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Nota autore:

Ci tengo a precisare che questo capitolo non è adatto ad un pubblico sensibile, essendoci contenuti forti. Detto ciò buona lettura. In più, inizialmente lo avevo diviso in due parti, ma non ho potuto farlo perché il capitolo sembrava insensato se lo dividevo. Comunque, considerando che aggiorno una volta a settimana, qualche volta si può anche fare. :)

*******

Ero sull'autobus per andare a scuola. Di solito ci andavo a piedi assieme a Tim, ma mia madre insistette nel farmelo prendere perché così era meno in pensiero per me, la accontentai solamente per lei perché sinceramente me la sentivo benissimo di farla a piedi, e poi anche volendo non sentivo né vedevo Tim da quella sera, iniziavo veramente a preoccuparmi. Ma scacciai subito il pensiero, come sempre sarebbe venuto da me, doveva solo passargli la rabbia.

Salita sull'autobus presi posto hai sedili in fondo, lontano da occhi indiscreti. Odiavo salirci per il semplice motivo che c'erano tutti i miei compagni di classe, ed anche altri della mia stessa scuola e molto spesso, sempre, mi prendevano di mira.
Penso che non ci farò mai il callo, non capisco il loro bisogno di umiliare il prossimo, a quale scopo? Per divertimento?

Il mio sguardo si soffermò su Peste, quel giorno sembrava particolarmente strano, aveva un espressione turbata, che sia già arrivata Guerra? Ma è strano perché se così fosse Tim mi avrebbe già portato a chilometri di distanza, ma allora cosa aveva? Mi sentivo una stupida a preoccuparmi per un tizio che voleva vedermi morta, però era più forte di me, papà mi diceva sempre "Bambina mia, spesso tenteranno di farti del male, ma tu si sempre buona. Sorridi, perché la tua luce ti porterà lontano" all'epoca rimasi estasiata dalle sue parole, ma ora, non né sono tanto sicura.

In più Tim da ieri sera non voleva ne parlarmi né vedermi, mi sentivo uno schifo e se non mi avesse mai più Perdonato? No non posso permetterlo, e l'unico amico che ho non voglio perderlo, dopo la scuola andrò a cercarlo per scusarmi con lui. Anche se avevo detto a me stessa di non preoccuparmi non potevo farci niente, lo amavo troppo.

Mi guardai in torno  per  distrarmi da  Tim e come da aspettarselo c'era la solita fighetta che mi faceva delle foto gracchiando ad alta voce "Quanto io fossi brutta" forse, il motivo per cui non riesco a farmi degli amici al di fuori di lui e perché sto sbagliando qualcosa? Riflettendoci da quando è morto papà non ho più sorriso, se non con Tim, ma con lui e impossibile non sorridere.

Ops… ricordai proprio ora che Peste poteva sentire i miei pensieri, non volevo far sapere i fatti miei a lui, anche perché non mi fido di lui ed ho paura che possa usare le mie debolezze su di me.

Posai uno sguardo verso Pestilenza, e sembrava non aver sentito niente, ma forse stava semplicemente fingendo di non sentire.

Mi scossi cercando di pensare ad altro, ma più mi sforzavo e più i miei pensieri ricadevano su di lui, odio anch'io questo lato impiccione di me, ma, dovevo sapere cosa aveva in mente, forse non era niente, ma rimaneva pur sempre un Cavaliere dell'Apocalisse, e se fosse importante? Sentì Peste sbuffare rumorosamente per poi dirigersi verso di me. Si sedette al mio affianco, cadendo pesantemente sulla sedia per poi esclamare scocciato:

«Mi hai fatto venire il mal di testa.»

Ops… quindi ha sentito tutto, cavoli. « emm… scusa?» risposi timidamente.

«Sei strana, perché ti preoccupi anche di uno come me? Ti ricordo che sono stato io a condannarti a morte.»

Già, vero. Bhe, sono sempre stata un po' stupida però non posso farci niente, quando vedo qualcuno soffrire o che sia arrabbiato, triste e così via, sento una stretta al cuore e proprio non c'è la faccio a far finta di niente. Io per prima so cosa significa essere soli e tristi e per quanto chiesi aiuto, e tutt'ora chiedo soccorso nessuno si accorge di me, nemmeno fossi un fantasma. Quindi proprio non c'è la faccio a lasciar correre.

«Sai se dici quello che pensi, molto probabilmente avresti più amici al di fuori del tuo fedele cagnolino" si guardò in torno, per poi chiedere sorpreso: «A proposito di Morte, dov'è?»

Gli tirai una gomitata degna di nota, sia perché aveva chiamato Tim cagnolino, e secondo non può dire ad alta voce "dov'è Morte!" Basto io come la pazza del quartiere.

