𝘳𝘶𝘯𝘯𝘪𝘯𝘨 𝘶𝘱 𝘵𝘩𝘢𝘵 𝘩𝘪𝘭𝘭
☼◦⚘☽✧⦙ Do you want to hear about the deal that I'm making? You, it's you and me.
If I only could,
I'd make a deal with God,
And I'd get him to swap our places,
Be running up that road ☼◦⚘☽✧⦙
Due giorni dopo, Allison era avvinghiata al corpo di JJ, e continuava ad infastidirlo circondandogli le gambe con una delle sue, impedendogli di alzarsi dal divano.
"Allison mi devo alzare, staccati." disse, fingendo di essere irritato.
"Stai un altro po' qui con me." sussurrò lei lasciando una scia di baci sulla sua schiena nuda.
"Cazzo- mormorò soffocando un gemito- Non mi tentare siamo a settembre e ho già saltato quasi una settimana."
"Da quando ti interessa della scuola? Non mi piacciono i ragazzi responsabili, vedi che ti lascio." rivelò la ragazza alzando la testa.
Lui le mise una mano dietro la nuca per riportarle il viso vicino al proprio, e le lasciò una serie di veloci baci sulle labbra.
"Balziamo le prime due ore che ne pensi?"
"Odio i compromessi- disse lei facendo il broncio- ma se è l'unico modo..."
Gli si buttò addosso e ripresero ad amoreggiare, come due semplici adolescenti innamorati che vivevano la propria quotidianità.
Allison, dopo tanto tempo era serena.
"Mi rendi felice." sussurrò cercando di non farsi sentire.
Ma lui la udì chiaramente, e lei non sapeva che quelle tre parole gli sarebbero rimaste impresse per tutta la vita.
La guardò negli occhi e le prese il viso tra le mani.
Avrebbe voluto dirle di tutto, da come gli ricordasse il mare per quanto era bella ed impetuosa a come gli avesse fatto ricordare che la vita era fatta di piccoli attimi di felicità, che lei gli regalava.
Ma non era bravo con le parole.
Quindi le baciò la fronte, per farle capire che le sarebbe stato sempre accanto.
Lei era tutto ciò che aveva sempre cercato.
Dall'infanzia desiderava qualcuno che lo amasse incondizionatamente, avendo avuto la mancanza delle figure genitoriali.
E finalmente l'aveva trovato, quel qualcuno.
"Cuciniamo qualcosa insieme? Sono bravissima a fare torte non ti ho ancora fatto vedere la mia qualità migliore." disse lei improvvisamente, mettendosi a sedere e passandosi una mano sulle labbra.
"Avevo altri piani per stamattina in realtà." le rispose lui, facendo per toglierle il reggiseno.
"Anche io ma ho cambiato idea." concluse la ragazza alzandosi, e lasciando deluso JJ, che mise la faccia dentro il cuscino.
La alzò solo per contemplare il corpo della kook, coperto unicamente dall'intimo, che si muoveva per la stanza cercando qualcosa da indossare.
Era praticamente scheletrica, ma non l'avrebbe mai detto per non ferirla, sapendo che fosse un argomento molto delicato per lei.
Rabbrividì quando vide le costole e le scapole sporgere, immaginando tutto il dolore silenzioso che portava dentro.
Avrebbe voluto saper dosare le parole per aiutarla a farle capire che era perfetta in qualunque modo e che non sarebbe importato niente a nessuno se avesse preso qualche chilo.
Ma appunto, non si sentiva in grado di parlarle, e l'unica cosa che si sentiva in diritto di fare era starle vicino ed aiutarla a non pensare.
Quando lei vide i suoi occhi puntati addosso, non disse niente, e lui capì, conoscendo ormai tutti i piccoli gesti, che si stava mordendo l'interno della guancia, quindi spostò lo sguardo per non farla sentire a disagio.
"Dimmi cosa vuoi fare dai..." disse quindi il biondo, alzandosi mentre si stiracchiava.
Lei sorrise e gli lasciò un bacio umido sulla guancia, per poi sparire in cucina dopo aver infilato una t-shirt che le arrivava poco sotto il sedere.
"In questa cucina non c'è niente! Assurdo."
"Abiti anche tu qui potresti uscire e comprare quello che ti serve senza lamentarti per forza."
Lei lo guardò con fare sdegnato ed incrociò le braccia.
"Chi è che porta i soldi a casa?- chiese la ragazza, per poi fermarsi e scoppiare a ridere- Ok basta così."
Prese due uova ed iniziò a sbatterle, lasciando quasi incantato il pogue, che seguiva con lo sguardo ogni suo movimento, dal prendere la frusta al legarsi i capelli in una coda bassa per non farli finire nell'impasto.
"Come fai?"
"A fare cosa?"
"A far diventare tutto così bello."
Lei gli sorrise arrossendo e gli lanciò una manciata si farina addosso.
