatezza, ed accarezzandomi la guancia con l'indice mi diede un dolce e tenero bacio sulla guancia per poi passare alle mie labbra, sempre con un'estrema dolce. Ancora non ci credo che io è lui eravamo arrivati a questo punto.

Il bacio si fece più intenso e passionale tanto da mandare tutti i miei sensi in tilt, non immaginavo che si potesse amare una persona fino a questo punto. E non parlo solamente di attrazione fisica, perché non è quella che mi ha colpito, ma la sua dolcezza, la sua premura nei miei confronti, il modo in cui sorride, come si commuove guardando gli anime insieme a me, ma soprattutto come mi dimostra ogni secondo il suo amore nei miei confronti.

In più, fin da quando lo conosco mi è sempre stato al mio fianco  per proteggermi in tutti i modi. Era ed è sempre stato protettivo nei miei confronti, ed apprezzavo anche la sua premura degli ultimi giorni, davvero, però era diventato estremamente protettivo, quasi in modo ossessivo.

Lo conosco e so che non si da pace per quello che mi è successo, ma non è colpa sua è stato ingannato da Peste, proprio come me. Iniziavo veramente a pensare che potessimo stare dalla stessa parte, come ha potuto farmi una cosa del genere? Come ha potuto farmi toccare da quegli esseri disgustosi solo per dividere me è Morte? Era troppo pure per lui, ma ora capivo il suo sguardo cubo sull'autobus, sapeva fin dal principio cosa mi sarebbe successo, per questo aveva tenuto occupato Tim.

Tim notando che il mio bacio si era fatto più freddo e distaccato si staccò da me guardandomi preoccupato.

«S-Scusami io stavo ripensando a quella sera e come ha potuto Peste farmi una cosa del genere…» balbettare tristemente.

«Oh Vichi, e tutta colpa mia. Se mi fossi accorto prima dell'inganno molto probabilmente tutto questo non sarebbe accaduto, però volevo eliminare Guerra a tutti solo costi per tenerti al sicuro» mi rispose lui disperato.

Tim stava soffrendo tanto quanto me, mia madre soffriva per la mia malattia… perché a tutti quelli a cui tengo devono soffrire in questo modo? Non è giusto. Volevo essere forte per tutti loro, ma più ci provavo è più loro soffrivano ancora di più. E poi Tim non ne aveva di colpe, io mi sono addentrata nel parco, io lo aspettato fin a notte fonda quando potevo aspettarlo direttamente a casa. Pure con Peste, mi aveva avvertito di stargli lontano ed io non lo ascoltato, così facendo mi sono condannata a morte da sola, facendo soffrire le due persone a cui tengo di più.

E ripensando a questo, mi resi conto che ero proprio io a portare sofferenza a tutti loro, di certo non potevo tornare in dietro e cambiare il passato, ma potevo sistemare il presente rimediando hai miei errori.

Abbracciai Tim riempiendolo di umidi e dolci baci partendo dalla guancia fino ad arrivare alle labbra. Inizialmente sembrò spaesato ma subito dopo contraccambiò al bacio. Le nostre lingue esploravano l'uno la bocca dell'altro, i nostri respiri si fecero più pesanti mentre Tim esploravano ogni centimetro del mio corpo.

Quando mi sfiorò il seno mi uscì un piccolo gemito di piacere che lo fece sorridere sotto i baffi. Mi baciava, mi toccava con una passione ed un amore che non mi sembrava quasi vero. Se è un sogno vi prego non svegliatemi, se dovevo proprio morire, volevo crearmi più ricordi possibili con lui. Volevo assaporare tutto di lui, volevo qualcosa da portarmi sempre nel cuore. L'unico mio rammarico, forse è non avere più tempo da passare con lui.

Ma mentre lo baciavo mi sentivo stranamente fiacca e mi girava la testa, lì per lì non ci detti troppo peso, sicuramente era Tim a farmi questo effetto, lui mi fa sentire speciale e magari tutte queste forti emozioni mi stancarono ulteriormente.

********

*Dal punto di vista Tim*

La baciavo come se non esistesse nulla al di fuori di noi due, lei è il mio piccolo mondo. Più la baciavo e più sentivo di volere di più, il suo sapore, il suo odore erano come una droga per me.

Non capì con certezza quando Vichi divenne così di vitale importanza per me, ma più la vidi crescere e farsi signorina, e più i miei sentimenti crebbero verso di lei. E poi, senza che me ne accorsi i suoi splendidi occhi mi facevano galoppare il cuore all'impazzata. Non potevo resistere di più, stavo per sfilare la maglietta quando Vichi crollo al suolo priva di sensi, scivolandomi fra le braccia come un lenzuolo di velluto.

Le fui subito accanto, gridavo aiuto ma nessuno poteva sentirmi al di fuori di lei. Piangevo per la disperazione, nonostante la sua morte non era prevista per oggi, il problema è che niente è inciso su pietra, di conseguenza basta anche il più lieve cambiamento perché la sua data possa variare.

Nel vederla distesa sul pavimento, mentre il suo battito diminuiva a vista d'occhio, capì che dovevo accantonare l'orgoglio e chiedere aiuto a Peste, anche se era l'ultima cosa che avrei voluto fare dopo ciò che era successo, ma sua madre non c'era e non avevo altre opzioni, era l'unico che si sarebbe offerto di aiutare Vichi e riuscire a capire il messaggio che gli avrei mandato. Così mandai un corvo a chiamarlo, mentre io rimasi al fianco del mio piccolo fiore.

Le accarezzai la testa, rassicurandola che sarebbe andato tutto bene, nonostante non mi potesse sentire perché incosciente, ma ciò serviva a calmare più me che lei. Io sono la morte, e non dovrei avere così paura di perderla, vedo umani morire ogni minuto, eppure andai contro la mia natura, la volevo viva ed al mio fianco, so che è egoistico da parte mia, ma non potevo pensare diversamente.

Peste fece irruzione nella stanza, aveva il fiatone e questo mi fece capire che aveva capito il mio messaggio. Ma nel vedere Vichi distesa a terra andò letteralmente nel panico. Urlava, camminava su e giù per la stanza, ma se perdeva pure lui la testa era finita, così gli dissi con tono autoritario:

«Datti una calmata e va a chiamare l'ambulanza. L'avrei fatto io ma non mi possono né vedere né sentirmi, quindi calmati e vai. Ora!»

Di solito mi avrebbe risposto con un "Non prendo ordini da te" o "Perché dovrei aiutarti?" Ma non disse nulla di tutto ciò, andò nel piano di sotto precipitandosi verso il telefono.

Io nel frattempo la tenevo ancora nelle mie braccia, pregandola di non morire, soprattutto di non lasciarmi.








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