«Non dire certe cose ad alta voce, qualcuno potrebbe sentirti. E poi grazie.» Dissi in un sussurro l'ultima frase.

Era la prima volta che mi sentivo dire certe cose, si Tim mi ripeteva sempre che ero fantastica ma lo faceva solamente perché gli piacevo come amica, in fondo hai suoi occhi non ero altro che una ragazzina. E dopo l'incidente di ieri sera si arrabbiò talmente tanto con me che non lo sentivo da allora. Perché si ostinava a non  voler capire? Mica potevo dire a mia madre che ero abbracciata con lui, dovevo pur inventarmi una scusa e poi non sarei mai andata al ballo con Peste. Figuriamoci se andavo a quella cosa inutile, serviva solamente per mettersi in mostra ed io non sono di certo il tipo.

«Ballo? Accompagnare? Che diamine stai pensando!» si intromise Peste.

Non capivo se glie ne fregava veramente qualcosa o semplicemente voleva ridere delle mie disgrazie, comunque sia visto la sua insistenza per farlo stare zitto gli raccontai di ciò che era successo dopo che se ne era andato, Peste ascoltò ogni dettaglio con un sorrisetto dipinto sul volto, e per quanto non mi fidassi di lui, tanto sapeva già che sono innamorata pazza di Tim, quindi negarlo sarebbe da idioti. Lui legge nel pensiero.

«Quindi ti sei cacciata in un bel guaio con le tue mani.» disse ridendo sotto i baffi.

«Taci Peste, io nemmeno voglio andarci a quel ballo, ora invece per colpa mia che non ho trovato una scusa migliore, dovrò stare lì da sola come un cane»

Lui mi guardò divertito, rispondendomi: «Perché da sola?»

Ma è scemo? Ora glie lo spiegato, non voglio andarci perché punto primo da soli e da sfigati e con lui non ci vado nemmeno morta, sennò questa è la volta buona che Tim non si fa più vedere veramente. Secondo, vorrei andarci con Tim ad essere sincera, e siccome è alquanto improbabile che possa succedere mi ero già rassegnata all'idea. Ma il problema rimaneva, mia madre era così esaltata all'idea che mi aveva preso già un vestito favoloso: nero e bianco con del pizzo dietro la schiena ed un corpetto con scollo a cuore, una vera favola. Peste mi richiamò dai miei pensieri con un colpo di tosse, così gli risposi ovvia:

«Chi mai mi invierebbe? Ti ricordo che sono la ragazza più odiata della scuola, figuriamoci poi se un ragazzo mi chiede di andare con lui!»

«O vorresti dire che vuoi andarci, ma con Tim, vero?»

E no, basta. Deve stare fuori dalla mia testa, lo guardai furiosa per poi rispondergli a denti stretti:

«Un po' di privacy, grazie!»

Lui scoppiò a ridere divertito passandosi una mano fra i capelli, dopo alcuni secondi a ridere come un matto mi rispose ridacchiando:

«Più parlo con te, e più capisco del perché Tim o come lo vuoi chiamare tu e così legato a te. Comunque, perché non dici semplicemente a tua madre che ti ho scaricato? Vorrei invitarti per semplificarti le cose, ma, credo che il tuo amico non la prenderebbe tanto bene.»

A mettere fine alla nostra infinita conversazione fu l'autobus che si fermò finalmente davanti a scuola, veramente il tragitto fu breve, però ad essere onesta mi sembrò un eternità.  Peste se ne stava già andando quando lo fermai dicendogli:

«Ancora non mi hai detto del perché sei così giù!»

Peste si voltò, mi sorrise e senza dire niente se ne andò. Alcune volte e proprio strano, io mi ero confidata con lui, per quanto strano potesse sembrare, e lo è, ma anche lui poteva sfogarsi con me infondo ero l'unica con cui poteva parlare senza tabù chi mai gli avrebbe creduto? Su andiamo.

*******

A scuola c'era il caos, tutti erano super agitati per l'imminente ballo di fine anno. Le ragazze si radunavano a gruppi per parlare con le loro amiche come si vestiranno per l'evento, io sinceramente ci sarei andata anche in tuta, non me ne poteva fregare di meno.

Ma ovviamente mia madre non mi dava tregua, pensando che dovevo uscire con un ragazzo aveva già programmato tutto. Anche i ragazzi erano parecchio in agitazione sull'evento, anche se il loro unico pensiero era chi invitare e quale razza avesse le tette più grosse. Sarà mai possibile che solo a me non importava nulla? Mah… 

Allora di ricreazione andai in cortile nel mio solito posto, ma era occupato. C'era una ragazza dai lunghi capelli neri, da com'era vestita dedussi che aveva una personalità molto forte è ribelle : giacchetta di pelle in stile biker, pantaloni aderenti anch'essi di pelle ed una maglietta bianca con un teschio disegnato sopra. Il mio primo pensiero fu quello di andarmene, insomma di bulli mi bastavano quelli che avevo già, ma poi ripensai alle parole di Peste "Se dici quello che pensi, potresti farti degli amici" tentar non nuoce, così mi avvicinai sedendomi accanto a lei, scattai il mio panino dalla carta stagnola ed offrendogli un prezzo le chiesi:

«Vuoi? Vedo che non stai mangiando!»