"Davvero ti faccio quest'effetto? Ora smettila di trovare scuse per non aiutarmi e monta gli albumi che non lo so fare." disse lei con sguardo minaccioso.
Lui le passò dietro ed infilò le braccia sotto quelle dell'altra, giocherellando con l'impasto finché si accorse che stavano impiegando un tempo spropositatamente lungo per cucinare una semplice torta e si arrese, lasciando tutto il lavoro alla ragazza per assaggiare qualcosa di tutte le preparazioni ed innamorarsi ancora ed ancora ogni volta che la guardava sorridere.
Allison smise di disegnare cuoricini sul quaderno solo quando sentì la voce della professoressa di fisica richiamarla.
"Abbiamo già perso l'attenzione signorina Smith?" disse andandole vicino per guardare la pagina di appunti piena di scarabocchi.
"La scusi, miss Cooper, è innamorata." disse la compagna di banco della ragazza, a cui questa rispose con una gomitata.
"Ahia!"
"Si...lo vedo. Ma credo che debba mettere un po' più di impegno nella fisica se non vuole continuare ad avere tutte D, che ne pensa?"
"Ha completamente ragione. Posso andare in bagno?"
A seguito dell'ultima frase, la bionda accanto ad Allison tentò di soffocare una risata, scuotendo la testa.
Non sarebbe mai cambiata.
"Vada, vada." disse miss Cooper scoraggiata, tornando alla sua lezione.
Appena uscì dalla classe, sentì una stretta al cuore, desiderando ridere di quell'episodio con Sarah, e logicamente non avendone la possibilità.
Le tornarono in mente tutti i richiami che venivano fatti alle due durante le ore scolastiche a causa del brusio che proveniva inevitabilmente dalla loro direzione.
Durante quelle ore parlavano delle cose più inutili e scontate del mondo, che prendevano colore solo grazie al fatto che ne discutevano tra loro.
Era la sua metà.
E per quanto volesse bene a Kiara, non avrebbe mai potuto prendere il suo posto, perché la considerava più come una sorella maggiore piuttosto che una figura più irresponsabile con cui poteva combinare qualsiasi cazzata.
Entrò in bagno, e guardò fuori dalla finestra facendo un tiro da una sigaretta che si era appena accesa, sperando di potersi ricongiungere il prima possibile con i due dispersi.
Poi sentì una vibrazione dal telefono, e prendendolo vide un messaggio da un numero sconosciuto.
Allison sono Julie
Posso venirti a prendere a scuola?
Vorrei parlarti di una cosa
va bene (?)
Avevano vissuto insieme per quattro anni e non aveva neanche il suo numero.
Questo la diceva lunga sul loro rapporto.
Infatti era stranita da quel messaggio, considerando anche ciò che aveva fatto l'ultima volta che l'aveva vista, ma, come sempre, la curiosità prevaleva sulla ragione, ed impulsivamente decise di accettare la richiesta di colei che ancora le ricordava tremendamente la matrigna di qualche film per bambini.
Si presentò davanti alla scuola con una decappottabile che non aveva mai visto, ed aveva il viso coperto, diversamente dal solito, considerato fosse molto fiera del suo aspetto.
"Non salgo finché non mi dici che succede, sai non vorrei ritrovarmi domani in qualche posto sconosciuto senza sapere come ci sono arrivata." disse la ragazza ironicamente poggiando i gomiti sulla portiera.
"Mi dispiace. Davvero stavolta. A tuo padre è successo qualcosa di brutto, è cambiato completamente, non lo riconosco più e non voglio stargli vicino. Mi puoi aiutare? Per favore." disse supplicante Julie.
Allison sapeva che non sarebbe stato saggio fidarsi, ma il suo animo gentile la costrinse a salire in quella macchina, ed aiutare la donna, che sembrava stesse passando ciò che non avrebbe mai voluto accadesse.
Soprattutto se a causa di suo padre.
"Ti prego non farmene pentire."
La matrigna si tolse gli occhiali da sole, e la ragazza sussultò alla vista di un occhio nero.
Sentì gli occhi diventare lucidi.
Che fine aveva fatto l'uomo gentile che l'aveva cresciuta?
Colui che non uccideva neanche i ragni che le facevano tanta paura, ma che li faceva uscire dalla finestra.
E colui che non avrebbe alzato le mani neanche su un uomo della sua stazza.
"Oh mio dio Julie...che cos'è successo?" chiese con voce rotta sfiorandole l'occhio.
"Ha detto che l'ho provocato. Ti giuro che non è mai successo e non ha mai dato l'accenno di violenza di nessun tipo, è da un po' che è strano ma non pensavo che-
Non riuscì a concludere la frase per un singhiozzo causato dalle lacrime che iniziarono a scenderle.
Allison vide che le mani le tremavano, quindi poggiò una delle sue sul braccio dell'altra per tranquillizzarla.
"Accosta, guido io, stai tremando."
La bionda annuì e si fermò al lato della strada, passandosi le mani sulle cosce per smettere di tremare, e tirando un gran respiro.
"Non tornare più in quella casa Julie. So che non abbiamo mai avuto un legame ma non voglio che ti accada qualcosa di brutto a causa sua. Va' via da qui, cambia aria per un po'." continuò l'adolescente.
"È stato lui ad ucciderla non è così? Non volevo crederci, stavo tentando di negarlo a me stessa ma adesso non so più cosa pensare."
"Si, è stato lui. Neanche io lo riconosco più ma non possiamo farci niente."
"Avrei voluto essere una madre migliore. Avremmo potuto parlare di ragazzi e tutto il resto, potevamo essere amiche se entrambe ci avessimo provato." disse la donna tirando su con il naso ed accennando un sorriso.
"In realtà c'è una cosa che ho sempre voluto chiederti, di che marca è quella tinta fucsia stupenda che metti sempre con il vestito bianco?" chiese fingendo di essere emozionata Allison, mettendosi in ginocchio sul sedile per provare a smorzare la tensione.
L'altra rise, asciugandosi una lacrima.
"Te l'ho lasciata sul comodino qualche tempo fa, avevo notato che la guardavi."
Da quella frase, la ragazza capì che se ci avesse provato, forse sarebbe riuscita ad avere qualcuno di simile ad una madre durante l'adolescenza.
Ma era troppo tardi.
L'impulso di abbracciarla divenne troppo forte e non riuscì a resistervi, quindi le gettò le braccia attorno al collo, sentendo rigidità dall'altra parte per un primo momento, per poi sentire un braccio avvolgersi intorno al suo fianco.
"Prenditi cura di te stronzetta, mi mancherà fingere di non trovare i pacchetti di sigarette nel tuo armadio."
Allison si sciolse dall'abbraccio un po' imbarazzata, ma non smettendo di sorridere innocentemente.
"Non sono miei! Li tengo per un'amica."
"E cos'è quello?- chiese la donna indicando il pacchetto che sporgeva dalla tasca esterna dello zaino, che la ragazza fece per richiudere subito- Sai che c'è? Dammene una."
"Fumi? Tu? Non eri tipo il modello di madre vegana e super sana contro tutte le dipendenze?"
"Questo rimarrà un nostro piccolo segreto, sappi che quando sono stressata te ne vado a prendere qualcuna dalla scorta."
La ragazza si mise una mano sulla bocca fingendo sgomento, e fece per rispondere, ma sentì un rumore familiare provenire dalla strada ed alzò la testa.
La moto di JJ stava passando di fianco a loro, il che era strano, considerato fossero neanche le due e la zona non era una delle solite che frequentava.
"JJ?" urlò per farsi sentire provando a sovrastare il rumore prodotto dal motore del mezzo.
Lui si girò e tornò indietro per raggiungerla.
"Che cazzo ci fai con lei? Non ti devi avvicinare." ringhiò scendendo dal mezzo di fretta rischiando di far cadere il casco.
"Ehi sta' tranquillo, è tutto ok. Siamo d'accordo." disse Allison mettendogli le mani sul petto e scendendo dall'auto.
"Eh?"
"Lascia stare- disse, girandosi per l'ultima volta verso Julie- Mi spiace per tutta questa merda."
"Anche a me. Ci vediamo presto, speravo tu potessi iniziare a starmi simpatica qualche tempo fa." rispose la bionda rimettendosi gli occhiali da sole e mettendo in moto l'auto.
L'adolescente la salutò con la mano, per poi raggiungere il ragazzo, con un groppo alla gola.
Aveva perso l'ennesimo appiglio.
"Che significa questo?"
"Mio padre le ha messo le mani addosso. Non dire niente per favore, non è mai stato così non-
Vedendo la sua confusione, JJ le fece segno di stare tranquilla.
Era il primo a sapere cosa si provava.
La prima volta che aveva visto suo padre alzare le mani contro sua madre era così piccolo da non capire neanche la gravità del gesto, riuscendo solo ad essere dispiaciuto nel vedere la mamma triste.
Quando era toccato a lui poi, aveva iniziato a comprendere di che razza di mostro si trattasse.
"Non permetterò che ti faccia mai del male."
Allison non rispose, perché stava riflettendo su ciò che la matrigna le aveva rivelato.
Suo padre aveva allontanato da lei le persone a cui teneva di più, da Sarah a John B ad addirittura colei che aveva iniziato a passare dalla sua parte.
E se fosse successo anche con JJ?
Se avesse fatto del male anche a lui?
Non poteva permetterlo.
Non lo meritava.
"Grazie JJ, ma comunque me la cavo anche da sola. Che ci facevi qui in giro?"
"Sono venuto a cercarti, partiamo per Charleston." disse lui, un po' rigido a causa della sua risposta fredda alla quale non era abituato.
"Che? Per quale motivo?"
"Forse è la volta buona che diventiamo ricchi Ally."
"Spiegati meglio."
"C'è un altro tesoro."
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