Lei non mi rispose, si limitò a guardarmi torvo. Piano amichevole fallito, ma non demordetti, così chiesi nuovamente:

«Come ti chiami? Io mi chiamo Victoria, molto piacere.»

Ma nemmeno questa volta non ottenni risposta, faccio proprio schifo a socializzare, perché ci provo ancora? Tanto non serve a niente, feci per alzarmi quando finalmente parlò:

«Monica!» disse con un tono di voce quasi arrogante.

Bhe, non era un gran che, ma almeno aveva parlato. Così mi misi comoda rispondendogli con un grande sorriso:

«Piacere mio. Come mai qui da sola?»

«Potrei farti la stessa domanda, anche tu te ne stai sempre qui per fatti tuoi!» mi rispose quasi arrabbiata.

Dai modi di fare sembrava essere arrabbiata con il mondo intero, però capì ben presto che il suo modo di porsi non era altro che un modo per difendersi dalla mentalità bigotta che ci circondava. Ognuno reagisce a modo suo, io ad esempio ho l'abitudine di isolarmi.

«Touchèe » dissi sorridendo, per la prima volta stavo facendo una conversazione con una persona normale, quasi non mi sembrava vero. Ma ora che dico? Volevo continuare la conversazione, ma non è ero capace. Se solo ci fosse Tim, lui saprebbe aiutarmi ma da bravo bambino viziato era troppo arrabbiato con me per venire in mio soccorso.

Dopo di ciò rimanemmo in silenzio, io mangiavo lei invece mi lanciava occhiatacce maligne senza alcun motivo. Ma non la giudicherò, anch'io venivo spesso giudicata senza avere l'opportunità di farmi conoscere quindi non volevo fare la stessa cosa con lei, so come ci si sente. Ma quando trovai nuovamente il coraggio per parlare con lei la campanella suonò lasciandomi sola senza nemmeno salutarmi. Però che modi.

*********

Uscita da scuola mandai un messaggio a mamma dicendole che sarei andata da Cesarina, anche se in realtà ero per la città alla ricerca di Tim, non si era fatto sentire per tutta la mattina e l'ultima volta che lo vidi avevamo litigato per la mia piccola bugia detta con mamma.

Lo chiamai disperatamente per ore, lo cercai fino a farmi sanguinare i piedi, ma niente, di lui nessuna traccia. E se non lo avrei visto mai più? Se fosse così arrabbiato con me da non volerne sapere più niente di me? Scappai nel parco per nascondermi in mezzo ad un mucchio di cespugli.

Non volevo farmi vedere dai passanti odio la pietà degli estranei e solo una persona poteva aiutarmi, e l'avevo persa per sempre, questa mattina sull'autobus pesai che mi sarebbe bastato chiamarlo, come sempre del resto e lui sarebbe apparso dal nulla per abbracciarmi, ma non questa volta, dopo un intero pomeriggio a cercarlo iniziai a scoraggiarmi.

Si stava facendo buio ed io non volevo tornare a casa, non senza di lui perlomeno, ed in tutto questo tempo ero stata sempre fra i cespugli a piangere. Non riuscivo a smettere. E se non l'avessi più visto? No, non posso accettarlo. E poi perché si è arrabbiato così tanto? Infondo avevo solo accennato a mia madre che sarei andata alla festa assieme a Peste, ma non è che volessi veramente andarci, e come tutte le volte che perdeva le staffe non mi diede nemmeno il tempo di spiegare, che sparì senza dire niente. Non pensavo minimamente che questa volta avrebbe fatto sul serio, di solito non lo faceva mai, tornava sempre da me.

Le ore passavano e si faceva sempre più tardi, ma io ero ancora nel parco ad aspettare Tim per tornare a casa, lui può vedermi giusto? Visto che Jò è qui con me quindi può, perciò non sarei tornata a casa senza di lui.

All'improvviso un rumore sospetto attirò la mia attenzione, mi alzai di scatto dirigendo lo sguardo nella direzione che udì il suono, ma era troppo buio per poterci vedere qualcosa ed i lampioni del parco non offrivano una bella visuale.

Un atro rumore mise nuovamente i miei sensi all'aperta. Erano passi, e se fossero dei maniaci? O peggio dei ladri o degli stupratori? Cosa mi è saltato in mente venire nel parco e rimanerci fino a notte fonda? Sono una pazza. Corsi verso i cancelli per uscire da lì ma purtroppo gli avevano chiusi, ero rimasta dentro. Merda. Di scavalcarli non se ne parlava, erano troppo alti ed io ho la stessa agilità di un bradipo morto, molto probabilmente mi sarei rotta una gamba ancor prima di provarci.

I passi si fecero sempre più vicini. Il cuore mi salì in gola per la paura l, non sapevo che fare ed anche se il parco era grande rimanevo comunque chiusa qui dentro senza via di fuga. Dalla penombra emersero due figure in divisa, ma da quello che si potesse penare, non c'era nulla di rassicurante in loro.

Mi fissavano in maniera strana, sembravano degli automi senza coscienza. E se fosse Guerra a controllarli? Se volessero farmi del male? Uccidermi? Gridai il nome di Tim più forte che potessi, gridai il suo nome più e più volte ma lui non arrivava, come poteva abbandonarmi qui solo per ripicca nei miei confronti? No, lo conosco troppo bene, tra poco uscirà dalla boscaglia e mi aiuterà. Ne sono certa, verrà ad aiutarmi come ha sempre fatto.

Ma più si avvicinavano è più le mie sicurezze svanivano, volevo scappare ma il mio corpo non ubbidiva, ero paralizzata dal collo in giù per la paura. 

Tim per favore fatti vedere, dove sei? Ma nonostante lo chiamai incensantemente, più e più volte di lui non vi era alcuna traccia. Mi sentì abbandonata da lui, tradita.

Uno dei due uomini affermandomi per il brancio mi buttò a terra. Mentre l'altro mi strappò la maglietta di dosso. Piangevo, urlavo eppure Tim non veniva, nonostante Jò fosse qui accanto a me ad assistere tutta la scena, lui non veniva, nemmeno dopo che l'uomo che prima mi strappò la maglietta, iniziò a sfilarmi i pantaloni, per poi iniziare a stuprarmi.

Avevo conservato la mia verginità per la persona che amavo, ed ora la stavo perdendo così? No, non volevo ma nonostante provai a ribellarmi, ma l'altro uomo mi tenne così forte da non permettermi di fare niente sennò che urlare. Volevo morire, uccidetemi ma fate finire questo orrore vi prego.

Quando l'uomo si ritenne soddisfatto dette il cambio all'altro e capì che quel inferno non era finito, perché anche lui entrò in me per soddisfare il suo appetito. Avevo paura è più continuava più mi sentivo svuotata dentro, ero ricoperta di sangue e nonostante gridassi aiuto con tutta me stessa nessuno venne in mio soccorso, e quando dicevo nessuno mi riferivo a Tim.

«Che ti serva da lezione. La prossima volta non sfiderai così facilmente un cavaliere dell'Apocalisse.»  disse all'improvviso una voce familiare.

Avrei voluto voltarmi per vedere chi fosse ma quell'uomo sudato e rivoltante era ancora sopra di me. Però sapevo già chi era:

«Monica» sussurrai.

«Volevi dire Guerra casomai, ma comunque si, il corpo è quello di quella stupida umana che tu chiami Monica» mi rispose ridacchiando.

Non potevo crederci, mi sono fatta ingannare da lei, come ho potuto essere così stupida. Piansi tanto consapevole del fatto che una volta finito tutto, l'uomo mi avrebbe ucciso su ordine di Guerra, non so come faccia a comandarli, ma resta il fatto che lo ha fatto e Tim non è venuto a salvarmi.

Ad un certo punto, non so come l'uomo fece un volo di un paio di metri mentre l'altro era disteso a terra privo di sensi. Mi voltai speranzosa, ma ne rimasi delusa nel vedere che era Peste, non che gli fui grata in fondo era l'ultima persona al mondo che mi sarei aspettata di vedere correre in mio soccorso, però ero delusa da Tim. Perché non era venuto?

«Che diavolo stai facendo peste. Stavo quasi per ucciderla, pensavo che avessimo un accordo.»

Peste la guardò malissimo cosa che lei non gradi. Mi aspettavo che avessero lottato ma invece non fu così, si limitò a dirgli con disprezzo che non sarebbe finita qui, per poi sparire nel nulla.

Peste mi fu subito accanto, mi coprì con il suo giaccone per poi prendermi in braccio. Mi rassicurava sul fatto che ora era lì è che sarebbe andato tutto bene, ma sapevo che non era come diceva lui. Niente andava bene, avevo perso la mia verginità nel peggior modo possibile, e di Tim nessuna traccia, perché mi aveva abbandonata? Perché?

Nota autore:

Secondo voi perché non è venuto? E perché è arrabbiato? Lo è veramente? Lo scoprirete nel prossimo capitolo... Baci baci.














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